Piccole riparazioni

1
L'uomo uscì dal portone di via degli Orti 54. Si girò a guardare le finestre della villetta che finalmente era casa sua. Gli era sempre piaciuta, specie il giardino. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per averla. Anche buttare fuori mammina cara, che tanto lì o all'ospizio, rincretinita com'era, sarebbe stato uguale.
Via degli Orti 54, anche il nome della strada suonava bene.
Si avvicinò all'auto parcheggiata «Spostati, non mi fido di come guidi.»
«Commissario, le ricordo che ho fatto il corso di Guida Veloce. Ero il primo del corso.»
«Non mi fido lo stesso.»
L'auto si inerpicò per i tornanti, raggiunse la cima e ridiscese verso la spianata.
«Ragguagliami.»
«Che?»
«Dimmi che è successo.»
«Ah, sì. Il titolare del bar di via del Campo Grande 29, all'incrocio con la statale. Decapitato dalla saracinesca. L'ha trovato Ninetta quando è andata per aprire.»
«Ninetta chi, la zoccola?»
«Scusi, perché zoccola?»
«Biondo platino, tette e culo al vento, dici che il principale t'ha stuprato, il giorno dopo ritiri la denuncia, rimani lì a servire ai tavoli e ti compri la macchina nuova. Zoccola.»
«Ah, ecco.»
«Il medico legale, la Scientifica?»
«Sono già tutti lì.»
L'uomo guidava con la fronte aggrottata «Certo che non si vive più. Una volta non era così. Due, massimo tre furtarelli al mese, roba da ragazzini. Poi sono arrivati quelli.»
«Quelli chi?»
«I negri, ovvio. Che, guarda caso, ci sono sempre in mezzo. Come alla polleria di Antonio»
«Quindici giorni fa, Contrada Barbacane 117. Non c'ho dormito tre giorni.»
«Perché sei una mezza sega.» All'improvviso un gatto. Un colpo sordo.
«Commissario, l'ha preso in pieno!»
«Peggio per lui. Vai a far del bene alla merda, ci rimetti sempre.»
«Far del bene?»
«Dodici ne faceva lavorare, vitto e alloggio compreso!»
«Oddio, alloggio magari... dormivano con i polli.»
«Comunque sotto un tetto e tre pasti al giorno, che se li sognano a casa loro!»
«Era mangime.»
«Però quanto ne volevano, e tutta roba genuina. Ma i signorini no, non erano contenti! Te lo ricordi?»
«Eh sì. Un incendio così non s'era mai visto.»
«Cause accidentali. Cazzate! L'impianto l'aveva fatto revisionare il giorno prima. Era a posto, solo qualche piccola riparazione.»
«E allora?»
«Sono stati loro.»
«Loro chi?»
«I negri!»
«Ah, ecco.»
«Perché quelli c'hanno il come si chiama... il vudù! E io ne ho visti di incendi. Non resta niente. Solo carcasse rinsecchite. Invece Antonio era intero, l'hai visto pure tu, dritto in piedi, con le palle degli occhi che gli pendevano fuori dalle orbite e la lingua...»
«Scusi, potrebbe fermarsi un momento?»
«Che c'è? Non stai bene?»
«Credo... credo di stare per...»
«Piantala! Respira fondo.»
«Non credo...»
«T'ho detto respira!»
«Si fermi, per piacere!» aprì la portiera, si sporse fuori e vomitò « Scusi.» disse pulendosi con un fazzoletto.
«Sei una mezza sega. Nemmeno intera, mezza.»
«Senta, ma non potrebbe essere...»
«Cosa?»
«Guardi, la butto lì, non potrebbe essere che c'è in giro un maniaco, che ne so, una specie di serial killer?»
«Ma sei scemo? Qui a Scatozzo? E che ci viene a fare?»
«Magari non viene da fuori. Magari è uno di qui che è uscito fuori di testa per qualche motivo.»
«Sì, come no! Che una mattina si sveglia e scopre d'essere negro.» disse l'altro ridendo.
«Perché guardi, pure questa faccenda della saracinesca non quadra mica tanto.»
«E certo che non quadra, l'entrata è rettangolare!» disse continuando a ridere.
«Nel senso che c'era un guasto, ma che era stato riparato. La signorina Ninetta...»
«Uh, la signorina Ninetta!»
«Sostiene che il giorno prima era passato un addetto alla manutenzione. Ora, delle due l'una, o quello non sapeva fare il suo lavoro...»
L'altro lo guardò improvvisamente serio «O sapeva farlo molto bene.»


Il furgoncino parcheggiò davanti alla villetta in via dei Glicini 43. Il ragazzo scese, si rassettò la camicia e suonò al citofono.
La donna scostò la tendina e dette un'occhiata «Che vuoi? Non mi serve niente.» gracchiò.
«Sono l'idraulico» disse l'altro ravviandosi il ciuffo.
Uno scatto e la porta si aprì. Piantata sulla soglia, lo squadrava e non accennava a spostarsi.
«Mi ha chiamato lei. Per il water.»
«Mio marito faceva l'idraulico» disse lei risentita «Mio marito, se capisce che intendo» continuava a fissarlo «Ci ho fatto tre figli.»
«Buon per lei.»
«Faccia meno lo spiritoso.»
«Vuole che le aggiusti il water o aspetta suo marito?»
«È morto quindici anni fa.»
«Quindi immagino non sia il caso di aspettarlo.»
«Quelli come lei li prendeva a calci in culo. E faceva bene.»
« Quelli come, scusi?»
«Viziosi contro natura. Anime perverse che corrompono i giovani!»
L'altro sgranò gli occhi divertito.
«Uomini che si congiungono con altri uomini!» alzò un braccio con l'indice inastato e tuonò:«Disonore e vergogna della razza umana, che Dio vi stramaledica!»
«Certo, ma nell'attesa, che facciamo col water?»
Col braccio ancora alzato e la bocca aperta, la donna lo fissava.
«Non vorrei farle pressione, signora, ma con le fognature non c'è da scherzare. Possono anche esplodere e non è una bella cosa.»
Lei abbassò il braccio, chiuse la bocca e si fece da parte «Si dia da fare allora. Prima comincia e prima finisce.»
Due ore dopo, lui si affacciò in soggiorno «Ecco fatto. Sono centoventi euro.»
«Te li puoi scordare.» disse lei continuando a guardare la tv.
«Non credo di aver capito.»
Lei tirò fuori la pistola da sotto un cuscino e gliela puntò contro «E invece hai capito benissimo, brutto frocio schifoso.»
Lui sgranò gli occhi, tese le braccia «Signora, che fa?!»
«Vattene.»
«Ma, signora!» disse arretrando.
«Conto fino a tre. Uno...»
«La prego!»
«Due...»
L'altro si girò, spalancò la porta e corse fuori.
La donna si alzò «In che mondo viviamo!» disse a una foto incorniciata «Avevi proprio ragione, Ernesto: non c'è più la minima decenza.»
Si avviò ciabattando e scoreggiando verso il bagno. Alzò la tavoletta del water, gli dette un'occhiata immusonita, calò le mutande e si mise seduta.
In quel momento, un brontolio sordo, sempre più forte, e insieme una vibrazione «Sarà mica il terremoto?!» pensò cercando un appiglio. Poi nulla. Tese l'orecchio. Niente. Raccattò da terra il giornale, cercò la pagina dell'enigmistica e inforcò gli occhiali «4 verticale: angelo portatore di luce.»
Dal fondo della tazza l'acqua ebbe un fremito.
Un tentacolo rossastro emerse un poco, ondeggiò, si allungò e aderì alla parete di ceramica.
Lentamente ci girò intorno e, disegnando una spirale, prese a salire verso il bordo.
Si gonfiò, si staccò, restò un momento fermo a mezz'aria, poi scattò verso l'ano, trovò l'apertura e ci si tuffò dentro. La donna lanciò un urlo acutissimo. Cominciò ad agitare le braccia, le gambe, a contorcersi come un pupazzo. Il tentacolo, continuava a entrare, a riempirla fino a sollevarla dalla tavoletta, a sbatterla contro le maioliche. E lei a urlare, mentre la carne, i bulbi oculari e la lingua si ritiravano, risucchiati dall'interno.
Alla fine il corpo si afflosciò e restò lì, come un sacco svuotato.
Lentamente il tentacolo scivolò fuori. Strisciò sul mucchio di pelle, sulla stoffa dei vestiti, ondeggiò ancora un poco come annusando l'aria.
Un guizzo improvviso e sparì nell'acqua.
Sul muro, al centro della placca di acciaio, si accese una lucina rossa. Un attimo dopo partì lo sciacquone.

Nel furgoncino parcheggiato fuori, il ragazzo prese il blocco e scorse la lista degli appuntamenti. Contrada Barbacane 117, fatto. Via del Campo Grande 29, fatto. L'indice si fermò su via dei Glicini 43 e con l'unghia acuminata tracciò la spunta. Una piccola fiammella, un brillio, poi solo un segno bruciacchiato.
«Fatto anche questo.» disse sorridendo.
Mise in moto e partì.
Verso via degli Orti 54.
Villetta carina. Anche il nome della strada suonava bene.
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
https://www.facebook.com/profile.php?id=100063556664392
https://emanuelasommi.wixsite.com/manu
Rispondi

Torna a “Racconti”