Il battito del cuore
Posted: Sun Nov 20, 2022 10:00 am
Commento
Riempio i polmoni di aria poi mi spingo con le gambe e le braccia, continuo fino a toccare il fondo. Guardo su, verso il pelo dell’acqua.
Tunf
Credo sia un metro e mezzo di mare quello che mi separa dall’ossigeno, non troppo. Posso tornare fuori quando voglio. Lascio uscire qualche bolla dal naso e le guardo risalire fino a scoppiare in superficie. Immagino il leggero blop che produce il mio respiro per riunirsi all’ossigeno. Mi distrae un ronzio quasi impercettibile che mi fa vibrare la pelle. Bzzz. Non capisco da dove viene.
Tunf
Tunf
Un lampo scuro mi sorprende a destra, mi giro di scatto.
È solo un pesce, muto e silenzioso che nuota disinteressato. Sono isolato da tutti, se la mamma mi chiamerà non la sentirò, se Agnese riderà potrò solo immaginare le sue labbra allargarsi e scoprire i denti, le fossette che bucheranno le guance.
Tunf
Tunf
Tunf
L’immagine è accompagnata dai suoni, ma è solo un ricordo: qui sotto sono protetto dagli scoppi sonori che hanno cominciato a svanire quando sono fuori dal mare. Li dimenticherò? È la mancanza di ossigeno che mi stringe i polmoni?
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Ci sono solo io qui. Vedo le ombre di alcune gambe nude che si dimenano più in là, verso la riva. Ci saranno anche quelle di Agnese? Il cuore manda due battiti più rapidi, devo risalire. Non voglio risalire.
Immagino il fragore delle cicale che mi assaliva quando sbucavo dal pelo dell’acqua, le voci dei miei amici che si tuffavano fra le onde.
Il cuore si è impadronito di ogni angolo del mio corpo, ci sono solo io nella mia testa, nelle mie orecchie, nelle mie vene. Sono l’unica voce. Sarò l’unica voce che sentirò per sempre?
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
All’improvviso il peso del mare diventa insopportabile, mi comprime da sopra, da di fianco, da tutti i lati.
Mi vedo piccolo, minuscolo nella baia che diventa mare aperto dopo gli scogli e poi oceano molto più in là. Il silenzio è pesante come cemento liquido e si infila in ogni anfratto del mio corpo. Anche nelle orecchie.
Non rispondono le mie gambe, le guardo oscillare sfocate, i piedi stretti sotto la pietra che mi aiuta a rimanere sul fondo.
Brucio tutto, il battito è troppo rapido, ruba spazio ai miei pensieri.
Posso rimanere qui giù.
Che differenza fa?
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Quanto manca fino al momento in cui io mi lascerà solo anche il battito del mio cuore?
Quanto manca prima che io riesca a sentire solo il battito del mio cuore?
Solo pochi mesi, ha decretato l’ottorino, dopo bisognerà intervenire o rimarrò tagliato fuori dal mondo.
L’intervento mi permetterà di abituarmi gradualmente al fatto che le mie orecchie hanno deciso di rinchiudermi qui dentro. Dentro di me. Da solo.
Sento un grido che sale e vuole sfondarmi le labbra. Le apro, ma non esce niente. Non c’è più aria, non c’è più voce.
Si può piangere sul fondo del mare?
Le gambe sono molli, non oppongo più resistenza, lascio che i piedi scivolino fuori dalla prigione di pietra in cui li ho costretti. Chiudo gli occhi.
Tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf
Uscirò dall’acqua e non cambierà niente. Il frastuono delle cicale alle tre del pomeriggio fa palpitare il nervo acustico. Il ronzio scomparirà.
Mi abituerò.
Il boato dell’ossigeno fa esplodere i polmoni e le orecchie. Galleggio, braccia e gambe aperte, guardo su verso il fondo del cielo. Apro la bocca e grido.
Tunf
Tunf
Tunf
Riempio i polmoni di aria poi mi spingo con le gambe e le braccia, continuo fino a toccare il fondo. Guardo su, verso il pelo dell’acqua.
Tunf
Credo sia un metro e mezzo di mare quello che mi separa dall’ossigeno, non troppo. Posso tornare fuori quando voglio. Lascio uscire qualche bolla dal naso e le guardo risalire fino a scoppiare in superficie. Immagino il leggero blop che produce il mio respiro per riunirsi all’ossigeno. Mi distrae un ronzio quasi impercettibile che mi fa vibrare la pelle. Bzzz. Non capisco da dove viene.
Tunf
Tunf
Un lampo scuro mi sorprende a destra, mi giro di scatto.
È solo un pesce, muto e silenzioso che nuota disinteressato. Sono isolato da tutti, se la mamma mi chiamerà non la sentirò, se Agnese riderà potrò solo immaginare le sue labbra allargarsi e scoprire i denti, le fossette che bucheranno le guance.
Tunf
Tunf
Tunf
L’immagine è accompagnata dai suoni, ma è solo un ricordo: qui sotto sono protetto dagli scoppi sonori che hanno cominciato a svanire quando sono fuori dal mare. Li dimenticherò? È la mancanza di ossigeno che mi stringe i polmoni?
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Ci sono solo io qui. Vedo le ombre di alcune gambe nude che si dimenano più in là, verso la riva. Ci saranno anche quelle di Agnese? Il cuore manda due battiti più rapidi, devo risalire. Non voglio risalire.
Immagino il fragore delle cicale che mi assaliva quando sbucavo dal pelo dell’acqua, le voci dei miei amici che si tuffavano fra le onde.
Il cuore si è impadronito di ogni angolo del mio corpo, ci sono solo io nella mia testa, nelle mie orecchie, nelle mie vene. Sono l’unica voce. Sarò l’unica voce che sentirò per sempre?
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
All’improvviso il peso del mare diventa insopportabile, mi comprime da sopra, da di fianco, da tutti i lati.
Mi vedo piccolo, minuscolo nella baia che diventa mare aperto dopo gli scogli e poi oceano molto più in là. Il silenzio è pesante come cemento liquido e si infila in ogni anfratto del mio corpo. Anche nelle orecchie.
Non rispondono le mie gambe, le guardo oscillare sfocate, i piedi stretti sotto la pietra che mi aiuta a rimanere sul fondo.
Brucio tutto, il battito è troppo rapido, ruba spazio ai miei pensieri.
Posso rimanere qui giù.
Che differenza fa?
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Tunf
Quanto manca fino al momento in cui io mi lascerà solo anche il battito del mio cuore?
Quanto manca prima che io riesca a sentire solo il battito del mio cuore?
Solo pochi mesi, ha decretato l’ottorino, dopo bisognerà intervenire o rimarrò tagliato fuori dal mondo.
L’intervento mi permetterà di abituarmi gradualmente al fatto che le mie orecchie hanno deciso di rinchiudermi qui dentro. Dentro di me. Da solo.
Sento un grido che sale e vuole sfondarmi le labbra. Le apro, ma non esce niente. Non c’è più aria, non c’è più voce.
Si può piangere sul fondo del mare?
Le gambe sono molli, non oppongo più resistenza, lascio che i piedi scivolino fuori dalla prigione di pietra in cui li ho costretti. Chiudo gli occhi.
Tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf tunf
Uscirò dall’acqua e non cambierà niente. Il frastuono delle cicale alle tre del pomeriggio fa palpitare il nervo acustico. Il ronzio scomparirà.
Mi abituerò.
Il boato dell’ossigeno fa esplodere i polmoni e le orecchie. Galleggio, braccia e gambe aperte, guardo su verso il fondo del cielo. Apro la bocca e grido.
Tunf
Tunf
Tunf