[SLab6] L'antro di Mnemosine
Posted: Sun Dec 11, 2022 6:30 pm
Adele si risveglia nel suo letto di ospedale. Non ricorda nulla della notte appena trascorsa, non le pare di aver sognato niente. Sente tuttavia una sensazione sgradevole, una nausea diffusa oltre al bisogno stringente di fare pipì. Al braccio ha un ago collegato a una flebo mobile quindi fa per alzarsi ma, sebbene il busto sia libero di muoversi, si rende conto che le gambe sono immobilizzate. Prova a muoverle ancora ma esse non rispondono, come se fossero sotto l'effetto di una anestesia.
Adele ha infatti subito un intervento chirurgico all'utero, ma l'operazione è stata fatta un paio di giorni prima. Lei è ancora in ospedale perché alcune complicanze hanno reso necessario prolungare il ricovero.
Dato che le è impossibile alzarsi ma deve andare in bagno, chiama un infermiere attraverso il pulsante accanto al letto. Dopo pochi minuti accorre l'infermiera di turno.
Quest'ultima appare piuttosto sorpresa di vedere che la paziente ha le gambe apparentemente sotto anestesia, ma le mette comunque sotto il bacino la paletta per urinare. Dopo un po' Adele vede entrare nella stanza un inserviente che pulisce il pavimento e il mobilio. Ad Adele pare di averlo già visto, ma non ci fa molto caso. Più tardi arriva anche un medico per controllare il suo stato di salute. Si avvicendano diversi medici e anestesisti, tutti appaiono confusi rispetto al sintomo delle gambe addormentate di Adele e quindi prosegue il viavai dalla stanza. Diverse persone si avvicinano a lei durante la giornata, la visitano, le prelevano il sangue, aggiornano la sua cartella clinica, le somministrano farmaci.
Nel frattempo le gambe rimangono anestetizzate e compaiono davanti agli occhi di Adele brevi flash di immagini confuse, simili a ricordi o spezzoni di sogni che a poco a poco affiorano alla coscienza. Persiste anche il senso di nausea che, anzi, si va acuendo sempre più. Adele viene sottoposta a una visita ginecologica e il suo malessere si acutizza.
Poco a poco i ricordi si ricompongono in una narrazione più compiuta che Adele attribuisce a un sogno. Le pare infatti che la nausea e il malessere siano dovuti a un rapporto sessuale avuto con uno sconosciuto mentre lei era immobilizzata.
La sera si appresta a dormire con molta apprensione. Nel dormiveglia percepisce una presenza che manomette la boccetta della flebo.
Il racconto prosegue con immagini tra sogno e realtà, tra violenza ed erotismo.
L'indomani Adele si sveglia, questa volta ha l'intero corpo addormentato. I dottori decidono di proseguire il ricovero.
La notte seguente proseguono i sogni erotici. Al risveglio Adele non riesce neanche a parlare.
Il giorno dopo entra in coma. Eppure lei, sebbene immobile, è vigile e cosciente di ciò che le succede intorno. Ascolta quindi il dialogo tra uno dei medici e l'inserviente da cui deduce che è loro vittima: la anestetizzano per abusare di lei. Tuttavia, notte dopo notte Adele capisce che ciò che la tiene in vita sono le sensazioni che lei vive durante il sogno e che riesce a ricordare una volta sveglia. Il racconto si conclude con il dubbio di Adele di essere oltre che vittima di abusi, la cavia di un esperimento sull'attività onirica durante lo stato di incoscienza del coma.
Adele ha infatti subito un intervento chirurgico all'utero, ma l'operazione è stata fatta un paio di giorni prima. Lei è ancora in ospedale perché alcune complicanze hanno reso necessario prolungare il ricovero.
Dato che le è impossibile alzarsi ma deve andare in bagno, chiama un infermiere attraverso il pulsante accanto al letto. Dopo pochi minuti accorre l'infermiera di turno.
Quest'ultima appare piuttosto sorpresa di vedere che la paziente ha le gambe apparentemente sotto anestesia, ma le mette comunque sotto il bacino la paletta per urinare. Dopo un po' Adele vede entrare nella stanza un inserviente che pulisce il pavimento e il mobilio. Ad Adele pare di averlo già visto, ma non ci fa molto caso. Più tardi arriva anche un medico per controllare il suo stato di salute. Si avvicendano diversi medici e anestesisti, tutti appaiono confusi rispetto al sintomo delle gambe addormentate di Adele e quindi prosegue il viavai dalla stanza. Diverse persone si avvicinano a lei durante la giornata, la visitano, le prelevano il sangue, aggiornano la sua cartella clinica, le somministrano farmaci.
Nel frattempo le gambe rimangono anestetizzate e compaiono davanti agli occhi di Adele brevi flash di immagini confuse, simili a ricordi o spezzoni di sogni che a poco a poco affiorano alla coscienza. Persiste anche il senso di nausea che, anzi, si va acuendo sempre più. Adele viene sottoposta a una visita ginecologica e il suo malessere si acutizza.
Poco a poco i ricordi si ricompongono in una narrazione più compiuta che Adele attribuisce a un sogno. Le pare infatti che la nausea e il malessere siano dovuti a un rapporto sessuale avuto con uno sconosciuto mentre lei era immobilizzata.
La sera si appresta a dormire con molta apprensione. Nel dormiveglia percepisce una presenza che manomette la boccetta della flebo.
Il racconto prosegue con immagini tra sogno e realtà, tra violenza ed erotismo.
L'indomani Adele si sveglia, questa volta ha l'intero corpo addormentato. I dottori decidono di proseguire il ricovero.
La notte seguente proseguono i sogni erotici. Al risveglio Adele non riesce neanche a parlare.
Il giorno dopo entra in coma. Eppure lei, sebbene immobile, è vigile e cosciente di ciò che le succede intorno. Ascolta quindi il dialogo tra uno dei medici e l'inserviente da cui deduce che è loro vittima: la anestetizzano per abusare di lei. Tuttavia, notte dopo notte Adele capisce che ciò che la tiene in vita sono le sensazioni che lei vive durante il sogno e che riesce a ricordare una volta sveglia. Il racconto si conclude con il dubbio di Adele di essere oltre che vittima di abusi, la cavia di un esperimento sull'attività onirica durante lo stato di incoscienza del coma.