L'epoca del Radio
Posted: Wed Jan 06, 2021 7:27 am
Lara apre la porta ma rimane impietrita sulla soglia senza riuscire a parlare.
«Ciao, Lara.» sorride Edna, che ha già capito. «Che te ne sembra?» le chiede puntando il dito indice verso la testa.
«La mia opinione in proposito te l'ho già espressa il giorno in cui abbiamo fatto la prova.»
«Sì sì, ed è per questo che hai rinunciato a un'ottima paga e a un lavoro patriottico» sghignazza Edna.
«Ma perché ti sei conciata così?» Le chiede sempre più perplessa Lara mentre le fa segno di entrare in casa.
«Non ho tempo, scusami. Stasera esco con James.» Il suo sorriso si apre in una mezzaluna fluorescente che inquieta Lara, «sono passata solo per chiederti un favore: ho detto a mia zia che esco con te stasera. Puoi reggermi il gioco?» La guarda con occhioni imploranti e congiunge le mani sotto il mento in gesto di preghiera.
«Ma te la sei data anche sulle unghie e sui denti? Oh mio Dio, Edna. Ma sei proprio sicura che non sia pericolosa?»
«In fabbrica lo fanno tutte le ragazze. Si dipingono denti, unghie, capelli e abiti per essere visibili anche al buio. Dicono che gli uomini trovano la cosa molto sensuale. Andiamo a ballare il charleston al Blue Rooms, stasera: voglio sorprendere James.»
«Ah, sono sicura che sarà entusiasta di trovarti tutta dipinta!» Esclama con un certo disprezzo Lara.
«Tu sei invidiosa del mio lavoro. E poi è un modo come un altro per essere alla moda: tu ti sei tagliata i capelli alla maschietta e io, invece, mi dipingo col radio. Così stasera James mi vedrà più splendente della luna sulla collina e troverà subito le mie labbra anche al buio.»
Dalla cucina arrivano i ritmi di un pezzo jazz che la radio accesa diffonde nella casa accompagnati da una voce di donna: «È pronta la cena, tesoro. Chiedi a Edna se si ferma con noi?»
«Devo andare a tavola, scusami. Divertiti stasera, mi raccomando» la saluta Lara strizzando l'occhio.
La ragazza guarda il pavimento mentre chiude la porta. Ci si appoggia con la schiena per un attimo, quasi a cercare un sostegno per reagire alla strana sensazione di disagio che le invade lo stomaco: un po' si sente in colpa perché quel lavoro alla Lancet lo aveva proposto lei. Ma qualcosa durante la prova non l'aveva convinta e aveva rinunciato.
Un nuovo richiamo della madre la scuote: dopo più di un anno, se ci fosse stato qualche problema, sarebbe già emerso. Forse il suo istinto si è sbagliato…
«Stamattina ho incontrato Clare sul vialetto mentre entrambe rientravamo dalla spesa.» La madre di Lara rompe il silenzio della famiglia intenta a consumare un piatto di bistecca guarnito con patate e broccoli. «Era tanto che non la incrociavo. Aveva un aspetto strano e trascurato, che non è da lei, e lo sguardo triste. Le ho chiesto cosa non andava e mi ha confessato tra le lacrime che hanno diagnosticato a Florence un terribile tumore alla mandibola: sta malissimo. Certe notizie sono insopportabili. Sono ancora sconvolta.»
Tutti i commensali rimangono con il boccone inforcato a mezz'aria, congelati dalla notizia. Lara sobbalza sulla sedia, sente una saetta al cuore che comincia a rimbalzarle nel petto. «Ma cosa stai dicendo, mamma? Quando?»
«Circa sei settimane fa, mi diceva Clare, a Florence sono caduti due denti. Erano sani ma se li è ritrovati in bocca la mattina, così, dal niente. Il dentista a cui si è subito rivolta le ha cavato altri denti e le ha detto che le sue ossa sono diventate un colabrodo. Secondo lui è colpa della sostanza con cui viene in contatto quando lavora.»
Il radio - pensa con orrore Lara. Era stata proprio Florence a suggerirle di andare a colloquio alla Lancet, dove lei era operaia già da molti mesi: «Il lavoro non è pesante e ben remunerato. Si dipingono i quadranti di orologi e bussole per l'esercito con una sostanza fluorescente. Le mani delle donne, più abituate a lavori di precisione, sono perfette per manovrare quei piccoli pennelli e così, anche noi femmine possiamo aiutare la patria.» Le aveva detto orgogliosa.
Lara aveva colto in quella proposta l'occasione per sentirsi emancipata. In quel periodo i movimenti femministi chiedevano a gran voce più diritti e lei, come molte sue coetanee, non era insensibile a quel nuovo modo di pensare. Avere un lavoro, quasi come un uomo, l'avrebbe fatta sentire più adulta. Così ne aveva parlato a Edna, perché la sapeva in difficoltà economiche, e insieme erano andate a fare la prova.
Le aveva accolte un giovane impostato e serio. «Il radio è stato scoperto circa venti anni fa dai coniugi Curie. La nostra azienda ha subito intuito la sua utilità e l'ha messa al servizio dell'esercito che, nel recente conflitto appena concluso, è stato aiutato nelle sue missioni vincenti dai nostri prodotti fluorescenti.» Si impettì con le mani in tasca per concludere con una frase che era abituato a ripetere di continuo «Il radio è una sostanza moderna e all'avanguardia. Adesso vi chiamo il caporeparto che vi accompagnerà in produzione.»
Apparve un uomo di mezza età piuttosto bruttino: basso e grassoccio aveva una strana alopecia e pochi capelli spettinati che sembravano voler fuggire dai grossi occhiali protettivi. Sotto una camicia bianca maldestramente abbottonata usciva una strana placca metallica. Subito Edna chiese cosa fosse e l'uomo, senza nemmeno guardare la ragazza, si affrettò ad abbottonarsi e coprire il tutto. La domanda cadde nel dimenticatoio, travolta dall'entusiasmo e dalla curiosità delle amiche, che per la prima volta entravano in una fabbrica.
Lunghi banconi in fila ospitavano numerose operaie intente a spennellare i quadranti.
«Il lavoro di per sé è semplice: servono, però, pazienza e precisione. Venite che vi faccio mostrare da qualcuno come si deve fare.» Disse il caporeparto che sembrava riluttante a entrare nello stanzone.
Picchiettò sulla spalla di una ragazza piuttosto giovane la esortò a spiegare i passaggi. «Bisogna dipingere qui, qui e qui. Dopo tre pennellate la punta del pennello si sfalda, per cui la dovete umettare con le labbra e rendere di nuovo appuntita aiutandovi con la lingua. Ecco, così» e mostrò loro il gesto preciso e delicato.
«Cioè dobbiamo ciucciare il pennello sporco di vernice?» chiese un po' disgustata Lara «Non mi sembra molto igienico…»
«Signorina, a noi sta a cuore la salute delle operaie. Stia pur certa che non viene chiesto di fare qualcosa che può loro nuocere. In ogni caso il giro è finito, vi accompagno fuori.»
Fu allora che Lara si accorse che l'uomo, non solo indossava una strana corazza di metallo sotto la camicia e dei grossi occhialoni da saldatore, ma usava dei guanti spessi per toccare tutto ciò che lo circondava.
«Voglio cominciare domani!» aveva esordito Edna una volta venuta a conoscenza del salario. Lara aveva provato a spiegare i suoi dubbi all'amica, ma senza successo. Anzi questa loro divergenza di opinioni le aveva allontanate per un po'.
«Florence peggiora di giorno in giorno.» continua la madre con voce commossa. «Ormai ha bisogno della sedia a rotelle perché le sue gambe non la reggono più.» Cerca di ricomporsi tirando un lungo sospiro. Il marito, con gli occhi colmi di tristezza, le poggia una mano sulla spalla. La donna si fa forza e prosegue: «Il medico sostiene che il radio le ha intossicato tutto l'organismo. Forse anche lo svenimento che ebbe durante la messa di Natale, vi ricordate, potrebbe essere stato uno dei primi sintomi. Insomma i Flaunders voglio intentare causa alla Lancet che non ha messo al corrente le operaie dei rischi del radio ma per ora, dopo aver consultato già quattro legali, non ne hanno ancora trovato uno disposto a far guerra a un colosso industriale. Meno male Lara che tu non hai accettato.»
Lara non ce la fa più e si alza dalla sedia di scatto: corre ad abbracciare la madre per piangere sulla sua spalla. Sa che dovrà avvisare Edna il prima possibile, non vuole rischiare la salute di un'altra amica.
«Ciao, Lara.» sorride Edna, che ha già capito. «Che te ne sembra?» le chiede puntando il dito indice verso la testa.
«La mia opinione in proposito te l'ho già espressa il giorno in cui abbiamo fatto la prova.»
«Sì sì, ed è per questo che hai rinunciato a un'ottima paga e a un lavoro patriottico» sghignazza Edna.
«Ma perché ti sei conciata così?» Le chiede sempre più perplessa Lara mentre le fa segno di entrare in casa.
«Non ho tempo, scusami. Stasera esco con James.» Il suo sorriso si apre in una mezzaluna fluorescente che inquieta Lara, «sono passata solo per chiederti un favore: ho detto a mia zia che esco con te stasera. Puoi reggermi il gioco?» La guarda con occhioni imploranti e congiunge le mani sotto il mento in gesto di preghiera.
«Ma te la sei data anche sulle unghie e sui denti? Oh mio Dio, Edna. Ma sei proprio sicura che non sia pericolosa?»
«In fabbrica lo fanno tutte le ragazze. Si dipingono denti, unghie, capelli e abiti per essere visibili anche al buio. Dicono che gli uomini trovano la cosa molto sensuale. Andiamo a ballare il charleston al Blue Rooms, stasera: voglio sorprendere James.»
«Ah, sono sicura che sarà entusiasta di trovarti tutta dipinta!» Esclama con un certo disprezzo Lara.
«Tu sei invidiosa del mio lavoro. E poi è un modo come un altro per essere alla moda: tu ti sei tagliata i capelli alla maschietta e io, invece, mi dipingo col radio. Così stasera James mi vedrà più splendente della luna sulla collina e troverà subito le mie labbra anche al buio.»
Dalla cucina arrivano i ritmi di un pezzo jazz che la radio accesa diffonde nella casa accompagnati da una voce di donna: «È pronta la cena, tesoro. Chiedi a Edna se si ferma con noi?»
«Devo andare a tavola, scusami. Divertiti stasera, mi raccomando» la saluta Lara strizzando l'occhio.
La ragazza guarda il pavimento mentre chiude la porta. Ci si appoggia con la schiena per un attimo, quasi a cercare un sostegno per reagire alla strana sensazione di disagio che le invade lo stomaco: un po' si sente in colpa perché quel lavoro alla Lancet lo aveva proposto lei. Ma qualcosa durante la prova non l'aveva convinta e aveva rinunciato.
Un nuovo richiamo della madre la scuote: dopo più di un anno, se ci fosse stato qualche problema, sarebbe già emerso. Forse il suo istinto si è sbagliato…
«Stamattina ho incontrato Clare sul vialetto mentre entrambe rientravamo dalla spesa.» La madre di Lara rompe il silenzio della famiglia intenta a consumare un piatto di bistecca guarnito con patate e broccoli. «Era tanto che non la incrociavo. Aveva un aspetto strano e trascurato, che non è da lei, e lo sguardo triste. Le ho chiesto cosa non andava e mi ha confessato tra le lacrime che hanno diagnosticato a Florence un terribile tumore alla mandibola: sta malissimo. Certe notizie sono insopportabili. Sono ancora sconvolta.»
Tutti i commensali rimangono con il boccone inforcato a mezz'aria, congelati dalla notizia. Lara sobbalza sulla sedia, sente una saetta al cuore che comincia a rimbalzarle nel petto. «Ma cosa stai dicendo, mamma? Quando?»
«Circa sei settimane fa, mi diceva Clare, a Florence sono caduti due denti. Erano sani ma se li è ritrovati in bocca la mattina, così, dal niente. Il dentista a cui si è subito rivolta le ha cavato altri denti e le ha detto che le sue ossa sono diventate un colabrodo. Secondo lui è colpa della sostanza con cui viene in contatto quando lavora.»
Il radio - pensa con orrore Lara. Era stata proprio Florence a suggerirle di andare a colloquio alla Lancet, dove lei era operaia già da molti mesi: «Il lavoro non è pesante e ben remunerato. Si dipingono i quadranti di orologi e bussole per l'esercito con una sostanza fluorescente. Le mani delle donne, più abituate a lavori di precisione, sono perfette per manovrare quei piccoli pennelli e così, anche noi femmine possiamo aiutare la patria.» Le aveva detto orgogliosa.
Lara aveva colto in quella proposta l'occasione per sentirsi emancipata. In quel periodo i movimenti femministi chiedevano a gran voce più diritti e lei, come molte sue coetanee, non era insensibile a quel nuovo modo di pensare. Avere un lavoro, quasi come un uomo, l'avrebbe fatta sentire più adulta. Così ne aveva parlato a Edna, perché la sapeva in difficoltà economiche, e insieme erano andate a fare la prova.
Le aveva accolte un giovane impostato e serio. «Il radio è stato scoperto circa venti anni fa dai coniugi Curie. La nostra azienda ha subito intuito la sua utilità e l'ha messa al servizio dell'esercito che, nel recente conflitto appena concluso, è stato aiutato nelle sue missioni vincenti dai nostri prodotti fluorescenti.» Si impettì con le mani in tasca per concludere con una frase che era abituato a ripetere di continuo «Il radio è una sostanza moderna e all'avanguardia. Adesso vi chiamo il caporeparto che vi accompagnerà in produzione.»
Apparve un uomo di mezza età piuttosto bruttino: basso e grassoccio aveva una strana alopecia e pochi capelli spettinati che sembravano voler fuggire dai grossi occhiali protettivi. Sotto una camicia bianca maldestramente abbottonata usciva una strana placca metallica. Subito Edna chiese cosa fosse e l'uomo, senza nemmeno guardare la ragazza, si affrettò ad abbottonarsi e coprire il tutto. La domanda cadde nel dimenticatoio, travolta dall'entusiasmo e dalla curiosità delle amiche, che per la prima volta entravano in una fabbrica.
Lunghi banconi in fila ospitavano numerose operaie intente a spennellare i quadranti.
«Il lavoro di per sé è semplice: servono, però, pazienza e precisione. Venite che vi faccio mostrare da qualcuno come si deve fare.» Disse il caporeparto che sembrava riluttante a entrare nello stanzone.
Picchiettò sulla spalla di una ragazza piuttosto giovane la esortò a spiegare i passaggi. «Bisogna dipingere qui, qui e qui. Dopo tre pennellate la punta del pennello si sfalda, per cui la dovete umettare con le labbra e rendere di nuovo appuntita aiutandovi con la lingua. Ecco, così» e mostrò loro il gesto preciso e delicato.
«Cioè dobbiamo ciucciare il pennello sporco di vernice?» chiese un po' disgustata Lara «Non mi sembra molto igienico…»
«Signorina, a noi sta a cuore la salute delle operaie. Stia pur certa che non viene chiesto di fare qualcosa che può loro nuocere. In ogni caso il giro è finito, vi accompagno fuori.»
Fu allora che Lara si accorse che l'uomo, non solo indossava una strana corazza di metallo sotto la camicia e dei grossi occhialoni da saldatore, ma usava dei guanti spessi per toccare tutto ciò che lo circondava.
«Voglio cominciare domani!» aveva esordito Edna una volta venuta a conoscenza del salario. Lara aveva provato a spiegare i suoi dubbi all'amica, ma senza successo. Anzi questa loro divergenza di opinioni le aveva allontanate per un po'.
«Florence peggiora di giorno in giorno.» continua la madre con voce commossa. «Ormai ha bisogno della sedia a rotelle perché le sue gambe non la reggono più.» Cerca di ricomporsi tirando un lungo sospiro. Il marito, con gli occhi colmi di tristezza, le poggia una mano sulla spalla. La donna si fa forza e prosegue: «Il medico sostiene che il radio le ha intossicato tutto l'organismo. Forse anche lo svenimento che ebbe durante la messa di Natale, vi ricordate, potrebbe essere stato uno dei primi sintomi. Insomma i Flaunders voglio intentare causa alla Lancet che non ha messo al corrente le operaie dei rischi del radio ma per ora, dopo aver consultato già quattro legali, non ne hanno ancora trovato uno disposto a far guerra a un colosso industriale. Meno male Lara che tu non hai accettato.»
Lara non ce la fa più e si alza dalla sedia di scatto: corre ad abbracciare la madre per piangere sulla sua spalla. Sa che dovrà avvisare Edna il prima possibile, non vuole rischiare la salute di un'altra amica.