La magia delle nubi nottilucenti

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«Paavo, avrei bisogno di un grosso favore.»
Questo viaggio visionario, ai confini tra sogno e realtà, è iniziato così, con la mia telefonata di ieri.
«Dimmi» ha risposto lui senza avanzare obiezioni, come solo un vero amico sa fare.
«Devo consegnare un oggetto a Saariselkä e vorrei che tu mi accompagnassi. Anzi, vorrei che fossi tu a farlo per me.»
«Ma saranno un migliaio di chilometri...» ha detto, dopo una comprensibile esitazione.
«Novecentoventi per l'esattezza.»
«E...»
«Be', tu hai una jeep con quattro ruote motrici... Ma non è il solo motivo.»
«D'accordo, mi spiegherai strada facendo.»
E così eccoci qua, lungo questo serpente di asfalto che attraversa i boschi di betulle del Savo settentrionale, diretti in Lapponia. Più ci spingiamo verso nord, più il paesaggio si fa bianco. Dentro al fuoristrada c'è un tepore che concilia il sonno. Sul sedile fra di noi una copia dell'Aamulethi di due giorni fa è aperta nella pagina della cronaca nazionale.
«È per lei che stiamo andando lassù, vero?» mi chiede Paavo.
Do uno sguardo al titolo dell'articolo: Rimasta vedova la baronessa dona ogni possedimento e fa ritorno in patria. Lo potrei recitare a memoria, come tutti quelli usciti su di lei nell'ultima settimana.
«Sì, è così.»
Reclino il capo contro il poggiatesta, socchiudo gli occhi e la mente mi riporta a quella sera di luglio del 1967.


Illuminata a giorno, la fortezza si staglia sulle acque del lago Saimaa più affascinante che mai.
In attesa accanto all'entrata, Paavo mi accoglie con una serie di gridolini e una risata gutturale.
«Abituato a vederti in calzoncini e ciabatte, quasi non ti riconoscevo!» esclama quando gli sono accanto. «Tutte le ragazze di Savonlinna impazziranno per te.»
Sorrido.
Sopra la camicia di un azzurro che tende all'indaco, indosso il completo di lino color ecrù che i miei mi hanno comprato per il matrimonio della cugina Pirkko. Con le dita grassocce e non troppo pulite, lui afferra i baveri della giacca per rassettarli; tremo nel vedere il prezioso tessuto strattonato da quelle mani che fino a un paio di ore prima hanno usato la sgorbia nella bottega del padre bottaio, ma non gli dico nulla.
«Sei un figurino, Jari, le farai morire» insiste, mentre entriamo nella corte del castello.
Dopo cinquant'anni che nella fortezza non si udiva più cantare, tutta la cittadinanza è stata invitata per la rappresentazione del Fidelio di Beethoven. Dame ingioiellate in abiti lunghi e uomini in frac si aggirano nel cortile, mescolati a semplici popolani vestiti a festa come noi, mentre camerieri in livrea fanno la spola tra il banco di mescita e la corte, reggendo vassoi carichi di flûte e boccali di birra.
Io però ho occhi soltanto per Päivi, la figlia del sindaco.
Fasciata in un abito d'organza quasi trasparente, si sposta da un gruppo all'altro con un incedere aggraziato, regalando a tutti un sorriso. Le braccia abbronzate che spuntano dalle maniche a sbuffo sono in continuo movimento, ora per salutare qualcuno con un gesto della mano, ora per portare alle labbra il bicchiere.
«Ehi, quella è merce proibita» dice Paavo, facendomi l'occhiolino.
«Ah sì?»
«Non lo sai? Il padre l'ha promessa in sposa a un barone tedesco o austriaco. Non si parlava d'altro ieri in taverna, aspettano solo che compia i diciott'anni il mese prossimo.»
«Sognare non è proibito, però.»

Riapro gli occhi. Costeggiando il Golfo di Botnia, già ghiacciato, attraversiamo la città di Oulu. Sono le due del pomeriggio e il sole sta sparendo all'orizzonte, fra poco sarà notte.
«Abbiamo fatto rifornimento un'oretta fa, ma tu dormivi. Vuoi che faccia una sosta?»
«No, vai pure.»
«Ancora non mi hai detto cosa dovrò consegnare a Päivi.»
Tasto la scatolina di legno nella tasca della giacca a vento.
«Te lo dico tra un po'.»

Il primo atto non finiva più. Mentre la gente si abbuffa di cibarie esco per fare quattro passi a bordo lago. Una lieve brezza porta con sé il profumo dell'erba tagliata di fresco frammisto all'odore delle alghe e delle piante acquatiche. Ma lo spettacolo inebriante è nella volta celeste. Da un paio di sere le nubi nottilucenti disegnano il loro sottile reticolo argenteo contro lo sfondo nero del cielo. Respiro a pieni polmoni, all'unisono con la natura che mi circonda e mi sovrasta. Poi odo un lieve scalpiccio alle mie spalle.
«È una meraviglia, vero?»
So a chi appartiene quella voce. Mi giro lentamente, una ciocca bionda si scompiglia al vento e mi scende sugli occhi. Päivi è lì, a pochi passi da me. Si è sfilata le scarpe, che regge con delicatezza per le fibbie, come fossero un dono.
«Sì, non c'è niente di più bello al mondo.»
«Anche a te l'opera annoia?»
«Non la reggo. Ma tu...»
Lei mi passa l'indice sulle labbra.
«Vieni, camminiamo.»
Mi sfilo le scarpe di vernice e le impugno in una mano per i laccetti, mi rimbocco i pantaloni e la seguo. Ci inoltriamo lungo la riva, dove la bassa vegetazione si fa più fitta. Lei parla di sé, della scuola, di tutte le volte che mi ha visto passare per i corridoi e avrebbe voluto fermarmi, di tante altre cose che non ricordo. La sua voce è musica, le rispondo, forse a tono o forse no.
Arriviamo a una caletta, chiusa da un boschetto di piante di basso fusto. Assicurata con una fune a un alberello, c'è una barca rovesciata sul greto limaccioso; sembra un guscio di noce. Lei all'improvviso mi stringe a sé e incolla le labbra alle mie; sento i suoi seni premermi contro il petto e inalo una fragranza di olio di cocco, forse un balsamo o qualche cosmetico. Rimaniamo così, a baciarci con passione per quelli che potrebbero essere minuti o anche ore. Ho perso ogni cognizione di tempo e luogo, l'universo ha per confini i suoi occhi celesti e le labbra di un rosso acceso. Päivi mi sfila la giacca e inizia a sbottonarmi la camicia. Pochi istanti e sono nudo di fronte a lei, che mi bacia il collo e fa scivolare le mani sui miei fianchi. Si ferma, mi sorride, mi bacia sulla bocca e d'istinto sento che non sarò mai più felice come in quell'attimo. Poi mi prende le mani e le aiuta a districarsi tra le pieghe dei vestiti. Guidate dalle sue, le mie dita sciolgono fermagli e slacciano bottoni, finché ora è nuda anche lei, ombra sfumata contro il chiarore lattiginoso del cielo che si sta offuscando. Ribaltiamo la barca, sotto ci sono i remi. Ci basta uno sguardo: buttiamo dentro i vestiti, la spingiamo in acqua e vi saliamo. Remo con forza finché siamo lontani dalla sponda, ora il cielo si è fatto buio e ci nasconde alla vista del mondo.
L'alba giunge fin troppo presto d'estate, ma per noi quella notte sarebbe stata infinitamente breve comunque.
A riva ci aspettano e non sarà una bella accoglienza. Ci rivestiamo in fretta e lei si sfila dal collo una collana d'osso a cui è attaccata una piccola croce di legno. Me la allunga.
«Cos'è?» le domando.
«Artigianato Sami, la famiglia è originaria di là. Mia nonna si è raccomandata di consegnarla all'uomo della mia vita. 'Se lui l'accetterà sarà legato a te per sempre', mi ha detto. È per te, se la desideri.»
Me la stringo sul cuore.

Paavo non conosceva l'ultima parte della storia.
«Perché vuoi che sia io a dargliela?»
Perché temevo di non avere il coraggio di arrivare fino in fondo senza di te, perché un rifiuto mi ucciderebbe, perché l'indifferenza sarebbe ancora peggiore...
«Hai ragione, gliela darò io» dico.
Procediamo ormai da ore alla luce dei fari della jeep, la neve è ovunque.
«Perché è venuta quassù?»
«I suoi le avevano comprato una vita che non voleva, credo che sia una specie di ritorno alle origini.»
La casa che era della nonna è la prima del villaggio. Dal candore che l'avvolge emerge la luce viva di un focolare.
«Fermati qui.»
Scendo. Paavo mi fa l'occhiolino, come allora.
Accanto alla porta c'è un albero di Natale dai cui rami pendono ninnoli e monili dai colori sgargianti.
La porta si apre prima ancora che bussi.
È avvolta in uno scialle color vinaccia; i capelli sono candidi ora, ma il celeste degli occhi è quello di un tempo.
Le allungo la scatola e lei solleva il coperchio con delicatezza.
Mi sorride.
«Entra Jari, ti aspettavo» dice.

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Re: La magia delle nubi nottilucenti

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Bravo @Marcello .
Una storia d'amore lunga una vita. L'unica cosa che rende un po' più difficoltosa la lettura è la tua passione per le ambientazioni e i nomi nordici, ma non è un ostacolo insormontabile.
Il racconto breve ti impone rigidamente di concentrarti sui due momenti più salienti della storia: l'inizio e la fine; tutto il resto si intuisce. Da questo punto di vista i personaggi restano un po' monchi e rischiano di rimanere appiattiti su degli stereotipi, mentre avrebbero bisogno di più respiro per acquisire una personalità propria.
La tecnica narrativa dell'alternare presente e passato risulta molto efficace, tanto che verrebbe voglia di saperne di più. Su un tema affine Garcia Marquez ha scritto "L'amore ai tempi del colera"; non dico tanto, ma i tuoi personaggi meriterebbero qualcosa di più, magari tre o quattro capitoli.
Se mi permetti vorrei darti uno spunto modificando un piccolo passaggio di ciò che hai scritto.
Marcello ha scritto:A riva ci aspettano e non sarà una bella accoglienza. Ci rivestiamo in fretta e lei si sfila dal collo una collana d'osso a cui è attaccata una piccola croce di legno. Me la allunga.
«Cos'è?» le domando.
«Artigianato Sami, la famiglia è originaria di là. Mia nonna si è raccomandata di consegnarla all'uomo della mia vita. 'Se lui l'accetterà sarà legato a te per sempre', mi ha detto. È per te, se la desideri.»
Me la stringo sul cuore.
A riva ci aspettavano e non fu una bella accoglienza.
A questo punto potresti agganciarti con un altro ricordo.
Chissà, magari un giorno lo leggerò.

Re: La magia delle nubi nottilucenti

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Poldo ha scritto: lun gen 18, 2021 7:45 pm
La tecnica narrativa dell'alternare presente e passato risulta molto efficace, tanto che verrebbe voglia di saperne di più. Su un tema affine Garcia Marquez ha scritto "L'amore ai tempi del colera"
Sì, in effetti Gabo mi chiamò per avere qualche consiglio al'epoca...
:rofl:

Hai ragione: a differenza di altri, questo è un raccontino che potrebbe essere ampliato in futuro. I pochi che ho postato qui sul nuovo forum sono gli unici che ritengo meritevoli di un'eventuale revisione, se mai in futuro prendessi in considerazione l'idea di pubblicare un'altra antologia.
Grazie infinite, mi sei stato di grande aiuto :rosa:.
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