Il rito dell'orizzonte

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«Per noi il mare significa due cose: la prima cosa è andare e tornare; la seconda è andare e non tornare.»

Salvatore sentiva quella frase uscire dalle labbra della madre. Donna Maria lo ripeteva mentre, seduta sulla spiaggia, osservava i nuvoloni grigi precipitarsi all’orizzonte, una linea alla fine del mare a nord, e inabissarsi nel nulla. Poi raccoglieva un pugno di rena gialla, la faceva scorrere tra le dita e ricordava che alla sua famiglia era toccata in sorte la seconda cosa.
«Come questa sabbia, che scende ma non ritorna mai nella mano.»
Era ormai un rito per lei: ogni pomeriggio lo eseguiva con precisione, da quando aveva smesso di rifare anche l’altra metà del letto.
«Spero che un giorno da quell’orizzonte venga tuo padre Fortunato» diceva a Salvatore.
La brezza marina faceva tremolare l’orlo del fazzoletto, nero di lutto, che indossava stretto sui capelli. Un ciuffetto scuro e riccio però riusciva a sbucare.

Il paesino declinava dal Massiccio di Santa Lucia verso il mare, dove il porticciolo riparava le barchette di legno dei pescatori. Alle prime luci dell’alba, esse facevano ritorno dalla pesca notturna. Attraccavano alla banchina con le reti cariche di pinne saltellanti e i pescatori vendevano il frutto delle loro fatiche ai signori piombati apposta dalle città vicine. D’improvviso un pesce sgusciò via. Sottile, e tutto verde verde, si dibatteva sulle balate di pietra. Una mano affusolata lo trattenne. Era di Donna Maria. Tutti nel porticciolo la conoscevano bene. L’incubo di non tornare assaliva i pescatori da secoli.
«Come sta, Donna Maria?»
«Come sta una che non ha nemmeno un corpo su cui piangere.»

Il cimitero del paese era un balcone che si affacciava sul mare. I defunti, se solo non erano sotto terra, ne avrebbero ammirato le acque talvolta blu e calme, talaltra brune e limacciose, quando pioveva e il fiume vicino gonfiava i flutti di fanghiglia. Una stradina collegava il camposanto con la spiaggia. Donna Maria, con Salvatore al fianco, la imboccava ogni pomeriggio, di ritorno dal rito dell’orizzonte. Cammina e cammina, un bivio a Y compariva dietro a una curva: la viuzza in discesa che si dipartiva sulla destra guidava i viandanti al paesino. Salvatore la prendeva lasciando sola la madre, che proseguiva per il cimitero sull’altra stradina. La salita era sempre più ripida e Donna Maria si inerpicava tra i sassolini a testa bassa. Poi si fermava, sollevava il mento al cielo. Dolorante, con un braccio dietro la schiena. In alto sul versante del Massiccio di fronte, i boschi radi ombreggiavano la scritta “DUX”.

Non appena mosse i primi passi sul piazzale antistante il cimitero, l’andirivieni della gente con i fiori tra le mani la sommerse. Una donna la guardò da capo a piedi, toccandosi la gonna nera che le spolverava le caviglie.

Oltrepassato il cancello del cimitero, Donna Maria si strinse la gola e si fermò. Respirava con affanno, con minuscoli fiati che andavano su e giù per i polmoni. Da lontano un grammofono diffondeva le note di “Balocchi e profumi” tra i sepolcri, nell’aria lugubre. Allora corse verso il luogo dove stavano le tombe dei marinai e si sedette. Ce n’era una diversa dalle altre: una fossa vuota e una croce latina nera piantata accanto, sul braccio della quale un’incisione in oro diceva: “Fortunato Provenza (nato 1888 – morto ?)”. Donna Maria andò all’uscita a passi rapidi e sul cancello trovò Salvatore.
«Che ci fai qui da solo? Non eri andato al paese?» gli chiese.
«Sì, ma ora andiamo alla spiaggia.»

Vi andarono. Maria si era giusto accoccolata sulla sabbia, quand’ecco che le nubi si diradarono in fretta.
«Il sole balla, pulsa, diventa grande e poi si rimpicciolisce» disse.
E, mentre lo diceva, una barchetta bianca fendeva il mare davanti a loro. Salvatore la seguiva in piedi con la mano tesa sulla fronte.

«È arrivata!»

Maria si alzò e balzò su, sola. Il legno riprese il largo sul mare placido, celestissimo. Minute le onde s’inseguivano sulla superficie, dove tre delfini vicino nuotavano e saltavano. La costa era ormai lontana, quando d’un tratto il vento cessò e, in mezzo al mare, il profilo di un isolotto si disegnò nitido. La prua si diresse da quella parte. A mano a mano che avanzava, un puntino prendeva la forma d’un uomo vestito di bianco, con una coppola dello stesso colore e le braccia aperte, sulla riva sabbiosa e così chiara che riluceva al sole inglobando le scarpe dell’uomo. La barca giunse alla meta, un’angusta lingua di terra in mezzo al mare, e Donna Maria scese bagnandosi l’orlo inferiore della gonna lunga, per quanto la tenesse un po’ sollevata.

«Ben venuta, Maria!»
Lei gli si gettò addosso, abbracciandolo con vigore.
«Fortunato, Fortunato del mio cuore, sei il mio angelo.»
Lo stringeva sempre più forte e gli versava lacrime pesanti sulle spalle. Lui le accarezzava il velo.
«È nero per te, amore mio» disse lei.
Una cascata di lacrime precipitava sempre più copiosa.
«Non dovevi, io sono ancora vivo.»
«Sento il tuo cuore battere. Tornerai a casa?»
«Mi ha ingoiato un’acciuga verde mentre pescavo.»

L’uomo si ritrasse di mezzo passo, prese le guance madide di Donna Maria tra le mani e poi le scostò delicatamente il velo.
«Non devi piangere per me» disse, asciugandole tante lacrime con i pollici. E le indicò una fossa, accanto a cui una piccola croce nera era infissa nella sabbia e un’incisione d’oro sopra diceva: “Fortunato Provenza (nato 1888 – morto ?)”.
Poi aggiunse: «Quella è la mia tomba. Guarda dentro».
Lei si sporse. Sul fondo della fossa, un’acciuga verde dormiva.
Lui, spiccato un breve salto, si distese accosto al pesce.
«Adesso seppelliscimi e va’ al cimitero.»

Donna Maria mise mano a un mucchio di sabbia candida e lo gettò sull’uomo disteso e sull’acciuga fino a coprirli del tutto, dopo di che si accomodò sulla barchetta che l’aveva portata là. Partì. Durante il viaggio, più volte Donna Maria si era voltata indietro a scrutare il mare, ma l’isoletta di Fortunato non c’era più.

Una volta giunta sulla costa, gridò: «Dove sei, Salvatore?».

Nessuno rispose. Un alito di tramontana, gelidissimo, spirava e le invadeva i capelli sotto al fazzoletto. Il mugghiare delle onde si faceva più rumoroso. Il cielo si ricoprì di nuvoloni funerei e cominciò a piovigginare. Donna Maria quindi si acconciò bene il velo e riprese le strada del camposanto sotto una pioggia lieve.

Arrivata che fu sul piazzale, la melodia di “Balocchi e profumi” soffiava nel vento. Quattro donne le si pararono innanzi con le vesti umide. «Abbiamo trovato questa croce nera col nome di vostro marito Fortunato tra le tombe dei pescatori.» Posero la croce a terra e si dileguarono. Donna Maria la sollevò e lesse l’incisione dorata. Poi la lasciò ricadere e corse verso il cimitero. Entrò e si strinse la gola.

L’indomani mattina al porto i pescatori dicevano: «Abbiamo pescato un’acciuga verde». «Un’acciuga verde» urlavano altri. «Piccola e verde, tra le reti». Donna Maria sospirò.
«Fortunato è ancora con me» ripeteva a sé stessa, serrando sotto il mento il fazzoletto colore del lutto. E sorrideva.
Il Sommo Misantropo

Re: Il rito dell'orizzonte

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:) Ciao @dyskolos
due cose: la prima cosa è andare e tornare; la
puoi eliminare cosa, non serve per la comprensione e si sente la ripetizione
sabbia, che scende ma non ritorna mai nella mano
farei così: sabbia: scende, ma non torna mai in mano.
da quando aveva smesso di rifare anche l’altra metà del letto.
mi suona strano questo anche; capisco che vuoi dire che da quando il marito è morto... però il tuo anche vuol dire che prima della morte del marito non rifaceva solo la propria metà del letto; dalla sua morte non fa più nemmeno quella di lui. Insomma, toglierei anche se questo non è quello che intendevi dire ;)
Il paesino declinava dal Massiccio di Santa Lucia verso il mare, dove il porticciolo riparava le barchette di legno dei pescatori.
secondo me dovresti eliminare almeno un diminutivo, ma anche due; così, la frase risulta troppo carica
signori piombati apposta dalle città vicine
scelta interessante piombati, subito pensavo ti riferissi al colore dei signori, poi ho capito che no
Sottile, e tutto verde verde,
è scappato un verde?
Come sta una che non ha nemmeno
toglierei sta, elimineresti la ripetizione e alleggeriresti la frase senza perdere niente
Il cimitero del paese era un balcone che si affacciava sul mare.
sostituirei con affacciato sul mare
I defunti, se solo non erano sotto terra, ne avrebbero ammirato le acque talvolta blu e calme,
se solo non fossero stati sotto terra
in discesa che si dipartiva sulla destra guidava i viandanti a
dipartire non fa il riflessivo direi; appena l'ho letto ho pensato alla morte e anche che era azzeccatissimo in una contesto di cimitero, però lo sostituirei con deviare che mi sembra più diretto
Non appena mosse i primi passi sul piazzale antistante il cimitero,
espliciterei il soggetto
la gonna nera che le spolverava le caviglie
bellissimo, molto leggero

Hai dipinto dei paesaggi fantastici! Dove abito io il cimitero è esattamente così come l'hai descritto, ed è uno dei posti più belli dell'isola, dal punto di vista del paesaggio intendo, eh! Invece, non ho capito la scelta della canzone che citi almeno due volte, non capisco come si collega alla storia. La storia dell'acciuga verde viene da una qualche tradizione, leggenda o altro? Io l'avrei usato l'acciuga per il titolo, la trovo più simbolica dell'orizzonte sinceramente.
Ciao @dyskolos, buona giornata :)
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Linda e la montagna di fuoco

Re: Il rito dell'orizzonte

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Kikki ha scritto: dom gen 24, 2021 7:01 am Hai dipinto dei paesaggi fantastici! Dove abito io il cimitero è esattamente così come l'hai descritto, ed è uno dei posti più belli dell'isola, dal punto di vista del paesaggio intendo, eh! Invece, non ho capito la scelta della canzone che citi almeno due volte, non capisco come si collega alla storia. La storia dell'acciuga verde viene da una qualche tradizione, leggenda o altro? Io l'avrei usato l'acciuga per il titolo, la trovo più simbolica dell'orizzonte sinceramente.
Ciao @dyskolos, buona giornata :)

Ciao @Kikki ! :)
Ti ringrazio per avermi letto e commentato. Farò tesoro delle tue osservazioni, ci rifletterò :)
Il "verde" non mi è scappato: volevo dire proprio "verde verde" nel senso di "tutta verde e molto verde": era un rafforzativo nella mia testa. Il periodo ipotetico l'ho fatto apposta con l'indicativo per dare un tono più colloquiale al testo; e, almeno nella mia testa, lì ci stava bene.
Allora forse abitiamo nello stesso posto: ho descritto il cimitero del paesello siciliano dove vivo, ma non sono di Balestrate, dove il cimitero è anche così :)
Se vuoi sapere di dove sono esattamente (e di quale cimitero parlo), ti basta leggere il mio profilo.
Quanto all'acciuga, non mi risulta che ci sia una leggenda in merito, ma non si finisce mai d'imparare e magari scoprirò che da qualche parte esiste. La canzone mi serviva per dare un contesto temporale alla storia. Quella è una canzone del 1928, ma più che altro volevo tributare un omaggio a mia nonna, che mi raccontava che sulla via del cimitero, durante il ventennio fascista, c'era un signore che diffondeva quel brano con un grammofono e ci cantava sopra.
Buona giornata a te :)
Il Sommo Misantropo

Re: Il rito dell'orizzonte

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@dyskolos  :ciaociao:
dyskolos ha scritto: defunti, se solo non erano sotto terra, ne avrebbero ammirato le acque talvolta blu e calme,
qui ci vuole il congiuntivo: se solo non fossero stati sotto terra...
dyskolos ha scritto: un bivio a Y compariva dietro a una curva:
meglio: un bivio a ipsilon
dyskolos ha scritto: Oltrepassato il cancello del cimitero, a Donna Maria si strinse la gola e si fermò.
penso ti sia sfuggita la a
dyskolos ha scritto: Da lontano un grammofono diffondeva le note di “Balocchi e profumi” tra i sepolcri, nell’aria lugubre. Allora corse verso il luogo dove stavano le tombe dei marinai
dyskolos ha scritto: dove tre delfini vicino nuotavano e saltavano. La costa era ormai lontana, quando d’un tratto il vento cessò e, in mezzo al mare, il profilo di un isolotto 
ti suggerisco di aggiungere "lì"
dyskolos ha scritto: «Mi ha ingoiato un’acciuga verde mentre pescavo.»
Scusa la domanda da ignorante nel ramo pesca, ma che risposta è? Per quale vero motivo non è più tornato a casa? Come fa un'acciuga a ingoiare un uomo?  :facepalm:
dyskolos ha scritto: Poi aggiunse: «Quella è la mia tomba. Guarda dentro».
Lei si sporse. Sul fondo della fossa, un’acciuga verde dormiva.
Lui, spiccato un breve salto, si distese accosto al pesce.
«Adesso seppelliscimi e va’ al cimitero.»
Anche questo pezzo, non avendo chiarito la faccenda dell'acciuga, non lo capisco affatto, scusami.  :(

Mi è piaciuto il fatto che, dopo aver visto in sogno il ritorno dell'amato Fortunato, donna Maria trovi dei riscontri che le cambiano la vita.  :)
dyskolos ha scritto: L’indomani mattina al porto i pescatori dicevano: «Abbiamo pescato un’acciuga verde». «Un’acciuga verde» urlavano altri. «Piccola e verde, tra le reti». Donna Maria sospirò.
«Fortunato è ancora con me» ripeteva a sé stessa, serrando sotto il mento il fazzoletto colore del lutto. E sorrideva.
:libro:  Mi ha fatto piacere rileggerti, anche se, per farlo, sono dovuta andare a cercare un testo lontano lontano.
Mi ricordo anche che di recente hai avuto problemi di condizione fisica che ti hanno limitato e spero tu stia meglio ora. 
Tornando al tuo testo, ti ho trovato molto efficace nelle descrizioni dei paesaggi e della natura del paese in riva al mare. Bravo, @dyskolos
Mi auguro che tu torni a scrivere di nuovo, magari in qualche Contest.  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Il rito dell'orizzonte

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Poeta Zaza ha scritto: Mi ricordo anche che di recente hai avuto problemi di condizione fisica che ti hanno limitato e spero tu stia meglio ora. 
Tornando al tuo testo, ti ho trovato molto efficace nelle descrizioni dei paesaggi e della natura del paese in riva al mare. Bravo, @dyskolos
Mi auguro che tu torni a scrivere di nuovo, magari in qualche Contest.

Adesso va meglio e tornerò presto.
Quanto all'acciuga, forse era un elemento fantasy inserito nel racconto. Non ha un significato razionale.
Grazie per tutto, Zaza. Ne terrò conto per il prossimo racconto :-)
Il Sommo Misantropo

Re: Il rito dell'orizzonte

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Salve, provo a commentare il tuo testo.
Dal punto di vista della grammatica credo ti abbiano già esposto tutti i punti che mi vengono in mente.

Dal punto di vista della “trama”, mi dispiace dirlo ma l’ho trovata un filo confusionaria: pare che spiaggia e cimitero siano letteralmente una accanto all’altro, al punto che bastino pochissimi passi per raggiungere l’uno dall’altra, cosa che però smentisci quando racconti della strada che la protagonista deve fare per arrivare al cimitero; c’è una sorta di “dentro-fuori” dalla spiaggia al cimitero, mi spiego: Donna Maria è sulla spiaggia, col figlio, a compiere il suo “rito dell’orizzonte”; va al cimitero, dove prima arriva affannata e poi corre a perdifiato, dove ritrova il figlio che la porta alla spiaggia; alla spiaggia trova lo “spirito” del marito morto (cosa che mi ha fatto pensare che Donna Maria sia morta per la fatica di salire al cimitero), che però da come si esprime e si relaziona sembra che sia comunque al camposanto; Donna Maria usa della sabbia per seppellire il marito (in un sogno/illusione/fantasia onirica?); infine Donna Maria dalla spiaggia torna al cimitero, dove trova le donne che le danno la croce apparsa dal nulla. Io ti proporrei di organizzare meglio il flusso del racconto, magari ponendo subito l’arrivo del marito disperso, senza prima menzionare la salita al cimitero, in modo che il racconto segua una linea più “semplice”: spiaggia-apparizione-cimitero.

Anche il dettaglio dell’acciuga verde, sarà ignoranza mia, ma non capisco come si colleghi al tutto. Già il fatto che Fortunato dica di essere stato ingoiato da questo pesce mi pare strano, poi non mi pare troppo chiaro perché donna Maria colleghi l’acciuga verde pescata con il marito sempre con lei.

In conclusione, forse ti consiglierei di allungare alcuni punti, perché sono sicuro che con qualche passaggio in più tutto possa essere più chiaro e scorrevole  

Re: Il rito dell'orizzonte

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Ciao @dyskolos


ho letto il tuo racconto con molto interesse e attenzione perché volevo commentarlo per poter partecipare al contest di Natale, ma arrivata alla fine ho visto che ti hanno già detto molto e ho lasciato perdere. Però... ti voglio dire lo stesso una cosa: il racconto è davvero molto incisivo. Nel lungo viaggio in auto verso casa mia, le tue immagini mi sono tornate in mente. Le accavallavo al video di una canzone che amo. Te la lascio qui, nel caso in cui tu volessi darle un'occhiata. 
Seemann - Apocalyptica e Nina Hagen

Ecco, il tuo racconto mi ha riportata lì più e più volte, per cui:
grazie.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: Il rito dell'orizzonte

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paolasenzalai ha scritto: il racconto è davvero molto incisivo. Nel lungo viaggio in auto verso casa mia, le tue immagini mi sono tornate in mente. Le accavallavo al video di una canzone che amo. Te la lascio qui, nel caso in cui tu volessi darle un'occhiata. 
Seemann - Apocalyptica e Nina Hagen

Ecco, il tuo racconto mi ha riportata lì più e più volte, per cui:
grazie.
Grazie a te per tutto :)
Il video è molto bello e interessante: l'ho già messo tra i miei preferiti.
Il Sommo Misantropo
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