[Lab2] Ciapum
Posted: Fri Jun 17, 2022 10:56 pm
Ho paura! Non capisco.
Angelo Custode, per favore, fai arrivare la mia mamma come quella volta che mi sono chiuso nell’armadio. Per favore, per favore, per favore.
Mi hanno lasciato qui solo, e mi hanno legato al tavolo.
Prometto che non dico più parolacce e non stacco la coda alle lucertole.
Per favore fai qualcosa!
Grazie Angelo Custode, sono in tre. Fa che siano capaci di slegarmi.
“Mi portate dalla mamma?”
“Ci conferma che lei è il signor Enrico Grumelli?”
“Sono Rico e sto fermo.”
Hanno sorriso. La mamma ha ragione: sono un comico nato.
Grazie Angelo Custode!
“Bene Rico, ci vuole per cortesia raccontare cos’è successo a sua madre Maria Binetti?”
Fa che non le sia successo niente, Angelo Custode! Fa che sia guarita e venga subito qui ad aiutarmi! Guarda ho anche le spalle diritte e non mi mastico la guancia, proprio come vuole mamma quando mi dice che devo fare l’adulto.
“Rico, per favore, vuole raccontarci quando ha visto l’ultima volta sua madre?”
Angelo Custode, fammi dare la risposta giusta. Questo è come la dottoressa che voleva chiudermi nell’istituto per sempre, ma la mamma mi ha salvato. Dov’è la mamma?
Magari se gli racconto tutto quello che vuole sapere, mi riporta a casa.
Angelo Custode aiutami a non fargli vedere che ho paura.
“Non voglio, però te lo dico lo stesso, perché se rispondo giusto la mia mamma mi viene a prendere e ti fa vedere.”
“Bene, mi racconti allora.”
“Mia mamma è a casa con gli impacchi di ghiaccio.”
“Come mai ha gli impacchi di ghiaccio?”
“Non te l’ha detto?”
“No.”
“È caduta dalle scale per andare in cantina.”
“Capisco. Come mai è caduta? È inciampata?”
“No.”
“È stato lei a spingerla?”
“No!”
Io voglio bene alla mamma e lei vuole bene a me. Questo signore non mi piace. Angelo Custode fallo star zitto, finché torna la mamma.
“Allora, Rico, com’è andata?”
“Le ho fatto buh per scherzo e lei è caduta.”
“Poi?”
“Le ho portato il ghiaccio per le botte, però non mi piaceva che era lì sdraiata per terra. Allora l’ho portata nella poltrona di sopra.”
“Però non l’abbiamo trovata lì.”
“Hai trovato la mamma? No, perché da quando sono andato in macchina con i poliziotti, la mamma non l’ho più vista. Mi porti da lei, per favore?”
“Continui a raccontare.”
Non vuole proprio stare zitto, e quello di fianco a lui continua a scrivere. Angelo Custode, fai qualcosa che sono già stufo di parlare.
“Sono andato a prendere altro ghiaccio, ma lei continuava a cascare fuori dalla poltrona. Ho provato a legarla col filo, ma si spezzava sempre. Allora l’ho messa a letto, ma si era sciolto tutto il ghiaccio. Ho pensato che con quella caduta di botte ne ha prese tante e che ci voleva tanto, tanto ghiaccio. Allora sono andato al frigo dei gelati. Ho preso quello al cioccolato. Li dentro c’è tanto ghiaccio. Ho pensato che se tiro fuori tutto, la mamma ci sta e c’è abbastanza ghiaccio per farla guarire.”
Insomma, adesso dovrebbe bastare: cosa vogliono di più prima di chiamare la mamma?
“E poi cosa ha fatto?”
Angelo custode, adesso glielo devo dire. Si arrabbieranno, però la mamma dice che è sempre meglio la verità.
“Mi sono lavato i denti, ho messo il pigiama e sono andato a letto. Però prima ho preso il computer della mamma, ho guardato uno di quei film proibiti e … Non te lo voglio dire!”
“Si calmi, Rico, va bene così.”
“Non te lo dico, perché la mamma non se ne è accorta. Perché la mamma quando lo sa, è delusa, e dice che le faccio venire i capelli bianchi anche se imparo un sacco di cose.”
“Quindi è rimasto da solo per una settimana.”
“Si. Sono stato proprio bravo. Adesso sono un uomo, ho appena compiuto 42 anni.”
“Certo, Rico. Ma sua madre intanto cosa faceva?”
“Mentre la mamma si curava, ho cucinato e lavato i piatti, ho rifatto i letti e anche spolverato. Forse ho ancora guardato un film, forse. Ho anche bagnato i fiori: poco i cactus e tanto i gerani.”
“E la signora Sorgelli?”
“L’ho vista dalla finestra e l’ho invitata a prendere un tè, come fa la mamma. Lei ha portato i biscotti che mi piacciono. Ho messo il tavolo vicino al frigo del gelato, così anche la mamma poteva prendere il tè mentre si curava col ghiaccio. Però lei si è messa a urlare e non si fa così quando si è ospiti, anche se avevamo appena giocato a ciapum.”
Mi è scappato, Angelo Custode, dici che si arrabbia se lo dico?
“Mi scusi signor Grumelli, non ho capito.”
“Ho promesso di non dirlo a nessuno se no la signora Sorgelli non mi fa più giocare a ciapum anche se dice che gioco meglio di suo marito, e la mamma si arrabbia. Prometti di non dire niente?”
“Certo Rico, non si preoccupi, farò in modo che non si sappia in giro.”
“Però forse fa lo stesso, perché piace anche alla signora Luini, alla signora Maldotti, alla signorina Garziletti, alla professoressa De Pions. La mia mamma mi dice sempre che sono bello come un angelo e per questo le sue amiche prima di bere il tè con lei, fanno ciapum come me. A me piace, perché è un gioco da grandi, si fa nudi, sai. E poi sono così contente che regalano sempre dei soldi alla mamma. Dici che adesso mi viene a prendere?”
“Rico, vediamo. Ma quando la signora Sorgelli si è messa a urlare, lei cosa ha fatto?”
“Le ho dato uno schiaffo forte, come fa la mamma quando faccio i capricci. Lei è stata zitta, e io l’ho aiutata ad alzarsi, ma non voleva stare composta a tavola. La testa cadeva, le braccia le teneva sotto al tavolo. Allora l’ho aiutata con l’asse da stiro. Un po’ di scotch da pacchi e stava seduta dritta con le mani di fianco alla tazzina.”
“Dopo cos’è successo?”
“Ho servito il tè e le ho lasciate sole a chiacchierare. Poi ho preparato la cena, perché la signora Sorgelli non voleva andare a casa. Hanno proprio tante cose da dirsi, lei e la mamma, perché ho preparato anche la colazione, e il pranzo, e un’altra cena.”
“Fino a quando è arrivato il postino, vero?”
“Il postino è molto maleducato. Mi ha detto che puzzo. Invece non ero io, ma la signora Sorgelli; e non è colpa mia se si lava poco. Invece lui ha dato la colpa a me e poi ha telefonato. E poi è arrivata la polizia e mi ha portato via senza farmi prendere niente. E non è giusto, perché la mia mamma mi ha detto che la polizia non mi porta via, anche se alle volte puzzo o grido. Nemmeno se sbircio dalle finestre degli altri, la polizia mi può portare via, perché io sono speciale e ho l’Angelo Custode dalla mia. E adesso devo andare a casa, perché la mia mamma sicuramente è guarita con tutto quel ghiaccio e sarà stufa della signora Sorgelli.”
“Rico, mi spiace deve rimanere qui.”
“Io non voglio rimanere qui. Voglio tornare a casa dalla mia mamma. E se non mi fate andare via, arriva l’Angelo Custode e vi fa vedere lui. La chiama lui la mia mamma che mi riporta a casa!”
“Rico, adesso arriva l’avvocatessa Rita Mainardi. Lei si occuperà di te.”
“Ma oggi non tocca a lei, oggi tocca alla professoressa De Pions fare ciapum.”
Angelo Custode, per favore, fai arrivare la mia mamma come quella volta che mi sono chiuso nell’armadio. Per favore, per favore, per favore.
Mi hanno lasciato qui solo, e mi hanno legato al tavolo.
Prometto che non dico più parolacce e non stacco la coda alle lucertole.
Per favore fai qualcosa!
Grazie Angelo Custode, sono in tre. Fa che siano capaci di slegarmi.
“Mi portate dalla mamma?”
“Ci conferma che lei è il signor Enrico Grumelli?”
“Sono Rico e sto fermo.”
Hanno sorriso. La mamma ha ragione: sono un comico nato.
Grazie Angelo Custode!
“Bene Rico, ci vuole per cortesia raccontare cos’è successo a sua madre Maria Binetti?”
Fa che non le sia successo niente, Angelo Custode! Fa che sia guarita e venga subito qui ad aiutarmi! Guarda ho anche le spalle diritte e non mi mastico la guancia, proprio come vuole mamma quando mi dice che devo fare l’adulto.
“Rico, per favore, vuole raccontarci quando ha visto l’ultima volta sua madre?”
Angelo Custode, fammi dare la risposta giusta. Questo è come la dottoressa che voleva chiudermi nell’istituto per sempre, ma la mamma mi ha salvato. Dov’è la mamma?
Magari se gli racconto tutto quello che vuole sapere, mi riporta a casa.
Angelo Custode aiutami a non fargli vedere che ho paura.
“Non voglio, però te lo dico lo stesso, perché se rispondo giusto la mia mamma mi viene a prendere e ti fa vedere.”
“Bene, mi racconti allora.”
“Mia mamma è a casa con gli impacchi di ghiaccio.”
“Come mai ha gli impacchi di ghiaccio?”
“Non te l’ha detto?”
“No.”
“È caduta dalle scale per andare in cantina.”
“Capisco. Come mai è caduta? È inciampata?”
“No.”
“È stato lei a spingerla?”
“No!”
Io voglio bene alla mamma e lei vuole bene a me. Questo signore non mi piace. Angelo Custode fallo star zitto, finché torna la mamma.
“Allora, Rico, com’è andata?”
“Le ho fatto buh per scherzo e lei è caduta.”
“Poi?”
“Le ho portato il ghiaccio per le botte, però non mi piaceva che era lì sdraiata per terra. Allora l’ho portata nella poltrona di sopra.”
“Però non l’abbiamo trovata lì.”
“Hai trovato la mamma? No, perché da quando sono andato in macchina con i poliziotti, la mamma non l’ho più vista. Mi porti da lei, per favore?”
“Continui a raccontare.”
Non vuole proprio stare zitto, e quello di fianco a lui continua a scrivere. Angelo Custode, fai qualcosa che sono già stufo di parlare.
“Sono andato a prendere altro ghiaccio, ma lei continuava a cascare fuori dalla poltrona. Ho provato a legarla col filo, ma si spezzava sempre. Allora l’ho messa a letto, ma si era sciolto tutto il ghiaccio. Ho pensato che con quella caduta di botte ne ha prese tante e che ci voleva tanto, tanto ghiaccio. Allora sono andato al frigo dei gelati. Ho preso quello al cioccolato. Li dentro c’è tanto ghiaccio. Ho pensato che se tiro fuori tutto, la mamma ci sta e c’è abbastanza ghiaccio per farla guarire.”
Insomma, adesso dovrebbe bastare: cosa vogliono di più prima di chiamare la mamma?
“E poi cosa ha fatto?”
Angelo custode, adesso glielo devo dire. Si arrabbieranno, però la mamma dice che è sempre meglio la verità.
“Mi sono lavato i denti, ho messo il pigiama e sono andato a letto. Però prima ho preso il computer della mamma, ho guardato uno di quei film proibiti e … Non te lo voglio dire!”
“Si calmi, Rico, va bene così.”
“Non te lo dico, perché la mamma non se ne è accorta. Perché la mamma quando lo sa, è delusa, e dice che le faccio venire i capelli bianchi anche se imparo un sacco di cose.”
“Quindi è rimasto da solo per una settimana.”
“Si. Sono stato proprio bravo. Adesso sono un uomo, ho appena compiuto 42 anni.”
“Certo, Rico. Ma sua madre intanto cosa faceva?”
“Mentre la mamma si curava, ho cucinato e lavato i piatti, ho rifatto i letti e anche spolverato. Forse ho ancora guardato un film, forse. Ho anche bagnato i fiori: poco i cactus e tanto i gerani.”
“E la signora Sorgelli?”
“L’ho vista dalla finestra e l’ho invitata a prendere un tè, come fa la mamma. Lei ha portato i biscotti che mi piacciono. Ho messo il tavolo vicino al frigo del gelato, così anche la mamma poteva prendere il tè mentre si curava col ghiaccio. Però lei si è messa a urlare e non si fa così quando si è ospiti, anche se avevamo appena giocato a ciapum.”
Mi è scappato, Angelo Custode, dici che si arrabbia se lo dico?
“Mi scusi signor Grumelli, non ho capito.”
“Ho promesso di non dirlo a nessuno se no la signora Sorgelli non mi fa più giocare a ciapum anche se dice che gioco meglio di suo marito, e la mamma si arrabbia. Prometti di non dire niente?”
“Certo Rico, non si preoccupi, farò in modo che non si sappia in giro.”
“Però forse fa lo stesso, perché piace anche alla signora Luini, alla signora Maldotti, alla signorina Garziletti, alla professoressa De Pions. La mia mamma mi dice sempre che sono bello come un angelo e per questo le sue amiche prima di bere il tè con lei, fanno ciapum come me. A me piace, perché è un gioco da grandi, si fa nudi, sai. E poi sono così contente che regalano sempre dei soldi alla mamma. Dici che adesso mi viene a prendere?”
“Rico, vediamo. Ma quando la signora Sorgelli si è messa a urlare, lei cosa ha fatto?”
“Le ho dato uno schiaffo forte, come fa la mamma quando faccio i capricci. Lei è stata zitta, e io l’ho aiutata ad alzarsi, ma non voleva stare composta a tavola. La testa cadeva, le braccia le teneva sotto al tavolo. Allora l’ho aiutata con l’asse da stiro. Un po’ di scotch da pacchi e stava seduta dritta con le mani di fianco alla tazzina.”
“Dopo cos’è successo?”
“Ho servito il tè e le ho lasciate sole a chiacchierare. Poi ho preparato la cena, perché la signora Sorgelli non voleva andare a casa. Hanno proprio tante cose da dirsi, lei e la mamma, perché ho preparato anche la colazione, e il pranzo, e un’altra cena.”
“Fino a quando è arrivato il postino, vero?”
“Il postino è molto maleducato. Mi ha detto che puzzo. Invece non ero io, ma la signora Sorgelli; e non è colpa mia se si lava poco. Invece lui ha dato la colpa a me e poi ha telefonato. E poi è arrivata la polizia e mi ha portato via senza farmi prendere niente. E non è giusto, perché la mia mamma mi ha detto che la polizia non mi porta via, anche se alle volte puzzo o grido. Nemmeno se sbircio dalle finestre degli altri, la polizia mi può portare via, perché io sono speciale e ho l’Angelo Custode dalla mia. E adesso devo andare a casa, perché la mia mamma sicuramente è guarita con tutto quel ghiaccio e sarà stufa della signora Sorgelli.”
“Rico, mi spiace deve rimanere qui.”
“Io non voglio rimanere qui. Voglio tornare a casa dalla mia mamma. E se non mi fate andare via, arriva l’Angelo Custode e vi fa vedere lui. La chiama lui la mia mamma che mi riporta a casa!”
“Rico, adesso arriva l’avvocatessa Rita Mainardi. Lei si occuperà di te.”
“Ma oggi non tocca a lei, oggi tocca alla professoressa De Pions fare ciapum.”