Tomato Soup
Posted: Fri Jan 08, 2021 8:49 am
Empedocle Gambetta, di delitti e ammazzamenti niente sapeva e niente voleva sapere. Tenersene alla larga, questo sì, che la vita era già complicata di suo senza bisogno di metterci le mani. E d'altra parte, vai a sapere il come e il perché qualcuno fa qualcosa, si fa presto a puntare il dito e magari mettere in mezzo un innocente.
Sì, amava la discrezione. E questo faceva di lui una brava persona. Chiunque avrebbe potuto confermarlo.
Per questo, in stazione, trovò assolutamente fuori luogo tutto quel trambusto. La donna specialmente. Volendo anche di bell'aspetto, avesse avuto solo la decenza di non alzare la voce a quel modo.
«Sei un imbecille! Ti avevo detto l'altra valigia. Te l'avevo detto sì o no?»
«Sì, me l'avevi detto.»
«E allora perché il borsone? Eh, perché?» Sbraitava, lo strattonava. E più lui taceva, più lei abbaiava forte.
Per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto aver a che fare con quella gente.
«Il Rapido delle 19.45 è in partenza dal binario dodici.»
Invece la vita certe volte sembra farlo per dispetto. Stesso treno, stesso vagone. Esattamente i posti di fronte al suo.
Si concentrò sul giornale, ma sentiva addosso lo sguardo di lei. Lo stava misurando.
Alla fine, bontà sua, decise che era degno. Di sedere lì e, più in generale, di stare al mondo.
«Noi lo prendiamo spesso questo treno.»
Empedocle abbassò un poco il foglio e produsse un accenno di sorriso.
«Non che non si abbia la possibilità di spostarci in macchina, s'immagini, noi BMW o niente.» lanciò un'occhiataccia all'uomo che le sedeva accanto « Ma non c'è verso: mi sbaglia le strade, confonde la destra con la sinistra. Che poi, dico io, fare l'autista non è mica roba da geni, no? Lei guida?»
Empedocle aprì la bocca per rispondere.
«Fa bene. Meglio il treno. Specie se si è devastati come noi. Capirà, tre giorni di convegno, sa quello di 'Azione&Aiuto', ne ha parlato anche il Tg. Non che mi lamenti, per carità, certe cose si fanno col cuore. Povera gente, del tutto incapace di provvedere a se stessa. Altrimenti non sarebbero in quelle condizioni, non crede? » un'occhiata fuori e una all'orologio « Quasi le otto. C'è tutto il tempo. Abbiamo un tavolo al vagone ristorante. Lei cena?» Empedocle scosse la testa. «Benissimo, allora mangeremo insieme.» Mai, piuttosto l'inedia «Capotreno!» urlò lei col braccio alzato «Abbiamo una prenotazione da modificare.»
L'uomo si avvicinò « Nome?»
In quel momento uno scossone, un rombo forte, l'urlo del treno che volava sul binario accanto. Svah, svah, svah. La donna che gesticolava col capotreno. Empedocle che tentava di intervenire. L'altro, che lo guardava rassegnato. E il rumore. Il rumore che copriva ogni cosa.
Quando tornò la calma il danno era fatto «Tutto a posto. Tavolo per tre.» fece lei afferrando la borsa.
Certe cose accadono perché devono accadere. Così quella disgrazia di donna. E ovviamente il cagnetto. Donne così ne hanno sempre uno. All'inizio non lo noti perché lo tengono in borsa. Ma prima o poi salta fuori. Creaturina sventurata, tutta fiocchetti e cappottini. E scintille di rancore, che poi diventano ringhio e alla fine verso acuto, metà squittio e metà latrato.
Saltò sul tavolo, girellò tra i bicchieri e risolse di mettere il sedere sul piatto di lui.
«Amorino della mamma!» cinguettò lei e poi all'uomo: «Ha sete, non lo vedi? O devo pensare a tutto io?»
L'animale fissava Empedocle con un ghignetto sui dentini aguzzi, casomai avesse avuto anche solo l'idea di allungare una mano.
L'uomo inforcò gli occhiali e cominciò a leggere il menù «Vorrei...»
« Vorrebbe! Lui vorrebbe!» fece lei ridendo « Mai fatta una scelta in vita sua. Tranne sposarmi. Per soldi, ovviamente, che tanto vanno tutti al canile. Non ne vedi nemmeno uno, capito Cretinetti?»
« Una Tomato Soup.»
« E adesso che sarebbe questa novità?»
Il cameriere si avvicinò «Ottima scelta, signore.»
«Ma che sciocchezza!» fece lei « Non dia retta. Paillard e insalata. Ha sempre preso quello. Per me invece...»
«Tomato Soup.» fece lui richiudendo il menù.
Lei lo fulminò con lo sguardo.
«E per la signora?» chiese il cameriere.
«Sogliola bollita e fagiolini al vapore. Al vapore, capisce? Non sfatti come se ci avesse camminato sopra.»
«Certo, signora. Il cuoco non ha questa abitudine.»
« Per il mio tesorino invece» disse baciando il muso del cagnetto « Polpettine al sugo. Vero che ti piacciono tanto?» il cagnetto le passò la lingua in faccia« Oh le polpettine buone!Sì, sì!»
Quando ebbe finito di farsi slinguazzare lo riposò sul tavolo «I cani, loro danno soddisfazioni. Non i mariti. Lei è sposato?» Empedocle non tentò nemmeno di rispondere «Ecco, bravo, non lo faccia.»
Il treno volava sui binari. Il cagnetto pascolava sul tavolo. Il marito si gustava la sua Tomato Soup. E lei Parlava. Parlava. Un fiume di banalità. Empedocle si chiedeva cosa avesse fatto di male per meritare quello strazio. E quell'uomo. Perché sopportava senza reagire?
Dominare, essere dominati. Estremamente piacevole, lo sapeva bene. Ma quello era solo una copia grossolana. Garbo, gentilezza invece, solo così un buon colpo di frusta diventa un regalo. Niente a che vedere con la brutalità, che è volgare. Piuttosto con il gioco, che ha le sue regole. Un gioco senza regole non ha senso. Non diverte. Ma soprattutto non dà piacere. E il piacere è sempre e comunque una cosa seria. E merita rispetto.
Per questo si sobbarcava quei viaggi. Una volta al mese. Con le persone giuste. Fosse stato per lui, anche tutte le settimane. Ma ci voleva tempo per riprendersi. E far sparire i segni. Deliziosi, certo, ma difficili da spiegare, siamai per qualche motivo fosse dovuto andare in Pronto Soccorso.
La donna parlava. Il cagnetto si era rintanato a dormire nella borsa. L'uomo stava finendo la sua Tomato Soup.
All'improvviso uno scossone. Un rombo forte. L'urlo del treno che volava sul binario accanto. Svah, svah, svah. E la mano di lui, con il cucchiaio, che urtava il fianco della donna «Ma stai attento, imbecille!» la macchia rossa che si allargava sulla stoffa.
«I signori ordinano altro?» fece il cameriere barcollando compunto.
« No.» disse lei.
«Sì.» disse lui «Vorrei un frutto. Una mela.»
«La frutta, ma sentilo! Non t'è mai piaciuta la frutta.»
«Mi piace sbucciarla.» disse lui con un sorriso strano « Tagliarla a spicchi e mangiarli con la forchettina. Uno alla volta.» La fissava e, per un attimo, Empedocle vide accendersi quella scintilla. La stessa del cagnetto. Vide le sue labbra aprirsi in un sorriso e scoprire una fila di dentini aguzzi. Come quelli del cagnetto.
Arrivò la mela. Coltello e forchettina.
Arrivò uno scossone. Un rombo forte. L'urlo del treno che volava sul binario accanto. Svah, svah, svah. E dopo, un silenzio strano.
Il cagnetto guaiva. In piedi, con le zampette poggiate sul fianco di lei. Che finalmente taceva. La testa reclinata sul petto, gli occhi chiusi. La chiazza sul vestito. Un po' più rossa, bagnata. E con un taglio in mezzo.
L'uomo mangiò l'ultimo spicchio di mela e poggiò le posate sulle bucce. Bucce rosse. Come la lama del coltello. Come il gocciolio che si allargava nel piatto. Frutta sugosa. La più dolce.
« La signora... si è addormentata.» disse Empedocle.
L'uomo annuì. Riapparve il sorriso strano. Riapparvero i dentini.
«Se mi vuole scusare.» Empedocle si alzò. Nessuno lo avrebbe trattenuto. Era libero. Di tornarsene al suo posto. Di finire di leggere il giornale. Di prendere la sua valigia e scendere.
Sulla banchina della stazione vide l'ambulanza e gli infermieri con la barella. Li vide salire e poco dopo riscendere. Vide un corpo con un telo sopra. E l'uomo scendere due vagoni più avanti. Lo vide fermarsi e fissarlo. Vide quel gesto. Con il dito verticale sulle labbra.
Lo guardò allontanarsi dalla parte opposta.
Prese la valigia e si avviò.
Empedocle Gambetta, di delitti e ammazzamenti niente sapeva e niente voleva sapere.
Se non altro per discrezione. Vai a sapere il come e il perché qualcuno fa qualcosa.
E questo faceva di lui una brava persona.
Chiunque avrebbe potuto confermarlo.
Sì, amava la discrezione. E questo faceva di lui una brava persona. Chiunque avrebbe potuto confermarlo.
Per questo, in stazione, trovò assolutamente fuori luogo tutto quel trambusto. La donna specialmente. Volendo anche di bell'aspetto, avesse avuto solo la decenza di non alzare la voce a quel modo.
«Sei un imbecille! Ti avevo detto l'altra valigia. Te l'avevo detto sì o no?»
«Sì, me l'avevi detto.»
«E allora perché il borsone? Eh, perché?» Sbraitava, lo strattonava. E più lui taceva, più lei abbaiava forte.
Per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto aver a che fare con quella gente.
«Il Rapido delle 19.45 è in partenza dal binario dodici.»
Invece la vita certe volte sembra farlo per dispetto. Stesso treno, stesso vagone. Esattamente i posti di fronte al suo.
Si concentrò sul giornale, ma sentiva addosso lo sguardo di lei. Lo stava misurando.
Alla fine, bontà sua, decise che era degno. Di sedere lì e, più in generale, di stare al mondo.
«Noi lo prendiamo spesso questo treno.»
Empedocle abbassò un poco il foglio e produsse un accenno di sorriso.
«Non che non si abbia la possibilità di spostarci in macchina, s'immagini, noi BMW o niente.» lanciò un'occhiataccia all'uomo che le sedeva accanto « Ma non c'è verso: mi sbaglia le strade, confonde la destra con la sinistra. Che poi, dico io, fare l'autista non è mica roba da geni, no? Lei guida?»
Empedocle aprì la bocca per rispondere.
«Fa bene. Meglio il treno. Specie se si è devastati come noi. Capirà, tre giorni di convegno, sa quello di 'Azione&Aiuto', ne ha parlato anche il Tg. Non che mi lamenti, per carità, certe cose si fanno col cuore. Povera gente, del tutto incapace di provvedere a se stessa. Altrimenti non sarebbero in quelle condizioni, non crede? » un'occhiata fuori e una all'orologio « Quasi le otto. C'è tutto il tempo. Abbiamo un tavolo al vagone ristorante. Lei cena?» Empedocle scosse la testa. «Benissimo, allora mangeremo insieme.» Mai, piuttosto l'inedia «Capotreno!» urlò lei col braccio alzato «Abbiamo una prenotazione da modificare.»
L'uomo si avvicinò « Nome?»
In quel momento uno scossone, un rombo forte, l'urlo del treno che volava sul binario accanto. Svah, svah, svah. La donna che gesticolava col capotreno. Empedocle che tentava di intervenire. L'altro, che lo guardava rassegnato. E il rumore. Il rumore che copriva ogni cosa.
Quando tornò la calma il danno era fatto «Tutto a posto. Tavolo per tre.» fece lei afferrando la borsa.
Certe cose accadono perché devono accadere. Così quella disgrazia di donna. E ovviamente il cagnetto. Donne così ne hanno sempre uno. All'inizio non lo noti perché lo tengono in borsa. Ma prima o poi salta fuori. Creaturina sventurata, tutta fiocchetti e cappottini. E scintille di rancore, che poi diventano ringhio e alla fine verso acuto, metà squittio e metà latrato.
Saltò sul tavolo, girellò tra i bicchieri e risolse di mettere il sedere sul piatto di lui.
«Amorino della mamma!» cinguettò lei e poi all'uomo: «Ha sete, non lo vedi? O devo pensare a tutto io?»
L'animale fissava Empedocle con un ghignetto sui dentini aguzzi, casomai avesse avuto anche solo l'idea di allungare una mano.
L'uomo inforcò gli occhiali e cominciò a leggere il menù «Vorrei...»
« Vorrebbe! Lui vorrebbe!» fece lei ridendo « Mai fatta una scelta in vita sua. Tranne sposarmi. Per soldi, ovviamente, che tanto vanno tutti al canile. Non ne vedi nemmeno uno, capito Cretinetti?»
« Una Tomato Soup.»
« E adesso che sarebbe questa novità?»
Il cameriere si avvicinò «Ottima scelta, signore.»
«Ma che sciocchezza!» fece lei « Non dia retta. Paillard e insalata. Ha sempre preso quello. Per me invece...»
«Tomato Soup.» fece lui richiudendo il menù.
Lei lo fulminò con lo sguardo.
«E per la signora?» chiese il cameriere.
«Sogliola bollita e fagiolini al vapore. Al vapore, capisce? Non sfatti come se ci avesse camminato sopra.»
«Certo, signora. Il cuoco non ha questa abitudine.»
« Per il mio tesorino invece» disse baciando il muso del cagnetto « Polpettine al sugo. Vero che ti piacciono tanto?» il cagnetto le passò la lingua in faccia« Oh le polpettine buone!Sì, sì!»
Quando ebbe finito di farsi slinguazzare lo riposò sul tavolo «I cani, loro danno soddisfazioni. Non i mariti. Lei è sposato?» Empedocle non tentò nemmeno di rispondere «Ecco, bravo, non lo faccia.»
Il treno volava sui binari. Il cagnetto pascolava sul tavolo. Il marito si gustava la sua Tomato Soup. E lei Parlava. Parlava. Un fiume di banalità. Empedocle si chiedeva cosa avesse fatto di male per meritare quello strazio. E quell'uomo. Perché sopportava senza reagire?
Dominare, essere dominati. Estremamente piacevole, lo sapeva bene. Ma quello era solo una copia grossolana. Garbo, gentilezza invece, solo così un buon colpo di frusta diventa un regalo. Niente a che vedere con la brutalità, che è volgare. Piuttosto con il gioco, che ha le sue regole. Un gioco senza regole non ha senso. Non diverte. Ma soprattutto non dà piacere. E il piacere è sempre e comunque una cosa seria. E merita rispetto.
Per questo si sobbarcava quei viaggi. Una volta al mese. Con le persone giuste. Fosse stato per lui, anche tutte le settimane. Ma ci voleva tempo per riprendersi. E far sparire i segni. Deliziosi, certo, ma difficili da spiegare, siamai per qualche motivo fosse dovuto andare in Pronto Soccorso.
La donna parlava. Il cagnetto si era rintanato a dormire nella borsa. L'uomo stava finendo la sua Tomato Soup.
All'improvviso uno scossone. Un rombo forte. L'urlo del treno che volava sul binario accanto. Svah, svah, svah. E la mano di lui, con il cucchiaio, che urtava il fianco della donna «Ma stai attento, imbecille!» la macchia rossa che si allargava sulla stoffa.
«I signori ordinano altro?» fece il cameriere barcollando compunto.
« No.» disse lei.
«Sì.» disse lui «Vorrei un frutto. Una mela.»
«La frutta, ma sentilo! Non t'è mai piaciuta la frutta.»
«Mi piace sbucciarla.» disse lui con un sorriso strano « Tagliarla a spicchi e mangiarli con la forchettina. Uno alla volta.» La fissava e, per un attimo, Empedocle vide accendersi quella scintilla. La stessa del cagnetto. Vide le sue labbra aprirsi in un sorriso e scoprire una fila di dentini aguzzi. Come quelli del cagnetto.
Arrivò la mela. Coltello e forchettina.
Arrivò uno scossone. Un rombo forte. L'urlo del treno che volava sul binario accanto. Svah, svah, svah. E dopo, un silenzio strano.
Il cagnetto guaiva. In piedi, con le zampette poggiate sul fianco di lei. Che finalmente taceva. La testa reclinata sul petto, gli occhi chiusi. La chiazza sul vestito. Un po' più rossa, bagnata. E con un taglio in mezzo.
L'uomo mangiò l'ultimo spicchio di mela e poggiò le posate sulle bucce. Bucce rosse. Come la lama del coltello. Come il gocciolio che si allargava nel piatto. Frutta sugosa. La più dolce.
« La signora... si è addormentata.» disse Empedocle.
L'uomo annuì. Riapparve il sorriso strano. Riapparvero i dentini.
«Se mi vuole scusare.» Empedocle si alzò. Nessuno lo avrebbe trattenuto. Era libero. Di tornarsene al suo posto. Di finire di leggere il giornale. Di prendere la sua valigia e scendere.
Sulla banchina della stazione vide l'ambulanza e gli infermieri con la barella. Li vide salire e poco dopo riscendere. Vide un corpo con un telo sopra. E l'uomo scendere due vagoni più avanti. Lo vide fermarsi e fissarlo. Vide quel gesto. Con il dito verticale sulle labbra.
Lo guardò allontanarsi dalla parte opposta.
Prese la valigia e si avviò.
Empedocle Gambetta, di delitti e ammazzamenti niente sapeva e niente voleva sapere.
Se non altro per discrezione. Vai a sapere il come e il perché qualcuno fa qualcosa.
E questo faceva di lui una brava persona.
Chiunque avrebbe potuto confermarlo.