[Lab5] Catena

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    25 settembre 2022


Cara sorella,
come ogni settimana settimana, torno a scriverti due paroline sul mio lavoro. Ieri ho incontrato Calogero, un giovane giornalista siciliano che si occupa di storia della mafia. Lui mi ha raccontato un episodio del quale vorrei rendere edotta anche te. Userò il passato remoto, che so piacerti tanto e che anche io adoro, ma meno di quanto adori te, mia bellissima sorellina dagli occhioni neri. Riassumo per te.
Calogero la incontrò in un bar. Lei si chiamava Catena Farina, una donna anziana che parlava, parlava, parlava e non la smetteva mai.
«Scoprii di essere la figlia di un mafioso quando avevo venticinque anni» disse abbassando lo sguardo.
Lei, così piena di principî di libertà e amore, che voleva sconfiggere la violenza e la mafia nella sua terra partendo dai bambini. Gli raccontò di quel giorno, che definiva “quando cominciai a morire”, con un sorriso malinconico sulle labbra, dal quale lui, Calogero, ricavava tanto entusiasmo. Poi lei si alzò dalla sedia e scostò il tavolino. Camminò lentamente verso un angolino semibuio e Calogero la seguì. Lei sollevò lo sguardo e lo scrutò negli occhi.
«Terribile, terribile!» disse. Ogni strada gli ricordava una tragedia indicibile; ogni fiume di sangue che scorreva portava una firma. «Terribile, terribile!» aggiungeva sempre. E pianse. Tra quelle lacrime che scivolavano lungo il viso, Calogero intuí tanta leggerezza. Amarezza e leggerezza contemporaneamente, come solo le donne siciliane sanno fare.
A quel tempo lei faceva la maestra elementare. Aiutava come poteva i suoi alunni: comprava loro i libri, il pane, la pasta, i vestiti e tutto quello che era necessario a una vita libera e dignitosa. Il suo stipendio se ne andava così. Calogero provò tanta pena per Catena, ma cercò di non farlo trasparire. Dopo tutto, lui era un giornalista e doveva rimanere professionale; ma «al cuor non si comanda» disse.
In seguito all’uccisione del sindaco del paesello, Catena aveva trovato ancora più forza per andare avanti. Calogero diede un pugno sul muro. Era arrabbiato. Lei voleva costruire nuovi edifici per i bambini del luogo: non si era mai data per vinta, ma sapeva che aveva bisogno di tanti soldi per acquistare i terreni.
«E come hai fatto?» le chiese.
Lei rispose che era andata a cercare fondi in America. Due anni dopo, era rientrata al suo paesello con una borsa piena di soldi. C’erano quattordici milioni di dollari dentro. Ma qui dovette scontrarsi con le cose meno leggère che esistevano: la burocrazia e la mafia. «Che poi sono la stessa cosa» disse. Ogni volta che capivano la sua intenzione di comprare un terreno, come per magia questo saliva di prezzo. Alla fine però non aveva abbandonato il suo proposito e, nonostante tutto, era riuscita a costruire nove edifici con i quali provava a recuperare ragazzi dalla strada. Allora, disse, le donne da queste parti erano passive: calavano sempre la testa. Ma lei no! Per questo la mafia, fatta di uomini piccoli, la guardava con gli occhi storti.
«Non avevano fatto i conti con la mia testardaggine.»
Calogero allora ripensò alla sua dolce nonna, quando, anni prima, gli raccontava che andava a letto con una camicia da notte con la scritta «Non lo fo per piacer mio, ma per dare figli a Dio». Maledetti! Scambiavano l’assoggettamento con l’amore!
«Io mi sentivo leggera come l’aria» disse Catena «di fronte alla pesantezza della mafia e della sua ancella burocrazia. Nulla fermava i miei progetti». Ma presto si era scontrata con l’aria. Portava i suoi ragazzi a giocare con il pallone in piazza e lí, accanto alla chiesa, ci abitava la zà Michilina, così la chiamavano. Vecchiaccia prepotente e lagnosa. Ogni volta che il pallone le finiva sul balcone, si divertiva a squarciarlo con un coltello e l’aria usciva con un notevole fragore. «Ricordo ancora quel rumore» disse con un sorriso. «Io volevo essere come l’aria che usciva, ma non facevo nessun rumore.» Cosí Catena, senza fiatare, ricomprava sempre un pallone nuovo. «Al miliardesimo» aggiunse «anche Michelina smise, dovette stancarsi, e cosí potemmo giocare in pace.» Rise soddisfatta. Poi: «Per i ragazzi fu una bella lezione. Avevo dimostrato che i prepotenti si combattono con le armi della civiltà e della pazienza. Cosí ho cercato di educarli al bene, al bello e all’onestà.»
Catena si avviò all’uscio del bar. Calogero le tenne dietro fino a quando furono fuori, su un marciapiede. Non c’era nessuno per strada. Passò un uomo su una motocicletta e la salutò con la mano. «Quello era un mio alunno, figlio del sindaco, che era un uomo buono. Il mio migliore amico. Pagò con la vita la sua opposizione alla mafia agraria.» Si accese una sigaretta, fece un solo tiro e poi la buttò in un cestino. «Con lui avevo in progetto di costruire una città del fanciullo, un’oasi di pace per strappare alla violenza i ragazzini del luogo.»
«Alle fine quanti ne hai salvati?» disse Calogero.
«Non so quanti, ma tanti. Certo, ci sono stati anche diversi fallimenti. Quando arrivavano a drogarsi, non c’era nulla da fare. Si trasformavano. A questo punto io mi arrendevo. Prima si moriva di fame; poi è scoppiata la guerra a chi aveva i vestiti migliori, le macchine migliori.» Catena fece un passo indietro e si appoggiò a un muro. «La droga, la droga… Prima, non c’era pane in casa? I padri andavano a rubare e le madri si prostituivano. Poi, non ne ebbero più bisogno. L’arrivismo si era fatto strada nei loro cuori.» Si mise sul bordo del marciapiede e fissò l’orizzonte dando le spalle a Calogero. «Che bel tramonto! Tutte le isole, la laguna con il sole che si specchia nell’acqua! Io ho sempre amato questo tramonto.» Aprì le braccia come per accogliere qualcuno. «Il lavoro è stato sempre il mio insegnamento. Senti il venticello? Soffia libero, libero, libero.»
Calogero si sentiva rinato, il vento gli sbatteva sulle guance sotto i riccioli neri. Pensò a una colomba bianca che atterrava su una spiaggia enorme di sabbia fine. Andò accanto a Catena. «Libero come il vento, così voglio essere.»
Lei allargò ancora le dita delle mani. «Noi Siciliani subiamo da secoli la pesantezza della mafia, eppure ci dicono che siamo tutti mafiosi. Liberi come il vento dobbiamo essere.»
Calogero respirò profondamente.

Cara sorellina, fra poco vado a votare. Adesso so per chi.



    Tuo fratello Salvatore
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Catena

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Ciao @dyskolos, ho letto il tuo racconto in una costante attesa di una chiusa.
Leggerti mi ha dato l'idea di tante belle idee, concetti, descrizioni, non ben incanalate, sfiorate un po' alla rinfusa.
Immagino che il limite di caratteri abbia determinato questo risultato a mio parere, un po' confuso.
L'introduzione e l'ultima riga non si integrano con il racconto, non capisco perché sottolinei che scriverai al passato remoto, puntando su questo la mia attenzione, per poi non rispettare quanto anticipato in più punti.
dyskolos ha scritto: Gli raccontò di quel giorno, che definiva “quando cominciai a morire
Dopo questa dichiarazione, racconti tanti stralci di ricordi mischiati col presente. Cosa racconta effettivamente?
In tutto il testo trovo questa problematica.
Per quanto riguarda il laboratorio, nei limiti di quel che ho capito dalle spiegazioni fornite, credo che il tuo sia più un punto di vista onnisciente. Anche la traccia della leggerezza, non la percepisco nel racconto, la nomini tu per necessità.
In sintesi, a mio parere il tuo racconto ha del buono, ci sono tanti punti su cui lavorare per farlo diventare un interessante testo lungo, con argomenti importanti.
Necessità di una risistemata.
Ovviamente è solo il mio personale parere di lettrice 
<3

Re: [Lab5] Catena

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Modea72 ha scritto: Ovviamente è solo il mio personale parere di lettrice 

È quello che più mi interessa, grazie :-)
Tieni presente che è una lettera in cui Salvatore riferisce in breve quello che, a sua volta, gli aveva riferito Calogero. Le lettere non devono essere lunghe, o almeno la sorella di Salvatore così le vuole, forse è un po' lagnusa :-)
Non deve piacere a tutti e l'argomento necessita di essere nell'atmosfera giusta e forse di sapere un po' di cosette. Bè, dai, io al contest nemmeno volevo partecipare. So di essere un pessimo scrittore, non farci caso :)



Modea72 ha scritto: L'introduzione e l'ultima riga non si integrano con il racconto

Vero :-) Ma infatti non devono integrarsi con il racconto, ma con la lettera :-)

Modea72 ha scritto: non capisco perché sottolinei che scriverai al passato remoto, puntando su questo la mia attenzione, per poi non rispettare quanto anticipato in più punti

Mica Salvatore dice che scriverà SOLO al passato remoto :)


Modea72 ha scritto: Cosa racconta effettivamente?

La mafia agraria e la lotta di Catena contro di essa. Per fare questo ci vuole molta leggerezza contro la pesantezza della mafia. 

Grazie per il tuo commento!
Puoi anche scrivere che fa schifo quello che ho scritto, non mi offendo mica, eh!, ed è giusto così perché la mafia fa schifo :(
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Catena

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@dyskolos non credo tu abbia ben interpretato il mio commento e le mie segnalazioni.
Prendo un solo punto della tua risposta come esempio:
dyskolos ha scritto: La mafia agraria e la lotta di Catena contro di essa.
Ma tu scrivi:
dyskolos ha scritto: Gli raccontò di quel giorno, che definiva “quando cominciai a morire
Quindi mi aspetto dei fatti di un determinato giorno, non quanto mi rispondi.

È chiaro che l'argomento ti prende molto e merita che sia così.
Come già scritto, c'è molto nel tuo testo, ma secondo me, da strutturare meglio.
Buona serata 
<3

Re: [Lab5] Catena

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Modea72 ha scritto: @dyskolos non credo tu abbia ben interpretato il mio commento e le mie segnalazioni.

Credo di sì :-)
Non sono bravo con queste cose, infatti volevo cancellare la mia risposta, tranne dove dico "È quello che più mi interessa, grazie :-)". Ma purtroppo mi hai risposto prima :(


Modea72 ha scritto: È chiaro che l'argomento ti prende molto

Questo è il mio problema principale. Mi identifico troppo con le cose che scrivo e quindi la prima cosa che penso è "ma perché diamine a Modea non piace? In fondo dovrebbe interessare tutta l'umanità". Ma in effetti non è così: a molti non interessa una cippa-lippa delle cose che scrivo, ed è giusto che sia così. Naturalmente a chi vive oltre il Po ciò non interessa per nulla.
Chiedo scusa per la mia replica troppo fuori dalle righe :-)
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Catena

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Ciao @dyskolos

La tua Catena ė un bel personaggio. Ci sono dei passaggi che fanno capire bene il suo tipo di leggerezza nell’affrontare una realtà spesso violenta, dura da conviverci. Mi è piaciuta l’immagine del pallone bucato, quei tagli praticati con cattiveria  ma che alla fine liberano l’aria e Catena che ogni volta acquista un nuovo pallone. Non si dà per vinta. La sua è una lotta pacifica. Si può rispondere alla violenza anche senza l’uso delle armi. Vuole essere un esempio per i giovani, vuole strapparli dalle grinfie del male. Ma la droga, il denaro, il potere sono così radicati da diventare duri da estirpare. 
dyskolos ha scritto: fissò l’orizzonte dando le spalle a Calogero. «Che bel tramonto! Tutte le isole, la laguna con il sole che si specchia nell’acqua! Io ho sempre amato questo tramonto.» Aprì le braccia come per accogliere qualcuno. «Il lavoro è stato sempre il mio insegnamento. Senti il venticello? Soffia libero, libero, libero.»
Anche questa è un bel passaggio  che rappresenta bene la leggerezza con cui Catena affronta la vita pur nelle difficoltà .

Per quanto riguarda invece il laboratorio, credo che questo bel racconto non rispetti l’esercizio propostoci.
Prima di tutto non trovo funzionale il fatto di aver inserito la storia all’interno di una lettera. Questo porta a un racconto in prima persona, piuttosto.
E in effetti la partenza è quella. Nel prosieguo il focus passa da un personaggio all’altro. Non si capisce bene, o almeno io ho avuto difficoltà, se siano ricordi di Calogero oppure di Catena. C’è un bel ping pong. Si mescolano ricordi  (il ricordo di Calogero circa la camicia da notte della nonna)  frammenti di vita vissuta ora dall’uno ora dall’altra. Non riesco a trovare un passaggio in cui sia evidente il narratore esterno con focalizzazione interna. Ma può essere che io sbagli. Mai come in questo Lab mi sto trovando in difficoltà a commentare.  Trovo che ci sarebbero utili interventi degli admin @Poldo.

Re: [Lab5] Catena

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Grazie @Monica per le tue belle parole. Credo che tu abbia ragione alla fine quando parli del ping-pong e quindi di una non-aderenza del racconto alla traccia. Non lo so bene. Forse mi sono complicato la vita con il formato "lettera". Comunque c'erano parti (anche tante, secondo me) con il narratore come richiedeva il laboratorio, però in effetti mi hai messo la classica pulce nell'orecchio. Penso che vada chiarito, hai ragione.
Grazie di tutto! :-)
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Catena

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dyskolos ha scritto: Ogni strada gli ricordava una tragedia indicibile;
le ricordava (parli di Catena).
dyskolos ha scritto: Tra quelle lacrime che scivolavano lungo il viso, Calogero intuí tanta leggerezza. Amarezza e leggerezza contemporaneamente, come solo le donne siciliane sanno fare.
Mi sembra un po' tirata per i capelli questa considerazione, ossia fatta solo per rispettare la traccia.
dyskolos ha scritto: calavano abbassavano sempre la testa. Ma lei no! Per questo la mafia, fatta di uomini piccoli, la guardava con gli occhi storti.
dyskolos ha scritto: «Io mi sentivo leggera come l’aria» disse Catena «di fronte alla pesantezza della mafia e della sua ancella burocrazia. Nulla fermava i miei progetti». Ma presto si era scontrata con l’aria.
Mi spiegheresti la frase evidenziata? Grazie.
dyskolos ha scritto: Al miliardesimo  All'ennesimo» aggiunse «anche Michelina smise, dovette stancarsi, e cosí così potemmo giocare in pace.» 
dyskolos ha scritto: Prima si moriva di fame; poi è scoppiata la guerra a chi aveva i vestiti migliori, le macchine migliori.»
Manca qualche parola nella frase sopra.

Ciao @dyskolos  :)

Non so se sia per la forma epistolare che hai scelto, ma non sono riuscita a trovare la focalizzazione interna richiesta dal laboratorio.

Ti ringrazio comunque per la lettura.  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab5] Catena

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Ciao @Zaza!

Grazie per la lettura. Terrò presenti i tuoi preziosi consigli, anche quelli che non ho capito, ma tu sei bravissima e per me hai sempre ragione :-) Probabilmente, se non ho capito, è solo perché devo riflettere meglio :-)
Rispondo alla tua domanda.
Poeta Zaza ha scritto: Mi spiegheresti la frase evidenziata? Grazie.

Certo. La frase è infelice: io stesso, quando ho riletto, avrei voluto toglierla. Comunque si riferisce all'aria del pallone squarciato da Michelina, ma capisco benissimo che possa lasciare perplesso il lettore. Ce n'è un'altra simile (mi autocommento ;-) )


Poeta Zaza ha scritto: Manca qualche parola nella frase sopra.

Per me — devo essere sincero — non manca nessuna parola: è perfetta così :-)


Grazie, Zaza!
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Catena

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Ciao @dyskolos, ho letto il tuo racconto con interesse, l'argomento mafia, quando viene affrontato, evidenzia sempre l'antimafia ed è questo che mi interessa di più: sapere di quelli che lottano per sconfiggerla. Prendo a esempio solo questa parte del tuo racconto per farti notare alcune cose che mi sono saltate agli occhi durante la lettura.
dyskolos ha scritto: A quel tempo lei faceva la maestra elementare. Aiutava come poteva i suoi alunni: comprava loro i libri, il pane, la pasta, i vestiti e tutto quello che era necessario a una vita libera e dignitosa. Il suo stipendio se ne andava così. Calogero provò tanta pena per Catena, ma cercò di non farlo trasparire. Dopo tutto, lui era un giornalista e doveva rimanere professionale; ma «al cuor non si comanda» disse. In seguito all’uccisione del sindaco del paesello, Catena aveva trovato ancora più forza per andare avanti. Calogero diede un pugno sul muro. Era arrabbiato. Lei voleva costruire nuovi edifici per i bambini del luogo: non si era mai data per vinta, ma sapeva che aveva bisogno di tanti soldi per acquistare i terreni. «E come hai fatto?» le chiese.
A quel tempo lei faceva la maestra elementare: non si capisce bene se quel tempo, si riferisce al momento in cui Catena racconta la sua storia al giornalista o a quando lei scopriva di essere la figlia di un mafioso.

Aiutava come poteva i suoi alunni: comprava loro i libri, il pane, la pasta, i vestiti e tutto quello che era necessario a una vita libera e dignitosa: Ci sono cose che non si possono comprare per vivere una vita libera e dignitosa. Catena faceva quello che poteva, I figli hanno bisogno di leggi che permettano ai loro genitori di farli crescere liberi, sani, istruiti e felici. Catena non poteva comprare necessità che le era impossibile procurarsi.

Calogero diede un pugno sul muro. Era arrabbiato: mi sembra di aver capito che i due stanno parlando in un bar: lei piange, lui piglia a pugni il muro, sono atteggiamenti che non ho mai notato fare agli avventori che frequentano bar. Io pensavo che stessero parlando nello studio del giornalista.

Lei voleva costruire nuovi edifici per i bambini del luogo: non si era mai data per vinta, ma sapeva che aveva bisogno di tanti soldi per acquistare i terreni: I bambini si aiutano costruendo edifici? Forse intendevi asili, biblioteche, parchi giochi ecc. Ma doveva essere ricca per avere tali aspirazioni. Per aprire un asilo basta affittare un locale adeguato, cercare fondi attraverso associazioni o fondazioni che lei stesssa poteva coinvolgere, gli argomenti non le mancavano. Catena sembra una donna molto combattiva, avrebbe dovuto scegliere la strada più facile. Comprare terreni, magari in periferia, dislocati dal contesto urbano per farne cosa?

 «E come hai fatto?» le chiese: Ecco, me lo chiedo anche io, fortemente mi domando, come fa una maestra elementare a fare un viaggio in America e tornare con quattordici milioni di dollari? A chi si è rivolta? in America elargiscono danari, così, a  mani piene? Spero di averti dato spunti di riflessione.

Ho letto i commenti degli altri quindi non starò a ripetere le stesse cose ma tra i commenti ho letto questa tuta risposta:
dyskolos ha scritto: lun ott 03, 2022 8:32 amNaturalmente a chi vive oltre il Po ciò non interessa per a.
La mafia non risparmia nessuno, Non ha mai fatto sconti, io credo che non ci sia un punto geografico preciso dove la mafia non riguardi la popolazione che ci vive. Ci sono persone menefreghiste e persone impegnate a tutte le latiduni. Oltre Pò la gente sente meno il problema, lo vive in maniera diversa ma, il problema resta.

 Ho detto tutto,  sono contenta che tu abbia partecipato. Non scoraggiarti e continua a scrivere, soprattutto su questo argomento. Tu abiti in Sicilia, di storie ne avrai sentite molte: potresti  mettere insieme le memorie della gente, per fare chiarezza e sfatare i luoghi comuni assurdi come  i sicilianituttimafiosi

Re: [Lab5] Catena

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Ciao @Alba359!

Grazie per aver letto il mio racconto e per le belle parole che hai usato :-)
Quanto all'"a quel tempo" hai perfettamente ragione. Me ne ero accorto anch'io.
Per il resto considera che oggi non è più come il tempo in cui Catena era giovane. Oggi, per esempio, la mafia agraria è quasi scomparsa. Come sai, la Sicilia è terra di emigrazione. Alcuni siculo-americani sono diventati ricchi, così era normale andare negli USA da parenti e amici emigrati a chiedere qualche soldino. Oggi magari si fa un crowdfunding (o come diamine si scrive ;-) ) online. Di solito, e questo succede ancora oggi, gli emigrati hanno un legame particolare con la propria terra d'origine e sono sempre disponibili ad aiutare.
Recentemente mi sono trovato a una cena con emigrati di un tempo. Le seconde, terze e quarte generazioni sono formate da persone che hanno fatto l'università in America e oggi sono stimati professionisti (anche in città come New York). Alla cena c'era una signora siculo-americana di 88 anni, che aveva espresso il desiderio di rivedere la Sicilia prima di morire. I figli, medici e professori, l'avevano accontentata. Però esiste ancora, presso i siculo-americani, il mito della povertà dei familiari rimasti in Italia. Non è più così, ma nelle teste degli emigranti è tuttora così. Infatti regalano dollari a chiunque, basta che respiri :-) A me ne sono capitati cento :-) Ovviamente non so come spenderli, ma non importa.

Grazie ancora, @Alba359, per le tue riflessioni, di cui farò tesoro prezioso!
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Catena

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dyskolos ha scritto: Cara sorella,
come ogni settimana settimana
Occhio
dyskolos ha scritto: Calogero diede un pugno sul muro.
Mi sembra un po' eccessivo

Ottima prova  :D Mi è piaciuta la storia, lo stile e la tematica trattata. La leggerezza è centrata. Sulla focalizzazione, sono un po' perplesso. Apprezzo l'espediente narrativo della lettera, ma perché questo gioco - Salvatore che riporta il racconto di Calogero che riporta il racconto di Catena - ?
Funzionerebbe meglio e sarebbe meno macchinoso se a scrivere la lettera fosse Calogero stesso. Certo, a quel punto non sarebbe più narratore esterno, quindi ai fini del contest non funziona, ma come costruzione del racconto penso sarebbe meglio.
A presto!

Re: [Lab5] Catena

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Ciao @dyskolos 

Ho avuto l’impressione che tu abbia scelto la forma epistolare per poterti calare nei tuoi panni e aggiungere la chiusa sulla scelta del voto, un argomento che giustamente ti sta molto a cuore come quello della lotta contro la mafia, e così facendo hai perso di vista il tema della leggerezza e anche la focalizzazione interna richiesta. Ovviamente il mio è un parere personale: buttalo dalla finestra se non serve a niente!   :)

Comunque, al di là del tema non centrato, resta un bel racconto esportabile in altri contesti, e che offre spunti importanti.

Ti segnalo (solo perché mi ha dato da riflettere la tua risposta) che la frase:
dyskolos ha scritto: Prima si moriva di fame; poi è scoppiata la guerra a chi aveva i vestiti migliori, le macchine migliori
credo sia un regionalismo usato per “farsi la guerra a chi...”; più comprensibile con “si faceva a gara a chi aveva i vestiti migliori, etc."

Grazie e a rileggerti!  :flower:
Già.

Re: [Lab5] Catena

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Ciao @dyskolos 

Il tuo racconto, a mio avviso, soffre un po’ dell’approccio di chi scrive, alle prime armi, di un argomento complesso e un tema sociale scottante, ma non trova un evento significativo su cui impostare una storia che vuole essere drammatica.
In altri termini, il lodevole intento di parlare di un problema assai gravoso (per la Sicilia e l’intera nazione) è risolto in maniera agiografica.
Quindi non si focalizza (al di la del tema della focalizzazione dell’attuale contest) su un fatto che catturi o smuova l’attenzione empatica del lettore.
La figura del personaggio Catena appare descritta come un'entità mitica, che per destino esistenziale si trova calata in una realtà avversa alla propria natura e coscienza.
Ma questo avviene attraverso il filtro delle sue gesta, tutte positive ed esemplari, quanto remotamente improbabili.
La storia ci presenta una sorta di Madre Tersa di Calcutta, che si prodiga in una strenua quanto inutile, personale lotta al fenomeno mafioso, per altro essendo nata figlia di un boss criminale, tutto il racconto è intriso di buoni sentimenti e denuncia “di maniera” di quel mondo paterno, ma la narrazione scorre come in superficie, senza presentare qualcosa che scuota il lettore, che dia il senso del dramma.
Non mi pare che si possa parlare in qualche parte di esso, di un sentimento che si leghi alla “leggerezza” che dovrebbe caratterizzare il contest, in ogni caso se vi è, ma ne scuso per non averla colta.
Nulla di grave, poiché, come si dice: “non tutte le ciambelle, risultano col buco”.
Ovviamente questo giudizio è strettamente personale, quindi prendilo con beneficio d’inventario.
Sono certo che in futuro troverò altri tuoi racconti che saprò apprezzare per le tue reali qualità.

Buon lavoro e a presto rileggerci.

Re: [Lab5] Catena

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Mi piace l'idea della lettera che fa da cornice al tuo racconto, ma credo che tu avessi bisogno di molte lettere per raccontare la storia di Catena, delle sue lotte, vittorie e sconfitte. Hai accennato a molti temi importanti, ma con la scarsitá di caratteri a disposizione non hai avuto a mio avviso, la possibilitá di sviscerarli appieno.
In ogni caso é stata una lettura molto gradevole.
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