[Mi 169] Giulio e Pamela
Posted: Sun Jun 05, 2022 11:07 pm
Traccia di mezzogiorno: Gender
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C'era un signore che sembrava una signora e una signora che sembrava un signore. Si incontrarono su una panchina a parlare di more.
“Fra meno di un mese saranno pronte.”
“Già, non vedo l'ora.”
“Le marmellate sono squisite.”
Il signore che sembrava una signora provava un'attrazione per la signora che sembrava un signore.
Il primo chiese alla seconda: “Come ti chiami?”
“Giulio e tu?”
“Pamela, piacere.”
Scusate, forse sarebbe meglio dire così: c'era una signora che una volta era un signore e un signore che una volta era una signora. Oppure, c'era un signore che si era sempre sentito una signora e viceversa. O sarebbe più giusto: c'era un signore che a un certo punto della vita non sentiva più quel suo corpo. E lo stesso avvenne per la signora.
“Da quanto sei Pamela?”
“Da quasi cinque anni. E tu? Da quanto Giulio?”
“Da sempre.”
“A pensarci, anch'io mi sento da sempre Pamela. Ma, effettivamente, da quanto lo sei diventato?”
“Cosa intendi?”
“L'operazione!”
“Sono ancora in attesa.”
“È vero, l'importante è come ci si sente dentro. Quindi sei nata Giulia?”
“Già, e tu?”
“Pamelo.”
“Però! Ne sarebbe valsa la pena solo per il nome.”
“Scherzavo, ci hai creduto?”
“Tendo a credere a tutto quello che mi si dice.”
“Se tutti facessimo così...”
“Ho paura!”
“Di cosa?”
“Dell'operazione!”
“Stai tranquillo, basta rivolgersi a un bravo professionista.”
“Già, ma ho paura lo stesso. Tu cos'hai provato?”
“Un dolore pazzesco per diversi mesi.”
“Incoraggiante.”
“Ma poi...”
“Poi?”
“Come vedere realizzato il sogno che hai sempre desiderato. Lo potremmo sperimentare assieme quando sarai pronto.”
“Due invertiti che si innamorano. Pensa che scalpore.”
“Macché! Non gliene frega niente a nessuno.”
“Nel programma pomeridiano, di fronte alle vecchiette, spaccheremmo!”
Arrivò il giorno. Pamela lo accompagnò. Gli avevano riferito che poteva portare un disco da ascoltare durante l'intervento. Scelse i grandi successi di Mina.
Sedici ore di sala operatoria.
Al risveglio lo colse una sensazione di spaesamento, poi lo sguardo si concentrò verso la parte bassa: tubi e tubicini fuoriuscivano dal suo corpo e, a parte un forte dolore, non riusciva a percepire nulla.
Pamela gli rimase sempre accanto. E superati i primi mesi di convalescenza... un giorno Giulio esordì: “Ma... hai mai provato a farlo dopo che hai fatto l'operazione?”
“Beh, no. Ma ho sperimentato con vari oggetti.”
“Ebbene? Com'è andata?”
“Ricordi quell'orrendo souvenir della torre di Pisa? A qualcosa è servito.”
“Ma no! Dai!”
“Scherzavo, secondo te farei una cosa del genere? E poi era anche glitterato.”
“Del genere no, ma di genere sì.”
“Ah, ah, che battuta.”
“Quindi, dopo, si prova ancora piacere?”
“Certo, e anche tu lo proverai. Anzi, lo proveremo.”
“Con quello che mi ritrovo, non so.”
“Lascia perdere, conta tutto il resto. E non dobbiamo neanche prendere precauzioni.”
“Già. Tu, però, un figlio lo hai già.”
“Lo potremmo sempre adottare.”
“Sì, proprio noi.”
“Vieni.”
Pamela lo accompagnò di fronte al grande specchio nella camera da letto.
“Cosa abbiamo di diverso da una normale coppia?” gli disse.
Giulio rimase fermo a guardare la sua immagine accanto a quella di Pamela.
“Qualcosa lo abbiamo: siamo bellissimi!”
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Considerato il tema delicato e doloroso per molti, mi scuso se dovessi aver trattato con troppa leggerezza e superficialità l'argomento
“Fra meno di un mese saranno pronte.”
“Già, non vedo l'ora.”
“Le marmellate sono squisite.”
Il signore che sembrava una signora provava un'attrazione per la signora che sembrava un signore.
Il primo chiese alla seconda: “Come ti chiami?”
“Giulio e tu?”
“Pamela, piacere.”
Scusate, forse sarebbe meglio dire così: c'era una signora che una volta era un signore e un signore che una volta era una signora. Oppure, c'era un signore che si era sempre sentito una signora e viceversa. O sarebbe più giusto: c'era un signore che a un certo punto della vita non sentiva più quel suo corpo. E lo stesso avvenne per la signora.
“Da quanto sei Pamela?”
“Da quasi cinque anni. E tu? Da quanto Giulio?”
“Da sempre.”
“A pensarci, anch'io mi sento da sempre Pamela. Ma, effettivamente, da quanto lo sei diventato?”
“Cosa intendi?”
“L'operazione!”
“Sono ancora in attesa.”
“È vero, l'importante è come ci si sente dentro. Quindi sei nata Giulia?”
“Già, e tu?”
“Pamelo.”
“Però! Ne sarebbe valsa la pena solo per il nome.”
“Scherzavo, ci hai creduto?”
“Tendo a credere a tutto quello che mi si dice.”
“Se tutti facessimo così...”
“Ho paura!”
“Di cosa?”
“Dell'operazione!”
“Stai tranquillo, basta rivolgersi a un bravo professionista.”
“Già, ma ho paura lo stesso. Tu cos'hai provato?”
“Un dolore pazzesco per diversi mesi.”
“Incoraggiante.”
“Ma poi...”
“Poi?”
“Come vedere realizzato il sogno che hai sempre desiderato. Lo potremmo sperimentare assieme quando sarai pronto.”
“Due invertiti che si innamorano. Pensa che scalpore.”
“Macché! Non gliene frega niente a nessuno.”
“Nel programma pomeridiano, di fronte alle vecchiette, spaccheremmo!”
Arrivò il giorno. Pamela lo accompagnò. Gli avevano riferito che poteva portare un disco da ascoltare durante l'intervento. Scelse i grandi successi di Mina.
Sedici ore di sala operatoria.
Al risveglio lo colse una sensazione di spaesamento, poi lo sguardo si concentrò verso la parte bassa: tubi e tubicini fuoriuscivano dal suo corpo e, a parte un forte dolore, non riusciva a percepire nulla.
Pamela gli rimase sempre accanto. E superati i primi mesi di convalescenza... un giorno Giulio esordì: “Ma... hai mai provato a farlo dopo che hai fatto l'operazione?”
“Beh, no. Ma ho sperimentato con vari oggetti.”
“Ebbene? Com'è andata?”
“Ricordi quell'orrendo souvenir della torre di Pisa? A qualcosa è servito.”
“Ma no! Dai!”
“Scherzavo, secondo te farei una cosa del genere? E poi era anche glitterato.”
“Del genere no, ma di genere sì.”
“Ah, ah, che battuta.”
“Quindi, dopo, si prova ancora piacere?”
“Certo, e anche tu lo proverai. Anzi, lo proveremo.”
“Con quello che mi ritrovo, non so.”
“Lascia perdere, conta tutto il resto. E non dobbiamo neanche prendere precauzioni.”
“Già. Tu, però, un figlio lo hai già.”
“Lo potremmo sempre adottare.”
“Sì, proprio noi.”
“Vieni.”
Pamela lo accompagnò di fronte al grande specchio nella camera da letto.
“Cosa abbiamo di diverso da una normale coppia?” gli disse.
Giulio rimase fermo a guardare la sua immagine accanto a quella di Pamela.
“Qualcosa lo abbiamo: siamo bellissimi!”