[MI167] La scrittura è per me mistero

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 Traccia di mezzanotte


Di fronte all'arte mi commuovo, e non mi vergogno che si sappia. 
Ogni volta succede questo: sento nel petto un movimento verso l'alto, come un fiume che risale alla sorgente; quel mormorio cresce e si gonfia, si arrampica fino a gola e occhi e da qui schizza fuori in lamenti scomposti, gorgoglii e lacrime bollenti. 
Mi è capitato ieri l'altro, ad esempio, mentre guardavo in tv un approfondimento su Rothko. Le grandi tele, che del nero sembravano cogliere l'intimità più intima, mi hanno fatto quasi stramazzare a terra. Non so se è un pregio o una iattura: forse più una iattura. 
Mi fanno questo effetto soprattutto due forme di arte: la pittura e la scrittura. La scultura, l'architettura e la musica in misura molto più contenuta, e reputo ciò un bene.

La scrittura è per me mistero al grado più alto. Centinaia sono le pagine che hanno accolto le mie lacrime. Il turbamento che mi pervade non è dato dal contenuto, ma dal grado di perfezione con cui esso viene veicolato al lettore: posso singhiozzare anche di fronte alle sillabe di Tre uomini in barca.
Se prendiamo un racconto quale Colline come elefanti bianchi, vediamo che qui lo stupore emotivo nasce sia per il dolore trattato sia per l'ineguagliabile purezza di Hemingway nel condurre il dialogo tra i due protagonisti.
Mentre leggiamo, abbiamo la conferma che qualcosa non va quando l'uomo dice alla ragazza che quella certa cosa "è davvero un'operazione semplicissima", tanto che "non la si può neanche chiamare un'operazione". 
E mentre la ragazza guarda il terreno su cui poggiano le gambe del tavolo – i due siedono all'ombra di un bar all'aperto, vicino alla stazione, in attesa del treno per Madrid e sorseggiando una nuova bibita –, l'uomo continua a parlare dicendosi sicuro che lei neppure ci farà caso, tanto è cosa da niente: "Serve solo a far passare l'aria", conclude.
Ecco, qui il lettore comprende di cosa si tratta. E, nel comprendere, ha un capogiro. Non tanto per la cosa in sé, ma per la perizia con cui l'Autore, passo dopo passo, procede. 
La ragazza non ha subìto ancora nessun intervento né lo subirà all'interno del racconto, ma un'aria di desolazione, di "perdita", comincia a farsi largo con metallica durezza. Dopo l'affermazione dell'uomo, la ragazza dapprima rimane in silenzio, poi domanda: "E cosa faremo, dopo?" 
Lui risponde: "Staremo benissimo, dopo. Come stavamo prima".
"Cosa te lo fa credere?", continua lei. 
E l'uomo: "È l'unica cosa che ci preoccupa. È l'unica cosa che ci ha reso infelici".
Ora le carte sono scoperte. La ragazza chiede se davvero lui pensa che "dopo" potranno essere felici, e a un lettore attento non sfugge la polvere di ironia che si posa su ogni sillaba di quella frase, così come non gli sfugge quanto sia spregevole lui, che la esorta a non avere paura perché conosce un sacco di gente "che l'ha fatto". 
Anche lei conosce tante che lo hanno fatto, "e dopo erano tutte così felici!", continua sarcastica.
Ed ecco che lui, a cui non è sfuggita l'ironia dolente, le dice che di certo nessuno la obbliga; sa che è semplicissimo, questo sì, ma nessuno, nessuno la obbliga.
"E tu lo vuoi davvero?" domanda lei, sperando, forse, che le allontani dalle labbra quel calice di disperazione. 
"Credo che sia la cosa migliore", risponde lui, e insiste sul fatto che non deve però farlo per forza.
"E se lo faccio tu sarai felice e le cose torneranno come prima e tu mi vorrai bene?"
La ragazza sa che ormai tutto è perduto. È avviluppata in una rete che le si stringe intorno a ogni movimento del cuore. 
Lei comprende fino in fondo quello che accadrà: guarda dentro le cose con occhi limpidi e acuti; lui, invece, è cieco, sta fermo sulla superficie, e continua a cianciare.
"Potremmo avere tutto e ogni giorno lo rendiamo più impossibile", osserva lei.
Ma "possiamo avere tutto", dice lui. "Possiamo avere il mondo intero, possiamo andare dappertutto".
"No che non possiamo. Non è più nostro".
"È nostro" ribatte l'uomo.
"No, non lo è, e quando te l'hanno portato via, non riesci a riaverlo mai più."
Lui non comprende proprio. Sembra senza cervello, poverino. Sentite come risponde: "Ma non ce l'hanno portato via". 
E lei, martire e profeta insieme, conclude: "Aspettiamo e vedremo".

Mi è caduto nel pozzo l'anello d'oro! 
Nessuno potrà restituirmelo, 
il dito resterà nudo. 
Era un dono di nozze, 
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Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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Ciao @Ippolita
Un racconto interessante che si inserisce  per come l'ho inteso io, in un genere letterario che apprezzo molto. Ossia quello in cui si crea un'opera d'arte a partire dal commento di un'altra opera.
Un esperimento che se riesce bene crea un dialogo tra opere diverse e lontane, magari nel tempo e nello spazio. Un'opera del genere è ad esempio Leggere Lolita a Teheran, in cui la lettura  e il commento di Lolita e di altre opere letterarie occidentali si inserisce tra le pieghe del testo, fornendone l'impalcatura attorno a cui si inserisce un'altra storia. In quel caso si racconta il contesto iraniano, la condizione delle donne e la censura verso alcune opere straniere. Dunque il capolavoro alla base del romanzo si riflette e riverbera facendo da contrappunto alla vicenda della professoressa di letteratura inglese a Teheran e del suo gruppo di allieve.
Il tuo racconto prende le mosse da un racconto breve, da un capolavoro del genere al quale tu hai intervallato commenti precisi e puntuali. Il risultato è ottimo, in quanto sei riuscita a mantenere la tensione narrativa e il pathos dell'originale pur facendone una sorta di commento. Quello che a mio avviso manca è una storia che faccia da contrappunto o da controcanto rispetto all'originale. Mentre nel tuo testo parrebbe esserci solo una grande emozione da parte della protagonista rispetto ad alcune opere, in particolare pittoriche e letterarie. Siccome l'idea mi è piaciuta molto e mi è anche piaciuto come hai commentato il racconto (cosa non scontata, perché il racconto non ha bisogno di un commento per essere apprezzato) credo che il tuo racconto acquisterebbe maggiore forza se ci fosse una storia, una narrazione che giustifichi la scelta di accostarsi a Colline come elefanti bianchi.
Ippolita ha scritto: che si sappia. 
Ogni volta succede questo: sento nel petto un movimento verso l'alto, come un fiume che risale alla sorgente; quel mormorio cresce e si gonfia, si arrampica fino a gola e occhi e da qui schizza fuori in lamenti scomposti, gorgoglii e lacrime bollenti. 
Mi è capitato ieri l'altro, ad esempio, mentre guardavo in tv un approfondimento su Rothko. Le grandi tele, che del nero sembravano cogliere l'intimità più intima, mi hanno fatto quasi stramazzare a terra. Non so se è un pregio o una iattura: forse più una iattura.
All'inizio c'è un tentativo di narrazione che però a mio parere non decolla. Il riferimento a Rothko pare più una digressione che qualcosa di davvero necessario allo svolgimento del testo.
Ippolita ha scritto: Mi è caduto nel pozzo l'anello d'oro! 
Nessuno potrà restituirmelo, 
il dito resterà nudo. 
Era un dono di nozze, 
il dito resterà nudo.
I versi finali sono molto belli e valgono da soli tutto il racconto. Qui ho intravisto una storia parallela, forse un divorzio vissuto dalla protagonista. Però la mia impressione è che la storia sia solo accennata e meriterebbe più spazio.

Io ho interpretato così questo tuo racconto che, ripeto, ho davvero molto apprezzato sia come esperimento metaletterario che per il crescendo emotivo che culmina nei versi finali. Ma, Ippolita, fammi sapere se ho interpretato male o se non sono riuscita a cogliere qualcosa del tuo testo.
Grazie per la lettura. 
A presto

Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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ivalibri ha scritto: Ma, Ippolita, fammi sapere se ho interpretato male o se non sono riuscita a cogliere qualcosa del tuo testo.
@ivalibri

Ivana carissima, hai ragione su tutta la linea. Sono stata costretta a tagliare un lungo pezzo e a cambiare il resto di conseguenza, perché non riuscivo a trovare il contatore di caratteri e temevo di aver sforato, mentre ero ampiamente dentro gli ottomila. Grazie di cuore per la lettura così attenta e affettuosa e per il bel testo che hai preso a esempio. 
A presto! 
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Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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@Ippolita ciao. E una mattina mi sono svegliato e mi sono messo a leggere il tuo racconto :D
Mi devo ricredere sul fatto che può essere piacevole leggere un qualcosa che non ha dei contorni ben definiti, ma allo stesso tempo, un'atmosfera ben precisa. L'ho letto con grande interesse e cercando di capire l'attinenza alla traccia. Questa perdita è nascosta alla trama ma è evidente e riscontrabile nelle citazioni. Ripeto che questa volta ho apprezzato l'aver saputo parlare dello sconforto e della elaborazione della perdita, senza neanche metterla in primo piano. Un bel racconto che mostra la tua sensibilità verso il mondo esterno. Questa volta diretto, non su cose materiali, ma allo spirito. ciao <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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bestseller2020 ha scritto: Ripeto che questa volta ho apprezzato l'aver saputo parlare dello sconforto e della elaborazione della perdita, senza neanche metterla in primo piano. 
Grazie, carissimo Best! Quel racconto di Hemingway occupa un posto di primo piano nella mia mente: ogni volta, leggendolo, resto ammirata. E grazie per avermi dedicato una lettura mattutina.  <3
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Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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Ciao @Ippolita  Bentrovata al Mi!
Il tuo racconto mi lascia perplessa. Abbiamo, all'inizio, una protagonista molto emotiva. Il suo discorso sull'arte mi intriga.
Prende ad esempio un bellissimo racconto di Ernest Hemingway, lo commenta e poi sparisce. Io mi aspettavo un risvolto che coinvolgesse la sua anima, data la sua sensibilità che lei stessa considera una iattura.
Doveva darci i motivi delle lacrime, della sua ipersensibilità, doveva sentirsi ancora una volta travolta dalle emozioni, invece si ferma e parla soltanto del racconto. Bellisimo, ok, ma il suo ? come va a finire?
Ho letto nel forum il tuo problema col contatore di caratteri, perciò non abbiamo la versione esatta del racconto.
Di fatto, mi è sembrato di leggere una recensione un pò speciale del racconto come colline di elefanti bianchi .

Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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Ciao @Ippolita, ho letto più volte il tuo scritto. Non riesco a vederci la forma di un racconto, ma più di una poesia, con le regole di una poesia. Introspezione, lampi di emotività. Non narrazione. C'è molto "io".
Mi sembra un'esposizione, un'analisi, ma senza un arco narrativo.

Di sicuro non gioca a favore il fatto che io non ami la poesia, più che altro la forma della poesia. Perché ci può essere poesia anche nella prosa, spesso io l'ho incontrata. D'altronde, i confini tra poesia e prosa spesso sono così labili...
Senz'altro chi ama la poesia ti darà tutt'altro giudizio! 

Mi suona stonato il cambio del soggetto: inizi con la prima persona singolare, poi passi alla prima persona plurale, infine la terza persona nel lettore.

Perdonami la curiosità:
Ippolita ha scritto: Mi fanno questo effetto soprattutto due forme di arte: la pittura e la scrittura. La scultura, l'architettura e la musica in misura molto più contenuta, e reputo ciò un bene.
Perché reputi ciò un bene? 

Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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Ciao @Ippolita per me leggere i tuoi testi è sempre affascinante. Le tue sperimentazioni traggono linfa da una cultura vasta e una grande passione che si percepisce. Insomma ne esco sempre arricchita e dunque non posso che ringraziarti. 
A livello di racconto il tutto resta un po’ cerebrale, mi manca un contributo emotivo personale ma la qualità dello scritto e l’originalità non sono in discussione. Complimenti sinceri.

Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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Ciao @Ippolita ho letto il tuo racconto e sono rimasto perplesso. 
Poi però ho letto Colline come elefanti bianchi che non conoscevo. Ho riletto il tuo racconto e mi si è aperto il mondo! Un'idea davvero interessante dove si percepisce tutto il tuo amore per lo scrittore in cui ogni dettaglio acquisisce un peso per la storia.
Molto interessante lo sviluppo sull'idea della perdita, anche se il motivo rimane un po' misterioso.

P.S. credo di aver visto anch'io lo speciale su Rothko. Lo adoro. Credo che si potrebbe stare all'infinito di fronte a un suo quadro e scoprire sempre delle sensazioni nuove.
A rileggerti

Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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Ciao, @Otta, bentrovata! E mille grazie per il commento. 
Otta ha scritto: Non riesco a vederci la forma di un racconto, ma più di una poesia, con le regole di una poesia
Otta ha scritto: Mi sembra un'esposizione, un'analisi
Un bel pot pourri, insomma!  :D
La poesia sinceramente no, non ce la vedo (e tieni conto che è una mia grande passione), ma sono del tutto d'accordo col fatto che non è ravvisabile nel testo la forma canonica di un racconto.
Otta ha scritto: Mi suona stonato il cambio del soggetto: inizi con la prima persona singolare, poi passi alla prima persona plurale, infine la terza persona nel lettore.
Il passaggio dalla prima singolare alla prima plurale non lo definirei un vero cambio di soggetto, ma piuttosto un pluralis modestiae, "al quale si ricorre per evitare frequenti ripetizioni, dissimulare l’importanza del locutore o rendere maggiormente partecipi i destinatari" (Zanichelli), oppure un "plurale narrativo" o forse, ancora meglio, un "plurale didattico", visto che l'io narrante prende in esame un racconto con finalità didascaliche.
La terza persona, infine, mi sembra strettamente funzionale alla narrazione.
Otta ha scritto: Perché reputi ciò un bene? 
Immagino che per l'io narrante sia un bene perché il cuscinetto costituito dalla razionalità funziona da protezione.
Grazie ancora! 
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Re: [MI167] La scrittura è per me mistero

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Kasimiro ha scritto: gio apr 28, 2022 8:57 pmPoi però ho letto Colline come elefanti bianchi che non conoscevo. Ho riletto il tuo racconto e mi si è aperto il mondo!
Sono contentissima! 
Kasimiro ha scritto: gio apr 28, 2022 8:57 pmP.S. credo di aver visto anch'io lo speciale su Rothko. Lo adoro. Credo che si potrebbe stare all'infinito di fronte a un suo quadro e scoprire sempre delle sensazioni nuove.
È esattamente quello che penso anch'io. 
Grazie infinite per il tuo commento così bello, @Kasimiro. A presto.
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