[MI 170] Il cielo non è blu
Posted: Sun Jun 19, 2022 10:17 pm
Terza traccia
Uno strano risveglio
Uno strano risveglio
Odore di fieno secco bagnato, come dopo un temporale d’agosto. Lorenzo sorrise senza aprire gli occhi, era una sensazione piacevole. Poi un tintinnio metallico, qualcosa che cadeva, forse il gatto era entrato in casa. Aprì gli occhi, guardò, richiuse gli occhi, li riaprì. Non stava sognando, ma dov’era? Un posto mai visto, un immondezzaio, sembrava un fienile: balle di fieno accumulate fino a un’alta soffitta di legno che si abbassava gradualmente con delle aperture ai lati. Ma cosa c’entrava? Lorenzo si accinse a scendere dal letto e vide che si trattava di una coperta grigia distesa sopra un mucchio di paglia. Era parzialmente vestito, una camicia grigiastra e sporca con una cravatta allentata, pantaloni neri con una banda rossa laterale. Ma cosa accidenti era capitato? Dove si trovava?
Si guardò intorno a bocca aperta. Un ragazzo chino poco più avanti gli dava le spalle: si voltò e lo guardò con un sorriso triste.
― Buongiorno brigadiere ― gli disse con una bottiglia in mano. E non sembrava uno scherzo. C’era un odore indefinibile intorno, forte.
― Dove sono? ― chiese Lorenzo.
― Siamo poco fuori da Seritezze, brigadiere...― il ragazzo sembrò stupito che Lorenzo non lo sapesse.
― E… cosè? Dovè? ― Lorenzo cominciò a camminare verso un finestrone che sembrava un’uscita. Il ragazzo si alzò di scatto e lo fermò tenendolo a un braccio ― Non avvicinatevi! Potrebbero vedervi!
― Ma chi diavolo deve vedermi? Ma dove sono?
― Ma i tedeschi!
― I tedeschi?
― Ci hanno detto di non affacciarci... Ma state bene brigadiere?
Lorenzo si era appoggiato a un palo e si teneva la testa.
― No, per niente! Voglio un po’ d’acqua!
― L’ho usata per fare caffè. Ma cosa avete? ― il ragazzo si avvicinò.
― Ma cosa avete chi? Ma chi sei? Dove sono? ― urlò Lorenzo. Notò che anche il ragazzo aveva dei pantaloni neri con una banda rossa, una camicia come la sua, odorava di tabacco.
― Dimmi che sto sognando, ora mi sveglio e basta.
― Purtroppo no, brigadiere. Abbiamo un solo modo per uscire.
― Dimmi come allora! Non mi piace niente qui!
Il ragazzo sorrise. ― Nemmeno a me. Ma è così. Si chinò verso una giacca e tirò fuori un pacchetto sgualcito. Prese una sigaretta, la portò alle labbra e l’accese. Dopo un paio di tirate la porse a Lorenzo, che fece cenno di no guardandolo di traverso.
― È una delle ultime. Fumate brigadiere.
Lorenzo la mise in bocca, era senza filtro, umida di saliva, fortissima. Si mise a tossire e la buttò. Il ragazzo la raccolse meticoloso e continuò a fumare.
― Come si può uscire da qui?
― Verranno a prenderci fra poco.
― Chi?
― I tedeschi.
― Ma tu sei matto!
― Ci siamo consegnati.
― Consegnati cosa? Ma tu sei matto due volte! Fammi uscire!
Il ragazzo si spostò e andò a sedersi in un angolo. Piangeva.
― Io non posso obbedire, brigadiere. Non questa volta.
Lorenzo sentì delle voci fuori, gutturali.
― Ma sono davvero tedeschi? Che fanno? Sono turisti?
― Penso che abbiano deciso, brigadiere.
― Ma deciso cosa?
― Penso che a loro non importi il colpevole. Vogliono vendetta. Mica hanno creduto che siamo stati noi a uccidere i loro soldati.
― Uccidere?
Il ragazzo annuì.
― Sedetevi brigadiere. Volete recitare una preghiera con me?
― Una preghiera? Ma vai a...
― Non fate così. Nemmeno io voglio morire.
― Ma chi deve morire?
― Brigadiere… non fate così. Abbiamo fatto bene.
Lorenzo si era reso conto per l’ennesima volta che non si trattava di un sogno. I pochi accenni di quel ragazzo mai visto lo avevano turbato, doveva capire meglio. Si avvicinò a lui, gli sedette accanto.
― Scusami sono… sconvolto. Scusami.
― Certo brigadiere. Non preoccupatevi. Anche io ho paura.
― Ricordami… io non sto bene… ricordami… dove siamo?
― Seritezze.
― Ah si. Cosa è successo? Sono confuso...― Si mise una mano sulla testa, era confuso davvero.
― Dopo l’attentato i tedeschi hanno preso quei venti uomini di Seritezze, voi non li conoscete tutti perché ci siete da poco...
― Ah ecco!
― Ma io ci sono due anni in stazione e li conosco tutti. Brava gente poveretti. Innocenti.
― Innocenti… tedeschi… rappresaglia...
― Loro lo hanno sempre detto e fatto. Per ogni tedesco ucciso se non si presenta il colpevole fucilano dieci civili presi a caso.
― Dieci civili… e noi… siamo… carabinieri ― disse Lorenzo guardando la striscia rossa sui pantaloni del ragazzo.
― Si brigadiere! Abbiamo fatto bene a consegnarci. Salveremo quei poveretti! Padri di famiglia.
― Ma io… ― voleva dire: che c’entro? Ma sentiva che era inutile. Conosceva un po’ di storia, anche se non era il suo forte. Sapeva che dopo l’armistizio del 1943 in Italia ci furono sommosse contro i tedeschi che per rappresaglia fucilavano i civili. E spesso carabinieri si consegnarono accusandosi di aver compiuto attentati pur di salvare persone innocenti. Ma lui era nato nel 1990, viveva nel 2022, mica esistono i viaggi nel tempo, la terra piatta, i multiversi… o esistono? Forse tra un po’ si risvegliava… ma non era un sogno. Non sembrava per niente un sogno. Aveva anche fame.
Sentirono rumore fuori, qualcuno che apriva il portale del fienile, che saliva le scale dov’erano loro.
Comparvero due soldati tipicamente tedeschi, come quelli che Lorenzo aveva visto in tanti film e uno che doveva essere un ufficiale da come era azzimato, che fece loro un cenno con la testa, come a dire: andiamo. Lorenzo continuava a ripetersi che non poteva essere vero, non poteva essere vero. Forse era uno di quei programmi televisivi dove fanno scherzi alle persone, con telecamere nascoste! Ma sicuramente era così! Però rischiavano di far venire un infarto alla gente! Decise di stare al gioco. Magari vinceva qualcosa.
Vide il ragazzo indossare la sua giacca, che era messa in un angolo assieme a un’altra, aggiustarsi la cravatta. L’ufficiale tedesco fece cenno a Lorenzo di prendere l’altra giacca. Lorenzo la prese e la indossò. Si aggiustò alla meglio la sua cravatta. Scesero le scale, si trovarono fuori del fienile, in un ampio spiazzo. C’era della gente intorno, dei contadini. Alcuni erano molto giovani, quasi dei bambini. Delle donne stavano da parte e pregavano con il rosario in mano. Anche il ragazzo aveva un rosario in mano e mormorava delle preghiere sottovoce, muovendo le labbra screpolate. Lorenzo si guardava intorno, cercando tracce di telecamere, ma non le vedeva. Chiaro: non era un esperto. La sceneggiata era organizzata bene. Vennero fatti mettere davanti a un muro di pietra all’angolo di una stalla. Dei soldati armati si schierarono davanti a loro. Lorenzo guardò il cielo: qualcosa non andava però. Era di un blu come non lo aveva mai visto e anche le nuvole erano diverse, mai viste, bianche come dipinte, mai viste così belle. Cosa c’era che non andava?
L’ufficiale li guardava impassibile, poi si avvicinò a loro.
― Sigaretta? ― chiese porgendo un pacchetto.
Il ragazzo fece cenno di no, Lorenzo lo imitò. Vide che il ragazzo continuava a tenere il rosario avvolto strettamente nella mano, gli chiese ― Come ti chiami? ―
― Arturo, brigadiere. Addio brigadiere. È stato un grande onore! Viva il santissimo nome di Gesù e Maria! Viva l’Italia!
Sapeva recitare bene Arturo, pensò Lorenzo.
L’ufficiale impartì gli ordini, i soldati si misero sull’attenti e controllarono i fucili. Anche Arturo si mise sull’attenti, con il viso lacrimante rivolto al cielo.
“Forse si usa così”, pensò Lorenzo, mettendosi anche lui sull’attenti e guardando di nuovo il cielo, che era bellissimo.
Un attimo prima di sentire la scarica dei fucili gli venne in mente che il cielo a cui era abituato, tanto da non farci più caso, era sempre bianco lattiginoso, quasi sempre, e le nuvole si formavano fra le condense degli aerei, strisce che si intersecavano a formare strane forme quadrate, a cerchio, anche triangoli di condensa che poi si univano rendendo il cielo bianco lattiginoso coprendolo tutto… era normale.
Non era normale che il cielo fosse tutto e soltanto blu. Il cielo non è blu, lo sanno anche i bambini.