[MI 168] Gli amanti.
Posted: Sun May 08, 2022 6:13 pm
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Traccia di Mezzogiorno: “Dentro il quadro”
Mi sono ispirata all'opera Gli amanti (Les Amants) di René Magritte.
Le tende ingiallite nascondono il mio riflesso sul vetro.
Non scosterò il tessuto, Dietro ai miei occhi sono io, specchiata, vedrei il tempo passato a corrodere ogni attimo della mia esistenza. Alzerei le mie mani secche e macchiate, scosterei dal mio viso i capelli bianchi…Un tempo brillavo come l’aurora d’estate, e tu eri con me a ogni levarsi del sole, caro
Paolo, mio primo e unico giovane amore.
La chiesa sulla collina sembrava in fiamme sotto il sole d'agosto, la pietra bianca scottava. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi, quel giorno, dei lampi e dell'odore di tempesta balenare tra il tulle del mio abito bianco? Avrebbe potuto lanciarmi un’occhiata? Avvertirmi dell’incombere della vita? Nessun presagio e quello fu il giorno più bello della mia vita.
L'amore è follia, incoscienza, noi eravamo innamorati, un amore senza senno che sconfinava dalle nostre anime e contagiava il mondo intorno. seguirono anni vissuti senza ritegno, si arrivava spesso al limite, ci prendevamo ogni libertà che la vita ci concedeva, amavamo uomini donne, da soli o insieme, eppure, nulla riusciva ad attaccarci.
Gli anni a perdifiato finirono presto. Poi, la latitanza del lato giusto, quello che chiude due linee in una forma perfetta, ci oscurò la coscienza. Fece di noi, due vecchi e giovani amanti. Si notava sulle pareti della nostra casa, sterili come i nostri inutili tentativi e non era solo mancanza, era un desiderio comune.
Analisi, ricerche e responsi negativi, ci trascinarono via l’una dall’altro, allora ci mancarono le forze, ricordi?
Il nostro amore, come un prezioso cristallo, andava in frantumi al minimo urto.
Sempre più inutile lo sforzo di riattaccare i cocci sparsi, per quante volte? Per quanti anni?
Soffiai l’ultima vera parola attraverso il mio sudario di madre mancata, non ne seguì, mai più, una altrettanto pura in tutta la mia vita ma, non un fiato superò il velo che copriva le tue parole inespresse. La valigia in mano e te ne andasti.
Non poche battaglie ci consumarono in seguito. Stanze d’albergo, letti improvvisati, ogni volta era un gioco, un vortice infinito ci riportava a sfiorarci. A scoprire e a parlare delle tue nuove amanti e dei miei amori impossibili.
Ogni novità che ci capitava dovevamo condividerla ma, inesorabilmente, ci divideva ancora una volta. Solo da lontano potevamo amarci davvero.
Conoscevo ogni tua debolezza ma mi esaltava la tua forza, la stessa forza che mi spingeva ad andarmene e a tornare ogni volta. A ogni tuo errore, ne seguiva, implcabile, uno mio: Le mie mitiche bugie, i miei sotterfugi infantili.
Abbiamo lasciato che il tempo ci scorresse addosso senza che ne apprendessimo i segreti, abbiamo perso di vista il nostro unico bene: la nostra vita.
Siamo diventati vecchi restando, troppo a lungo, così giovani e testardi.
Ora, l'aria imbrunisce, Ho aperto la finestra, grossi stormi disegnano ombre scure sui campi arati. Solchi profondi si rincorrono, strisciano uno fianco all'altro, colorano la terra umida che attende la semina.
Quanto ho atteso io? un cenno, una tua lettera, un fiore... che la mia assurda impunità mi indicasse un modo per redimermi. Quanto ho atteso io, un figlio da amare, una vita da crescere per riuscire a crescere anch'io?
Ormai il sole è perso dietro i colli, con la notte scompare ogni cosa.
Me ne vado da questa casa, la nostra, sono stanca. Non scorgerò, qui, i primi raggi caldi domattina, non aspetterò qualcuno che mi annunci una tua visita.
Ti lascio questo foglio a testimonianza di una vita sprecata, di un amore maltrattato, di occhi persi a guardare miraggi, di un cuore che non a mai smesso di amarti.
A Francesca
Quante volte, nella vita, ho mancato per un respiro un appuntamento, molte sicuramente. Mi riservo di non condannarmi per questo, le tue assenze erano leggendarie un tempo.
Leggo con nostalgia e rimpianto le tue righe. Abbiamo perso ogni coincidenza che ci avvicinava, non c'era mai tempo per incontrarci, oppure ne avevamo così tanto e tanto avevamo da raccontarci da rivelarsi deleterio.
Il fuoco e la polvere da sparo, così eravamo noi.
Ho questi anni pieni dietro di me e non più molti davanti. Anni che non saprò riempire da solo, non come abbiamo fatto insieme.
Il tuo ricordo mi traghetterà verso giorni difficili. Perdonami, ma decido in questo momento che quella che bagna questa pagina sarà la mia ultima lacrima.
Consentimi di cancellare ogni sbaglio e di edificare per noi un tempio. Celebrerò la nostra amicizia, il nostro amore, le ore più belle che abbiamo trascorso volendoci bene. Da oggi ti regalerò un pensiero, uno per ogni attimo spensierato passato insieme. In ogni giorno che mi resta, un fiore si schiuderà dalla mia mente, fino a coglierti di sorpresa dovunque tu sia.
Tuo Paolo.
Traccia di Mezzogiorno: “Dentro il quadro”
Mi sono ispirata all'opera Gli amanti (Les Amants) di René Magritte.
Le tende ingiallite nascondono il mio riflesso sul vetro.
Non scosterò il tessuto, Dietro ai miei occhi sono io, specchiata, vedrei il tempo passato a corrodere ogni attimo della mia esistenza. Alzerei le mie mani secche e macchiate, scosterei dal mio viso i capelli bianchi…Un tempo brillavo come l’aurora d’estate, e tu eri con me a ogni levarsi del sole, caro
Paolo, mio primo e unico giovane amore.
La chiesa sulla collina sembrava in fiamme sotto il sole d'agosto, la pietra bianca scottava. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi, quel giorno, dei lampi e dell'odore di tempesta balenare tra il tulle del mio abito bianco? Avrebbe potuto lanciarmi un’occhiata? Avvertirmi dell’incombere della vita? Nessun presagio e quello fu il giorno più bello della mia vita.
L'amore è follia, incoscienza, noi eravamo innamorati, un amore senza senno che sconfinava dalle nostre anime e contagiava il mondo intorno. seguirono anni vissuti senza ritegno, si arrivava spesso al limite, ci prendevamo ogni libertà che la vita ci concedeva, amavamo uomini donne, da soli o insieme, eppure, nulla riusciva ad attaccarci.
Gli anni a perdifiato finirono presto. Poi, la latitanza del lato giusto, quello che chiude due linee in una forma perfetta, ci oscurò la coscienza. Fece di noi, due vecchi e giovani amanti. Si notava sulle pareti della nostra casa, sterili come i nostri inutili tentativi e non era solo mancanza, era un desiderio comune.
Analisi, ricerche e responsi negativi, ci trascinarono via l’una dall’altro, allora ci mancarono le forze, ricordi?
Il nostro amore, come un prezioso cristallo, andava in frantumi al minimo urto.
Sempre più inutile lo sforzo di riattaccare i cocci sparsi, per quante volte? Per quanti anni?
Soffiai l’ultima vera parola attraverso il mio sudario di madre mancata, non ne seguì, mai più, una altrettanto pura in tutta la mia vita ma, non un fiato superò il velo che copriva le tue parole inespresse. La valigia in mano e te ne andasti.
Non poche battaglie ci consumarono in seguito. Stanze d’albergo, letti improvvisati, ogni volta era un gioco, un vortice infinito ci riportava a sfiorarci. A scoprire e a parlare delle tue nuove amanti e dei miei amori impossibili.
Ogni novità che ci capitava dovevamo condividerla ma, inesorabilmente, ci divideva ancora una volta. Solo da lontano potevamo amarci davvero.
Conoscevo ogni tua debolezza ma mi esaltava la tua forza, la stessa forza che mi spingeva ad andarmene e a tornare ogni volta. A ogni tuo errore, ne seguiva, implcabile, uno mio: Le mie mitiche bugie, i miei sotterfugi infantili.
Abbiamo lasciato che il tempo ci scorresse addosso senza che ne apprendessimo i segreti, abbiamo perso di vista il nostro unico bene: la nostra vita.
Siamo diventati vecchi restando, troppo a lungo, così giovani e testardi.
Ora, l'aria imbrunisce, Ho aperto la finestra, grossi stormi disegnano ombre scure sui campi arati. Solchi profondi si rincorrono, strisciano uno fianco all'altro, colorano la terra umida che attende la semina.
Quanto ho atteso io? un cenno, una tua lettera, un fiore... che la mia assurda impunità mi indicasse un modo per redimermi. Quanto ho atteso io, un figlio da amare, una vita da crescere per riuscire a crescere anch'io?
Ormai il sole è perso dietro i colli, con la notte scompare ogni cosa.
Me ne vado da questa casa, la nostra, sono stanca. Non scorgerò, qui, i primi raggi caldi domattina, non aspetterò qualcuno che mi annunci una tua visita.
Ti lascio questo foglio a testimonianza di una vita sprecata, di un amore maltrattato, di occhi persi a guardare miraggi, di un cuore che non a mai smesso di amarti.
A Francesca
Quante volte, nella vita, ho mancato per un respiro un appuntamento, molte sicuramente. Mi riservo di non condannarmi per questo, le tue assenze erano leggendarie un tempo.
Leggo con nostalgia e rimpianto le tue righe. Abbiamo perso ogni coincidenza che ci avvicinava, non c'era mai tempo per incontrarci, oppure ne avevamo così tanto e tanto avevamo da raccontarci da rivelarsi deleterio.
Il fuoco e la polvere da sparo, così eravamo noi.
Ho questi anni pieni dietro di me e non più molti davanti. Anni che non saprò riempire da solo, non come abbiamo fatto insieme.
Il tuo ricordo mi traghetterà verso giorni difficili. Perdonami, ma decido in questo momento che quella che bagna questa pagina sarà la mia ultima lacrima.
Consentimi di cancellare ogni sbaglio e di edificare per noi un tempio. Celebrerò la nostra amicizia, il nostro amore, le ore più belle che abbiamo trascorso volendoci bene. Da oggi ti regalerò un pensiero, uno per ogni attimo spensierato passato insieme. In ogni giorno che mi resta, un fiore si schiuderà dalla mia mente, fino a coglierti di sorpresa dovunque tu sia.
Tuo Paolo.