[Lab4] Corsa all'oro
Posted: Tue Aug 16, 2022 3:11 pm
Laboratorio: Le descrizioni
Traccia: I metalli
[Lab4] Corsa all’oro
Scena nr 1
Primavera 1848 - California
Da San Francisco, Gil ha preso i suoi vent’anni e li ha portati qui, a esplorare ruscelli sulle pendici della Sierra Nevada, sulle rive del fiume Sacramento. A partecipare alla corsa all’oro.
D’altronde, è solo al mondo e di recente ha perso l’unico parente, il nonno materno, di origine tedesca, che l’ha allevato dopo la morte dei genitori.
Parlando di oro e di donne, il caro vecchio lo aveva incitato a partecipare all’avventura dei cercatori, dicendogli:
- L’avventura con la testa sul collo è quella che ti dà la gioia di vivere. Al bando la noia, rischia e osa… ma un po’ pianifica. E cerca bene, perché è rara come l’oro, una donna che condivida questo. E che in più ti sia necessaria come l’aria.
Comincia la sua corsa all'oro.
Gil viaggia leggero, e i piedi procedono frenetici, padroni del mondo che vanno a calpestare. Padroni di tutti i selciati.
Pensa all'oro, continuamente, a quando lo troverà, ma anche all'amore:
Sognerai di un viso dolce, con negli occhi la miccia per accendere i tuoi di un'altra luce.
Cerca e trova il tuo oro, ma cerca e trova la miccia che accenderà i tuoi domani.
Sul suo cammino di avvicinamento, ha avuto la ventura di imbattersi in un morto della sua misura, e così ha potuto rimediare all’assenza di due elementi essenziali per un cercatore d’oro alluvionale: gli stivaloni e il cappellaccio.
Una tendopoli qui, un’altra in lontananza, qualche baracca di legno e paglia, e tanta gente a mollo nelle acque calme dei rivi gli fanno capire di essere arrivato. La gente è indigena, in prevalenza, e infatti riconosce persone di San Francisco che sapeva di trovare.
- Ben arrivato, Gil! Ce l’hai tenda e setaccio? -
Il ragazzo è ben lieto dell’accoglienza: quel primo giorno, assiste al lavoro altrui e fa domande sull’uso dei vagli, palette e picozze. Soprattutto, cerca di colmare le sue lacune sulla conoscenza delle pietre minori che confondono la ricerca dell’oro, come la pirite.
Ogni volta che vede scartarne un esemplare, lo recupera per studiarlo: è luccicante e il colore trae in inganno l’inesperto.
- Sai come la chiamano? L’oro degli stolti! - ride Tom, che, in cambio di un setaccio e delle lezioni, ha chiesto a Gil di aiutarlo con la baracca che sta tirando su e dove possono stare in due. - E sai… se vuoi essere sicuro, strisciala su un pezzo di legno: la pirite lascia una striscia nera…
- L’oro una striscia gialla! - conclude Gil, e Tom gli batte il cinque.
Sa che agli altri non piace far sapere quanto hanno raccolto sinora (lui non lo farebbe) e quindi non indaga.
Un vecchio gli rivela:
Traccia: I metalli
[Lab4] Corsa all’oro
Scena nr 1
Primavera 1848 - California
Da San Francisco, Gil ha preso i suoi vent’anni e li ha portati qui, a esplorare ruscelli sulle pendici della Sierra Nevada, sulle rive del fiume Sacramento. A partecipare alla corsa all’oro.
D’altronde, è solo al mondo e di recente ha perso l’unico parente, il nonno materno, di origine tedesca, che l’ha allevato dopo la morte dei genitori.
Parlando di oro e di donne, il caro vecchio lo aveva incitato a partecipare all’avventura dei cercatori, dicendogli:
- L’avventura con la testa sul collo è quella che ti dà la gioia di vivere. Al bando la noia, rischia e osa… ma un po’ pianifica. E cerca bene, perché è rara come l’oro, una donna che condivida questo. E che in più ti sia necessaria come l’aria.
Comincia la sua corsa all'oro.
Gil viaggia leggero, e i piedi procedono frenetici, padroni del mondo che vanno a calpestare. Padroni di tutti i selciati.
Pensa all'oro, continuamente, a quando lo troverà, ma anche all'amore:
Sognerai di un viso dolce, con negli occhi la miccia per accendere i tuoi di un'altra luce.
Cerca e trova il tuo oro, ma cerca e trova la miccia che accenderà i tuoi domani.
Sul suo cammino di avvicinamento, ha avuto la ventura di imbattersi in un morto della sua misura, e così ha potuto rimediare all’assenza di due elementi essenziali per un cercatore d’oro alluvionale: gli stivaloni e il cappellaccio.
Una tendopoli qui, un’altra in lontananza, qualche baracca di legno e paglia, e tanta gente a mollo nelle acque calme dei rivi gli fanno capire di essere arrivato. La gente è indigena, in prevalenza, e infatti riconosce persone di San Francisco che sapeva di trovare.
- Ben arrivato, Gil! Ce l’hai tenda e setaccio? -
Il ragazzo è ben lieto dell’accoglienza: quel primo giorno, assiste al lavoro altrui e fa domande sull’uso dei vagli, palette e picozze. Soprattutto, cerca di colmare le sue lacune sulla conoscenza delle pietre minori che confondono la ricerca dell’oro, come la pirite.
Ogni volta che vede scartarne un esemplare, lo recupera per studiarlo: è luccicante e il colore trae in inganno l’inesperto.
- Sai come la chiamano? L’oro degli stolti! - ride Tom, che, in cambio di un setaccio e delle lezioni, ha chiesto a Gil di aiutarlo con la baracca che sta tirando su e dove possono stare in due. - E sai… se vuoi essere sicuro, strisciala su un pezzo di legno: la pirite lascia una striscia nera…
- L’oro una striscia gialla! - conclude Gil, e Tom gli batte il cinque.
Sa che agli altri non piace far sapere quanto hanno raccolto sinora (lui non lo farebbe) e quindi non indaga.
Un vecchio gli rivela:
- Sai che l’oro non è di questo mondo? L'oro è arrivato sulla Terra dopo la collisione di due stelle di neutroni nello spazio, miliardi di anni fa.
Il ragazzo è scosso da un tremito: gli sembra una conoscenza straordinaria e significativa.
Col tempo, lui si integra nella comunità anche provvedendo al cibo in comune: gli riesce bene pescare salmoni e cucinarli, e procurarsi il miele senza
incidenti.
Sul masso di un ruscello, quel giorno di ottobre sta a setacciare pietrisco. Ha imparato la giusta tecnica di rotazione per non perdersi neppure le piccole pagliuzze dorate.
Col tempo, lui si integra nella comunità anche provvedendo al cibo in comune: gli riesce bene pescare salmoni e cucinarli, e procurarsi il miele senza
incidenti.
Sul masso di un ruscello, quel giorno di ottobre sta a setacciare pietrisco. Ha imparato la giusta tecnica di rotazione per non perdersi neppure le piccole pagliuzze dorate.
Cerca pietre che trattengono la luce delle stelle, perché non sono di questo mondo.
Il momento fatidico è fissato sul nastro della memoria.
Ecco la pepita: tre quarti della superficie sono di colore giallastro. La striscia sul pezzo di legno che si porta sempre appresso: striscia gialla. Si sente sorridere come non mai: in profondità. Lui ha scavato mesi nel fiume per trovarla, ma lei gli scava dentro...
Fa il gesto di morderla, ma piano, con la delicatezza di un amante.
È la prima di tante. Gil diventa ricco e torna a stabilirsi in una San Francisco in piena espansione sulle colline che dominano la spettacolare baia. Il porto sta diventando piccolo.
Ecco la pepita: tre quarti della superficie sono di colore giallastro. La striscia sul pezzo di legno che si porta sempre appresso: striscia gialla. Si sente sorridere come non mai: in profondità. Lui ha scavato mesi nel fiume per trovarla, ma lei gli scava dentro...
Fa il gesto di morderla, ma piano, con la delicatezza di un amante.
È la prima di tante. Gil diventa ricco e torna a stabilirsi in una San Francisco in piena espansione sulle colline che dominano la spettacolare baia. Il porto sta diventando piccolo.
Quel giorno del 1852, Gil sale l'Alta Collina che, con la torre che domina la baia, simile a un mulino a vento, indica coi suoi bracci-pale l'arrivo in codice delle navi.
Seduta a gambe incrociate su una parte di terreno roccioso, con la gonna raccolta e le gambe scoperta, c'è una bella e semplice ragazza, con cappello di paglia a proteggersi dal sole. Ha un largo libro di fogli bianchi in grembo, su cui sta tratteggiando la torre a carboncino.
- Oh, che piacere quando la bellezza del corpo si accompagna a quella dell'arte! - sorride il giovane benvestito, apparendo nel suo campo visivo all'improvviso.
- Deh! Spostati, se apprezzi, ché mi copri il soggetto, forestiero.- replica lei, e prosegue, dando per scontato che lui non sia del posto:
- Sai cosa indica? Se arriva un cargo, un veliero, un brigantino? Cose che interessano a banchieri, mercanti e trafficanti. I bracci sono posizionati per farlo capire a chi non ha gli occhi sul mare.
Lui annuisce e rilancia:
- Pensa se conoscessimo la segnalazione per una nave pirata! Avremmo la visione completa del finimondo, specie da quest'altro lato cieco della collina: gente che corre qui dal basso con le pance o le tette ballonzolanti, gesticolanti e urlanti...
La ragazza rovescia indietro la testa, con la bocca aperta su una risata scrosciante e deliziosa.
- Mi posso informare. Ma tu avrai il coraggio di farlo?
- Ne possiamo parlare - il neo ricco Gil frena lo spericolato giovane che ha dentro. - Io Gil e tu?
- Aghata.
- Se dovessi descriverti, che parole useresti, Aghata?
- Mi fai sorridere, Gil. È una domanda che nessuno mi aveva ancora rivolto.
- Perché non fai un ritratto completo con la torre e la baia?
- I miei quadri descrivono solo la proiezione di quello che vedo. Per disegnare quello che chiedi tu dovrei essere su un veliero ancorato nella baia. Quindi, per rispondere alla domanda su come descriverei me stessa, io non posso vedermi come mi vedi tu, dovresti avere uno specchio sulla pancia e immagino che non sia nelle tue tasche...
Il giovane ride e si siede come lei sul terreno, occhi negli occhi. - Specchiati qui - le indica.
- Vedo una bella ragazza nelle tue iridi, ma è la stessa che altri occhi mi hanno lasciato scorgere.
- Se invece dovessi descrivere quella che sei dentro, che parole useresti, Aghata?
- Queste: sono una che vuole essere padrona delle sue scelte e mai serva di chi potesse chiedermi ciò che non voglio fare.
Gil ha trovato la miccia che accenderà i suoi domani.
Scena nr 2
2024 – Olimpiadi di Parigi. Medaglia d’oro alla ventenne maratoneta tedesca Ann. Pro-pronipote di Gil e Aghata.
Lunga e faticosa la corsa all’oro. Alla premiazione, morde il metallo che cela dentro qualche frammento della pepita d’oro di Gil.
Senza saperlo, lei viene a contatto con le particelle di luce della stella di un altro mondo, che, non da oggi, è della sua famiglia.