[MI 167] I girasoli
Posted: Sun Apr 24, 2022 11:13 pm
Traccia di mezzanotte: La perdita
Girasoli. Girasoli a perdita d'occhio. Le corolle spiegate ad accogliere i raggi del sole e i capolini, aranciati ed enormi, sembravano sorridere a Nunzia. Tutti insieme.
Nunzia veniva qui da bambina e si sdraiava in mezzo al campo, l'orgoglio di suo padre, l'unico in paese a coltivare girasoli, arte appresa durante il suo soggiorno al nord come bracciante. Distesa in mezzo a quei fiori alti, fingeva di stare in mezzo a una folla. Li nominava uno a uno, Francesco, Luigi, Luisa, Nello, Nina, Maria. Loro guardavano in alto, impettiti a recitare ciascuno la sua parte. E Nunzia recitava pure, era la maestra, o la regina, o la ladra. Quello era il suo angolo di mondo in cui, sola, ritrovava il senso di stare in compagnia.
Ora era più alta di loro. Poteva guardarli dall'alto al basso o anche dritto negli occhi. Ricordò quando giocava con quella una folla di bambini, di scolari ordinati, tutti uguali nel loro grembiulino.
L'ultima volta che era andata lì aveva tredici anni. L'anno dell'incidente. Il caldo dell'estate arroventava le strade. Il gelato in piazza con le amiche, fragola e cioccolato, sceglieva sempre quei due gusti perché si combinava bene il dolce con l'aspro. La panchina dal lato del municipio in cui si sedevano per guardare i ragazzi che passavano. Vanni e Toni le sorridevano. I primi tempi si chiedeva quale dei due le piacesse di più. Le piacevano entrambi, in realtà. Come fragola e cioccolato, perché scegliere un gusto solo? Ma poi decise che le piaceva di più Vanni. Non poteva continuare a guardare entrambi, altrimenti nessuno dei due si sarebbe fatto avanti.
Il primo bacio se lo scambiarono una sera, dopo il concerto in piazza per il santo patrono. Un bacio veloce, con le bocche chiuse. Per un bacio vero si doveva andare fuori dal paese, dove non ti vedeva nessuno. La statale verso il cimitero. Nunzia abbracciata a Vanni su un motorino, i capelli sventolavano liberi al vento. La curva a gomito sullo sterrato. Nunzia che volava, lo stomaco stretto, più stretto che per il bacio.
Fece a tempo a vedere i girasoli da lontano. Il resto dell'estate lo passò tra l'ospedale e la casa. I medici a ricostruirle il femore per rimetterla in piedi, i genitori a rattopparne l'umore.
Aveva perso la normale deambulazione, una lieve zoppia le sarebbe rimasta per sempre. E aveva perso anche Vanni. A quel tempo nessuno metteva il casco.
Nunzia si guardò i piedi tra i fusti dei fiori. Il vecchio incidente poteva essere archiviato. Di Vanni nessuno parlava più. Forse sopravviveva solo nei pensieri dei suoi genitori. Ma ormai erano morti anche loro. Nunzia si era sposata, come tutte le sue amiche di quell'estate. Aveva vissuto la sua vita, l'incidente alle spalle come punto di partenza. Solo per Vanni era stato un punto di arrivo.
Nunzia si addentrò tra i girasoli, alla ricerca del luogo in cui si metteva da bambina. Si sentì spaesata tra quei fusti che non riconosceva. Provò ad accarezzarne qualcuno. Poi iniziò a chiamarli: - Francesco!
- Luigi!
Li chiamò uno per uno: - Luisa, Nello!
Poteva essere la maestra, una maestra di mezz'età.
- Nina, Maria. Prendete il quaderno e la penna.
La magia era compiuta, bastava crederci. I girasoli si erano trasformati nei suoi scolari.
- Oggi scriveremo una poesia.
Bastava crederci e apparve anche Vanni tra gli altri alunni. Era lì, un ragazzino tra gli altri. Accarezzò i petali e sentì i suoi capelli tra le dita, proprio come quando l'aveva baciata. Poi iniziò a dettare:
- Pensieri alti e gialli
Svettano verso il sole
Infiorescenze di terra e acqua
Battiti di memoria
come scampoli di luce
che sferzano il buio.
Girasoli. Girasoli a perdita d'occhio. Le corolle spiegate ad accogliere i raggi del sole e i capolini, aranciati ed enormi, sembravano sorridere a Nunzia. Tutti insieme.
Nunzia veniva qui da bambina e si sdraiava in mezzo al campo, l'orgoglio di suo padre, l'unico in paese a coltivare girasoli, arte appresa durante il suo soggiorno al nord come bracciante. Distesa in mezzo a quei fiori alti, fingeva di stare in mezzo a una folla. Li nominava uno a uno, Francesco, Luigi, Luisa, Nello, Nina, Maria. Loro guardavano in alto, impettiti a recitare ciascuno la sua parte. E Nunzia recitava pure, era la maestra, o la regina, o la ladra. Quello era il suo angolo di mondo in cui, sola, ritrovava il senso di stare in compagnia.
Ora era più alta di loro. Poteva guardarli dall'alto al basso o anche dritto negli occhi. Ricordò quando giocava con quella una folla di bambini, di scolari ordinati, tutti uguali nel loro grembiulino.
L'ultima volta che era andata lì aveva tredici anni. L'anno dell'incidente. Il caldo dell'estate arroventava le strade. Il gelato in piazza con le amiche, fragola e cioccolato, sceglieva sempre quei due gusti perché si combinava bene il dolce con l'aspro. La panchina dal lato del municipio in cui si sedevano per guardare i ragazzi che passavano. Vanni e Toni le sorridevano. I primi tempi si chiedeva quale dei due le piacesse di più. Le piacevano entrambi, in realtà. Come fragola e cioccolato, perché scegliere un gusto solo? Ma poi decise che le piaceva di più Vanni. Non poteva continuare a guardare entrambi, altrimenti nessuno dei due si sarebbe fatto avanti.
Il primo bacio se lo scambiarono una sera, dopo il concerto in piazza per il santo patrono. Un bacio veloce, con le bocche chiuse. Per un bacio vero si doveva andare fuori dal paese, dove non ti vedeva nessuno. La statale verso il cimitero. Nunzia abbracciata a Vanni su un motorino, i capelli sventolavano liberi al vento. La curva a gomito sullo sterrato. Nunzia che volava, lo stomaco stretto, più stretto che per il bacio.
Fece a tempo a vedere i girasoli da lontano. Il resto dell'estate lo passò tra l'ospedale e la casa. I medici a ricostruirle il femore per rimetterla in piedi, i genitori a rattopparne l'umore.
Aveva perso la normale deambulazione, una lieve zoppia le sarebbe rimasta per sempre. E aveva perso anche Vanni. A quel tempo nessuno metteva il casco.
Nunzia si guardò i piedi tra i fusti dei fiori. Il vecchio incidente poteva essere archiviato. Di Vanni nessuno parlava più. Forse sopravviveva solo nei pensieri dei suoi genitori. Ma ormai erano morti anche loro. Nunzia si era sposata, come tutte le sue amiche di quell'estate. Aveva vissuto la sua vita, l'incidente alle spalle come punto di partenza. Solo per Vanni era stato un punto di arrivo.
Nunzia si addentrò tra i girasoli, alla ricerca del luogo in cui si metteva da bambina. Si sentì spaesata tra quei fusti che non riconosceva. Provò ad accarezzarne qualcuno. Poi iniziò a chiamarli: - Francesco!
- Luigi!
Li chiamò uno per uno: - Luisa, Nello!
Poteva essere la maestra, una maestra di mezz'età.
- Nina, Maria. Prendete il quaderno e la penna.
La magia era compiuta, bastava crederci. I girasoli si erano trasformati nei suoi scolari.
- Oggi scriveremo una poesia.
Bastava crederci e apparve anche Vanni tra gli altri alunni. Era lì, un ragazzino tra gli altri. Accarezzò i petali e sentì i suoi capelli tra le dita, proprio come quando l'aveva baciata. Poi iniziò a dettare:
- Pensieri alti e gialli
Svettano verso il sole
Infiorescenze di terra e acqua
Battiti di memoria
come scampoli di luce
che sferzano il buio.