[MI 169] I padri dei santi
Posted: Sun Jun 05, 2022 10:37 pm
Traccia di mezzanotte
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Il primo passo era stato fatto. Sembrava che la cosa si fosse risolta con una scazzottata fra ubriachi in un paese impossibile da trovare, ma qualcuno che viveva a Riu Luggestra sapeva che non era così.
― Davvero il primo passo! ― diceva il maresciallo dei carabinieri Nerio, e a lui si poteva dare ascolto e credergli; era venuto in paese che aveva ventanni e adesso che si avvicinava ai sessanta ne conosceva tutte le pietre e tutte le anime.
― Ma voi don Eusteriu, non potevate immaginare?
Il vecchio parroco, anche lui venuto in paese appena ordinato e mai smosso da lì, perché nessuno voleva quella sede, si asciugava il sudore agitando un fazzoletto con gesti plateali che smuovevano le carte sulla scrivania del maresciallo.
― Ma come potevo sapere?
― Eh, ve lo sto chiedendo. Ma nemmeno in confessione avete avuto...
― No. No. Un momento. La confessione lasciamola...
― Ma sì, ma sì. Lo so. Non potete dirmi. Avete i vostri ordini anche voi.
― E anche voi, se per questo.
Il maresciallo ridacchiò bonario. Si rivolse al giovane vicebrigadiere alla sua prima destinazione che li guardava con occhi stralunati e che fra non molto avrebbe preso il suo posto. Beato lui. Ma il maresciallo aveva giurato a sé stesso già da molto tempo che non sarebbe mai andato via da Riu Luggestra e non certo adesso, dopo quello che era successo il giorno della processione.
― Senti Antò: vatti a fare un bicchiere
― Comandi maresciallo?
― Sì, prendi Nicola, se ha finito di sistemare la legna in cortile e fate una mezza pattuglia.
― Ma non è scritto nel brogliaccio.
― Lo scrivo io adesso. Vai, vai. È una così bella giornata… Vai.
Quando il maresciallo e il parroco rimasero soli cambiarono appena appena di fisionomia. Divennero molto consapevoli. Si guardarono in faccia, come due attori che recitano una parte.
― Però don Eusteriu mi dovete spiegare. Voi siete più addentro di me a queste cose.
― La cerimonia era perfetta. Bellissima. Mistica. C’eravate anche voi, avete visto.
― La cerimonia sì. Ma il bambino e la bambina che rappresentavano i santi Fierbesu e Jrmia…
Il prete sospirò.
― Quella è la tradizione.
― Erano davvero fidanzati?
― I santi?
― No, i vivi don Eustè. Non prendetemi in giro. I due bambini erano… Ci siamo ben capiti no?
― Ma sono bambini. O non sono bambini?
― Eh don Eustè! Voi siete rimasto ai tempi del cucco!
― E voi marescià, con rispetto parlando, siete ai tempi...
― Non me lo dite che lo so. Tanto i baffoni non li taglio.
― E vi stanno pure bene.
― Grazie. Ma la sera che si festeggiava in piazza di chiesa, cosa è successo? Sono intervenuto dopo, ma voi eravate lì da sempre. Come è successo? Chi ha iniziato?
Don Eusteriu si dimenava nella sedia. ― Il padre della santa Jrmja...
― Che sappiamo il suo nome ma non lo diciamo...
― Non lo diciamo.
― Ma lo scriviamo.
― Il padre della santa… è sbucato dal nulla. Non era con gli altri ad arrostire i maialetti sotto i vecchi olivastri...
― Parlate, parlate. Mi piace. Sento ancora il profumo.
― È venuto verso di me barcollando, pensavo fosse ubriaco e anche gli altri lo pensavano. Se non lo fermavano mi decapitava con un falcetto.
― Come mai?
― Ma penso che avete capito. Era sconvolto...
― Voi ditemi, non è una confessione. Siete testimone.
― Ma anche tutto il paese è testimone.
― Poi chiamo il paese.
Il prete sbuffò. Chiese un bicchiere d’acqua. Il maresciallo andò a prenderlo da un frigorifero nella cucina della caserma in fondo al corridoio, glielo servì con cura in un bel bicchiere di cristallo lucidato dalla perpetua. Dopo che don Eusteriu si fu dissetato continuò.
― Il padre della… santa, mi accusava con parole che non dico...
― Che poi mi direte.
― Che poi vi dirò, mi accusava che io avevo saputo in confessione che la figlia e il ragazzo santo, insomma, quello lì… praticamente avevano… si erano...
Il maresciallo cavò dalla tasca della divisa un taccuino nero per appunti di servizio, sfogliò, sorrise, lesse: ― Si erano “conosciuti”, nel senso biblico del termine. È giusta?
Il prete rimase a bocca aperta, non se l’aspettava.
― È perfetta maresciallo. Ma non si sono per niente “conosciuti” in quel senso. Non c’entra niente...
― Lasciamo perdere. Continuate.
― C’è poco da continuare. É poi intervenuto il padre del bambino.
― Chiamiamolo il padre del santo.
― Il padre del santo ovviamente, il quale ha riso in faccia al padre della santa che non ha sopportato e gli è saltato addosso.
― Con il falcetto?
― A mani nude. Altri uomini lo avevano disarmato, per così dire.
― E meno male. Poi cosa è successo?
― Se le sono date peggio di Bertoldo marescià e se ne sono dette sempre peggio di Bertoldo.
― Si sono minacciati a vicenda?
― Il padre della santa ha urlato al padre del santo che gli avrebbe castrato il figlio. Oltre a numerose dicerie di entrambi sulle rispettive mogli. Ma a un certo punto…
― A un certo punto?
― Ecco, si sono calmati. Si sono guardati in faccia. Come se avessero capito qualcosa. Hanno smesso di pestarsi e insultarsi. Se ne sono andati girandosi a guardarsi a ogni passo, sputando sangue per le ferite come se pregassero con devozione.
― Questa è da immaginare.
― E anche la gente intorno, che prima li aizzava, si sono calmati all’improvviso.
Il maresciallo annuiva. Si alzò dalla sedia e passeggiò per l’ufficio avvicinandosi alla finestra con le inferriate che affacciava in una via secondaria del paese, dove si scorgeva qualcuno che passava. Che calma.
― Voi sapete cosa significa davvero tutto questo, vero padre?
Don Eusteriu si alzò. Il viso si era fatto intenso. Non sudava più.
― Lo so.
― I padri dei santi non si sono calmati così per niente.
― Penso proprio di no.
― Così come anche noi non siamo cambiati così per niente.
― Chi prima chi dopo.
Il maresciallo si voltò lentamente, annuendo. Sembrava invecchiato.
― Ci ho messo tutta la vita per capirlo, padre.
― Anche io.
― Lo abbiamo sempre saputo tutti e due per primi e in tutti questi anni non ne abbiamo mai parlato.
― Con la voce no.
― Da quando ho saputo, e non è stato facile sapere, ho aspettato anno dopo anno che succedesse questo. E ogni volta tiravo un sospiro di sollievo quando la processione dei santi andava come doveva andare. Mi bastava guardare i bambini della rappresentazione per capire che erano innocenti. Ma questa volta ho capito che non sarebbe stato come sempre. Prima o poi doveva succedere. Voi padre lo sapevate anche prima.
― Sì.
― E adesso padre? Cosa succederà a Riu Luggestra?
― Apparentemente niente. In realtà cambierà tutto.
― Torneranno?
― Santa Jrmia e san Fierbesu sono già tornati.
― Quei bambini! È bello saperlo per me!
Poi il maresciallo alzò ieratico la testa e sorridendo disse ― Lo stato mi aveva condannato a prestare servizio nel posto più sperduto del mondo, dove nessuno vuole nemmeno passare e poi dopo tutta la mia vita scopro che sono diventato un carabiniere al servizio dei santi...
― E io prete di campagna ultimo del seminario, mandato ai confini del mondo, scopro che sarò sacerdote di santi...
― E i padri e le madri dei santi?
― Avranno modo di rendersi conto e con loro tutto il paese.
― Come si chiama questa cosa meravigliosa, padre?
― Non ho tutta questa conoscenza, ma la mia fede è sincera, i cieli non badano ai titoli. Penso che questa cosa sia l’inizio del ritorno della pace in terra. Ce n’è davvero bisogno. Noi, in questo posto sperduto, siamo stati i primi a cominciare a capire, a vedere con i nostri occhi mortali. È solo l’inizio della visione eterna. Sarà bellissimo.
― Sarà bellissimo padre. Facciamo peccato se beviamo un bicchiere di vino per festeggiare?
― Non è una cattiva idea. Ma non ubriachiamoci. Abbiamo tanto da fare.
― Faremo tanto padre. Se Dio vuole e...
― … e se i carabinieri lo permettono.
― Ma lo permetteranno padre. Anche i santi hanno bisogno dei loro soldati.