[MI169] Il proprio posto

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Traccia: "Gender"

IL PROPRIO POSTO


Ora può alzarsi. Camilla si gira sul fianco e appoggia la mano a terra, ma il polso le fa male. Lo guarda, è gonfio. Cadendo ha allungato indietro il braccio per attutire il colpo. Con l'altra mano prende il lembo della maglia e si asciuga il naso. Guarda il tavolino sopra di lei. Lo spigolo è vicino. È andata bene, questa volta.

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E' quella?” Camilla indica una casa a due piani appena ristrutturata.
Sì” risponde Filippo.
Camilla scende dall'auto molto lentamente e prima di chiudere la portiera ha qualche secondo di esitazione, quasi a volersi lasciare aperta una possibilità di fuga. Ma poi apre i polmoni in un profondo respiro, stringe i pugni, socchiude gli occhi per alcuni attimi, e infine parte con passo deciso verso il vialetto che conduce alla porta d'ingresso.
Il giardino davanti alla casa ha la terra smossa a grandi zolle argillose tipico di un cantiere appena rimosso. Non c'è recinzione. Ai davanzali delle finestre del primo piano ci sono fioriere che sembrano uscite or ora da una rivista d'arredo per essere piazzate giusto lì per l'occasione. La facciata appena rifatta mostra ancora piccole sbavature di malta attorno ai lucidissimi serramenti. Ai lati della porta d'ingresso ci sono due grandi vetrate che lasciano intravvedere l'interno, dove si staglia protagonista un enorme lampadario, esagerato per l'ambiente in cui sta. La porta d'ingresso è in un modaiolo ferro acidato.
Camilla sta per dire a Filippo che tutto è esattamente come si aspettava, ma non c'è tempo, la porta si sta aprendo. Escono rumori di schiamazzi e una donna della stessa età di Camilla apre, mentre sta finendo di parlare ad alta voce a qualcuno all'interno. Ivana a questo punto si rivolge a loro e li accoglie melensa.
Ivana è l'ex moglie di Filippo.


La festa è in occasione dell'inaugurazione della nuova casa. Sono stati invitati amici e parenti dell'esuberante padrona di casa e di sua figlia. La psicologa pagata da Ivana per mettere ordine nella sua propria vita si allarga a dettare azioni a tutti coloro che ruotano attorno alla sua cliente pagante, fino a dare direttive alla compagna del suo ex marito. Che per il cosiddetto “equilibrio” dell'amatissima figlia di Filippo deve sottoporsi a questi incontri “familiari”.
Camilla entrando sorride imbarazzata; subito dopo si accorge con sollievo che tutti la ignorano e in effetti non ha niente di particolare che faccia attirare l'attenzione su di sé.
Non conosce nessuno tranne la madre di Filippo, a cui Camilla, dopo anni, da' ancora del Lei perché la vecchia signora non le ha mai offerto il Tu riservato alla prima nuora.
Camilla può così mettersi ad osservare indisturbata gli invitati. Si mimetizza ora avvicinandosi all'appariscente cucina, ora incuneandosi nella nicchia del caminetto, ora entrando ad esplorare i bagni.


Dall'angolo sicuro che ha trovato vede i bambini giocare a rincorrersi. Uno di loro è rosso in viso, ha gli occhi lucidi e si sforza di sorridere. Deve avere la febbre. Esce dall'ombra per andare a chiedergli come sta.
Ivana la scorge e corre a frapporsi tra il bimbo e Camilla. "Sono mamma, io, so come si fa". Prende il bambino per mano e gli tocca la fronte. "Ma scotta!" Esclama in modo teatrale.
Camilla allarga le sopracciglia. "Beh non ci voleva uno scienziato o una mamma per capirlo" pensa.
"Spazio! Spazio!" Ivana si fa strada tra gli invitati e porta il bambino a sdraiarsi sul divano. È frastornato, troppi occhi puntati su di lui.
" Sarà meglio portarlo su di sopra, qui si imbarazza..." Accenna Camilla.
Ivana e Filippo la guardano. "Lei non può capire" dice Filippo.
Che ne sa, Camilla. Mica ha figli.


L'estranea dedica il resto della permanenza mangiando. Fino a quando sente che gli schiamazzi iniziano a scemare perché la spinta propulsiva della festa si sta esaurendo ed è possibile scorgere la noia insinuarsi negli occhi degli invitati.
D'un tratto sorride sollevata, può finalmente uscire dal suo angolo. Così Camilla e Filippo raccolgono le loro cose e si accingono ad uscire.
Troppo sollevata per essere ancora imbarazzata, sorride piena di inopportuna vitalità in risposta ai saluti di persone ormai spente ed assonnate.
Liberata, esce dal varco della costosa porta d'ingresso e tira un sospiro di sollievo. “Ecco” dice.
Significa “Ecco. E' l'ultima volta che mi presto a queste torture. Al diavolo gli psicologi di parte, al diavolo le invadenti ex mogli altrui, al diavolo i padri apprensivi, al diavolo le vecchie signore bigotte che guardano alla facciata, al diavolo.”

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Il parcheggio degli uffici comunali è pieno. Camilla fa due giri dell'isolato per trovare posto e alla fine inserisce l'auto nello spazio infimo tra un paletto e un bidone. Corre su per le scale, l'appuntamento è tra qualche minuto.
C'è un signore sulla sessantina seduto in sala d'attesa. Camilla si riassetta il vestito, si siede e scartabella in borsa alla ricerca del telefono.

"Anche lei qui per l'avvocato Fara?"
"Si" risponde Camilla e sorride all'ometto.
"Geometra?" Le chiede.
"Ingegnere."
"Mio figlio non trova lavoro."
"Anche lui ingegnere?"
"No."
"... Geometra?"
"No."
"??" Camilla si tira indietro i capelli, non sa cosa dire.
"Una volta mica c'erano questi problemi a trovare lavoro" riprende l'ometto.
"Eh, si, è un problema. Speriamo che con la riforma..."
"Una volta le donne non lavoravano e lavoro ce n'era per tutti."

Ormai Camilla ha capito dove vuole andare a parare, il soggetto.
"C'era per tutti gli uomini, intende." Annuendo col capo e sgranando gli occhi.
"Certamente. E le donne erano rilassate e gentili." E lo dice senza cattiveria, con ispirazione e nostalgia.
"Beh possiamo fare così: vietiamo di lavorare a tutti i biondi e ai rossi e ai neri - che così rimangono rilassati gentili a casa - così i castani non avranno problemi a trovare lavoro."
L'ometto si sistema sulla sedia che sembra scottare.


Camilla torna a casa, fa una doccia veloce e si mette preparare cena. Risotto agli asparagi.
Stasera c'è anche la figlia di Filippo, è andato a prenderla al maneggio e torneranno verso le 9.
Arrivano.
"Che fame!" La ragazza si siede a tavola e infila le dita nella ciotola del parmigiano.
"Ci si lava le mani, prima di mettersi a tavola, no? Dice Camilla scostando la ciotola.
Lei guarda Camilla come se volesse scorgere al di sotto delle sue sembianze un extraterrestre e si mette a piangere.
Non sei sua madre” Filippo intima.
Che c'entra? Sono semplici regole di buona creanza.”
Non permetterti di dire qualcosa a mia figlia.” Si avvicina puntandole il muso contro, naso contro naso.
Mica l'ho maltrattata...”
Non permetterti.” Grugnisce Filippo


La sera dopo il silenzio è denso.
"Lavo, stiro, cucino per te e per tua figlia. Questo sì che ho il permesso di farlo, vero?" "Non nominare mia figlia!" Tuona Filippo.
Si alza di scatto facendo cadere la sua sedia e va a spintonare Camilla sulla sua, che vacilla. Al secondo strattone cade, lei si aggrappa alla tovaglia portandosi dietro tutta l'apparecchiatura. Le tira calci sulla pancia, sulle gambe, lei si ripara il viso. Poi sente le mani calde di Filippo stringerle il collo e l'alito di colui che dovrebbe amarla sul viso. Per qualche decimo di secondo Camilla vede tutto un intero film davanti ai suoi occhi.
"Un uomo ora gli darebbe un pugno.” Si dice. “Devo pensare di essere un uomo. VOGLIO essere un uomo." E afferra la caraffa caduta a terra e gliela sferza con tutta la forza dell'amore fatto odio in piena faccia.
Filippo sgrana gli occhi stupito, si tocca il naso, la sua mano si è riempita di sangue. Camilla guarda l'estraneo che aveva creduto di amare, prende la borsa e esce di casa.


"L'avevo sempre detto, io, che non sei una vera donna."

Re: [MI169] Il proprio posto

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Complimeti Otta, un racconto subdolo come subdole sono le discriminazioni di ogni genere. Talmente nascoste e scontate che ci vuole qualcuno che ci apra gli occhi ogni tanto. Quelle discriminazioni fatte di luoghi comuni che appena abbassiamo la guardia nemeno le riconosciamo piú.
Mi é piaciuta molto la tua prova.
In modo particolare ho apprezzato il senso di estraneitá alla festa, questo obbligo di partecipazione che nel notro intimo riconosciamo come superfluo e inutile, ma al contempo per convenzione non si puó fare a meno di esserci: che sia dallo psicologo, che sia al'inaugurazione della nuova casa.

Re: [MI169] Il proprio posto

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Che amarezza. Mi è piaciuto parecchio, è scritto molto bene; interessante come il senso di inadeguatezza della protagonista cresca in tutto il racconto, lentamente, fino a esplodere
Otta ha scritto: Devo pensare di essere un uomo. VOGLIO essere un uomo.
Molto potente
Ho apprezzato parecchio anche questo passaggio
Otta ha scritto: Beh possiamo fare così: vietiamo di lavorare a tutti i biondi e ai rossi e ai neri - che così rimangono rilassati gentili a casa - così i castani non avranno problemi a trovare lavoro.
Mostra benissimo l'ipocrisia delle discriminazioni
Complimenti 

Re: [MI169] Il proprio posto

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ha qualche secondo di esitazione, quasi a volersi lasciare aperta una possibilità di fuga. Ma poi apre i polmoni in un profondo respiro, stringe i pugni, socchiude gli occhi per alcuni attimi ha scritto:ha qualche secondo di esitazione, quasi a volersi lasciare aperta una possibilità di fuga. Ma poi apre i polmoni in un profondo respiro, stringe i pugni, socchiude gli occhi per alcuni attimi
Troppi dettagli, alcuni simili, e troppo prossimi
  ha scritto:Il giardino davanti alla casa ha la terra smossa a grandi zolle argillose tipico di un cantiere appena rimosso
si riferisce al  giardino o al cantiere?
  ha scritto: La psicologa pagata da Ivana per mettere ordine nella sua propria vita si allarga  a dettare azioni (?) a tutti coloro che ruotano attorno alla sua cliente pagante, fino a dare direttive alla compagna del suo ex marito.
Soggetto è la psicologa, Ivana compl. di agente, il marito non è suo, ma "di lei". La frase andrebbe riformulata.
in effetti non ha niente di particolare che faccia attirare l'attenzione su di sé. ha scritto:in effetti non ha niente di particolare che faccia attirare l'attenzione su di sé.
possa.  Più semplicemente: non ha nulla che attiri l'attenzione

Mi fermo qui a causa della solita fretta, ma a mio parere c'è un eccesso di particolari  e varie  frasi andrebbero riviste e alleggerite.
L'intermezzo che sfocia nella battuta sull'occupazione appare un po' incongruo rispetto alla vicenda.
La quale si conclude con l'opportuna "liberazione" di lei, ma lascia  perplessi  sia la  tipologia dei personaggi (tutti pessimi!) che il precipitare della vicenda.
Ho apprezzato il tuo racconto nel laboratorio, qui pesano senz'altro i tempi stretti e  la tirannia dei caratteri... A rileggerti!
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [MI169] Il proprio posto

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Un bel racconto, @Otta , Il racconto di una vera donna, che non si lascia mettere i piedi in testa. Alla lunga, trova la forza di reagire,
Non ci leggo la traccia del "gender" ,  è solo la normalità di una donna forte, o, si potrebbe dire, una donna "con le palle",  :D

Una domanda: cosa c'entra l'incipit?
Se rimanda al finale, anticipi la trama, e perché poi?
Se non è così, francamente mi confonde.  O_o
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI169] Il proprio posto

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Ciao @Almissima , ho voluto evidenziare come esistono due aspetti dell'identità di genere. Uno è come vedi te stesso e l'altro è come ti vede la società. Magari una persona si sente benissimo nei panni del genere in cui è nata, non vorrebbe essere diversa da come è. Ma i luoghi comuni e le convenzioni dicono che sei sbagliato, che fai o dici cose che non vanno bene per il genere in cui sei nato.

Re: [MI169] Il proprio posto

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Mina ha scritto: interessante come il senso di inadeguatezza della protagonista cresca in tutto il racconto, lentamente, fino a esplodere
Alla fine, una donna che si sente una donna, che sta bene con se stessa in quanto donna, che non ha mai avuto sentimenti contrastanti sulla propria identità di genere... Alla fine desidera diventare un uomo per potersi difendere dalle angherie e dalle violenze. Il desiderio di diventare un uomo in questo caso è indotto dall'esterno.

Re: [MI169] Il proprio posto

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sefora ha scritto: a mio parere c'è un eccesso di particolari  e varie  frasi andrebbero riviste e alleggerite.
Hai ragione, l'ho scritto e postato in fretta perché avevo poco tempo e non l'ho potuto sistemare come avrei voluto.
Mi è venuto da sorridere quando ho letto che è troppo pieno di particolari... Perché in questo caso ho cercato di soffermarmi e  invece di solito scrivo in maniera molto asciutta. Ho finito per peccare del difetto opposto!
sefora ha scritto: L'intermezzo che sfocia nella battuta sull'occupazione appare un po' incongruo rispetto alla vicenda.
È uno dei tanti attacchi che riceve la protagonista per il suo essere donna. Fosse stata un uomo, nessuno le avrebbe detto che stava togliendo un posto di lavoro a un'altra persona, ma in quanto donna gliel'hanno detto. Se la protagonista avesse fatto l'inserviente anziché l'ingegnere, a nessuno sarebbe venuto in mente di dirle che toglieva il posto a un padre di famiglia.

Una volta ho sentito addirittura uno che diceva che una donna poliziotto non può fare multe perché una donna deve essere gentile.
E la protagonista quando viene picchiata, ripetutamente, viene tacciata di essere un uomo perché osa ribellarsi.
sefora ha scritto: lascia  perplessi  sia la  tipologia dei personaggi (tutti pessimi!) che il precipitare della vicenda.
Pessimi in quanto persone o in quanto personaggi? Ti posso chiedere di spendere qualche parola a riguardo?
Un'altra cosa: se dici che suona strano il precipitare della vicenda vuol dire che non ho reso bene che la protagonista era stata vessata per anni. Non si capisce che non era la prima volta che veniva picchiata? Mi interessa molto la cosa, perché devo sistemare lo scritto. 

Re: [MI169] Il proprio posto

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Poeta Zaza ha scritto: , Il racconto di una vera donna, che non si lascia mettere i piedi in testa.
Ciao @Poeta Zaza , è il racconto di una donna che si è lasciata a mettere i piedi sulla testa per anni, perché era innamorata, e poi alla fine si è ribellata.
Poeta Zaza ha scritto: Non ci leggo la traccia del "gender" ,
Lei si sente una donna, è la società a indicarla come non donna. 
Poeta Zaza ha scritto: Una domanda: cosa c'entra l'incipit?
Se rimanda al finale, anticipi la trama, e perché poi?
Se non è così, francamente mi confonde.
L'incipit, nelle mie intenzioni, stava a indicare che le violenze le stava subendo da tanto tempo. Non è un anticipo del finale. Siccome anche Sephora mi ha fatto un appunto di questo tipo, allora penso proprio che non si capisca la cosa. Devo sistemarlo il racconto! L'ho scritto in fretta, non avevo tempo e io sono luuuuuunga a scrivere  :facepalm:

Re: [MI169] Il proprio posto

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Otta ha scritto: Alla fine, una donna che si sente una donna, che sta bene con se stessa in quanto donna, che non ha mai avuto sentimenti contrastanti sulla propria identità di genere... Alla fine desidera diventare un uomo per potersi difendere dalle angherie e dalle violenze. Il desiderio di diventare un uomo in questo caso è indotto dall'esterno.
Ciao Otta! Ottima spiegazione, e il finale vi calza a meraviglia. Però non ho capito proprio bene bene il legame con l' incipit e con tutta la scena della cena a casa dell'ex di lui, col figlio di lui, con la mamma di lei/lui/loro... e poi lo stronzo dall'avvocato (ma poi perché va dall'avvocato?) boh?! No scherzo, è abbastanza chiaro in realtà, sono io che sono poco a mio agio con le cene di famiglia allargate. 
Scritto bene, forse un po' di fretta e lo dico non tanto per la scrittura in sé ma per la costruzione della trama che poteva essere più lineare e efficace (per me). L'idea è di quelle potenti e intelligenti, merita più tempo e spazio per essere resa al meglio.

Re: [MI169] Il proprio posto

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@Otta ciao. Mi spiace che tu sia rimasta tagliata fuori dal MI a causa del commento insufficiente. Molti ci sono finiti in "castigo" per la stessa causa. Hai postato troppo tardi  per poterti avvisare del commento inadeguato. Pazienza. :D

Sarò sincero con te: l'aderenza alla traccia era molto risicata. La traccia gender richiedeva una scelta più motivata. Certamente la motivazione salta a fine racconto, ma io chiedevo un coinvolgimento più forte e intrigante. Come dice @Poeta Zaza - una traccia tosta e scivolosa-  poteva essere seguita seguendo tante piste. Tu hai scelto una declinazione abbastanza battuta. Mi sarei aspettato, ripeto, qualcosa di intrigante. Ma va bene così. Per questo ti ringrazio di aver aderito alla mia proposta. Nel merito del racconto osservo una buona conduzione, sia nel dialogo, sia nel pathos. Uno stile che invece deve ancora ben caratterizzarsi. Ma questo è solo una questione di esperienza. hai tutto il tempo e sei nel luogo giusto. Grazie ancora.  :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI169] Il proprio posto

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Ciao @Otta, vado a commentarti.
Otta ha scritto: Il giardino davanti alla casa ha la terra smossa a grandi zolle argillose tipico di un cantiere appena rimosso.
Metterei una virgola dopo argillose.
Otta ha scritto: Ai lati della porta d'ingresso ci sono due grandi vetrate che lasciano intravvedere l'interno, dove si staglia protagonista un enorme lampadario, esagerato per l'ambiente in cui sta.
Entriamo nel gusto personale, quindi soggettivo. Mi sarei fermato a esagerato, rende già bene.
Otta ha scritto: La psicologa pagata da Ivana per mettere ordine nella sua propria vita si allarga
Metterei o nella sua vita o alla propria vita.
Otta ha scritto: Camilla può così mettersi ad osservare indisturbata gli invitati. Si mimetizza ora avvicinandosi all'appariscente cucina, ora incuneandosi nella nicchia del caminetto, ora entrando ad esplorare i bagni.
E chi è, un camaleonte? A parte gli scherzi, ci può anche stare come modo di dire, però potrebbe andare meglio si mescola o si confonde.
Otta ha scritto: " Sarà meglio portarlo su di sopra, qui si imbarazza..." Accenna Camilla.
Ivana e Filippo la guardano. "Lei non può capire" dice Filippo.
Che ne sa, Camilla. Mica ha figli.
Qui il narratore si lascia scappare un commento sarcastico, mi pare. O voleva essere un intervento di Ivana?
Otta ha scritto: "Anche lei qui per l'avvocato Fara?"
"Si" risponde Camilla e sorride all'ometto.
"Geometra?" Le chiede.
Mi ha sorpreso questa domanda. Come fa a ipotizzare che è una geometra o qualcosa di simile? Immagino che gli uffici si occupino di qualcosa che riguardi l'edilizia o qualcosa di simile. Però qualche elemento in più ci starebbe.
Il seguito è fortissimo.
Un finale terribile, il quale, purtroppo, non è così lontano dalla realtà. Il tema gender entra un po' dalla fessura, ma si comprende, anche a fronte delle tue riflessioni, il senso che volevi trasmettere. Allo stesso tempo si deduce che la donna non sia in grado di competere fisicamente, il che è vero. Ma una sferzata con la caraffa, con una buona carica d'odio, la può dare benissimo una donna.
Non male la chiusura, la dice tutta...
Ho letto con piacere questo tuo racconto. Mi è piaciuto l'inciipit: trasmette molto bene il dolore e l'amarezza. Esprimi in maniera non velata le dinamiche legate alla famiglia contemporanea in una società nell'epoca consumistica, dove conta spesso l'apparenza condita da una buona dose di luoghi comuni. Non sorprende purtroppo che si perda l'equilibrio e il senso delle cose.
Buon lavoro. 
Ciao, alla prossima.

Re: [MI169] Il proprio posto

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@Otta ciao, eccomi con il commento, immagino ti faccia piacere sapere che avevo capito dall'incipit che la donna aveva già subito le percosse. Lo si comprende sia dalla precisazione "questa volta" (che indica  qualcosa già accaduta) sia dal fatto che scende dalla macchina "pensando" a una via di fuga; in buona sostanza ci dici che è già una vittima. Bella la descrizione della festa e realistica la posizione della suocera, molte di loro, in effetti, rimangono legate alla prima nuora. Ho visto troppa "complicità", invece, tra marito ed ex moglie; vero è che la psicologa detta legge su come comportarsi per tutelare la figlia, ma questo punto non mi ha convinto molto. Debole anche il passaggio al Comune, anch'io mi sono chiesta "cosa c'entra l'avvocato?" Camilla era lì per un colloquio, suppongo, e allora meglio specificare "anche lei qui per il colloquio con l'avvocato?" Anche se al Comune non si fanno colloqui, non so come spiegarti meglio l'anomalia. Non è male lo scambio di battute, e la tua risposta è ben assestata, ma rimane slegato dal testo.  Nonostante questi appunti, però, nel complesso posso dirti che è un buon soggetto.

Adesso piccole sviste
Otta ha scritto: Non conosce nessuno tranne la madre di Filippo, a cui Camilla, dopo anni, da' ancora del Lei perché la vecchia signora non le ha mai offerto il Tu riservato alla prima nuora.
 refuso dà  mentre il Tu non dovrebbe andare in maiuscolo ma in corsivo o tra virgolette.
Otta ha scritto: L'estranea dedica il resto della permanenza mangiando. 
Sarebbe più corretto scrivere trascorre. Oppure:  L'estranea dedica il resto della permanenza al cibo.
Otta ha scritto: Otta
Sarà meglio portarlo su di sopra, qui si imbarazza..." Accenna Camilla.
 lascia solo di sopra, la ripetizione su è superflua.

Ci sono un paio di E' che andrebbero sistemate, ma ormai ci abbiamo fatto l'abitudine. 
Otta socchiude gli occhi per alcuni attimi, e infine parte con passo deciso ha scritto: Otta
 socchiude gli occhi per alcuni attimi, e infine parte con passo deciso
qui devi spostare la virgola: socchiude gli occhi per alcuni attimi e, infine, parte con passo deciso. 

Spero di esserti stata utile, ciao e alla prossima

Re: [MI169] Il proprio posto

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Ciao @Adel J. Pellitteri, sì, mi fa piacere sapere che avevi capito dall'incipit che la donna aveva già subito le percosse l'incipit  :)
Tra marito ed ex moglie c'è complicità perché lui è un narcisista patologico, quelli come lui vivono in un harem: le ex non sono mai ex, ma diventano parte dell'harem. Hanno bisogno di continue conferme e le cercano nelle nuove fiamme come nelle ex. Anche se le picchiano.

Sul passaggio del comune, mi sono resa conto che ha fuorviato il fatto di scrivere "avvocato", in realtà quello è l'ufficio tecnico, Camilla e lì per lavoro e ha un appuntamento per una consulenza.
Grazie, mi sono stati senz'altro utili i tuoi suggerimenti.

Re: [MI169] Il proprio posto

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Otta ha scritto: Il giardino davanti alla casa ha la terra smossa a grandi zolle argillose tipico di un cantiere appena rimosso.
"Tipico" è al maschile, può riferirsi solo a "giardino", ma in mezzo ci sono tre sostantivi che depistano il lettore. Oltretutto non credo che un giardino possa essere tipico di un cantiere.
Proverei:
Nel giardino, il cantiere appena rimosso ha lasciato dietro di sé terra smossa a grandi zolle.
Non mi convince comunque, a dire il vero, anche perché resta la brutta coppia rimosso-smossa.
Io taglierei del tutto quel "tipico di un cantiere appena rimosso". Hai già detto e ripeterai che la casa è appena stata ristrutturata. Lasciamo che il lettore faccia 2+2 e capisca cosa è successo al giardino. Fosse un film vedremmo solo le zolle di terra. Lascia che parlino da sole.
Otta ha scritto: Escono rumori di schiamazzi e una donna della stessa età di Camilla apre, mentre sta finendo di parlare ad alta voce a qualcuno all'interno.
Mi sembra non necessario specificare che le due donne hanno la stessa età.
Otta ha scritto: La psicologa pagata da Ivana per mettere ordine nella sua propria vita si allarga a dettare azioni a tutti coloro che ruotano attorno alla sua cliente pagante, fino a dare direttive alla compagna del suo ex marito.
Frase complessa e involuta. 
Sottolinei due volte il fatto che Ivana paga la sua psicologa, cosa ovvia.
Ripeti tre volte il possessivo, che si riferisce però a tre persone diverse. Quando scrivi "alla compagna del suo ex marito" sembra che parli dell'ex marito della psicologa.
E non capisco l'espressione "dettare azioni". Si dice?
Per finire, non capisco: gli invitati devono ancora entrare, che genere di direttive dà la psicologa?
Scriverei: 
La psicologa pagata da Ivana per mettere ordine nella propria vita dà direttive a chiunque ruoti attorno alla sua cliente.
Otta ha scritto: e in effetti non ha niente di particolare che faccia attirare l'attenzione su di sé.
non ha niente di particolare che attiri l'attenzione.
Otta ha scritto: da'
Otta ha scritto: "Sono mamma, io, so come si fa".
Frase forte. Forse rende esagerata la stronzaggine dell'ex moglie.
Otta ha scritto: "Lei non può capire" dice Filippo
Altra frase forte. SI fatica a capire il disprezzo che Filippo prova per la nuova compagna, quando evidentemente prova ancora molta simpatia per l'ex moglie. Capisco cosa volevi sottolineare: Filippo rispetta l'ex moglie perché è una vera donna, cioè una madre, ma forse in questa occasione sei troppo esplicita. Uno sguardo complice tra Filippo e Ivana, che non si cagano di striscio i consigli di Camilla, può bastare a restituire il senso di estraneità provato da Camilla.
Otta ha scritto: L'estranea dedica il resto della permanenza mangiando.
Credo ci si dedichi a qualcosa. Quindi: dedica il resto della permanenza al cibo/al mangiare.
Otta ha scritto: Il parcheggio degli uffici comunali è pieno.
Cito questa frase ma voglio parlare di questo frammento in generale. Forse spezza in modo un po' brutale il racconto. All'improvviso scompaiono Filippo, sua figlia, l'ex moglie ed entra in gioco un altro personaggio, in un'ambientazione nuova, estranea, appena abbozzata e poi abbandonata. 
Il signore non potrebbe più banalmente essere un invitato alla festa di Ivana? In questo modo eviti di teletrasportare il lettore in una scenetta che sembra aliena.
Otta ha scritto: "??" Camilla si tira indietro i capelli, non sa cosa dire.
Bruttino il discorso diretto muto. Taglierei. Ci dici subito dopo che Camilla non sa come rispondere. 
Otta ha scritto: Stasera c'è anche la figlia di Filippo, è andato a prenderla al maneggio e torneranno verso le 9.
Salti da un soggetto all'altro. Credo tocchi inserire un "lui" dopo la virgola.
Otta ha scritto: e si mette a piangere.
La chiami ragazza ma si comporta come una bambina. Quanti anni ha la figlia di Filippo?

Arriva forse un po' inattesa la violenza della scena finale. A questo punto non capisco Filippo: picchiava anche la ex moglie? Non sembrerebbe dal modo in cui due si comportano quando sono insieme. E perdonami, ma nemmeno io avevo colto il suggerimento dell'incipit. Scrivi "È andata bene, questa volta" e in effetti potrebbe bastare, ma devo ammettere che leggendo ho pensato solo: è caduta, è svenuta. Forse sono solo un lettore troppo distratto o troppo ingenuo.

Re: [MI169] Il proprio posto

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Ciao @Kuno, ti ringrazio per il tuo utile commento.
Di solito scrivo racconti di fantascienza o surreali, perciò mi sforzo di rendere ciò che scrivo verosimile. Paradossalmente, devo ancora prendere le misure con i racconti di fatti reali, perché in quel caso non mi pongo il problema di renderli verosimili. Sbagliando.
Ho capito che la realtà ha bisogno della stessa "cura" di verosimiglianza.
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