[MI 174] il passato di Mrs Kendal
Posted: Sun Sep 18, 2022 10:49 pm
Traccia di mezzogiorno: La copia
commento
– Buongiorno Mrs Kendal.
L’uomo in doppiopetto grigio, occhiali da sole e cartellina di pelle attraversò a passi sicuri il piccolo salottino tendendo la mano verso l’anziana signora seduta in poltrona. La cameriera, dopo averlo introdotto, attese il cenno della padrona di casa prima di ritirarsi.
– Non sa che piacere per me trovarmi di fronte a un mito. Da quando il suo agente ha confermato il nostro appuntamento non stavo più nella pelle, mi creda.
– Si accomodi, signor …
– Oh, mi scusi. Osborn, Samuel Osborn.
La mano, rimasta orfana, iniziò a gesticolare nervosamente. L’uomo si guardò intorno in cerca di un luogo idoneo dove sedersi. Recuperata una sedia dalla scrivania la piazzò rumorosamente davanti alla signora.
– Posso? – chiese prima di sedersi.
– Prego. – rispose Mrs Kendal.
Un lieve rossore risalì dal colletto della camicia fino alle guance di Osborn. Estrasse dalla tasca un fazzoletto candido, si tolse gli occhiali e si tamponò la fronte.
– Mi deve scusare Mrs Kendal, ma non può immaginare l’emozione che sto provando. Lei è sempre stata una delle mie attrici preferite; per la verità la mia preferita in assoluto, fin da bambino. Ho visto tutti i suoi film, da ragazzo avevo un poster appeso in camera mia, a volte mi capitava anche di sognarla.
Mrs Kendal, lo sguardo basso, allineava con dita sottili le frange del plaid di lana che aveva sulle gambe.
– Erano altri tempi, suppongo.
– Beh, lei non lo trova meraviglioso?
– Cosa?
– Altri tempi, dice? Ma lei è ancora là, immortalata in quelle pellicole, bella e desiderabile come non mai. Io posso rivederla ogni volta che lo desidero, risentire ancora le stesse emozioni.
– In questo caso non so se sia stata una buona idea venire a conoscermi ora.
Osborn si schiarì la voce e si aggiustò il nodo della cravatta.
– Il suo agente le avrà accennato del nostro progetto.
– Alfred non è più il mio agente da molti anni, è un buon amico. Non ho più bisogno di un agente. Credo che nemmeno lui abbia capito bene di cosa si tratti, ma è uno che non sa dir di no a nessuno.
– In questo caso cercherò di essere il più chiaro possibile. Io sono l’amministratore delegato della Virtualstudios s.p.a., un’azienda giovane che si sta affermando sempre di più. Abbiamo contratti con le maggiori case cinematografiche e di produzione video come …
– Non le sembra un po’ tardi? Cosa vuole che mi interessi?
– Aspetti, solo un attimo.
Osborn estrasse dalla cartella un portatile extra piatto. Lo appoggiò sulla scrivania e lo aprì con lo schermo rivolto a Mrs Kendal senza accenderlo.
– E se le dicessi che noi abbiamo contratti esclusivi con attori come Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Anna Magnani, Sean Connery.
– Ma sono tutti morti.
– Purtroppo sì. Per concordare i loro diritti abbiamo dovuto trattare con gli eredi, ma nel suo caso sarà diverso.
– In che senso? Quali diritti?
– Beh, lasci che glielo mostri. Sara più facile che spiegarlo a parole.
Osborn armeggiò per qualche minuto sul suo portatile fino a che sullo schermo comparve una lista di nomi.
– Chi le farebbe piacere incontrare?
L’anziana era senza parole.
– Se non sbaglio uno dei suoi partner preferiti era Stuart Gomez. Purtroppo ci ha lasciato tre anni fa, ma grazie alla Virtualstudios potrà incontrarlo di nuovo. Se la ricorda la sua villa ad Acapulco?
Un clic e la magnifica villa sulla spiaggia bianca comparve nel monitor.
– Ancora un attimo.
L’inquadratura si strinse sul patio dove un uomo con camicia Hawaiana sorseggiava da un bicchiere brinato un cocktail rosso fragola. Sembrava stesse osservando le nubi all’orizzonte.
– Ehi, Stuart.
Al richiamo di Osborn il faccione di Suart si girò verso il suo interlocutore.
– Sam?
– Com’è il tempo oggi?
– Ottimo, stavo pensando di salire in barca e vedere se mi riesce di prendere un marlin.
– Sai, sono qui con una tua vecchia amica. Tu non puoi ancora vederla, ma ci stiamo lavorando.
– Vecchia? Non mi piacciono quelle col culo floscio.
– Te la ricordi Flora? Flora Kendal.
– Per la miseria! Il più bel paio di tette della mia vita.
– Scusami solo un attimo Stuart.
Un clic e l’immagine di Gomez rimase congelata sulla schermo come l’espressione attonita sul volto di Mrs Kendal.
– Lo scusi. Del resto vi conoscevate bene e sa anche lei che era uno che non aveva peli sulla lingua.
– Cos’è quella cosa?
La mano della donna tremava vicino alla guancia come a volersi riparare.
– Non si lasci impressionare. I nostri programmatori hanno ricostruito le fattezze del signor Gomez, nulla di più banale, ma loro sono andati oltre. In un programma di intelligenza artificiale hanno inserito i dati peculiari del carattere di Stuart Gomez. Del resto è proprio il carattere che rende un attore unico nel suo genere, non crede?
– E vorreste fare con me la stessa cosa?
– Veramente lo abbiamo già fatto, ma senza la firma del contratto di cessione esclusiva della sua immagine non possiamo ancora procedere. Se vuole, a lei posso mostrare il prototipo.
Senza attendere la risposta, Osborn fece scomparire Gomez dal monitor.
– Per lei abbiamo scelto un’ambientazione classica. Spero che le ricordi un bel periodo della sua carriera.
Nel vedere la ragazza bionda che scendeva la scalinata di Trinità dei Monti, Flora si sentì invadere da una vertigine che la fece vacillare nonostante fosse seduta su una solida poltrona.
Poteva riconoscere la gonna a pieghe e la camicetta di seta che metteva in risalto il seno prosperoso.
Erano i giorni del remake della Dolce Vita di Fellini. Lei aveva la parte che nell’originale fu interpretata da Anita Ekberg, mentre Stuart ricopriva quella di Mastroianni.
Giunta alla fine della scalinata, la ragazza si sedette sul bordo della fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna.
– Ciao Flora. – disse Osborn.
L’inquadratura si strinse sul volto.
– Ciao. – rispose lei.
– Posso farti parlare con una persona?
La ragazza fece solo un cenno di assenso.
Era incredibile. A quel tempo avrebbe risposto nello sttesso identico modo.
Osborn si rivolse alla vera Mrs Kendal.
– Prego, provi a farle qualche domanda.
La voce faticava ad articolarsi, un senso di straniamento le impdiva di accettare quello che stava vedendo, ma al tempo stesso una ridda di ricordi stavano martellando le sue tempie.
Alla fine riuscì solo a balbettare uno stentato – Chi sei?
La ragazza sfoderò il suo migliore sorriso.
– Mi chiamo Flora Kendal e sono un’attrice, cioè spero di diventare un’attrice famosa. Il film che sto girando è un’opera importante e se tutto va bene mi darà la notorietà che cerco.
L’ambizione che superava la timidezza, chi aveva potuto leggere dentro di lei così in profondità?
– Stai lavorando con Stuart, non è vero?
La domanda le era uscita in un impulso incontrollato e già una parte della sua mente si dava della stupida e si ripeteva: “È solo un illusione, non si può cambiare il passato”.
– Certo. Stuart, cioè, il signor Gomez è un grande attore. Sto imparando molto da lui.
Sì, se le ricordava bene le cose che aveva imparato da quell’uomo. Il nodo allo stomaco stava diventando insopportabile.
– Basta. Se ne vada.
Osborn sembrò meravigliato dalla sua reazione, per cui Flora cercò di ricomporsi. Fece solo un cenno con la mano per indicare di togliere di mezzo tutto quell’armamentario.
– La simulazione non è di suo gradimanto?
– Mi dispiace per la pena che si è preso nel venire fin qui, ma questa … cosa non dovrà mai prendere vita.
– Non abbiamo ancora parlato degli aspetti economici. Sarebbero per lei molto vantaggiosi.
– Ha mai letto Oscar Wilde?
Osborn si grattò la testa con aria desolata.
– Dorian Gray aveva un quadro che invecchiava al suo posto e che si caricava di tutte le sue ferite.
Cosa avrebbe detto il quadro se avesse potuto giudicare il suo padrone? Devo poter continuare a vivere con le mie ferite senza dover odiare ciò che sono stata.
– Ma …
– Rosa. Accompagna il signore alla porta.
commento
– Buongiorno Mrs Kendal.
L’uomo in doppiopetto grigio, occhiali da sole e cartellina di pelle attraversò a passi sicuri il piccolo salottino tendendo la mano verso l’anziana signora seduta in poltrona. La cameriera, dopo averlo introdotto, attese il cenno della padrona di casa prima di ritirarsi.
– Non sa che piacere per me trovarmi di fronte a un mito. Da quando il suo agente ha confermato il nostro appuntamento non stavo più nella pelle, mi creda.
– Si accomodi, signor …
– Oh, mi scusi. Osborn, Samuel Osborn.
La mano, rimasta orfana, iniziò a gesticolare nervosamente. L’uomo si guardò intorno in cerca di un luogo idoneo dove sedersi. Recuperata una sedia dalla scrivania la piazzò rumorosamente davanti alla signora.
– Posso? – chiese prima di sedersi.
– Prego. – rispose Mrs Kendal.
Un lieve rossore risalì dal colletto della camicia fino alle guance di Osborn. Estrasse dalla tasca un fazzoletto candido, si tolse gli occhiali e si tamponò la fronte.
– Mi deve scusare Mrs Kendal, ma non può immaginare l’emozione che sto provando. Lei è sempre stata una delle mie attrici preferite; per la verità la mia preferita in assoluto, fin da bambino. Ho visto tutti i suoi film, da ragazzo avevo un poster appeso in camera mia, a volte mi capitava anche di sognarla.
Mrs Kendal, lo sguardo basso, allineava con dita sottili le frange del plaid di lana che aveva sulle gambe.
– Erano altri tempi, suppongo.
– Beh, lei non lo trova meraviglioso?
– Cosa?
– Altri tempi, dice? Ma lei è ancora là, immortalata in quelle pellicole, bella e desiderabile come non mai. Io posso rivederla ogni volta che lo desidero, risentire ancora le stesse emozioni.
– In questo caso non so se sia stata una buona idea venire a conoscermi ora.
Osborn si schiarì la voce e si aggiustò il nodo della cravatta.
– Il suo agente le avrà accennato del nostro progetto.
– Alfred non è più il mio agente da molti anni, è un buon amico. Non ho più bisogno di un agente. Credo che nemmeno lui abbia capito bene di cosa si tratti, ma è uno che non sa dir di no a nessuno.
– In questo caso cercherò di essere il più chiaro possibile. Io sono l’amministratore delegato della Virtualstudios s.p.a., un’azienda giovane che si sta affermando sempre di più. Abbiamo contratti con le maggiori case cinematografiche e di produzione video come …
– Non le sembra un po’ tardi? Cosa vuole che mi interessi?
– Aspetti, solo un attimo.
Osborn estrasse dalla cartella un portatile extra piatto. Lo appoggiò sulla scrivania e lo aprì con lo schermo rivolto a Mrs Kendal senza accenderlo.
– E se le dicessi che noi abbiamo contratti esclusivi con attori come Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Anna Magnani, Sean Connery.
– Ma sono tutti morti.
– Purtroppo sì. Per concordare i loro diritti abbiamo dovuto trattare con gli eredi, ma nel suo caso sarà diverso.
– In che senso? Quali diritti?
– Beh, lasci che glielo mostri. Sara più facile che spiegarlo a parole.
Osborn armeggiò per qualche minuto sul suo portatile fino a che sullo schermo comparve una lista di nomi.
– Chi le farebbe piacere incontrare?
L’anziana era senza parole.
– Se non sbaglio uno dei suoi partner preferiti era Stuart Gomez. Purtroppo ci ha lasciato tre anni fa, ma grazie alla Virtualstudios potrà incontrarlo di nuovo. Se la ricorda la sua villa ad Acapulco?
Un clic e la magnifica villa sulla spiaggia bianca comparve nel monitor.
– Ancora un attimo.
L’inquadratura si strinse sul patio dove un uomo con camicia Hawaiana sorseggiava da un bicchiere brinato un cocktail rosso fragola. Sembrava stesse osservando le nubi all’orizzonte.
– Ehi, Stuart.
Al richiamo di Osborn il faccione di Suart si girò verso il suo interlocutore.
– Sam?
– Com’è il tempo oggi?
– Ottimo, stavo pensando di salire in barca e vedere se mi riesce di prendere un marlin.
– Sai, sono qui con una tua vecchia amica. Tu non puoi ancora vederla, ma ci stiamo lavorando.
– Vecchia? Non mi piacciono quelle col culo floscio.
– Te la ricordi Flora? Flora Kendal.
– Per la miseria! Il più bel paio di tette della mia vita.
– Scusami solo un attimo Stuart.
Un clic e l’immagine di Gomez rimase congelata sulla schermo come l’espressione attonita sul volto di Mrs Kendal.
– Lo scusi. Del resto vi conoscevate bene e sa anche lei che era uno che non aveva peli sulla lingua.
– Cos’è quella cosa?
La mano della donna tremava vicino alla guancia come a volersi riparare.
– Non si lasci impressionare. I nostri programmatori hanno ricostruito le fattezze del signor Gomez, nulla di più banale, ma loro sono andati oltre. In un programma di intelligenza artificiale hanno inserito i dati peculiari del carattere di Stuart Gomez. Del resto è proprio il carattere che rende un attore unico nel suo genere, non crede?
– E vorreste fare con me la stessa cosa?
– Veramente lo abbiamo già fatto, ma senza la firma del contratto di cessione esclusiva della sua immagine non possiamo ancora procedere. Se vuole, a lei posso mostrare il prototipo.
Senza attendere la risposta, Osborn fece scomparire Gomez dal monitor.
– Per lei abbiamo scelto un’ambientazione classica. Spero che le ricordi un bel periodo della sua carriera.
Nel vedere la ragazza bionda che scendeva la scalinata di Trinità dei Monti, Flora si sentì invadere da una vertigine che la fece vacillare nonostante fosse seduta su una solida poltrona.
Poteva riconoscere la gonna a pieghe e la camicetta di seta che metteva in risalto il seno prosperoso.
Erano i giorni del remake della Dolce Vita di Fellini. Lei aveva la parte che nell’originale fu interpretata da Anita Ekberg, mentre Stuart ricopriva quella di Mastroianni.
Giunta alla fine della scalinata, la ragazza si sedette sul bordo della fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna.
– Ciao Flora. – disse Osborn.
L’inquadratura si strinse sul volto.
– Ciao. – rispose lei.
– Posso farti parlare con una persona?
La ragazza fece solo un cenno di assenso.
Era incredibile. A quel tempo avrebbe risposto nello sttesso identico modo.
Osborn si rivolse alla vera Mrs Kendal.
– Prego, provi a farle qualche domanda.
La voce faticava ad articolarsi, un senso di straniamento le impdiva di accettare quello che stava vedendo, ma al tempo stesso una ridda di ricordi stavano martellando le sue tempie.
Alla fine riuscì solo a balbettare uno stentato – Chi sei?
La ragazza sfoderò il suo migliore sorriso.
– Mi chiamo Flora Kendal e sono un’attrice, cioè spero di diventare un’attrice famosa. Il film che sto girando è un’opera importante e se tutto va bene mi darà la notorietà che cerco.
L’ambizione che superava la timidezza, chi aveva potuto leggere dentro di lei così in profondità?
– Stai lavorando con Stuart, non è vero?
La domanda le era uscita in un impulso incontrollato e già una parte della sua mente si dava della stupida e si ripeteva: “È solo un illusione, non si può cambiare il passato”.
– Certo. Stuart, cioè, il signor Gomez è un grande attore. Sto imparando molto da lui.
Sì, se le ricordava bene le cose che aveva imparato da quell’uomo. Il nodo allo stomaco stava diventando insopportabile.
– Basta. Se ne vada.
Osborn sembrò meravigliato dalla sua reazione, per cui Flora cercò di ricomporsi. Fece solo un cenno con la mano per indicare di togliere di mezzo tutto quell’armamentario.
– La simulazione non è di suo gradimanto?
– Mi dispiace per la pena che si è preso nel venire fin qui, ma questa … cosa non dovrà mai prendere vita.
– Non abbiamo ancora parlato degli aspetti economici. Sarebbero per lei molto vantaggiosi.
– Ha mai letto Oscar Wilde?
Osborn si grattò la testa con aria desolata.
– Dorian Gray aveva un quadro che invecchiava al suo posto e che si caricava di tutte le sue ferite.
Cosa avrebbe detto il quadro se avesse potuto giudicare il suo padrone? Devo poter continuare a vivere con le mie ferite senza dover odiare ciò che sono stata.
– Ma …
– Rosa. Accompagna il signore alla porta.