[MI169] Nonna Erica
Posted: Sun Jun 05, 2022 9:36 pm
commento: viewtopic.php?p=36005#p36005
Traccia di mezzanotte
“Ancora un vol-au-vent?"
L’artiglio ingioiellato vira verso sinistra.
“Grazie, nonna, lo passo subito al papà.”
Federico passa il piatto di portata al padre, che lo passa alla madre e via via fa il giro del tavolo per tornare alla nonna, che lo posa al centro.
Riparte il giro, questa volta da destra.
“Prego, prendi qualche affettato.”
“Grazie Irma.”
“E non trattenerlo troppo, Lena, che ti sale il colesterolo!” Si asciuga la bocca col tovagliolo. “Si sa che le zitelle sono ingorde.”
“Mamma, per favore, almeno la sera di Natale!”
“Stai zitto, Pucci, e occupati di tua moglie prima che la colga un coma etilico da aperitivo.” sibila Erica.
A occhi bassi tutti i commensali, accompagnati dal crepitio del camino, si servono.
Marina alza il calice per non smentirsi. “Dai, un brindisi per festeggiare il Natale e ringraziare nonna Erica di questa fantastica cena. Erano anni che non ci si trovava tutti attorno a un tavolo.”
“Marina, non sono abbastanza vecchia per essere tua nonna, e se per anni non abbiamo più festeggiato il Natale assieme un motivo ci sarà. Che dici?”
Lele guarda suo fratello Pucci e cerca a suo modo di calmare le acque. “Dai, mamma, adesso siamo qua. Una famiglia attorno a un tavolo imbandito, cerchiamo di essere gentili gli uni con gli altri.”
“Non sei nemmeno arrivato a cinquant’anni e giá parli come un vecchio. Ma guardati!”
La sedia di Erika gratta il parquet e quasi butta giù l’albero decorato. Con il tavolo allungato il salotto è troppo piccolo. Irma, sua sorella, si alza a sua volta per aiutarla. Hanno cucinato assieme le teglie di lasagne per stasera. Ne hanno fatto addirittura una vegetariana per Emilia, che tutta compunta sta finendo di masticare l’ultimo pezzetto del quinto vol-au-vent ai funghi. Giulia, figlia di primo letto di Emilia, e che Lele maltrattata come se fosse sua, non riesce a trattenersi e si succhia l’indice appena intinto nel ragù.
“Giulia, smettila, che se ti vede la nonna son guai.”
“Mica fai la spia zia Lena, in cambio vado a prendere il resto, così dopo non ci alziamo più.”
Lo sguardo di Federico segue ogni curva di Giulia fin quando scompare dietro alla porta della cucina.
Finalmente tutto e tutti sono a tavola.
Erica guarda i suoi due figli malriusciti accompagnati dalle mogli e dai figli, e alla fine guarda sua sorella, che si è presa in casa alla morte dei genitori.
Lena pur invecchiando è rimasta procace, mentre lei si sente un albero di caco a dicembre, fragile e spigoloso.
Ognuno si serve nell’ordine che più gli piace: chi parte dalle lasagne, chi dall’arrosto. Sulla tovaglia di lino rosso natale gocciola la salsa verde.
Per fortuna le due sorelle hanno pensato ai tovaglioli di carta rossi come la tovaglia, ma con le decorazioni d’oro; altrimenti chi lo levava più l’unto dello stinco da quelli di lino. Le prime a finire sono le patate, Pucci e Lele si contendono le ultime due, come se fosse l’unica cosa per cui litigare. Il bollito misto passa di mano in mano, così come anche le bottiglie di vino, prima bianco, poi rosso.
Adesso, che non avanza più nulla, Erika raccoglie i piatti per far spazio al dolce, Lena come suo solito l'aiuta. Appesantite dal cibo sciabattano avanti e indietro dalla cucina.
Figli, nuore e nipoti intorno al tavolo a vantarsi di viaggi e promozioni come se non lo sapessero già, ma dirselo in faccia ha tutto un altro sapore.
Questa volta Erika, che non li sopporta più, ha fatto il tiramisù tutto da sola con un tocco natalizio in più: tanta, tanta cannella.
Mentre passa i piattini col dolce, Erica si chiede cosa succederebbe se annunciasse, come niente fosse, che sua sorella già dalla prima settimana di permanenza si scopava il cognato e ha continuato a farlo con regolarità fino alla sua morte. Probabilmente non sarebbe successo nulla, visto che Pucci va a letto a sua volta con la propria cognata, durante i lunghi pomeriggi in cui il fratello si dedica al massaggio Tuina. Marina purtroppo non ha le stesse risorse e si rende cieca e sorda a suon di martini dry e gin tonic. Si è talmente distaccata dalla realtà che nemmeno si è accorta che Giulia è una sciacquetta come la madre, e si sta facendo strada nei pantaloni di Riccardo: almeno non sono parenti. Riccardo sembrava fosse l’eccezione che conferma la regola: gentile, educato, sempre sorridente e pronto ad aiutarla. Peccato che abbia decimato l’argenteria per mantenersi il vizio della coca.
Adesso sono proprio allegri, ognuno al sicuro con i propri segreti, ognuno col suo pezzetto di dolce, tutti pronti a fare il brindisi finale con il fiato un po’ corto.
Irma non accompagna Erika a prendere le ultime due bottiglie di spumante.
Scorge il proprio riflesso nella finestra, in fin dei conti non è troppo magra. Per avere settant’anni è elegante e si muove con una certa grazia dovuta allo yoga per la terza età. Quello che le ha anche permesso di sopportare tutto fino ad oggi. Non vuole attribuire tutto il merito all’attività sportiva regolare, molto è dovuto anche alla rabbia sorda che giorno dopo giorno l’ha caricata di energia.
Gira lieve attorno al tavolo e versa lo spumante nei calici.
“Allora come vi sentite? Bene?”
“A dire il vero, mamma, devo aver mangiato troppo. Sento una certa nausea. Non è che mi porteresti anche un digestivo. Sai, quello che è avanzato del papà.”
“Lele, tesoro, ti direi di alzarti e andartelo a prendere da solo, ma capisco che tu ti senta impossibilitato, quindi ne farai a meno. A proposito: lo sai che tuo fratello si scopa tua moglie?”
Emilia cerca di reagire con un “Vecchia stronza!” ma una fitta al ventre la zittisce.
Lele prende per il collo Pucci. “Bastardo, che non sei altro!”
“Non far il cretino Lele, che lo sapevi benissimo. Anzi eri pure contento di poterti dedicare anima e corpo alle cinesine senza tua moglie ad impicciarsi!”
Erica li guarda impassibile mentre rotolano per terra rovesciando le sedie. Mollano la presa abbastanza in fretta, i dolori al petto li fiaccano.
“Nonna mi sento male anch’io!”
“Bevi, Riccardo, bevi come tua madre, che ti passa!”
Erika raccoglie tutti i cellulari e li butta dalla finestra prima di chiudere le imposte. Tanto nella notte di Natale non se ne accorgerà nessuno.
“Mamma, cos’hai fatto!” Pucci cerca di tirarla per una gamba, ma è già troppo debole.
“Ti ricordi come ti facevi beffe di me mentre curavo quelle meravigliose piantine blu sulla tomba di tuo padre? È aconito. L’ho raccolto per tutta l’estate, essiccato e polverizzato. Ci ho anche aggiunto le radici per sicurezza.”
Emilia ha già perso i sensi, ma Giulia, come Riccardo, è più giovane e combattiva; tutti e due hanno bisogno di un aiutino. Torna dalla cucina con una padella e colpisce forte prima l’uno e poi l’altra.
“Ci stai avvelenando, ma sei impazzita!”
“Si può dire anche così, Marina. In realtà la considero una polverina magica che mi aiuterà a passare gli ultimi anni in pace senza di voi, sanguisughe sciagurate!”
“Ma sono tua sorella, Erica, come puoi farmi questo?”
“Posso, posso, cara la mia sorella baldracca. Anzi l’ho già fatto.”
Davanti alla porta sono già pronte due valigie. Si infila gli stivali, la sciarpa, il cappotto; controlla che i guanti siano in tasca.
“Mamma, lo sai che ti prenderanno, vero? Marcirai in galera, perché io ti denuncio!”
“Vorrei tanto spiegarti, Lele, ma hai poco tempo. Usalo per chiedere scusa alla figlia di tua moglie per tutte le volte che l’hai spiata mentre si cambiava. E io, a mia volta ho fretta, ho un taxi che mi aspetta.”
Chiude la porta a doppia mandata prima di scendere.
“Buon Natale, signora De Lorrini! E buon viaggio!”
“Grazie! Buon Natale a voi!”
Che carini i Rossi, chissà cosa penseranno di lei quando la puzza invaderà il giroscale.
Ma a Erika non importa. Quando si saprà che lei ha ucciso tutta la famiglia, sarà in riva al mare in Giamaica a lavorare all’uncinetto senza preoccupazione alcuna.
Traccia di mezzanotte
“Ancora un vol-au-vent?"
L’artiglio ingioiellato vira verso sinistra.
“Grazie, nonna, lo passo subito al papà.”
Federico passa il piatto di portata al padre, che lo passa alla madre e via via fa il giro del tavolo per tornare alla nonna, che lo posa al centro.
Riparte il giro, questa volta da destra.
“Prego, prendi qualche affettato.”
“Grazie Irma.”
“E non trattenerlo troppo, Lena, che ti sale il colesterolo!” Si asciuga la bocca col tovagliolo. “Si sa che le zitelle sono ingorde.”
“Mamma, per favore, almeno la sera di Natale!”
“Stai zitto, Pucci, e occupati di tua moglie prima che la colga un coma etilico da aperitivo.” sibila Erica.
A occhi bassi tutti i commensali, accompagnati dal crepitio del camino, si servono.
Marina alza il calice per non smentirsi. “Dai, un brindisi per festeggiare il Natale e ringraziare nonna Erica di questa fantastica cena. Erano anni che non ci si trovava tutti attorno a un tavolo.”
“Marina, non sono abbastanza vecchia per essere tua nonna, e se per anni non abbiamo più festeggiato il Natale assieme un motivo ci sarà. Che dici?”
Lele guarda suo fratello Pucci e cerca a suo modo di calmare le acque. “Dai, mamma, adesso siamo qua. Una famiglia attorno a un tavolo imbandito, cerchiamo di essere gentili gli uni con gli altri.”
“Non sei nemmeno arrivato a cinquant’anni e giá parli come un vecchio. Ma guardati!”
La sedia di Erika gratta il parquet e quasi butta giù l’albero decorato. Con il tavolo allungato il salotto è troppo piccolo. Irma, sua sorella, si alza a sua volta per aiutarla. Hanno cucinato assieme le teglie di lasagne per stasera. Ne hanno fatto addirittura una vegetariana per Emilia, che tutta compunta sta finendo di masticare l’ultimo pezzetto del quinto vol-au-vent ai funghi. Giulia, figlia di primo letto di Emilia, e che Lele maltrattata come se fosse sua, non riesce a trattenersi e si succhia l’indice appena intinto nel ragù.
“Giulia, smettila, che se ti vede la nonna son guai.”
“Mica fai la spia zia Lena, in cambio vado a prendere il resto, così dopo non ci alziamo più.”
Lo sguardo di Federico segue ogni curva di Giulia fin quando scompare dietro alla porta della cucina.
Finalmente tutto e tutti sono a tavola.
Erica guarda i suoi due figli malriusciti accompagnati dalle mogli e dai figli, e alla fine guarda sua sorella, che si è presa in casa alla morte dei genitori.
Lena pur invecchiando è rimasta procace, mentre lei si sente un albero di caco a dicembre, fragile e spigoloso.
Ognuno si serve nell’ordine che più gli piace: chi parte dalle lasagne, chi dall’arrosto. Sulla tovaglia di lino rosso natale gocciola la salsa verde.
Per fortuna le due sorelle hanno pensato ai tovaglioli di carta rossi come la tovaglia, ma con le decorazioni d’oro; altrimenti chi lo levava più l’unto dello stinco da quelli di lino. Le prime a finire sono le patate, Pucci e Lele si contendono le ultime due, come se fosse l’unica cosa per cui litigare. Il bollito misto passa di mano in mano, così come anche le bottiglie di vino, prima bianco, poi rosso.
Adesso, che non avanza più nulla, Erika raccoglie i piatti per far spazio al dolce, Lena come suo solito l'aiuta. Appesantite dal cibo sciabattano avanti e indietro dalla cucina.
Figli, nuore e nipoti intorno al tavolo a vantarsi di viaggi e promozioni come se non lo sapessero già, ma dirselo in faccia ha tutto un altro sapore.
Questa volta Erika, che non li sopporta più, ha fatto il tiramisù tutto da sola con un tocco natalizio in più: tanta, tanta cannella.
Mentre passa i piattini col dolce, Erica si chiede cosa succederebbe se annunciasse, come niente fosse, che sua sorella già dalla prima settimana di permanenza si scopava il cognato e ha continuato a farlo con regolarità fino alla sua morte. Probabilmente non sarebbe successo nulla, visto che Pucci va a letto a sua volta con la propria cognata, durante i lunghi pomeriggi in cui il fratello si dedica al massaggio Tuina. Marina purtroppo non ha le stesse risorse e si rende cieca e sorda a suon di martini dry e gin tonic. Si è talmente distaccata dalla realtà che nemmeno si è accorta che Giulia è una sciacquetta come la madre, e si sta facendo strada nei pantaloni di Riccardo: almeno non sono parenti. Riccardo sembrava fosse l’eccezione che conferma la regola: gentile, educato, sempre sorridente e pronto ad aiutarla. Peccato che abbia decimato l’argenteria per mantenersi il vizio della coca.
Adesso sono proprio allegri, ognuno al sicuro con i propri segreti, ognuno col suo pezzetto di dolce, tutti pronti a fare il brindisi finale con il fiato un po’ corto.
Irma non accompagna Erika a prendere le ultime due bottiglie di spumante.
Scorge il proprio riflesso nella finestra, in fin dei conti non è troppo magra. Per avere settant’anni è elegante e si muove con una certa grazia dovuta allo yoga per la terza età. Quello che le ha anche permesso di sopportare tutto fino ad oggi. Non vuole attribuire tutto il merito all’attività sportiva regolare, molto è dovuto anche alla rabbia sorda che giorno dopo giorno l’ha caricata di energia.
Gira lieve attorno al tavolo e versa lo spumante nei calici.
“Allora come vi sentite? Bene?”
“A dire il vero, mamma, devo aver mangiato troppo. Sento una certa nausea. Non è che mi porteresti anche un digestivo. Sai, quello che è avanzato del papà.”
“Lele, tesoro, ti direi di alzarti e andartelo a prendere da solo, ma capisco che tu ti senta impossibilitato, quindi ne farai a meno. A proposito: lo sai che tuo fratello si scopa tua moglie?”
Emilia cerca di reagire con un “Vecchia stronza!” ma una fitta al ventre la zittisce.
Lele prende per il collo Pucci. “Bastardo, che non sei altro!”
“Non far il cretino Lele, che lo sapevi benissimo. Anzi eri pure contento di poterti dedicare anima e corpo alle cinesine senza tua moglie ad impicciarsi!”
Erica li guarda impassibile mentre rotolano per terra rovesciando le sedie. Mollano la presa abbastanza in fretta, i dolori al petto li fiaccano.
“Nonna mi sento male anch’io!”
“Bevi, Riccardo, bevi come tua madre, che ti passa!”
Erika raccoglie tutti i cellulari e li butta dalla finestra prima di chiudere le imposte. Tanto nella notte di Natale non se ne accorgerà nessuno.
“Mamma, cos’hai fatto!” Pucci cerca di tirarla per una gamba, ma è già troppo debole.
“Ti ricordi come ti facevi beffe di me mentre curavo quelle meravigliose piantine blu sulla tomba di tuo padre? È aconito. L’ho raccolto per tutta l’estate, essiccato e polverizzato. Ci ho anche aggiunto le radici per sicurezza.”
Emilia ha già perso i sensi, ma Giulia, come Riccardo, è più giovane e combattiva; tutti e due hanno bisogno di un aiutino. Torna dalla cucina con una padella e colpisce forte prima l’uno e poi l’altra.
“Ci stai avvelenando, ma sei impazzita!”
“Si può dire anche così, Marina. In realtà la considero una polverina magica che mi aiuterà a passare gli ultimi anni in pace senza di voi, sanguisughe sciagurate!”
“Ma sono tua sorella, Erica, come puoi farmi questo?”
“Posso, posso, cara la mia sorella baldracca. Anzi l’ho già fatto.”
Davanti alla porta sono già pronte due valigie. Si infila gli stivali, la sciarpa, il cappotto; controlla che i guanti siano in tasca.
“Mamma, lo sai che ti prenderanno, vero? Marcirai in galera, perché io ti denuncio!”
“Vorrei tanto spiegarti, Lele, ma hai poco tempo. Usalo per chiedere scusa alla figlia di tua moglie per tutte le volte che l’hai spiata mentre si cambiava. E io, a mia volta ho fretta, ho un taxi che mi aspetta.”
Chiude la porta a doppia mandata prima di scendere.
“Buon Natale, signora De Lorrini! E buon viaggio!”
“Grazie! Buon Natale a voi!”
Che carini i Rossi, chissà cosa penseranno di lei quando la puzza invaderà il giroscale.
Ma a Erika non importa. Quando si saprà che lei ha ucciso tutta la famiglia, sarà in riva al mare in Giamaica a lavorare all’uncinetto senza preoccupazione alcuna.