I notturni mix 168 fuori concorso
Posted: Fri May 13, 2022 4:27 pm
Salve, questo è un racconto imbastito per l'ultimo Lampi di mezzogiorno, ma per vari motivi non è approdato nei tempi e nei modi prescritti.
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La traccia è Dentro il quadro
Il quadro è Nighthawks di Edward Hopper
questo il commento odierno
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La traccia è Dentro il quadro
Il quadro è Nighthawks di Edward Hopper
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- Che ne dice?
- Notevole. Lo stile è riconoscibile. Sì, l’atmosfera dilatata, un attimo catturato nel tempo dove il colore riverbera e cattura le forme.
- È un caffetteria, di notte. Uno dei posti che restano aperti per chi non ha sonno. O non può permettersi di dormire.
- Nei suoi quadri si avverte la sostanza della solitudine.
- La vede così?
Il caffè qui lo fanno annacquato. Si accorda al mio spirito umido e gonfio di rimorso. Vagavo per la 34esima e sono entrato di getto. Era l’unica luce accesa nella larga Avenue, che di notte si trasforma in un canyon cieco. Certo i lampioni facevano il loro servizio, ma dopo quello che ho combinato a Marv, non conviene fare da bersaglio in zona.
Continuo a ripetermi che doveva succedere: chi poteva trattenersi? Vedere tutti quei soldi passare sotto il naso, sapere da dove arrivano e imbustarli per le tasche di Marv. La vita in città costa. Le opportunità costano anche di più. Così eccomi qui. Un whisky per calmarmi, un caffè per tenermi sù.
Ho camminato per dieci isolati, i piedi arroventati nei mocassini morbidi, per niente adatti alle marce forzate. Gli sgherri di Marv viaggiano in auto. Io devo accontentarmi della metropolitana. Non è leale. Ho cambiato venti stazioni balzando fuori dai treni all’ultimo momento. I quattro gatti sulle piattaforme, tutti turnisti e cameriere a fine servizio, erano troppo stanchi per badare alle acrobazie di un ubriaco del weekend.
Quando mi sono deciso a sbucare in strada, il cartello della 34esima mi ha salutato come un bambino che fa la linguaccia dietro i finestrini: “Sei al punto di partenza, Jim!” Una forza invisibile mi trattiene attorno ad un pozzo oscuro. E somiglia maledettamente alla tazza di caffè che fuma sotto il mio naso.
Devo ricordarmi di pulire la macchina del caffè prima di chiudere. L’ultimo sabato l’ho dimenticato e quasi il capo mi caccia a pedate. Ma come si fa? Fatico a tenere gli occhi aperti. Sono le due passate e questi spaventapasseri non si schiodano. Tre caffè, un whisky, un’acqua brillante. Una manciata di monetine d’incasso.
Eppure tocca stringere i denti. Pagare l’affitto della topaia nel sottoscala e le medicine per Nelly. Poverina, così giovane e così malata. Il medico dice che è la “costituzione”. Ma tutta la traversata dal Kansas, tutta la polvere delle grandi pianure, tutti i pranzi e le cene saltate, sono dei bei calci alla costituzione. E una ragazza scalcinata lavoro in città non ne trova. E neanche un marito.
Il sonno mi sta mangiando le forze, devo tenermi in continuo movimento: forza Stan, non fermarti. Abbiamo piattini da impilare, bicchieri e cucchiaini da pulire e asciugare. Qualsiasi cosa pur di tenere gli occhi aperti. Tre d’ore ancora e arriverà il sole, tocca resistere.
Cosa sta facendo il dago? Si alza? No, va al juke boxe. Bene, un po’ di musica mi terrà sveglio.
Oddio mette su un disco. Speravo fossimo alla fine di questo strazio di serata. Invece Mario vuole davvero tirare fino a mattina. Poco gli importa se domani la bella Edna sarà uno straccio. Tanto lui torna in caserma, si cambia e poi fila sulla sua nave. Sarà anche uno schifo vivere sull’acqua con il mal di mare che ti strizza le budella appena le onde si ingrossano, però Mario ha una bella busta tutte le settimane. Ci campano la moglie, i due figli e la sua Edna. Io, che sono il suo “hobby più costoso”, come dice quando vuole fare il simpaticone.
Non mi chiede neanche se voglio ascoltare qualcosa, tipo la “nostra canzone”. Niente, adesso ha la testa in mare. Ho riprovato a usare il “noi” per scuoterlo, so che gli da fastidio. Salta subito in modalità muto. Si affanna a mettere delle pezze ai suoi ragionamenti tra una sigaretta e l’altra. Mi fa ridere. Dice che è complicato, che i soldi non bastano mai, che se la moglie sospetta qualcosa può mettere in mezzo un avvocato. E allora addio risparmi, addio vita nuova.
A dirla tutta, nel mio futuro non la vedo proprio la targhetta del citofono con stampato “Edna e Mario”. L’idea mi sembra tanto una presa in giro, buona per abbindolare una donna del porto, un giro di valzer che dura mezza licenza e poi tanti saluti. Stasera, prima del bacio del commiato, vorrei spillargli una bella fetta.
Ancora cinque ore, poi sarò di nuovo su quella dannata bagnarola, in mezzo a quei lerci vermi che scattano a comando. A volte mi sembra di stare su una crosta di formaggio marcio che galleggia in una pozzanghera. L’odore salmastro, l’unto delle macchine, no, il vento non li spazza via. In quella nave lo sporco ristagna e avvolge ogni cosa. È un abbraccio putrido che leva il fiato. Faccio i turni di notte apposta per dormire di giorno, con l’oblò aperto.
Potessi piantare tutto lo farei. Via dalla barca, via da Mary Jane e i gemelli, via. Con Edna potrei ricominciare. Forse una stazione di servizio, una ferramenta di paese. Niente mare in vista. Soltanto campi, campi di grano biondo cotti dal sole e la mattina il profumo pulito dell’erba bagnata di rugiada.
- Lei è un uomo felice? Che colore darebbe alla felicità
- La felicità non è un colore, la felicità è un riflesso, non si indossa, non si afferra. La felicità non ci appartiene, ci possiede, occasionalmente.
L’orchestra di Duke Ellington esegue Don’t get around much anymore
Questa melodia mi calma. È una sirena che incanta i marinai e culla i malati. Un doppio conforto per me. Stanotte anche Edna mi sembra così lontana. Il mio sogno di una casa vera, fuori dall’acqua si è perso nelle strade buie della città. Sono qui, bloccato nell’unico angolo di luce. Tutto dorme, tutto è quiete. Vorrei che tutto si fermasse qui.
Non voglio fare piazzate. Non sono il tipo che strilla nelle caffetterie. Appena usciamo gli dico: Mario, tu cosa provi per me? E poi metto in chiaro la faccenda dei soldi. Non sono una ragazzina e neanche una donna a ore. Ho una vita mia, non posso stare appesa alla cornetta del telefono finché lui non si decide. Certo, dopo non sarà meglio. Non mi vedo ormeggiata insieme ad un ex marinaio. Sono una navigatrice d’acqua dolce, amo i porti sicuri, la tranquillità. Anche questa nottata, lo ammetto. Uscita da qui mi toccherà chiedere soldi o fare altri debiti. Lo strazio riparte. Forse questi momenti di nulla sono il meglio della vita: la quiete della sconfitta, prima che riprenda la battaglia.
Non riesco a tenere gli occhi aperti. Il dago ha fatto la scelta sbagliata, questa canzone mi uccide. Ho paura di crollare con la testa sul bancone. La tizia con il vestito rosso pare stanca come me. La canzone non le piace, finge di giocare con una bustina di fiammiferi. Non dovrei guardarla troppo. Ma il dago accanto è perso nei fatti suoi. Non si è accorto che ha la sigaretta si è spenta. Se la cenere finisce sul bancone gli dirò qualcosa. Gli chiederò se vogliono altro. Non voglio che se ne vadano, potrei cedere alla tentazione di sdraiarmi da qualche parte. Non me lo posso permettere. Chiederò all’altro tizio se vuole il secondo giro di whisky. Lo vedo nervoso. Evita gli sguardi. Forse aspetta qualcuno. Forse aspetta me.
Ancora un sorso di caffè, poi mi alzo. Vado da Marv e gli rendo la busta. No. Non può funzionare. Ha scatenato l’armata, deve dimostrare che non ammette fregature nel suo giro, chi sgarra viene steso. Forse me la cavo con una ripassata, qualche osso rotto. I ragazzi mi conoscono, ci andranno piano se glielo chiedo. Già, ma dipende dall’ordine di Marv. Andiamo, era soltanto una bustarella. Una sola maledetta busta. E mi sono giocato tutto. Non so dove andare, non saprei dove nascondermi. Forse aspetterò qui. Forse al prossimo sorso mi verrà un’idea. Brillante come quella di intascarmi la busta. Brillante come sedermi dando le spalle alla strada. Ma non voglio vederli arrivare. So che non avranno pietà. Lo sento. Tanto vale restare qui. Per sempre.
- Allora tremila vanno bene?
- Se vanno bene a voi.
Perfetto, basta una firma qui,
- Ah, signor Hopper non le ho chiesto il titolo.
- I Nottambuli.
- Nottambuli, certamente.