[MI 167] L'uomo con le molliche di pane

1
viewtopic.php?p=33631#p33631

Traccia di mezzanotte: la perdita



Ciò che è stato
non sarà mai perso

Occhi azzurri, testa rasata, labbra carnose, orecchie grandi, corpo possente.
Si presentava così, Carmine.
Camminava con passo leggero guardandosi attorno.
Salutava chiunque incrociasse e tutti ricambiavano cordialmente.
Girava con le tasche piene di molliche di pane, per donarle. Non esisteva essere vivente a cui non erano gradite: piccioni, formiche, papere, conigli, galline, cavalli, carpe e caprette, anche se queste ultime mangiavano qualunque cosa.
Dava amorevolmente le sue briciole esaurendole in breve tempo, ed ogni giorno indossava indumenti con tasche più grandi, per soddisfare maggiormente l'appetito dei suoi amici.
Ma non bastavano mai: al primo vorace ospite, se ne aggiungevano all'istante tutti gli altri, attratti da quell'istinto primario.
Appena metteva piede in strada si creava una fila al suo seguito. Passerotti che, come colibrì, levitavano all'altezza delle sue tasche per becchettare qualche mollica con successo. Starnazzi, cinguettii, belati e nitriti creavano una colonna sonora animalesca, tutti a seguire quel S. Francesco dei tempi moderni, alla quale si aggiungevano i cani di tutto il paese.
Inizialmente Carmine, persona sensibile e riservata, auspicava che questa sua propensione passasse inosservata; non rappresentava solo un atto di generosità, ma evidenziava un'attitudine, una sensibilità, un'empatia verso gli altri esseri viventi.
Le signore affacciate alle finestre vedevano con tenerezza quell'omone e la corte al suo seguito.
Un'innocua abitudine per un'innocua persona.
Riscuoteva la simpatia di tutto il paese e i panettieri gli riservavano sacchi di avanzi.
Ma come sempre, tutto ha un inizio e una fine.
L'aumento vistoso di animali che transitavano per le strade, creava inevitabilmente qualche problema ad una parte della popolazione: piccoli depositi di escrementi sparsi irregolarmente che indignavano la gente.
“Non si può andare avanti così!” esclamava un'anziana.
“Se li tenga a casa sua se gli piacciono tanto! Non si riesce più a dormire con questo baccano!” intervenne un'altra.
“Queste strade stanno diventando un letamaio!” proseguì un signore con un bicchiere in mano, seduto davanti al bar del centro.
Carmine non capiva, rimaneva con lo sguardo perso nel vuoto.
“Se ne deve andare! Sta rovinando questo paese!” si alzò un'altra voce proveniente dalla finestra della casa più alta della piazza.
Un giorno, di fronte all'ennesimo rimprovero, Carmine si fermò, rimase bloccato con le braccia aperte, abbozzando un sorriso. Come un'istantanea scattata a sorpresa.
Sembrava uno spaventa passeri ma con effetto contrario: rincuorava e tranquillizzava tutti gli animali che si posavano su di lui, e questi lo ricoprivano per difenderlo, come uno scudo, a protezione da chi voleva attaccarlo.
“Sentite! Se il problema sono le nostre cacche, basta eliminarle, ripulire la strada e portarle nel bosco dove possono concimare il terreno.” Disse una vecchia tartaruga infilata nel taschino della giacca di Carmine.
“E allora facciamolo!” Si associarono tutti.
Ma l'uomo con le molliche di pane rimaneva lì, non si spostava di un palmo; sembrava non sentire o non voler sentire più nulla.
Tutti i suoi amici si diedero da fare e con un'azione di gruppo i percorsi tornarono puliti, meglio di un lavaggio fatto da un camion di pulizia della strada.
Ma con tutto l'impegno e la buona volontà dei suoi cari, il grande omone rimaneva una statua.
Una folla incuriosita iniziò a formarsi attorno; arrivarono i vigili, il sindaco, l'ambulanza: “Signor Carmine? Mi sente?” chiedeva il dottore del paese.
Nessuna risposta. Sembrava essere diventato di pietra.
Cercarono di sollevarlo per metterlo su una barella ma i suoi piedi erano ancorati al terreno, come se avessero messo radici.
Passò la notte.
Il giorno dopo Carmine era sempre lì, allo stesso punto, fermo con le braccia aperte.
Qualcuno provò a solleticarlo, altri a strattonarlo; chi a urlargli contro e chi ad accarezzarlo dolcemente cercando una reazione. Niente.
Capitava che i bambini gli giocassero attorno o lo usassero come palo per la porta; altri per appendere le giacche quando faceva  caldo.
Passarono i giorni e col tempo si dimenticarono dell'uomo celato dietro quelle sembianze. Era diventato un accessorio della città.
Poi, gradualmente, le case vennero abbandonate: dovevano essere abbattute per far posto ad un'autostrada.
Ma i suoi amici non lo dimenticarono; di generazione in generazione c'era chi gli stava sempre vicino e lui nella sua immobilità, lasciava trasparire un'emozione, di fronte al loro calore, con le sue le labbra che sembravano accennare a un sorriso. La piazza, desolata, degradata dallo scorrere del tempo, venne invasa da piante; divenne irriconoscibile ma anche più affascinante, anche se era diventata la sede di una discarica abusiva.
Si trasformò in un luogo selvaggio e suggestivo e Carmine divenne il supporto di graffiti e messaggi d'amore.
Un giorno una bambina, in giro con la bicicletta, notò quel signore mimetizzato con le braccia aperte.
“Che strana scultura” pensò.
Si avvicinò e vide una targhetta ai suoi piedi: “Non si legge più niente, è completamente rovinata.”
“Era la persona più dolce che c'era, amava gli animali e gli esseri umani, ma questi non lo ricambiarono allo stesso modo” rispose un'anziana signora seduta su una sedia di plastica. “Posso dire che l'ho conosciuto da bambina, amava dare molliche di pane a tutti gli animali; un giorno d'estate mi avvicinai, mi sorrise e mi porse del pane da donare. Le osservammo insieme, seduti su una panchina, tutte quelle bestiole soddisfatte. Gli uccellini tenevano lontane le zanzare e la capretta mi leccava i piedi facendomi il solletico. Fu una splendida giornata. Ma i miei genitori mi vietarono di avvicinarmi nuovamente.”
“Perché?”
“Dicevano che era un signore strano e che poteva farmi del male.”
“Un uomo che ama gli animali non può fare del male a nessuno!” rispose la bambina.
“L'ho sempre pensato anch'io. Poi un giorno si fermò e non si mosse più, fissato in quella posizione con le braccia spalancate, come se volesse abbracciare il mondo. Vengo qui tutti i giorni e lo aspetto, porto del pane e lo infilo nelle sue tasche, rimaste sempre aperte.”
“Tornerà?” chiese la bambina.
“Non lo so, per me è come se non se ne fosse mai andato, lo sento e lo sentono gli animali.”
“Posso venire anch'io ad aspettarlo?”
“Certo.”
“L'indomani la bambina ritornò nel luogo dell'incontro.
Era sola.
La signora anziana non arrivò.
E si sedette ad aspettare.

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

2
@Kasimiro ciao. Ecco un altro pezzo pieno di fantasia e al limite della fiaba :D Il tema mi pare, non tanto Carmine e la sua dote, ma l'insensibilità della gente. Mi è difficile trovare una morale in questo tuo racconto. Però, quando si parla d'amore tra uomini e il mondo animale, questa  sta rinchiusa in quella che "l'amore salverà il mondo" ;) alla prossima
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

3
@Kasimiro ciao. Ecco un altro pezzo pieno di fantasia e al limite della fiaba :D Il tema mi pare, non tanto Carmine e la sua dote, ma l'insensibilità della gente. Mi è difficile trovare una morale in questo tuo racconto. Però, quando si parla d'amore tra uomini e il mondo animale, questa  sta rinchiusa in quella che "l'amore salverà il mondo" ;) alla prossima
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

4
Ciao @Kasimiro
Il racconto è particolare, ricco di fantasia. C’è qualcosa di misterioso e sfuggente nel personaggio di Carmine. A un certo momento ho pensato che l’omone si fosse trasformato in un albero con le braccia stese e piene di animaletti tanto da coprirlo. Oppure la statua di un santo, lo stesso S. Francesco.
Ho trovato commovente il dialogo dell’anziana signora con la bambina. Hai saputo toccare in punta di fioretto molte tematiche importanti, la diversità che genera pregiudizio, la purezza istintiva dei bambini, il rapporto speciale degli animali con gli uomini che sanno condividere con loro la vita su questo piccolo e immenso pianeta blu.
Una lettura che mi ha fatto pensare ed emozionare. Complimenti.

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

5
Che bello aspettare la tua favola in giorno del MI e non rimanere mai delusi! 

Un testo ricco di messaggi educativi sulla convivenza tra uomini e animali, sì  ma, prima ancora, sulla tolleranza tra gli abitanti del pianeta,
sul cercare il buono in chi è diverso da noi. E così non perderlo.


@Kasimiro    :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

6
Ciao @Kasimiro
La tua storia mi ha ricordato un personaggio della mia infanzia. Una persona, un senzatetto che amava alla follia gli animali. Dava da mangiare ai piccioni e questi lo ricoprivano interamente, tanto da farlo sembrare una statua. Devo dire che era tollerato nel quartiere, lo conoscevano tutti e in un certo senso era amato, faceva parte della città. 
La tua storia ha un epilogo più tragico e allo stesso tempo surreale che ho molto apprezzato. 
Bello!

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

7
Kasimiro ha scritto: Carmine si fermò, rimase bloccato con le braccia aperte, abbozzando un sorriso.
Con le braccia aperte, paralizzato e con un sorriso benevolo. Chiaramente un simbolo di apertura, che accoglie in maniera incondizionata ma, bloccato dall' ineluttabilità della natura umana. Eccolo lì, il povero Carmine si trasforma, invece di lottare rinuncia alla vita umana. Ho pensato alle leggende intorno a certi monaci buddisti, tramite meditazione se ne vanno dal proprio corpo lasciandolo integro.
Riesci sempre a stupirmi, i tuoi racconti lasciano sempre un significato. (y)

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

10
Ciao @Kasimiro, credo che nella storia di ogni paese ci sia stata una figura come quella di Carmine. Una persona semplice e pacifica e piena di umanità spesso chiamata "Lo scemo del villaggio", una persona mossa da sentimenti positivi e incapace di vedere il male.
Tu hai cantato la vita di un di queste persone, proprio come fa un cantastorie, circondandola di un'aura magica.
Il tuo racconto ha il sapore di una fiaba senza tempo.
Scrittura semplice e precisa.

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

11
Ciao @Kasimiro 
Mi è piaciuta questa favola moderna e senza tempo.  Molto ben scritta. Spesso chi ama così tanto gli animali non è corrisposto allo stesso modo dagli uomini.
Penso che Carmine, amareggiato da tanta insensibilità dei suoi simili che forse pur nella sua ingenuità avesse colto, abbia deciso a un certo punto di immobilizzarsi, pietrificarsi per sempre a braccia aperte nel simbolo della fratellanza e pace universale, affinchè forse, un giorno, qualcuno capisse il messaggio, cosa vana a quanto pare. Nel caso gli uomini avessero un giorno capito mi sarebbe piaciuto vedere Carmine riprendere vita e sorridere nuovamente, circondato dai suoi amici animali.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 167] L'uomo con le molliche di pane

13
Ciao @Otta è vero, si può incontrare spesso una figura che ricorda quella del protagonista della storia. E in effetti ho attinto anche io al ricordo di persone che mi hanno lasciato una particolare emozione. Grazie per il commento

Grazie @Alberto Tosciri per il commento. Hai colto il punto. Carmine, nella sua fragilità, è incapace di comprendere quella forma di insensibilità dei suoi simili. 

Oh @Ippolita le tuo parole mi hanno messo in crisi. E' la prima volta che me le sento dire.
Rispondi

Torna a “Racconti”