[MI168] Escrementi
Posted: Sun May 08, 2022 8:52 pm
Traccia di mezzanotte: "festa in maschera".
“Devo essere uscito di senno per partecipare a un pigiama party”.
Raffaele non è per niente convinto di avere il coraggio di uscire di casa conciato a quel modo.
Non è riuscito a dire di no alla organizzatrice della festa, Francesca. Lei è la sua nuova fiamma con cui ha allacciato una disimpegnativa relazione.
Un'altra donna nella sua vita: un'altra trombamica, come scherzosamente va di moda definire una amicizia di letto.
Chiude la porta di casa: sono le nove di sera. Scende cautamente le scale, augurandosi di non incontrare qualcuno dei suoi condomini, a cui dovrebbe dare spiegazioni di quel pigiama di cotone a righe. Tira un sospiro di sollievo quando si infila dentro l'auto. L'accende e si avvia verso la destinazione: una baita in cima alla collina, appena fuori città. Arrivato sul posto, lascia la macchina al parcheggio sottostante, come gli è stato consigliato da Francesca. Per lui è la prima volta che va in quel luogo: ed è pure buio pesto. Si dirige verso la luce che appare non distante: oltre il sentiero alberato di qualche decina di metri. Si cominciano a udire delle voci che provengono dall'interno del caseggiato di legno. Non uno schiamazzo di voci allegre, né di suono di musica. La porta di legno è socchiusa: entra. “ Quanto tempo ci hai messo, sporco ebreo”.
Raffaele appare sorpreso: “ Ma che bella festa. Un pigiama party in perfetto stile da campo di concentramento”. L'uomo in divisa da soldato si avvicina e lo colpisce violentemente con il nerbo sul torace. Lui stramazza a terra con la faccia sul tavolato. Rimane bloccato dal terribile dolore per alcuni secondi. Vorrebbe reagire ma i suoi occhi inquadrano la folta serie di piedi scalzi, anneriti dallo sporco. Gli sembrano enormi, a confronto delle caviglie magre, scheletriche. La vista si solleva dal pavimento e scruta l'insieme di ombre umane sul fondo della stanza. Chine, a braccia dritte, distese lungo l'esile corpo. Un miscuglio geometrico di righe e membra umane. Delle oscure presenze che come dei fantasmi hanno dimora in quel luogo spettrale.
Una mano possente lo afferra per i capelli e lo tira su dal pavimento: gli impreca in faccia.
“ Adesso io vado fuori per cinque minuti e poi torno. Nel mentre tu cerca di far saltare fuori l'anello tra la merda dei tuoi amici”.
Il soldato lo colpisce ancora con il nerbo un paio di volte prima di uscire dalla baracca. Steso nuovamente per terra, dolorante e incredulo, non sa cosa pensare, il perché di tutto questo.
Nel mentre voci sussurrate con la paura prendono a diffondersi nel silenzio.
“Tutta colpa di voi Sterhaimen e di quelli come voi. La vostra ostentata ricerca degli affari, le vostre mani sopra qualsiasi commercio. Per questo ci stanno massacrando. Perché siamo colpevoli di aver invaso i loro interessi. Persino in questo posto non riuscite a liberarvi dei vostri beni. Io non avevo nulla, ma allo stesso modo devo subire tutto questo a causa vostra. Come potevate pensare di nascondere i vostri luridi gioielli ai nazisti. Non sono stupidi. Sanno esattamente tutto di voi e di come li ingoiate e li recuperate tra i vostri escrementi! Ma non vi fa schifo ogni volta raccoglierli e ringoiarli?”.
Un'altra voce si fa largo nell'oscurità: “Smettila Dana. Non è che sei te la carogna che ha raccontato a kapò Ishbell dell'anello?”.
“ E se così fosse? Li ho sentiti parlare che ci avrebbero messi tutti quanti nel forno e poi avrebbero rovistato tra le ceneri”.
“Lo dicevano per intimorirci”, ribatte la voce opposta,” sanno bene che l'anello si fonderebbe e le pietre potrebbero rompersi”.
“E cosa credi che non ci avrebbero aperte in due e sezionato le nostre budella per trovarlo?” Rilancia l'altra.
“Magari avrebbero messo le tue budella in mano a tuo figlio minacciandolo con la pistola alla nuca di cercare questo anello”.
Raffaele comincia a realizzare che non sta sognando. Pianta le mani sul pavimento cercando di mettersi di schiena sulla parete: ancora non ha le forze per stare in piedi. Ed ecco l'inizio di un pianto femminile, quasi soffocato; una flebile voce farsi largo: “Come faccio a disfarmi dell'anello di mia nonna? Vale una fortuna! Non ci è rimasto altro per poter sopravvivere quando tutto sarà finito!”.
“ Ma cosa dici. Non ne uscirai viva da qui. Nessuno ne uscirà viva se non caghi quel maledetto anello. Tanto sappiamo che adesso l'hai te dopo avergli fatto fare il giro di bocca in bocca, tra culo e culo, tra di quelle che hai pagato con qualche patata presa da kapò Ishbell”.
La porta si apre minacciosa, come appaiono i due nazisti arrivati, che vedendo Raffaele ancora per terra, lo coprono di insulti e di nerbate. Uno di loro porta con sé una bottiglia con del liquido. Estrae la pistola dalla fondina e la punta su Anna Sterhaimen. Le ordina di bere tutto il contenuto della bottiglia. Tra le risa sarcastiche dei due soldati; tra i singhiozzi e gli involontari impulsi al vomito, il liquido viene ingurgitato. Poi guardano minacciosamente Raffaele e gli ordinano di avvicinarsi. Anna Sterhaimen viene colpita da violente contrazioni all'addome. Nel mentre i due soldati se la ridono. “ Adesso vedrai come lo tiri fuori”.
Raffaele capisce cosa gli toccherà a breve fare. “ Tu, sporco ebreo, tra poco metterai le tue mani tra la sua merda e cercherai l'anello”.
Raffaele non accenna resistenza: ha imparato la lezione. La misericordia e la pietà lasciano quella baracca di legno dalla vergogna. Anna è inginocchiata e appare tutta sudata e sofferente. Si è tirata su la veste mostrando la sua nudità. Raffaele si china sulla sventurata e la guarda dolcemente. Mentre piegata in due, lei svuota a più riprese e con violenti scariche ciò che ha dentro l'intestino, rilasciandolo poi sul pavimento.
Poi Anna si ricompone e si allontana da ciò che aveva nascosto per mesi. Raffaele non sente più le nerbate che gli arrivano sulla schiena. Smuove quelle feci calde con le proprie mani sino al comparire dell'anello. Pensa: “quanto è bello: valeva la vita e la dignità”.
A questo punto uno dei due nazisti gli tira una scarpata e gli ordina di lavare l'anello col disinfettante che hanno portato. Raffaele esegue gli ordini e con un cenno del soldato capisce che lo deve mettere dentro un contenitore. Infine i due soldati soddisfatti vanno via con il prezioso gioiello.
Un brusio invade la baracca ma non è così forte da sovrastare le urla di disperazione di Anna Sterhaimen. Raffaele si è gettato su di lei e cerca di confortarla. Qualcuna ha portato degli stracci per la pulizia del pavimento e con disprezzo li getta di fronte a loro due. Raffaele li raccoglie e prende a rimuovere gli escrementi dal pavimento pensando.
Sono certo che è solo un sogno e che posso andare via di qua. Ma dopo quello che ho visto e che nessuno mai ha saputo raccontare, preferisco morire qui. Prima che la vita mi faccia diventare una bestia. Ora che conosco cosa c'è di più lurido e sporco. Ora che gli escrementi che ho toccato mi appaiono come una linfa vitale al confronto di noi uomini. Meglio divenire cenere.
“Devo essere uscito di senno per partecipare a un pigiama party”.
Raffaele non è per niente convinto di avere il coraggio di uscire di casa conciato a quel modo.
Non è riuscito a dire di no alla organizzatrice della festa, Francesca. Lei è la sua nuova fiamma con cui ha allacciato una disimpegnativa relazione.
Un'altra donna nella sua vita: un'altra trombamica, come scherzosamente va di moda definire una amicizia di letto.
Chiude la porta di casa: sono le nove di sera. Scende cautamente le scale, augurandosi di non incontrare qualcuno dei suoi condomini, a cui dovrebbe dare spiegazioni di quel pigiama di cotone a righe. Tira un sospiro di sollievo quando si infila dentro l'auto. L'accende e si avvia verso la destinazione: una baita in cima alla collina, appena fuori città. Arrivato sul posto, lascia la macchina al parcheggio sottostante, come gli è stato consigliato da Francesca. Per lui è la prima volta che va in quel luogo: ed è pure buio pesto. Si dirige verso la luce che appare non distante: oltre il sentiero alberato di qualche decina di metri. Si cominciano a udire delle voci che provengono dall'interno del caseggiato di legno. Non uno schiamazzo di voci allegre, né di suono di musica. La porta di legno è socchiusa: entra. “ Quanto tempo ci hai messo, sporco ebreo”.
Raffaele appare sorpreso: “ Ma che bella festa. Un pigiama party in perfetto stile da campo di concentramento”. L'uomo in divisa da soldato si avvicina e lo colpisce violentemente con il nerbo sul torace. Lui stramazza a terra con la faccia sul tavolato. Rimane bloccato dal terribile dolore per alcuni secondi. Vorrebbe reagire ma i suoi occhi inquadrano la folta serie di piedi scalzi, anneriti dallo sporco. Gli sembrano enormi, a confronto delle caviglie magre, scheletriche. La vista si solleva dal pavimento e scruta l'insieme di ombre umane sul fondo della stanza. Chine, a braccia dritte, distese lungo l'esile corpo. Un miscuglio geometrico di righe e membra umane. Delle oscure presenze che come dei fantasmi hanno dimora in quel luogo spettrale.
Una mano possente lo afferra per i capelli e lo tira su dal pavimento: gli impreca in faccia.
“ Adesso io vado fuori per cinque minuti e poi torno. Nel mentre tu cerca di far saltare fuori l'anello tra la merda dei tuoi amici”.
Il soldato lo colpisce ancora con il nerbo un paio di volte prima di uscire dalla baracca. Steso nuovamente per terra, dolorante e incredulo, non sa cosa pensare, il perché di tutto questo.
Nel mentre voci sussurrate con la paura prendono a diffondersi nel silenzio.
“Tutta colpa di voi Sterhaimen e di quelli come voi. La vostra ostentata ricerca degli affari, le vostre mani sopra qualsiasi commercio. Per questo ci stanno massacrando. Perché siamo colpevoli di aver invaso i loro interessi. Persino in questo posto non riuscite a liberarvi dei vostri beni. Io non avevo nulla, ma allo stesso modo devo subire tutto questo a causa vostra. Come potevate pensare di nascondere i vostri luridi gioielli ai nazisti. Non sono stupidi. Sanno esattamente tutto di voi e di come li ingoiate e li recuperate tra i vostri escrementi! Ma non vi fa schifo ogni volta raccoglierli e ringoiarli?”.
Un'altra voce si fa largo nell'oscurità: “Smettila Dana. Non è che sei te la carogna che ha raccontato a kapò Ishbell dell'anello?”.
“ E se così fosse? Li ho sentiti parlare che ci avrebbero messi tutti quanti nel forno e poi avrebbero rovistato tra le ceneri”.
“Lo dicevano per intimorirci”, ribatte la voce opposta,” sanno bene che l'anello si fonderebbe e le pietre potrebbero rompersi”.
“E cosa credi che non ci avrebbero aperte in due e sezionato le nostre budella per trovarlo?” Rilancia l'altra.
“Magari avrebbero messo le tue budella in mano a tuo figlio minacciandolo con la pistola alla nuca di cercare questo anello”.
Raffaele comincia a realizzare che non sta sognando. Pianta le mani sul pavimento cercando di mettersi di schiena sulla parete: ancora non ha le forze per stare in piedi. Ed ecco l'inizio di un pianto femminile, quasi soffocato; una flebile voce farsi largo: “Come faccio a disfarmi dell'anello di mia nonna? Vale una fortuna! Non ci è rimasto altro per poter sopravvivere quando tutto sarà finito!”.
“ Ma cosa dici. Non ne uscirai viva da qui. Nessuno ne uscirà viva se non caghi quel maledetto anello. Tanto sappiamo che adesso l'hai te dopo avergli fatto fare il giro di bocca in bocca, tra culo e culo, tra di quelle che hai pagato con qualche patata presa da kapò Ishbell”.
La porta si apre minacciosa, come appaiono i due nazisti arrivati, che vedendo Raffaele ancora per terra, lo coprono di insulti e di nerbate. Uno di loro porta con sé una bottiglia con del liquido. Estrae la pistola dalla fondina e la punta su Anna Sterhaimen. Le ordina di bere tutto il contenuto della bottiglia. Tra le risa sarcastiche dei due soldati; tra i singhiozzi e gli involontari impulsi al vomito, il liquido viene ingurgitato. Poi guardano minacciosamente Raffaele e gli ordinano di avvicinarsi. Anna Sterhaimen viene colpita da violente contrazioni all'addome. Nel mentre i due soldati se la ridono. “ Adesso vedrai come lo tiri fuori”.
Raffaele capisce cosa gli toccherà a breve fare. “ Tu, sporco ebreo, tra poco metterai le tue mani tra la sua merda e cercherai l'anello”.
Raffaele non accenna resistenza: ha imparato la lezione. La misericordia e la pietà lasciano quella baracca di legno dalla vergogna. Anna è inginocchiata e appare tutta sudata e sofferente. Si è tirata su la veste mostrando la sua nudità. Raffaele si china sulla sventurata e la guarda dolcemente. Mentre piegata in due, lei svuota a più riprese e con violenti scariche ciò che ha dentro l'intestino, rilasciandolo poi sul pavimento.
Poi Anna si ricompone e si allontana da ciò che aveva nascosto per mesi. Raffaele non sente più le nerbate che gli arrivano sulla schiena. Smuove quelle feci calde con le proprie mani sino al comparire dell'anello. Pensa: “quanto è bello: valeva la vita e la dignità”.
A questo punto uno dei due nazisti gli tira una scarpata e gli ordina di lavare l'anello col disinfettante che hanno portato. Raffaele esegue gli ordini e con un cenno del soldato capisce che lo deve mettere dentro un contenitore. Infine i due soldati soddisfatti vanno via con il prezioso gioiello.
Un brusio invade la baracca ma non è così forte da sovrastare le urla di disperazione di Anna Sterhaimen. Raffaele si è gettato su di lei e cerca di confortarla. Qualcuna ha portato degli stracci per la pulizia del pavimento e con disprezzo li getta di fronte a loro due. Raffaele li raccoglie e prende a rimuovere gli escrementi dal pavimento pensando.
Sono certo che è solo un sogno e che posso andare via di qua. Ma dopo quello che ho visto e che nessuno mai ha saputo raccontare, preferisco morire qui. Prima che la vita mi faccia diventare una bestia. Ora che conosco cosa c'è di più lurido e sporco. Ora che gli escrementi che ho toccato mi appaiono come una linfa vitale al confronto di noi uomini. Meglio divenire cenere.