[Slab6] Non uccidere.
Posted: Sun Dec 11, 2022 8:30 pm
Laura Battaglia convive con una ferita segreta che l’ha segnata per sempre e che tenta di lenire con l’alcol. Unica compagnia, Iolanda, la tata che l’ha cresciuta.
Da anni Laura aveva sonni tormentati, specie adesso che qualcuno aveva ucciso Giada Marinelli, la vicina di pianerottolo. Così non si stupì troppo quando aprì gli occhi e si trovò in una cantina umida, legata a un tavolo operatorio e zio Giacomo con la faccia triste e un bisturi in mano.
Le tornò in mente quella notte di tanti anni fa.
Zio Giacomo, il padre di Anna, il marito di Elisa e lei, che guidava ubriaca.
L’auto precipitò dalla scarpata, si schiantò contro una quercia e prese fuoco.
Lei se la cavò, ma dentro le rimase uno squarcio infetto: la colpa di essere sopravvissuta. Lei sola.
Lui, che le restò vicino, quasi fosse l’ultimo brandello di una famiglia che non aveva più.
Che aveva aspettato. E aspettato.
Che chiedesse scusa.
Lei, che non l’aveva mai fatto.
Forse per questo l’aveva stordita, portata in casa dei Marinelli e l’aveva lasciata lì, accanto al corpo di Giada. Perché rivedesse la morte da vicino, senza voltare la testa dall’altra parte.
E poiché sembrava non bastasse, mise l’arma del delitto tra la sua biancheria, come fosse una cosa da portare addosso ogni giorno.
Zio Giacomo, che aveva la faccia triste mentre parlava.
Laura sentì all’improvviso una stanchezza infinita. E si trovò a pensare che dopotutto la Giustizia, a volte, assume forme inaspettate.
Chiuse gli occhi.
All’improvviso, uno sparo.
Tirò su la testa e vide Zio Giacomo a terra con un buco rosso in mezzo alla fronte.
Sulla soglia, Iolanda. Boccheggiava e alla fine ebbe solo il fiato per dire: «Non credevo che funzionasse ancora».
La vecchia pistola di papà. In famiglia avevano sempre odiato le armi.
Stavolta un po’ meno.
Da anni Laura aveva sonni tormentati, specie adesso che qualcuno aveva ucciso Giada Marinelli, la vicina di pianerottolo. Così non si stupì troppo quando aprì gli occhi e si trovò in una cantina umida, legata a un tavolo operatorio e zio Giacomo con la faccia triste e un bisturi in mano.
Le tornò in mente quella notte di tanti anni fa.
Zio Giacomo, il padre di Anna, il marito di Elisa e lei, che guidava ubriaca.
L’auto precipitò dalla scarpata, si schiantò contro una quercia e prese fuoco.
Lei se la cavò, ma dentro le rimase uno squarcio infetto: la colpa di essere sopravvissuta. Lei sola.
Lui, che le restò vicino, quasi fosse l’ultimo brandello di una famiglia che non aveva più.
Che aveva aspettato. E aspettato.
Che chiedesse scusa.
Lei, che non l’aveva mai fatto.
Forse per questo l’aveva stordita, portata in casa dei Marinelli e l’aveva lasciata lì, accanto al corpo di Giada. Perché rivedesse la morte da vicino, senza voltare la testa dall’altra parte.
E poiché sembrava non bastasse, mise l’arma del delitto tra la sua biancheria, come fosse una cosa da portare addosso ogni giorno.
Zio Giacomo, che aveva la faccia triste mentre parlava.
Laura sentì all’improvviso una stanchezza infinita. E si trovò a pensare che dopotutto la Giustizia, a volte, assume forme inaspettate.
Chiuse gli occhi.
All’improvviso, uno sparo.
Tirò su la testa e vide Zio Giacomo a terra con un buco rosso in mezzo alla fronte.
Sulla soglia, Iolanda. Boccheggiava e alla fine ebbe solo il fiato per dire: «Non credevo che funzionasse ancora».
La vecchia pistola di papà. In famiglia avevano sempre odiato le armi.
Stavolta un po’ meno.