[H2022R] Giorgina
Posted: Sun Nov 06, 2022 9:30 am
UNO
Il principio
L'isolamento
La solitudine
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“Questa è la storia di Giorgina, la lustrascarpe bambina. Mettiti comodo e ascolta bene.”
“Per essere una ragazzina che di notte gira da sola e va in camera col primo che passa, ne hai di coraggio. Pretendi che ascolti pure una storia. Ma quanti anni hai sotto quegli stracci colorati?”
“Ne ho quattordici e sono sicura che la mia storia ti piacerà.”
“Bevi la cioccolata e racconta.”
“Quando ancora nelle nostre città le carrozze sferragliavano per i viali e i marciapiedi ornavano solo le strade principali, c’erano molti lustrascarpe in attività. Ma solo un lustrascarpe era una bambina: Giorgina.
A 10 anni la madre l’aveva abbandonata nella baracca, che erano riuscite a conquistarsi sotto a un ponte. Era una stanza pulciosa, piena di spifferi, esposta alle intemperie e all’umidità del fiume, ma aveva due pagliericci. Appena Giorgina si rese conto di essere stata abbandonata, affittò l’altro pagliericcio a una prostituta di bassa lega. Con i primi soldi comprò una pezza di tessuto per dividere in due la baracca, era stufa di vedere i sederi maleodoranti dei clienti.
Giorgina sognava abiti di raso e pizzo, dettagli di paillette e cappellini sulle ventitré. Sognava come tutte le bambine della sua età. Adorava le crinoline delle signore che spuntavano dalle gonne vaporose, le piacevano le caviglie sottili fasciate dagli stivaletti con quei bottoncini piccini. Ma era anche una bambina molto concreta. Non voleva prostituirsi. Non adesso almeno. Trovava tutto quel grugnire repellente. Forse i signori dell’alta società erano diversi, ma per arrivare a quelli doveva darsi una ripulita.
Due baracche più in là era morto di stenti un vecchio lustrascarpe lasciando la sua cassetta piena di spazzole, panni e lucidi. Decise così di intraprendere lo stesso mestiere per mettere da parte qualche soldo e diventare una signorina attraente. Magari qualcuno l’avrebbe sposata o l’avrebbe scelta come mantenuta.
L’importante era avere progetti per il futuro e non farsi mettere sotto.
I primi giorni erano stati duri. Nessuno si fermava da lei, e quei pochi che riusciva a servire si lamentavano che era lenta, che aveva sbagliato crema, che non era un lavoro da bambine.
Le monache del Sacro Cuore Sanguinante di Gesù più volte avevano cercato di metterla nel loro orfanatrofio per signorine. Ma ogni volta che passavano alla baracca, trovavano la prostituta che generosamente si faceva passare per sua madre. Non che la sgualdrina fosse disinteressata, ma era comodo che alla sera qualcuno le portasse l’acqua dal fiume e preparasse una misera cena.
Nel giro di pochi mesi Giorgina riuscì a conquistarsi il suo angolo di marciapiedi, aveva un giro di clienti fissi e se ne aggiungevano sempre nuovi. Con quello che guadagnava comprava scampoli di stoffe preziose con cui riparava il suo vestito in attesa di avere quello giusto per il suo futuro.
Dopo due anni, l’aveva già dovuto allargare due volte all’altezza del seno, in vita lo lasciava stretto così che risaltassero i fianchi acerbi.
Giorgina era gentile, si ricordava tutti i nomi e le abitudini dei suoi clienti, e inginocchiata davanti a loro pensava che questo fosse un ottimo punto di vista per conoscere bene l’alta società e i suoi pettegolezzi. Coglieva brandelli di discorsi e, un giorno, un suo cliente le lesse un trafiletto del giornale locale che parlava di lei: Giorgina, la lustrascarpe bambina.
Se lo ricordava parola per parola:” All’incrocio fra la Dorchester Avenue e Doris Street campeggia la lustrascarpe più straordinaria della nostra città. Nota come Giorgina, la lustrascarpe bambina è in realtà una bellissima ragazza dai capelli rossi e vestita come un arcobaleno. I suoi clienti vengono da tutti i quartieri non solo per le sue capacità professionali, ma anche per vedere questo splendore dalla pelle candida. Garantisco personalmente che vale la pena seguire con attenzione tutta la procedura della pulizia delle scarpe: la vista dall’alto è impagabile.”
Giorgina era fiera di essere stata nominata da un giornalista. Quando ripeté tutto l’articolo alla prostituta, questa le ripose:” Tu lustri scarpe, io altro, ma alla fine tutti gli uomini sono porci.”
Ma che importanza aveva! Adesso c’era la fila per farsi pulire le scarpe da lei, il suo gruzzoletto continuava ad aumentare moneta dopo moneta. Se fosse andata avanti così, a sedici anni si sarebbe potuta permettere un bell’abito per entrare in società. In fondo che avevano le altre più di lei? Nulla, solo una famiglia che le teneva nella bambagia. Se le sarebbe mangiate tutte a colazione.
A quattordici anni compiuti era bellissima, aveva ridotto un poco la scollatura e si era abituata ai discorsi lascivi dei suoi clienti. Giorgina ci rideva e scherzava, si sentiva attraente ed era certa che niente potesse mettersi fra lei e il suo futuro luminoso.
Una mattina nebbiosa trovarono il suo cadavere nel Neponset. Galleggiava a faccia in giù, gli abiti stracciati. Quando la ripescarono videro l’enorme sorriso che una lama aveva squarciato da clavicola a clavicola.
Non si trovò mai il colpevole, ma forse nemmeno lo si cercò. Si diceva, però, che il suo ultimo cliente fosse stato tale Mr. Davenport, rispettabile giudice della città, noto filantropo dato che accoglieva nella sua casa orfane tra i tredici e sedici anni per educarle e dare un aiuto alla moglie schiava del laudano. Le ragazze del giudice erano famose in città, educate, capaci di gestire una casa, non si lamentavano mai ed erano grate per ogni parola gentile. Pare che fosse stato proprio lui a guidarla verso l’imbocco di un vicolo quando era già buio, ma le lampade a gas non ancora accese. Il giudice negò, e, data la sua fama di uomo integerrimo e pilastro della comunità, non si indagò oltre. La morte di Giorgina venne presto dimenticata assieme a quella di molte altre ragazze stuprate e uccise.
Ma nelle notti nebbiose e senza luna Giorgina risorge dalle acque del Neponset, almeno così si dice da quando ogni tanto si trovano gentiluomini sgozzati di fianco alle loro lucidissime scarpe.”
“Tu sei una furbacchiona, una giovane e bella furbacchiona. Hai capelli rossi, ti vesti tutta colorata e vuoi aumentare il tuo fascino raccontando questa storiella da Halloween. Lasciatelo dire da chi ha molta più esperienza di te: non ne hai bisogno, sei già supersexy così.”
“Grazie.”
“E poi diciamolo tutte queste storie sono fandonie di cent’anni fa. Mentre finisci la cioccolata vado a farmi una doccia. Magari la vuoi fare anche tu, così ti scaldi un po’ e ti senti più a tuo agio. Ti puoi fidare, non ho cattive intenzioni, altrimenti ti avrei già legato alla sedia.”
L’uomo si spoglia davanti a lei come se fosse normale.
Nonostante il suo sedere non puzzi, la ragazzina dai capelli rossi arriccia il naso disgustata. Lui non lo nota, concentrato com’è sui giovani seni compressi dall’abito.
Nudo ripete ancora: “Tranquilla, sono una brava persona e non ti farò niente di male.”
“Io invece si” risponde sottovoce Giorgina iniziando a pulire le scarpe dell’uomo con un lembo del suo coloratissimo vestito ancora umido della nebbia di quella notte senza luna.