[Lab 7] Malanimo
Posted: Mon Mar 20, 2023 11:06 am
– Fornicelli oggi sarai di pattuglia con la Melisenda.
– Con la Melisenda? E perché con lei?
– Perché il tuo collega ha mal di denti.
Altri avrebbero fatto salti di gioia alla notizia; la Melisenda è l’argomento più gettonato da due settimane, ma a Fornicelli la cosa non fa alcun effetto. Non che non abbia occhi per giudicare l’avvenenza della nuova arrivata – che traspare senza difficoltà perfino da sotto l’uniforme – ma non gli importa proprio l’argomento. Sa che a puntare gli occhi su certi dettagli prima o poi ci si perde la testa e allora sono cazzi amari per chi è al servizio dello Stato, per chi ha una moglie e due figli, per chi è abituato a seguire regole ferree – “che senza quelle si finisce per diventare uomini di merda” gli diceva sempre suo padre. Dalla sua parte ha anche un amore profondo e sincero per la moglie che gli rende facile non guardare le altre.
La Melisenda, a onor del vero, ha solo la “disgrazia” di sprigionare una sensualità spropositata, di fatto non fa proprio nulla per stuzzicare i colleghi. È tutta colpa di quegli occhi azzurri incorniciati da un caschetto nero stile Valentina. Sa bene anche lei che a concedersi una minima distrazione si finisce sempre per pagare il conto, e il più salato – si sa – è sempre a carico delle donne.
– Appostamento al bar La bandana di Via Cavour. Alle 20,00 vi daranno il cambio Di Blasi e Tedesco.
– Ok, capo – risponde Fornicelli, e sospira. Pensa che forse la scelta non è casuale, sì, insomma, cominciano a circolare voci sulla distrazione dei suoi colleghi e lui, probabilmente, è l’unico in grado di stare al suo posto pur avendo accanto la Melisenda.
– Che abbiamo oggi? – Chiede la collega salendo sulla volante. Non ha fatto una piega per l’assegnazione a Fornicelli; è abituata a cambiare compagno quasi ogni giorno. Non fa ancora parte di una squadra ben definita, il suo arrivo è stato improvviso, e il comandante vuole capire bene con chi può rendere al meglio. L’affiatamento tra colleghi è indispensabile quando la tua vita dipende da chi ti lavora a fianco; occorrono stima, fiducia, sapersi capire al volo. In sintesi, un’affinità totale che può scattare subito o non scattare mai, e un comandante, a riguardo, ha la sua grande responsabilità.
– Appostamento al bar La Bandana, dove pare girino pezzi grossi del racket delle estorsioni – le comunica Fornicelli.
– L’ennesima soffiata? Sarà tempo perso.
– Ogni soffiata è da prendere in considerazione e il tempo perso ce lo pagano lo stesso.
Le piace il Fornicelli è un uomo a posto, uno che non la fa sentire a disagio. Lo ha capito subito. Quando hanno fatto le presentazioni è stato l’unico a salutarla stringendole la mano senza strabuzzare gli occhi e leccarsi le labbra.
Le ore scorrono fissando la vetrina del bar, potrebbero procedere agli arresti solo a vedere le facce. Delinquenti incalliti: occhiali scuri, passo spavaldo, mani in tasca a pance in fuori. Potrebbero stilare anche l’elenco della gerarchia: i boss, i gregari e gli scagnozzi in attesa dell’incarico giusto per fare carriera.
Massima aspirazione: ergastolo.
Scattano qualche foto, mentre Fornicelli, tra i diversi avventori, distingue anche due vecchie conoscenze: I fratelli Accardi, solitamente assoldati per piccole offensive, incendio di negozi e pestaggi. Gli torna in mente anche qualcosa per abuso sessuale, ma non ricorda bene.
Spiegare certe dinamiche non è facile, ma le lunghe ore trascorse a fissare una vetrina senza avere un’idea precisa di chi individuare e incastrare ti porta a cercare un minimo di distrazione, uno scambio di battute sui propri desideri, piccoli sogni e… l’affinità scatta senza nemmeno accorgersene.
Dalla radio della volante la voce del collega Tedesco li avvisa – Dovete trattenervi per altre due ore, vi daremo il cambio alle 22,00. Ordini dall’alto.
– Ok, ricevuto – risponde Fornicelli, poi – Cazzo, devo avvisare mia moglie. Tu non devi avvisare nessuno?
– Io? No. Ho smesso da tempo di avere qualcuno cui dare conto e ragione.
La Melisenda è davvero bella, sensuale, e a Fornicelli è capitato già più di una volta di incrociare i suoi occhi che, alla luce dei lampioni, sono diventati blu oceano. Uno sguardo che gli arriva nella pancia, come le Farfalle della canzone di Sangiovanni, che suo figlio – un ragazzino di 14 anni – canta ogni santo giorno.
Quando il turno finisce nessuno saprebbe spiegare perché Fornicelli stia salendo a casa della Melisenda, tra i due c’è un silenzio carico di elettricità. La collega lo ha invitato per una pizza dopo avergli sentito dire alla moglie “voi cenate, non so per quante ore ne avrò ancora.”
– Ho il freezer pieno di romane, margherite e capricciose – gli ha detto con mezzo sorriso.
Il dopo cena sembra già scritto e procede come di regola, niente parole superflue. Ognuno sembra viva quell’attimo per se stesso, si capisce: non c’è un futuro del quale parleranno domani. Eppure, i loro corpi scoprono quell’intesa che ogni comandante di stazione di Polizia auspicherebbe per la propria squadra, solo in termini d’intuito, s’intende. Sono due estranei, ma carezza dopo carezza, bacio dopo bacio, si scoprono complici. e non potrebbero esserlo più di così.
Il desiderio fa strada perfino a trasgressioni che trasgressioni non sono se è la stessa fantasia a intrecciare i due corpi.
Fornicelli non ha mai fatto sesso senza l’amore, nemmeno da adolescente, mentre la Melisenda fa sesso così come fosse la storia d’amore più totalizzante del mondo; è nella sua natura.
I colleghi lo avevano capito Fornicelli no.
L’amplesso ha monopolizzato tutti i loro sensi. Lui non prova qualcosa di simile da tempo, o forse non lo ha provato mai. Non che non faccia più l’amore con la moglie, ma con la Melisenda, oltre alla sensazione fisica, c’è l’evasione dalla routine, una sorpresa che lo fa sentire diverso, libero; dimentico perfino dagli ammonimenti del padre.
Nemmeno rivestendosi ha detto nulla, le ha solo dato un altro bacio, lieve, sulle labbra, un educato ringraziamento.
È notte e non riesce a dormire, sua moglie, accanto, lo disturba con il suo sonno pesante. Va in bagno tre volte, si guarda allo specchio. Sa già che la Melisenda gli è entrata nelle vene e non certo dalla parte del cuore, forse rifaranno sesso domani, “le dirò anche qualcosa di carino – pensa, mentre cerca di dare la forma di un sentimento a ciò che è successo.
Ma la Melisenda, il giorno dopo lo saluta a stento, e in lui si spegne ogni entusiasmo. La freddezza della collega mette in chiaro “scordiamoci di cosa è accaduto”.
Purtroppo, l’ebbrezza dei sensi non si spegne a comando e quando hai visto il tuo primo “film porno” ne vuoi vedere un altro, un altro e un altro ancora.
Fornicelli nemmeno se ne rende conto, ma ormai ha scoperto il sesso che fa andare fuori di testa. Non è più lui, l’intesa con la moglie sembra essere svanita quella notte. Tira perfino una sberla potente al figlio che per l’ennesima volta intona “le farfalle” di Sangiovanni.
Al bar La Bandana, Fornicelli ci va una notte in cui sta proprio di malanimo, molto peggio degli altri giorni. La Melisenda dovrebbe essere un ricordo lontano, invece… Aveva pensato perfino di togliersi lo sfizio con qualche prostituta, ma non lo ha mai fatto e poi, non sarebbe stata la stessa cosa, ne è certo, e allora? La Melisenda va punita, una donna non può comportarsi così. Lui non lo merita. Ha perso la pace, e la sua famiglia è diventata di colpo il peso che nessuno sopporta più.
I fratelli Accardi sono lì, in attesa di qualche incarico, come i manovali di un tempo che aspettavano la chiamata a giornata.
Fornicelli è andato a cercare tra vecchie denunce e a loro carico ha trovato anche un’accusa per abuso sessuale.
Pattuisce con loro lo stupro.
– Tremila euro e buon divertimento – dice mollando il contante al più tracagnotto dei due.
– Con la Melisenda? E perché con lei?
– Perché il tuo collega ha mal di denti.
Altri avrebbero fatto salti di gioia alla notizia; la Melisenda è l’argomento più gettonato da due settimane, ma a Fornicelli la cosa non fa alcun effetto. Non che non abbia occhi per giudicare l’avvenenza della nuova arrivata – che traspare senza difficoltà perfino da sotto l’uniforme – ma non gli importa proprio l’argomento. Sa che a puntare gli occhi su certi dettagli prima o poi ci si perde la testa e allora sono cazzi amari per chi è al servizio dello Stato, per chi ha una moglie e due figli, per chi è abituato a seguire regole ferree – “che senza quelle si finisce per diventare uomini di merda” gli diceva sempre suo padre. Dalla sua parte ha anche un amore profondo e sincero per la moglie che gli rende facile non guardare le altre.
La Melisenda, a onor del vero, ha solo la “disgrazia” di sprigionare una sensualità spropositata, di fatto non fa proprio nulla per stuzzicare i colleghi. È tutta colpa di quegli occhi azzurri incorniciati da un caschetto nero stile Valentina. Sa bene anche lei che a concedersi una minima distrazione si finisce sempre per pagare il conto, e il più salato – si sa – è sempre a carico delle donne.
– Appostamento al bar La bandana di Via Cavour. Alle 20,00 vi daranno il cambio Di Blasi e Tedesco.
– Ok, capo – risponde Fornicelli, e sospira. Pensa che forse la scelta non è casuale, sì, insomma, cominciano a circolare voci sulla distrazione dei suoi colleghi e lui, probabilmente, è l’unico in grado di stare al suo posto pur avendo accanto la Melisenda.
– Che abbiamo oggi? – Chiede la collega salendo sulla volante. Non ha fatto una piega per l’assegnazione a Fornicelli; è abituata a cambiare compagno quasi ogni giorno. Non fa ancora parte di una squadra ben definita, il suo arrivo è stato improvviso, e il comandante vuole capire bene con chi può rendere al meglio. L’affiatamento tra colleghi è indispensabile quando la tua vita dipende da chi ti lavora a fianco; occorrono stima, fiducia, sapersi capire al volo. In sintesi, un’affinità totale che può scattare subito o non scattare mai, e un comandante, a riguardo, ha la sua grande responsabilità.
– Appostamento al bar La Bandana, dove pare girino pezzi grossi del racket delle estorsioni – le comunica Fornicelli.
– L’ennesima soffiata? Sarà tempo perso.
– Ogni soffiata è da prendere in considerazione e il tempo perso ce lo pagano lo stesso.
Le piace il Fornicelli è un uomo a posto, uno che non la fa sentire a disagio. Lo ha capito subito. Quando hanno fatto le presentazioni è stato l’unico a salutarla stringendole la mano senza strabuzzare gli occhi e leccarsi le labbra.
Le ore scorrono fissando la vetrina del bar, potrebbero procedere agli arresti solo a vedere le facce. Delinquenti incalliti: occhiali scuri, passo spavaldo, mani in tasca a pance in fuori. Potrebbero stilare anche l’elenco della gerarchia: i boss, i gregari e gli scagnozzi in attesa dell’incarico giusto per fare carriera.
Massima aspirazione: ergastolo.
Scattano qualche foto, mentre Fornicelli, tra i diversi avventori, distingue anche due vecchie conoscenze: I fratelli Accardi, solitamente assoldati per piccole offensive, incendio di negozi e pestaggi. Gli torna in mente anche qualcosa per abuso sessuale, ma non ricorda bene.
Spiegare certe dinamiche non è facile, ma le lunghe ore trascorse a fissare una vetrina senza avere un’idea precisa di chi individuare e incastrare ti porta a cercare un minimo di distrazione, uno scambio di battute sui propri desideri, piccoli sogni e… l’affinità scatta senza nemmeno accorgersene.
Dalla radio della volante la voce del collega Tedesco li avvisa – Dovete trattenervi per altre due ore, vi daremo il cambio alle 22,00. Ordini dall’alto.
– Ok, ricevuto – risponde Fornicelli, poi – Cazzo, devo avvisare mia moglie. Tu non devi avvisare nessuno?
– Io? No. Ho smesso da tempo di avere qualcuno cui dare conto e ragione.
La Melisenda è davvero bella, sensuale, e a Fornicelli è capitato già più di una volta di incrociare i suoi occhi che, alla luce dei lampioni, sono diventati blu oceano. Uno sguardo che gli arriva nella pancia, come le Farfalle della canzone di Sangiovanni, che suo figlio – un ragazzino di 14 anni – canta ogni santo giorno.
Quando il turno finisce nessuno saprebbe spiegare perché Fornicelli stia salendo a casa della Melisenda, tra i due c’è un silenzio carico di elettricità. La collega lo ha invitato per una pizza dopo avergli sentito dire alla moglie “voi cenate, non so per quante ore ne avrò ancora.”
– Ho il freezer pieno di romane, margherite e capricciose – gli ha detto con mezzo sorriso.
Il dopo cena sembra già scritto e procede come di regola, niente parole superflue. Ognuno sembra viva quell’attimo per se stesso, si capisce: non c’è un futuro del quale parleranno domani. Eppure, i loro corpi scoprono quell’intesa che ogni comandante di stazione di Polizia auspicherebbe per la propria squadra, solo in termini d’intuito, s’intende. Sono due estranei, ma carezza dopo carezza, bacio dopo bacio, si scoprono complici. e non potrebbero esserlo più di così.
Il desiderio fa strada perfino a trasgressioni che trasgressioni non sono se è la stessa fantasia a intrecciare i due corpi.
Fornicelli non ha mai fatto sesso senza l’amore, nemmeno da adolescente, mentre la Melisenda fa sesso così come fosse la storia d’amore più totalizzante del mondo; è nella sua natura.
I colleghi lo avevano capito Fornicelli no.
L’amplesso ha monopolizzato tutti i loro sensi. Lui non prova qualcosa di simile da tempo, o forse non lo ha provato mai. Non che non faccia più l’amore con la moglie, ma con la Melisenda, oltre alla sensazione fisica, c’è l’evasione dalla routine, una sorpresa che lo fa sentire diverso, libero; dimentico perfino dagli ammonimenti del padre.
Nemmeno rivestendosi ha detto nulla, le ha solo dato un altro bacio, lieve, sulle labbra, un educato ringraziamento.
È notte e non riesce a dormire, sua moglie, accanto, lo disturba con il suo sonno pesante. Va in bagno tre volte, si guarda allo specchio. Sa già che la Melisenda gli è entrata nelle vene e non certo dalla parte del cuore, forse rifaranno sesso domani, “le dirò anche qualcosa di carino – pensa, mentre cerca di dare la forma di un sentimento a ciò che è successo.
Ma la Melisenda, il giorno dopo lo saluta a stento, e in lui si spegne ogni entusiasmo. La freddezza della collega mette in chiaro “scordiamoci di cosa è accaduto”.
Purtroppo, l’ebbrezza dei sensi non si spegne a comando e quando hai visto il tuo primo “film porno” ne vuoi vedere un altro, un altro e un altro ancora.
Fornicelli nemmeno se ne rende conto, ma ormai ha scoperto il sesso che fa andare fuori di testa. Non è più lui, l’intesa con la moglie sembra essere svanita quella notte. Tira perfino una sberla potente al figlio che per l’ennesima volta intona “le farfalle” di Sangiovanni.
Al bar La Bandana, Fornicelli ci va una notte in cui sta proprio di malanimo, molto peggio degli altri giorni. La Melisenda dovrebbe essere un ricordo lontano, invece… Aveva pensato perfino di togliersi lo sfizio con qualche prostituta, ma non lo ha mai fatto e poi, non sarebbe stata la stessa cosa, ne è certo, e allora? La Melisenda va punita, una donna non può comportarsi così. Lui non lo merita. Ha perso la pace, e la sua famiglia è diventata di colpo il peso che nessuno sopporta più.
I fratelli Accardi sono lì, in attesa di qualche incarico, come i manovali di un tempo che aspettavano la chiamata a giornata.
Fornicelli è andato a cercare tra vecchie denunce e a loro carico ha trovato anche un’accusa per abuso sessuale.
Pattuisce con loro lo stupro.
– Tremila euro e buon divertimento – dice mollando il contante al più tracagnotto dei due.