DFW e un bellissimo pavone azzurro

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 commento
Nel caso a qualcuno dovesse venire in mente che il racconto sia in qualche modo una critica negativa dell'opera di DFW, ebbene tengo a dire che amo tutti i libri di DFW incondizionatamente e in particolar modo IJ   e che questo scritto, cotto e mangiato come si suol dire o come dice la multimilionaria Parodi (Parodi?), vuol essere nel suo piccolo un umile omaggio proprio a lui e alla sua scrittura.

Nel caso a qualcuno dovesse venire in mente che il racconto sia in qualche modo una critica negativa dell'opera di DFW, ebbene tengo a dire che amo tutti i libri di DFW incondizionatamente e in particolar modo IJ  <3 e che questo scritto, cotto e mangiato come si suol dire o come dice la multimilionaria Parodi (Parodi?), vuol essere nel suo piccolo un umile omaggio proprio a lui e alla sua scrittura.
DFW E UN BELLISSIMO PAVONE AZZURRO





Non potete capire. Nessuno può capire, a meno che non ce l’abbia. È come un marchio, qualcosa che ti segna per tutta la vita e che per tutta la vita attirerà l’attenzione degli altri su di te. Ora, qualcuno di voi dirà: bè, che c’è di male? Certo, magari qualcuno si lamenta dell’esatto contrario, cioè del non avere nulla che possa renderlo interessante agli occhi altrui e magari è tutta la vita che soffre per questo, cioè per il fatto che nessuno lo ha mai preso in considerazione e, date le premesse, nessuno mai lo farà. A queste persone io dico due cose: la prima è, innanzitutto non siate così tragici che nella vita non si può mai sapere e poi è probabile, e questa non è la seconda cosa ma una postilla alla prima, è probabile che se nessuno vede in voi qualcosa che valga la pena di guardare, potrebbe anche essere, e sottolineo potrebbe, che voi per primi non riusciate a vedere in voi quello che di buono  magari c’è, anzi sicuramente c’è, ma a cui voi non riuscite a dare la giusta importanza e non perché non vi piaccia – io, sinceramente, non credo sia possibile questo, cioè non piacersi nemmeno un po’ – ma soltanto perché vi state guardando con gli occhi di un altro a cui ovviamente non piacete; la seconda cosa… No, non potete capire, che parlo a fare? Vabbè, la seconda cosa, dicevo, è che non è importante soltanto essere guardati ma anche il motivo per cui si è guardati, perché se il motivo è questa stupida cosa che non ha richiesto da parte mia il minimo sforzo e nemmeno è frutto di una mia qualsivoglia virtù, bè, insomma, mi spiegate perché la cosa dovrebbe gratificarmi? E poi è frustrante, andiamo. 
Provate a immaginare questa situazione, per favore: mettiamo che io, per ipotesi, abbia scritto il saggio del secolo su David Foster Wallace, qualcosa di così illuminante e risolutorio da indurre anche i più riluttanti di voi – intendo riluttanti nei confronti della scrittura di DFW - a correre in libreria e a procurarsi una copia di Infinite Jest – magari dopo aver buttato per rabbia e disperazione la prima che avevano comprato di propria iniziativa - e tuffarcisi dentro con la consapevolezza che per leggere più di mille pagine scritte a muro e più di un centinaio di note scritte in piccolo dovranno sacrificare minimo sei mesi della propria vita. Tra parentesi, conosco gente che ci sta sopra da più tempo di quello impiegato da DFW a scriverlo e non ha ancora finito, comunque sia, mettiamo che io abbia scritto questo argutissimo saggio e che ora sia venuta qui, proprio in questa sala, seduta a questo tavolo, per illustrarvene i passaggi e le riflessioni più significative, e che voi tutti ora pendiate dalle mie labbra in attesa di quelle profondissime intuizioni che la mia mente ha concepito, ma che, non appena io comincio a parlare, da quella porta laggiù entri un bellissimo pavone azzurro che lentamente attraversa la sala. Ora, va dato per assunto, nel quadro complessivo di questa ipotesi, che voi tutti, prima di entrare, abbiate letto un bizzarro quanto perentorio avviso stampato su foglio A4 e affisso alla porta suddetta in cui, a chiare lettere, vi si è raccomandato che se, durante la mia conferenza, dovesse entrare un magnifico pavone azzurro, ebbene in tal caso ognuno di voi è caldamente esortato a non prestarvi la minima attenzione e a continuare a seguire l'esposizione. Ebbene…

Breve pausa per darvi il tempo di elaborare le informazioni.

Fatto?
Ebbene, siate sinceri. Considerando la prevenuta riluttanza che molti di voi nutrono nei confronti dell’opera di DFW, e considerando anche che la mia tesi - trattando di un argomento molto complesso, ovvero la scrittura di DFW -, non potrà essere niente di meno che complessa a sua volta, e considerando inoltre il fatto che nessuno di voi dopo aver letto il cartello ha ben capito perché cazzo non dovrebbe guardare il fottuto pavone, ebbene, quanti di voi, siate sinceri, riusciranno a seguire la mia esposizione e a non guardare l’uccello?

Non pretendo che rispondiate, ma pensateci, non vi chiedo altro, e aggiungo soltanto, per chiudere la questione, che questo bellissimo paio di tette – lo avete pensato, uomini e donne, e quindi ora non negate, per favore -, questo bellissimo paio di tette, dicevo, io non le ho mai volute. Mai! 

Re: DFW e un bellissimo pavone azzurro

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Ciao Bob! 
Ti lascio qualche breve impressione su questo tuo testo, visto che a quanto pare ancora non lo ha commentato nessuno. 
Bob66 ha scritto: bè, che c’è di male?
Grafia scorretta. Si può scrivere be' (con apostrofo, forma apocopata di "bene", oppure beh. Niente accento!
Bob66 ha scritto: No, non potete capire, che parlo a fare?
Non amo molto il narratore che si rivolge direttamente ai lettori, se non in casi particolari. Lo trovo piuttosto invadente e preferisco un punto di vista più neutro.
Bob66 ha scritto: Provate a immaginare questa situazione, per favore:
Idem come sopra. 
Bob66 ha scritto: avviso stampato su foglio A4 e affisso alla porta suddetta in cui,
Qui sinceramente c'è un problema: passano troppe informazioni da quando menzioni la porta per la prima volta a quando la riprendi con "suddetta". A una prima lettura mi sono chiesta 
"Aspetta, di quale porta sta parlando che non mi ricordo?", e sono dovuta tornare indietro a leggere.
Bob66 ha scritto: aggiungo soltanto, per chiudere la questione, che questo bellissimo paio di tette – lo avete pensato, uomini e donne, e quindi ora non negate, per favore -, questo bellissimo paio di tette, dicevo, io non le ho mai volute. Mai!
Questa conclusione mi ha spiazzata, devo essere sincera. Mi ha strappato un sorriso, è vero, ma non sono mica sicura di averla capita. Già non riuscivo a capire dove volessi andare a parare con tutto quel lungo discorso su David Foster Wallace e sul pavone, con questo finale mi hai confusa ancora di più. 

Cosa significa questo parallelismo tra il pavone e le tette? 
Sta a significare che la donna "narratrice" di questo racconto viene considerata solamente per il suo seno prosperoso?
Che, anche se dicesse cose molto profonde, complesse e intelligenti nessuno ci farebbe caso perché tutti, uomini e donne che siano, noterebbero solo le sue tette?
Okay ma a che scopo la protagonista ci dice questo? Non ci è dato saperlo.
Sai cosa? Dal tono del racconto sembrerebbe quasi che lei stia facendo una specie di arringa difensiva, per difendersi dall' accusa di avere un bel seno.
Ma perché mai una dovrebbe giustificarsi di questo fatto? 
Non so, sono rimasta perplessa e il tuo scritto mi lascia perplessa perché non riesco a collocarlo in una logica più ampia, manca un po' di contesto.
Peccato. A rileggerci!

Re: DFW e un bellissimo pavone azzurro

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ScimmiaRossa ha scritto: dom set 04, 2022 2:23 pmNiente accento!
Ciao. Grazie del passaggio. 
Ho una concezione della scrittura piuttosto anarchica e quindi mi viene da dire che, in quanto autore del pezzo, niente lo dico io, nel caso. Al lettore, ovviamente, rimane facoltà di obiettare, citare regolamenti e fonti autorevoli varie. E' nel suo pieno diritto. Ah, scusa se ho apostrofato la e maiuscola ma qui sul forum non ho mai trovato l'accento  :P.
ScimmiaRossa ha scritto: dom set 04, 2022 2:23 pmNon amo molto il narratore che si rivolge direttamente ai lettori, se non in casi particolari. Lo trovo piuttosto invadente e preferisco un punto di vista più neutro.
Bè, tutti noi amiamo o non amiamo determinate cose. Da scrittore - cioè non da persona che viene pagata per scrivere ma da essere umano dotato della facoltà di esprimersi scrivendo - mi sento decisamente invadente.
ScimmiaRossa ha scritto: dom set 04, 2022 2:23 pmIdem come sopra. 
Idem come sopra
ScimmiaRossa ha scritto: dom set 04, 2022 2:23 pmQui sinceramente c'è un problema: passano troppe informazioni da quando menzioni la porta per la prima volta a quando la riprendi con "suddetta". A una prima lettura mi sono chiesta 
"Aspetta, di quale porta sta parlando che non mi ricordo?", e sono dovuta tornare indietro a leggere.
Sinceramente è tutta da vedere. Sono di quella scuola di pensiero per cui anche il lettore è tenuto ad assumersi un minimo di fatica. Ora, capisco che in ambito letterario valga ormai la regola aurea della mercificazione, ovvero il cliente/lettore ha sempre ragione, e guai ad affaticarlo, ma chi scrive per diletto tende a infischiarsene. Excuse-moi   :bandiera:
ScimmiaRossa ha scritto: dom set 04, 2022 2:23 pmGià non riuscivo a capire dove volessi andare a parare con tutto quel lungo discorso su David Foster Wallace e sul pavone, con questo finale mi hai confusa ancora di più. 

Cosa significa questo parallelismo tra il pavone e le tette? 
Questa me la aspettavo fin dal momento in cui ho scritto il pezzo. Dico subito che non voglio darti torto, per carità, capisco la critica. Diciamo che il parallelismo andrebbe colto in quell'abilità sottile, ironica, spesso un po' cazzona, ma sempre acuta e intelligente che aveva Wallace di andare a cogliere il significato, le frustrazioni, le insofferenze tutte cerebrali che si nascondono dietro i vezzi, le manie, i gesti abituali dell'uomo, e della donna, contemporanei. Intendo quelle abitudini che diamo per scontate, come può esserlo appunto lo sguardo che cade su un seno e che magari può anche essere per qualcuna insopportabilmente fastidioso. Chiaramente parliamo sempre del mio punto di vista, ma davvero per quanto mi riguarda non ho ancora letto un autore che sappia essere tanto attuale e utile, sottolineo utile, quanto lo è stato Wallace. E con questo lungi da me l'equiparare in qualsiasi modo questo mio misero testo con una soltanto delle sue pagine. E' solo per dire che in questo consiste il pezzo, un omaggio senza pretese al genio di DFW. E devo dire, rileggendo il pezzo, che trovo ancora la metafora del pavone azzurro piuttosto convincente: l'estetica dell'intelligenza, l'eleganza della razionalità. Quando penso a come uno di questi imberbi (ma spesso anche no) editor metterebbe le mani in un testo esordiente di quel tipo lì (e daje, non il mio, quelli di Wallace), capisci che ormai tutto è concepito per essere venduto e tutto il resto è storia. Ridiamoci su, come sempre  :D
Ok, perdonami il tono un po' piccato delle risposte, ma io sono così. Non dovrei postare più nulla, me ne rendo conto, ma se lo faccio, raramente ormai, è solo per gioco, e per gioco controbatto, senza acrimonia, credimi.
Grazie ancora del tuo tempo @ScimmiaRossa , ciao.
 

Re: DFW e un bellissimo pavone azzurro

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@Bob66   È un gioco intellettuale, il tuo, che in qualche modo vuole fuorviare il lettore per riportarlo ad una realtà molto, molto prosaica.
Ammetto che mi é piaciuto molto l'andamento di questo testo, anche se alle volte sarebbe stato facile perdere il filo del discorso.
Ma non é un racconto, é il monologo di una donna prosperosa molto scollata davanti ad un pubblico, é una perorazione molto bella e convincente, ma non é un racconto.

Re: DFW e un bellissimo pavone azzurro

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@Almissima Ciao. Concordo su tutto: sì, è un gioco intellettuale e no, non è un racconto. Per quanto riguarda la prosaicità, dico solo che temo molto, o perlomeno mi annoia, uno scrivere, prosa e in particolare poesia, che verta solo su temi alti. In primo luogo perché l'uomo\donna alto\a non è e quindi l'esercizio alla lunga si traduce in mistificazione. Ma è questione di punti di vista, immagino. Grazie del passaggio  :) .

Re: DFW e un bellissimo pavone azzurro

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Ciao @Bob66 
Mi piace il tuo stile di scrittura, ho letto sopra nella risposta a un commento che definisci la tua scrittura anarchica e questo mi piace ancora di più. In tante cose oggi più che mai è necessario essere anarchici.
Per quanto riguarda la scrittura diciamo “oltre” io amo Baudelaire, Céline, Pasolini e tanti altri, purché creino domande e facciano vedere nuove prospettive.
Mi piace anche Günter Grass, giusto per indispettire chi voleva togliergli il premio Nobel per la letteratura, dopo che lui aveva dichiarato che da ragazzino aveva vestito l’uniforme di chi aveva perso la guerra…
Scusa la digressione, mi capita ogni tanto, non richiesta.
Grazie al tuo scritto ho conosciuto D.F. Wallace che non conoscevo, ma da quello che ho visto in rete da approfondire senza dubbio.
La protagonista del tuo racconto si sente frustrata in quanto viene guardata per le sue tette? Altre sue simili farebbero carte e tette false pur di essere guardate per quel motivo.
Il pavone azzurro, simbolico o reale, metafisico o realismo magico che sia l’ho visto in una duplice, forse anche triplice veste.
Il suo ingresso nel mezzo della conferenza potrebbe essere voluto o fortuito. Se voluto potrebbe forse servire per distogliere lo sguardo del pubblico dalle tette? Però a che scopo per la conferenziera? E poi si distoglierebbe anche l’attenzione dall’argomento di discussione.
Se ci fosse stato l’avviso della presenza del pavone, scritto sulla porta, non credo che le cose sarebbero cambiate di molto, sollevando ulteriori interrogativi sulle motivazioni.
Oppure, ho pensato, l’entrata del pavone potrebbe creare quel giusto climax affinché la donna, tra il profluvio di sguardi, stupori, commenti, risate, trovi il motivo, o la scusa per una digressione, interponendosi fra il pavone e il pubblico per attirare ancora una volta l’attenzione, (con supporto del pavone) e confessare pubblicamente, tra un tono serio e faceto (o forse affranto, stanco) che tra le altre cose di questo mondo lei quelle tette non le aveva mai volute. E qui potrebbero nascere ulteriori capitoli tra spiegazioni, domande, risposte e quant’altro.E vedere l’effetto che avrebbe fatto. E poi, magari, continuare la conferenza dagli imprevedibili sviluppi.
Lo so: costruzioni tutte artificiose e cervellotiche da parte mia, mi piace analizzare un testo, cercare di entrarci dentro e vedere immagini e suggestioni che mi colpiscono, mi fanno pensare, andare "oltre", se posso permettermi questo concetto.
Un po’ come guardare un dipinto metafisico, le interpretazioni possono essere diverse per ognuno che guarda.
In ogni caso mi è piaciuto lo stile della tua scrittura, il tuo modo di raccontare. Non cambierei una virgola.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: DFW e un bellissimo pavone azzurro

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@Alberto Tosciri 
Ciao Alberto, scusa il ritardo nella risposta e innanzitutto grazie del sempre gradito passaggio.
Alberto Tosciri ha scritto: mer ott 26, 2022 7:36 pmpurché creino domande
Credo che le domande, quelle giuste, siano fondamentali. E lo è pure la consapevolezza di quanto una domanda possa essere più importante della risposta. Di risposte siamo oggi mediaticamente subissati, in fondo, e perlopiù è tutta spazzatura.
Alberto Tosciri ha scritto: mer ott 26, 2022 7:36 pmScusa la digressione, mi capita ogni tanto, non richiesta.
Fai pure. Mi piacciono le digressioni.
Alberto Tosciri ha scritto: mer ott 26, 2022 7:36 pmsi sente frustrata in quanto viene guardata per le sue tette?
Irritata credo, per la frustrazione di non ricevere l'attenzione che vorrebbe su altre cose, tipo quello che pensa e che dice, anche se questo non significa che se la meriti, certo.
Alberto Tosciri ha scritto: mer ott 26, 2022 7:36 pmPerò a che scopo per la conferenziera? E poi si distoglierebbe anche l’attenzione dall’argomento di discussione.
Giusto. Porterebbe l'attenzione lontano da lei, che non è certo quello che vuole, ma chi non è mai contraddittorio, in fondo?
Alberto Tosciri ha scritto: mer ott 26, 2022 7:36 pmSe ci fosse stato l’avviso della presenza del pavone, scritto sulla porta, non credo che le cose sarebbero cambiate di molto, sollevando ulteriori interrogativi sulle motivazioni.
Il pubblico avrebbe guardato comunque il pavone, è certo, ma l'avviso ha l'effetto contrario a ciò che dispone, che è quello di provocare ed enfatizzare nel pubblico l'insofferenza alle raccomandazioni esterne e l'impulso, sano o meno che sia, a seguire il proprio istinto. La stessa cosa che fa la morale collettiva per cui risulta disdicevole posare apertamente gli occhi sul seno di una donna e fatalmente si enfatizza nell'uomo il desiderio di farlo. A questo punto potremmo dire che più che la morale collettiva, dovrebbe essere il rispetto per l'individuo che dovrebbe frenare quel desiderio, perché quello sguardo non è così semplice e innocente come qualcuno (di sesso sicuramente maschile) sostiene, in quanto implica inevitabilmente un giudizio, e il giudizio implica un sacco di altre cose negative, almeno dal mio punto di vista. Se io guardo una donna negli occhi significa che la sto ascoltando come persona, se le guardo le tette significa che penso a ciò che voglio io e non a quello che vuole lei. Più o meno. Poi ci sono donne alle quali interessa più quel tipo d'attenzione che il proprio pensiero, naturale, ma succede anche agli uomini. Ci sta tutto, non voglio giudicare, ma l'impressione che ho spesso è che la nostra cultura ci insegni a trascurarlo, il nostro pensiero, salvo poi mitizzare quello di qualcun altro. Ok, sto andando fuori tema, o forse no ma non voglio tenerla troppo lunga.
Alberto Tosciri ha scritto: mer ott 26, 2022 7:36 pm
interponendosi fra il pavone e il pubblico per attirare ancora una volta l’attenzione, (con supporto del pavone) e confessare pubblicamente, tra un tono serio e faceto (o forse affranto, stanco) che tra le altre cose di questo mondo lei quelle tette non le aveva mai volute. 
 Bè, mi pare che sia quello che fa, in effetti, anche se il pavone lo ha evocato lei.
Alberto Tosciri ha scritto: mer ott 26, 2022 7:36 pmmi piace analizzare un testo, cercare di entrarci dentro e vedere immagini e suggestioni che mi colpiscono, mi fanno pensare, andare "oltre"
Il che, come si vede, è sempre utile perché fa emergere consapevolezze che nemmeno io, in qualità di autore, avevo focalizzato in quanto spesso scrivo molto istintivamente e non mi interrogo sull'effetto prodotto e nemmeno sul contenuto. Diciamo che ho molta fiducia nel mio istinto e proprio questa mia superficialità, credo, mi rendono molto intriganti discussioni come questa nostra, per la quale ti ringrazio molto. Ciao, Alberto. Alla prossima.

Re: DFW e un bellissimo pavone azzurro

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Bob66 ha scritto: vi chiedo altro, e aggiungo soltanto, per chiudere la questione, che questo bellissimo paio di tette – lo avete pensato, uomini e donne, e quindi ora non negate, per favore -, questo bellissimo paio di tette, dicevo, io non le ho mai volute. Mai! 
Be' che dire? Ho trovato il tuo racconto delizioso, fermo restando che il "bè" scritto così sia un errore,  tutto il resto mi pare fili gradevolmente (anche la lunga postilla è ben inserita). Mi hai ricordato quella lezioncina del foglio A4 bianco con un solo puntino nero capace di captare l'attenzione di tutti (in quel caso la morale stava tutta nel minuscolo errore capace di segnarci per sempre).  Tutta la premessa del saggio sull'autore invita il lettore a chiedersi " dove andrà a parare? La risoluzione mi ha fatto sorridere di prima mattina. A me è piaciuto. Ciao e a rileggerti
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