[MI174] Del perdersi

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Traccia delle 16,22: Per un pugno di minuti
[MI174] Del perdersi

Capirai meglio a occhi chiusi.
Questo finii col dirmi, mentre intorno mi si accanivano gli elementi, senza misericordia alcuna. Almeno, ferma e al buio, avrei fatto mente locale un po' meglio.
Sapevo di trovarmi coinvolta, a piedi, in un vortice gelido e sferzante; la pioggia cadeva orizzontale, perché il vento la raggirava e quella non sapeva più cosa si faceva, come immemore di essere sempre scesa dall'alto, in verticale.
La polvere delle strade, anche se uno potrebbe pensare che, bagnata, sia meno irritante, mi faceva comunque lacrimare gli occhi, che coprivo alla bell’e meglio con una sciarpa inadeguata; nel mentre, le mani senza guanti rasentavano la rigidezza livida, reggendo l’ombrello semi distrutto in orizzontale, ossia nello stesso senso della pioggia intortata dal vento.
Avevo anche compiuto un tentativo estremo, ma caduto nel ridicolo. Avevo fermato un vigile per chiedergli aiuto, sulla base del nome del viale principale, l'unico che ricordassi, per cercare la mia auto nelle sue diramazioni. Alla sua richiesta di dirgli di preciso quale strada cercassi, perché quella citata non gli risultava, ero ammutolita e arrossita violentemente, nel rendermi conto che avevo d'un tratto dimenticato anche quel nome. Alla sua domanda: - Da dove viene? - avevo risposto che venivo dai Servizi sociali, ma, al suo sguardo allarmato, avevo precisato subito che prestavo servizio colà, non ne ero ospitata. 
Dopo di che, mi ero allontanata di proposito, e infilata nell'androne di un condominio a raccogliere le idee e il mio acciaccato amor proprio.

Ero partita al mattino dal mio paese, percorrendo una decina di chilometri per arrivare alla nuova sede della Caritas, dove avevo appena cominciato la mia opera di volontariato. Nel paese c'ero stata tante volte in precedenza, ma mai guidando io e di rado in quella zona.
Era la seconda volta che ci andavo da sola, e la ricerca di un parcheggio si era rivelata, come la prima, problematica. Inoltre, ho l'handicap di non avere assolutamente sviluppato il senso di orientamento: avevo letto, su Selezione dal Reader’s Digest, che ciò era stato causato dal non avere gattonato da piccola. So di essere stata infilata in un girello a pochi mesi da genitori indaffarati per tenermi d’occhio con più tranquillità.
Nel primo posteggio, due settimane addietro, avevo segnato le strade su un biglietto: quella di arrivo e le sei o sette vie e viuzze intermedie percorse a piedi per arrivare a destinazione.
Al ritorno, mi era servito. Questa volta, invece, avendo parcheggiato l’auto nello stesso posto, avevo pensato, con sufficienza, di sapermelo ricordare.
Inoltre, pioveva ed ero in ritardo di dieci minuti, e a me scoccia moltissimo fare attendere gli altri.
Ah, la fretta! Come diceva il proverbio? La gatta frettolosa fa i micini ciechi? Eppure, sarebbero bastati pochi minuti in più per segnarmi i nomi delle strade, anche se con le contingenti difficoltà.
Dopo avere prestato servizio per circa due ore, durante le quali sentivo la sferza degli elementi rovesciarsi all'esterno, mi preparai ad uscire.
Travolta da un vento che avevo conosciuto solo a Trieste più forte, mi spingevo due passi avanti e uno indietro verso le mie quattro ruote che, ferme, da qualche parte del paese mi stavano aspettando.
Intanto, la consapevolezza degli errori compiuti all'arrivo si faceva strada nel mio animo, abbattendone la lucidità e l'autostima.
Come detto, avevo memorizzato il nome del viale grande nelle cui stradine irradiate intorno, in una di quelle, avevo di sicuro parcheggiato, largo-circa!
Me meschina! Ancora non mi sovveniva minimamente il nome della strada in questione.
Le vie precedenti si confondevano ai miei occhi. Sapevo di non essere lontana dall’obiettivo, ma ero in uno stato di confusione mentale. La mancanza di chiarezza per il turbine davanti agli occhi non mi aiutava di certo!
Avevo davanti agli occhi strade sbagliate e fuorvianti: strade pazze.
Strade che sbagliavano e ti portavano a sboccare in un corso e ricorso del centro storico. Strade che volevano svoltare solo a destra, perché lì c’era una volta un angolo, dopo la fontana. Strade a senso unico, che lo capivi solo dopo, e che non tornavano mai, fatte di vicoli stretti, chiusi, respingenti. 
Strade che si inerpicavano senza marciapiedi e le auto seguivano i pedoni al loro passo, e prima della cima rallentavano per vedere le figure umane  scendere normalmente piano piano e non di colpo, che vorrebbe dire che la discesa è a rotta di collo per l’uomo e rischio cappottamento per l’auto.
Quel giorno, per quelle vie, i pedoni erano pochi, sconvolti individui: come me.
Gente che aveva dato la precedenza alla fretta invece che al suo opposto, e gli errori di precedenza si pagano sul percorso.

All’improvviso, sentii il suono di un clacson: veniva dall’auto di una mia collega della Caritas. Grata, con un sospiro di sollievo, salii in macchina e già quel gesto mi fece riprendere le mie facoltà mentali, almeno in parte. Le spiegai il mio problema e cominciammo a girare per la ricerca. Era tutta un’altra cosa farla dal calore di un abitacolo. Ma niente, la mia Citroen non si riusciva a trovare.
In preda all’imbarazzo, e per non far perdere ulteriore tempo alla gentile signora, le dissi che sarei entrata in un bar per scaldarmi e per chiamare mio marito.
Per colmo di sfortuna, quella mattina avevo anche lasciato il mio cellulare a casa.
Eravamo ancora dentro alla sua auto, e lei mi disse di usare il suo per chiamare e così feci.
- Pino, ciao, non trovo più la mia macchina, qui c’è una furia di pioggia e vento che impediscono quasi la visuale. Non so più come fare. Vieni a prendermi, sono al Bar Sport in via…  fammi vedere … Via Roma 57.  Entrerò lì a aspettarti. Mi ha accompagnato una conoscente e mi ha imprestato il telefono. - in tono convulso e agitato, tanto che la sua risata mi sorprese:
- Ma sei arrivata lì con la mia Ford! Ma possibile che sei così fulminata?! -
Ora ricordavo: la mia Citroen era dall’elettrauto per problemi al motorino di avviamento. Lui non aveva modo di raggiungermi e io avevo cercato la targa sbagliata.
La mia amica Giuliana (ormai l'avevo legittimamente promossa di ruolo) mi fece segno di passarle l'apparecchio. La sentii dire più o meno questo concetto:
- Stia tranquillo: rifacciamo il percorso cercando l'altra auto. La richiamiamo per aggiornarci. - Io avevo la faccia tra le mani, anche per non vedere i proiettili di cartacce, foglie e pietrisco contro il parabrezza. Giuliana mi stava chiedendo di che colore fosse la Ford di mio marito. Verde scuro, e no, non ne sapevo la targa. Ricominciammo a ritroso la stessa ricerca, con la nuova identità del mezzo cercato, lei intenta a guidare, io saettando lo sguardo a destra e a sinistra delle stradine che incrociavamo. Ci avevo messo venti minuti a piedi, quindi il raggio d'azione potevamo delimitarlo largo-circa con la giusta approssimazione; altro fattore positivo, Giuliana era del posto.

Alla fine, era l'una,  ma a me sembrava essere il tardo pomeriggio, largo-circa, metti fors'anche le 16,22,  per il tempo che si era dilatato, mentre la mia smania di fretta del mattino era sfumata in un'attesa fuori dal tempo e in uno spazio estraneo e ostile. 
Un'altra lezione utile da incamerare. Ad maiora.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI174] Del perdersi

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Ciao @Poeta Zaza,
eccomi qui dopo aver letto il tuo racconto.
Come sempre riesci a descrivere egregiamente situazioni ed emozioni, permettendomi di vedere ciò che scrivi.
Devo dire che più del tema fretta, comunque presente come causa e come svolta, nella lettura si percepisce un senso di affanno, un'apnea particolarmente presente nella parte in solitudine della protagonista, che esalta la vicinanza, la solidarietà risolutiva che segue.
Alcune mie note:
Poeta Zaza ha scritto: avevo letto, su Selezione dal Reader’s Digest, che ciò era stato causato dal non avere gattonato da piccola
Curiosa questa chicca.

Poeta Zaza ha scritto: largo-circa
Come mai hai usato questa "unità di misura"? Mi incuriosisce e disturba in egual modo.

Poeta Zaza ha scritto: colà
Poeta Zaza ha scritto: Me meschina! Ancora non mi sovveniva
Questi termini li trovo troppo antiquati, dopo il marito la definisce "fulminata", che è un termine moderno. Sembrano infilati a forza nella sede sbagliata.
Poeta Zaza ha scritto: in tono convulso e agitato, tanto che la sua risata mi sorprese
"In tono convulso e agitato" lo metterei prima del dialogo, dopo lascerei solo "la sua risata mi sorprese".
Poeta Zaza ha scritto: Alla fine, era l'una,  ma a me sembrava essere il tardo pomeriggio, largo-circa, metti fors'anche le 16,22,
Troppo arzigogolato per me; avrei preferito un più semplice: "Alla fine, era l'una, ma a me sembrava fossero passate ore,"

In generale un racconto che si fa leggere, con dei punti che fanno sorridere.
<3

Re: [MI174] Del perdersi

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Modea72 ha scritto: Ciao @Poeta Zaza,
eccomi qui dopo aver letto il tuo racconto.
Come sempre riesci a descrivere egregiamente situazioni ed emozioni, permettendomi di vedere ciò che scrivi.
Devo dire che più del tema fretta, comunque presente come causa e come svolta, nella lettura si percepisce un senso di affanno, un'apnea particolarmente presente nella parte in solitudine della protagonista, che esalta la vicinanza, la solidarietà risolutiva che segue.
Grazie del tuo intervento, molto gradito assieme alle tue note, @Modea72  :flower:
Modea72 ha scritto: Come mai hai usato questa "unità di misura"? Mi incuriosisce e disturba in egual modo.
Per ripeterla anche nel finale, usando l'orario strambo indicato da @Adriano Strinati  per ridere.  :asd:
Modea72 ha scritto: Questi termini li trovo troppo antiquati, dopo il marito la definisce "fulminata", che è un termine moderno. Sembrano infilati a forza nella sede sbagliata.
Hai ragione, però io scrivo con termini desueti, mentre mio marito parla proprio così.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI174] Del perdersi

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Ciao @Poeta Zaza. Eccomi a te.
Il racconto sembra la descrizione di uno di quei momenti imbarazzanti in cui chiunque di noi si è trovato almeno una volta nella vita. Il senso di stordimento e di inadeguatezza sono ben rappresentati.
Ciò che secondo me è migliorabile nel testo riguarda quelle parti che ho trovato un po' troppo involute.
Poeta Zaza ha scritto: Sapevo di trovarmi coinvolta, a piedi, in un vortice gelido e sferzante; la pioggia cadeva orizzontale, perché il vento la raggirava e quella non sapeva più cosa si faceva, come immemore di essere sempre scesa dall'alto, in verticale.
Perché "Sapevo"? La tua protagonista c'era dentro fino al collo. Potrei suggerire:
"Mi trovavo sola, a piedi, in un vortice gelido e sferzante di pioggia che cadeva orizzontale. Il vento ..."
Poeta Zaza ha scritto: La polvere delle strade, anche se uno potrebbe pensare che, bagnata, sia meno irritante,
In effetti se piove così a dirotto è difficile che il problema sia la polvere. Con il vento certamente lo è.
La frase che hai utilizzato: "anche se uno potrebbe pensare che, bagnata, sia meno irritante," sembra una sorta di excusatio non petita per non essere riuscita a dare un'immagine chiara della scena.
Anche qui potrei proporre:
"La polvere delle strade che il vento riusciva ancora a sollevare nonostante la pioggia ..."
Poeta Zaza ha scritto: Avevo anche compiuto un tentativo estremo, ma caduto nel ridicolo. Avevo fermato un vigile per chiedergli aiuto, sulla base del nome del viale principale, l'unico che ricordassi, per cercare la mia auto nelle sue diramazioni.
Solo arrivati a questo punto sveli che il vero problema è quello di ritrovare l'auto. A mio modo di vedere, tutto sarebbe risultato più chiaro se questa informazione fosse arrivata fin dall'inizio. Tipo:
"Dove cavolo ho parcheggiato la macchina. Ok, calma. Chiudi gli occhi e capirai meglio."
Mi viene da fare un'altra osservazione.
Se io racconto una cosa che mi sta capitando, o che mi è capitata ieri, o che mi è capitata un anno fa, non è la stessa cosa.
Nell'incipit sembra che tu abbia scelto un registro attuale, smentito subito però dal passato remoto. Le sensazioni che comunque evochi all'inizio sembrano riferite a un evento recente, mentre altre considerazioni, come ad esempio i proverbi, si adattano meglio a un ricordo del passato.
In questo caso non si tratta di "errori", ma di questioni legate allo stile che si sceglie. E' vero però che anche il lettore ha un'attenzione diversa se sta assistendo direttamente a una scena, se qualcuno gli racconta quello che è appena successo o, se davanti a un buon bicchiere si rievocano cose del passato.
Spero di esserti stato utile e alla prossima.

Re: [MI174] Del perdersi

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Poeta Zaza ha scritto: Avevo anche compiuto un tentativo estremo, ma caduto nel ridicolo. Avevo fermato un vigile per chiedergli aiuto, sulla base del nome del viale principale, l'unico che ricordassi, per cercare la mia auto nelle sue diramazioni.
Poldo ha scritto: Solo arrivati a questo punto sveli che il vero problema è quello di ritrovare l'auto. 
Ma è solo l'ottava riga! E prima pensavo andasse bene il lasciare un po' di suspense nel lettore...
Poldo ha scritto: Il racconto sembra la descrizione di uno di quei momenti imbarazzanti in cui chiunque di noi si è trovato almeno una volta nella vita. Il senso di stordimento e di inadeguatezza sono ben rappresentati.
Grazie @Poldo!
Poldo ha scritto: Ciò che secondo me è migliorabile nel testo riguarda quelle parti che ho trovato un po' troppo involute.
Mi sei stato utile in diversi punti.  :si:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI174] Del perdersi

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@Poeta Zaza

Ciao, Zaza! Secondo me, questo è in assoluto il tuo miglior racconto, e ti spiego perché. Mi è capitato più volte di scrivere che i tuoi testi hanno (a mio parere, ovvio) un che di convulso, una frenesia inspiegabile che causa una specie di contrazione degli eventi, per cui, a volte, si ha l'impressione di aver letto non un racconto, ma il riassunto di un racconto. 
Ebbene: sarà forse perché la traccia era per l'appunto sulla "fretta", o perché sono ottimamente rappresentate le unità aristoteliche di tempo, luogo e azione, il risultato a mio avviso è soddisfacente. Non disturba neppure il tuo lessico, in molte occorrenze desueto; anzi, devo dire che si combina in modo perfetto con gli eventi narrati.
Ringraziandoti per la lettura, ti lascio qualche piccola notazione.
Poeta Zaza ha scritto: dom set 18, 2022 5:13 pmEro partita al mattino dal mio paese, percorrendo una decina di chilometri per arrivare alla nuova sede della Caritas, dove avevo appena cominciato la mia opera di volontariato. Nel paese c'ero stata tante volte in precedenza, ma mai guidando io e di rado in quella zona.
La ripetizione del termine "paese" può dar luogo a equivoci.
Poeta Zaza ha scritto: dom set 18, 2022 5:13 pmlargo-circa!
Cosa intendi? Ricorre altre due volte.
Poeta Zaza ha scritto: dom set 18, 2022 5:13 pmLa mancanza di chiarezza per il turbine davanti agli occhi non mi aiutava di certo!
Avevo davanti agli occhi strade sbagliate e fuorvianti: strade pazze.
Non so se la ripetizione è cercata.
Poeta Zaza ha scritto: dom set 18, 2022 5:13 pmStrade che sbagliavano
Notevole. La personificazione (la bella figura retorica chiamata "prosopopea") delle strade dà al racconto un senso di profondità e ironia insieme.
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Re: [MI174] Del perdersi

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Ippolita ha scritto: Ciao, Zaza! Secondo me, questo è in assoluto il tuo miglior racconto, e ti spiego perché. Mi è capitato più volte di scrivere che i tuoi testi hanno (a mio parere, ovvio) un che di convulso, una frenesia inspiegabile che causa una specie di contrazione degli eventi, per cui, a volte, si ha l'impressione di aver letto non un racconto, ma il riassunto di un racconto. 
Ti ringrazio ma forse non li hai letti tutti; io credo di averne scritti di migliori. Diciamo però che mi sono focalizzata sulla fretta come causa di guai, vissuta sulla mia pelle, e allora il racconto scorre con naturalezza maggiore.  :si:

Ti ringrazio per le giuste note che incamero volentieri; per il largo-circa ti rimando alla mia risposta a @Modea72.

Grazie, cara @Ippolita :flower:
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Re: [MI174] Del perdersi

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Mia carissima @Poeta Zaza 

Il racconto è molto gustoso e coinvolgente.

Coinvolgente soprattutto per uno come me che dire che vivo (per certe cose) con la testa tra le nuvole è dir poco.
Senza andare in località sconosciute, mi è accaduto numerose volte, sotto casa, di aver scordato dove avevo parcheggiato l’auto, quindi di puntare magari in un luogo preciso di cui avevo memoria, per scoprire che la memoria era fallace.
L’auto regolarmente non era lì, e il ricordo era di un parcheggio effettuato magari alcuni giorni prima.
In una di queste ricerche forsennate, una volta ho anche dubitato che mi avessero rubato il mezzo.

Trovo assai realistico e scritto in maniera efficace ciò che concerne la situazione ambientale funestata dal mezzo uragano.
Anche qui ho trovato un elemento di forte pertinenza, nel fatto che su certi soggetti (tipo me) le condizioni avverse del tempo possono creare un disagio orientativo, compromettendo la capacità di concentrarsi a esempio in una ricerca mnemonica (ricordare il nome o il numero di una via è impresa epica)

Perfetto in tutto questo anche gli ulteriori disagi accessori che in casi come questo contribuiscono a creare una situazione di caos mentale: es. la dimenticanza di aver usato una macchina diversa, o d’aver lasciato a casa il cellulare.
Credo che tali fenomeni accadono prevalentemente ai sognatori ad occhi aperti:
quando inizio i miei film mentali (anche solo per scrivere un racconto) mi estraneo dalla realtà, viaggio col pilota automatico, che però tanto automatico non è, poiché una volta tornando col treno a casa da una trasferta, mi sono trovato sul convoglio che andava dalla parte opposta.
Mia moglie non crede che io sia un “sognatore”, ma solo che sia gravemente rincoglionito.

Racconto molto gradevole e di grande realismo,
Complimenti mia diletta.  <3

Re: [MI174] Del perdersi

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Adel J. Pellitteri ha scritto: @Poeta Zaza un giorno di straordinaria... amnesia. Sapessi quanto mi sono immedesimata. La mia memoria fa acqua da tutte le parti, tanto che mi definisco un'adolescente sbadata  :D .
Il racconto dà bene l'idea dell'ansia e della fretta...,  arriva al lettore corredato di immagini e sensazioni. Brava  (y)
Grazie del tuo parere positivo, cara @Adel J. Pellitteri   

:flower:
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