[MI 167] Solitudine mia compagna

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Traccia di mezzanotte: La perdita
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Chi conosceva Samuele pensava che dopo la morte della sua Marisangela si sarebbe ucciso. Uomo d’altri tempi, oggi più nessuno sa niente di lui, nemmeno nel suo paese d’origine, un mucchio di case calcinate dal sole ai piedi della montagna.
Era quello che oggi potrebbe definirsi un delinquente ma allora, gli anni Trenta del secolo scorso, si chiamava “bandito”. Ma bandito da cosa? Era stato un eroe della Grande Guerra, decorato con medaglia d’argento al valor militare e innumerevoli croci di bronzo. Si era dovuto ben presto rendere conto della ferocia degli uomini in guerra, della sua ferocia. E lui non era un uomo cattivo, credeva in Dio, sapeva leggere e scrivere, cosa insolita per un contadino di uno dei luoghi più selvaggi e abbandonati del Regno. Amava la rude poesia improvvisata dai contadini e pastori.
Attraversando il Piave su una barca assieme a una dozzina di soldati furono mitragliati da un aereo nemico e tutti si buttarono in acqua scomparendo, tranne lui e un suo paesano. Samuele sapeva nuotare, l’altro no e gli si avvinghiò. Dovevano morire tutti e due ma Samuele non voleva morire. Urlando e piangendo estrasse la baionetta e pugnalò il suo paesano che si divincolò da lui. Samuele nuotò fino alla riva occupata dagli austriaci con la sola baionetta come arma, il fucile era andato perso.
Senza sapere niente delle posizioni nemiche strisciò nei pressi di una trincea dove c’era un ricovero coperto dal quale proveniva una musica di grammofono. Era un posto di comando ufficiali, li spiò mentre bevevano e ridevano in quattro. Lui era furioso per aver ucciso il suo paesano, irruppe nel ricovero come una tigre e con la baionetta, muovendosi fulmineo, li sgozzò come pecore. Prese una targa di legno con scritto il nome del reggimento e stringendola fra i denti riattraversò il Piave a nuoto per tornare alle sue linee.
Fu decorato e promosso sergente, ma durante una licenza si innamorò di Marisangela e non voleva più tornare a combattere. Ce lo accompagnarono i Carabinieri Reali e rimase al fronte sino alla fine della guerra.
Tornò a casa come un eroe, pensava di avere tutti i diritti, ma si scontrò con uomini gelosi delle sue gesta e del suo amore per Marisangela.
Lo accusarono di furto di bestiame, fu arrestato, portato in tribunale e condannato al carcere. Ma Samuele non lo riteneva giusto. Durante il tragitto a piedi dal tribunale alla prigione, ammanettato con i ferri da campagna, strattonò i due carabinieri che lo scortavano e si mise a correre come il vento. I carabinieri asserirono che prese la rincorsa e saltò una siepe di fichidindia, scomparendo alla vista. In campagna trovò chi l’aiutò a spezzare i ferri, poi mandò un messaggio a Marisangela per portargli cose che gli servivano: viveri, abiti, il suo fucile. La ragazza lo raggiunse con una sua amica e poi tornò a casa, fingendo di essere andata per legna. A quel punto Samuele poteva ancora costituirsi, ma in seguito aggravò la sua posizione in modo irrimediabile, uccidendo il suo principale accusatore. Da quel momento divenne “bandito” e visse sempre alla macchia, con Marisangela che gli faceva da vivandiera, andando e venendo con una sua amica.
Samuele in poco tempo divenne una leggenda, era velocissimo nella corsa, aveva una vista acuta e non faceva del male a chi non gli aveva fatto niente. Ma infieriva sui suoi accusatori, che uccideva uno a uno.
Al contempo si vedeva con la sua Marisangela andando a trovarla in paese di nascosto, sempre alla presenza dei genitori. Le aveva sempre detto che un giorno l’avrebbe sposata, quando le cose “si sarebbero messe a posto”.
Un giorno che era dalla fidanzata qualcuno lo tradì e il paese fu circondato da una moltitudine di carabinieri affluiti da tutte le stazioni del circondario e dal capoluogo. Si era in pieno inverno, era caduta la neve. Un carabiniere infreddolito camminava verso un posto di blocco all’uscita del paese, avvolto nella mantellina, fucile Carcano ‘91 a tracolla e alitandosi sulle mani per scaldarsi. Chiese ai commilitoni, con un accento veneto, dove fosse possibile trovare un fuoco. Difficile, gli risposero, giacché stavano presidiando all’esterno, però nessuno proibiva di accendere un fuoco e il carabiniere si offrì di fare un salto nel sottobosco che s’inerpicava sul monte sovrastante il paese per raccogliere un po’ di rami secchi. I commilitoni acconsentirono con piacere e il carabiniere andò nel bosco. Non tornò mai più indietro. Quel carabiniere era Samuele.
Era speciale nel trovare i rimedi più avventurosi e insoliti per sfuggire alle battute e tutti sapevano che non sparava mai ai carabinieri. Fanno il loro dovere, sono comandati, io lo so, diceva.
Ma diventava sempre più pesante e difficile vivere alla macchia. Poteva contare su pochi aiuti fidati e talvolta qualcuno lo tradiva. Prima o poi la sua vendetta lo raggiungeva. Gli omicidi non si contavano più.
Marisangela un giorno andò a portargli degli abiti e gli disse che aveva deciso di vivere con lui alla macchia. Samuele cercò di dissuaderla: era una vita pesante per una donna, ma lei non volle sentire ragioni. Nessuno conosceva quei territori meglio di Samuele. Trovò una grande grotta con un ingresso che sembrava una tana e si sistemarono lì. Erano ancora convinti che le cose un giorno si sarebbero messe a posto, ma forse non ci credevano più.
Per un po’ le cose parvero andare bene, Samuele rimaneva spesso con la sua donna, le male lingue asserivano che ora aveva dei motivi per darsi una calmata. Alcuni che parlavano più del dovuto si trovarono il fienile incendiato , il bestiame grosso ucciso a colpi di moschetto e le pecore sgozzate.
Le battute dei carabinieri si susseguivano senza sosta. Un giorno Samuele, scavalcando un masso in mezzo alla foresta si trovò faccia a faccia con un giovane carabiniere. Samuele aveva il fucile a tracolla, il carabiniere lo aveva in mano. Era finita. Invece no. Il carabiniere abbassò l’arma e gli fece cenno di passare dicendo ― Vai e che Dio ti aiuti.
Forse era un segno del destino, disse Marisangela quando sentì la storia. Un segno che lui doveva continuare a vivere. Ma che vita era quella?
Passò ancora del tempo e i disagi di quella vita cominciarono a farsi sentire sulla donna. Cominciò a tossire e ad essere febbricitante. Samuele era disperato. Non poteva riportarla in paese, l’avrebbero arrestata. Non si fidava del dottore, chiamò una vecchia levatrice che conosceva le erbe, ma poteva solo alleviare il suo dolore e la vecchia scuoteva piano la testa mentre preparava gli infusi.
Samuele la interpellò un giorno.
― Voi mi siete testimone ― le disse.
― Di cosa, Samuele? 
― Che io ho sempre rispettato Marisangela, anche se vivevamo soli e lontani da tutti.
― Si. Lo so.
― Dovevamo sposarci.
― Lo so figlio mio. Che Dio vi aiuti.
Marisangela morì una mattina di primavera.
Samuele la vestì con l’abito e i gioielli della festa, che lei si era portata per il matrimonio. Sembrava una regina. Rimase un giorno a guardarla poi la prese in braccio e la portò fuori dalla grotta, camminando per un lungo tratto dentro il bosco. Con una vanga e un piccone scavò una fossa profonda nel terreno, la tappezzò di fiori di tutti i colori del mondo che raccolse intorno e ve la depositò delicatamente. Recitò delle preghiere e poi la coprì di terra nera come la sua anima. Aveva sentito qualcosa staccarsi dal suo corpo, tutt’intorno era calato il silenzio; lo avrebbe sentito per sempre. Lui adesso era l’unico abitante del mondo, non c’era nessun altro con cui parlare, nessuno da amare. Niente per cui vivere, nemmeno la vendetta, nemmeno la libertà.
Samuele non aveva mai cantato in vita sua.

Non sei più qui ma per sempre in me. Adesso è sicuro davvero.
In questo mondo Solitudine sarà la mia compagna.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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@Alberto Tosciri ciao paesano :D

Ancora una storia di uomini di altri tempi sullo sfondo di rovinose guerre. Colpisce il fatto che Samuele, uomo soldato, capace di uccidere per sopravvivere, duro e spietato, dimostri di avere sentimenti forti e indissolubili. Lo scontro dei sentimenti è forte e drammatico. Morte e amore messi insieme. Dico sempre che l'uomo è una creatura dell'universo complicatissima. Capace di azioni crudeli ma anche di gesti d'amore estremi. Ancora ritrovo ciò che ti è tanto caro quando descrivi la personalità del carabiniere. Già ti avevo raccontato dell'editto regio che li istituiva come risposta alla necessità di tenere l'ordine nelle città, ma soprattutto sorvegliare il territorio rurale in mano ai briganti. Eravamo alla fine delle guerre napoleoniche e restauro delle monarchie.  Proprio così! :asd: L'arma è nata per contrastare i famosi briganti che imperversavano indisturbati per le campagne e che si nascondevano i zone inaccessibili. Altri tempi! ciao a si biri.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Ciao @bestseller2020 
Grazie per aver commentato.
La storia di Samuele mi ha sempre colpito, perché è esistito veramente, in Ogliastra, in un luogo vicino a dove abito. Tutto quello che ho scritto è avvenuto realmente, al tempo del fascismo fu messa una grossa taglia sulla sua testa e gli furono tolte tutte le decorazioni militari. Io ho romanzato quel tanto per scrivere.
Di Samuele cominciò a parlarmi, raccontandomi tutto con fare tra il leggendario, rispetto e ammirazione mio nonno, che negli anni Trenta era un carabiniere e prestò servizio nel nuorese. Ho sempre creduto, ma non ho mai osato chiederglielo... se avesse mai conosciuto quel giovane carabiniere che lo fece passare...
Anche negli anni Trenta i tempi e le ideologie cominciavano a volgere lentamente, inesorabilmente, verso l'attuale degenerazione. Peccato. Era finito il tempo delle  violente "bardane", che nessuno osava o riusciva a fermare. Ci sarebbero volute oggi, le "bardane".
https://www.sardegnalive.net/news/in-sa ... igantaggio
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Alberto Tosciri ha scritto: Uomo d’altri tempi, oggi più nessuno sa niente di lui, nemmeno nel suo paese d’origine, un mucchio di case calcinate dal sole ai piedi della montagna.
Ho intuito subito che ti fossi ispirato a una storia vera. Come sempre @Alberto Tosciri  ci regali delle storie bellissime!
Hai saputo colorare la vita di Samuele con una sensibilità estrema, ogni immagine è vivida e resta impressa.
Grazie.

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Ti ringrazio tanto @Alba359 
Le tue parole mi sono davvero molto gradite, qualcosa di davvero bello per me che mi incoraggiano e convincono sempre più a rimanere  e a non uscire dall'ambito della sezione Racconti, specie al termine di una giornata con qualche dispiacere, ma niente di grave grazie alle tue belle parole.  :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Ciao @Alberto Tosciri , ci hai riportato la leggenda di un bandito gentiluomo.

Rendi bene il carattere e la personalità di Samuele e la sua scala di valori. Magari non tutti condivisibili, ma in linea con un'epoca passata.
Scusami, ma il mio pensiero va alla sua Marisangela, che pare una donna forte e decisa, capace di prendere decisioni anche difficili e controcorrente. L'unica cosa, mi sembra un po' svilita e compressa in quel rimarcare a più riprese la sua "illibatezza". Credo che una donna capace di affrontare un destino tanto complicato abbia virtù ben maggiori che la castità.
Ma erano pur sempre altri tempi...
Secondo me c'era spazio anche per rendere meglio il personaggio di lei. 

Hai una scrittura molto piacevole e sai evocare bene ambienti e personaggi. Grazie di averci fatto conoscere la storia di un personaggio realmente esistito. È sempre un piacere imparare qualcosa di nuovo.

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Ciao @Otta 
 
Ti ringrazio per l’apprezzamento.
I valori del racconto chiaramente non sono quelli di oggi, appartengono a un’epoca passata dove certe cose avevano una grande importanza. Cose come l’onore, la parola data e anche l’”illibatezza”, la “verginità” appartenevano a questo novero di cose oggi decadute.
Avrei voluto scriverne di più ma chiaramente i caratteri concessi dal contest non sarebbero stati sufficienti.
Oggi certi concetti e pensieri sono inconcepibili, fanno sorridere ma nei tempi andati anche le persone più reiette ed escluse dalla società avevano comunque e sempre il timore di Dio, per quanto questo concetto sappia di Medioevo, che poi non era così buio come dicono i libri di scuola… Anche i relegati dalla società per motivi vari sapevano, sentivano di non avere il diritto di fare tutto quello che volevano senza dover pagare un prezzo alla fine, se non agli uomini alla giustizia eterna.
Ecco perché concetti come Dio, giustizia eterna, speranza in una giustizia superiore eccetera sono stati fatti cadere, per dare briglia sciolte senza appigli a tutto quello che salta in mente a certe categorie di uomini per angariarne altre, tutti convinti che non dovranno rendere conto a nessuno, che non potranno mai avere giustizia da nessuno in questo mondo e meno che mai in un altro che non esiste, come dicono illustri politici e tuttologhi.
Scusa la divagazione.
Samuele, un uomo esistito veramente, aveva ucciso tanti uomini, di cosa aveva paura, cosa rispettava? Una sua arcaica concezione di vita contadina, un suo senso di società, chiamiamola anche patriarcale ma in quei luoghi era più matriarcale che non si creda, ecco perché preferisce chiamare a testimone del suo atteggiamento un’anziana levatrice.
Aveva vissuto alcuni anni con quella che avrebbe dovuto essere la sua sposa, nascosti al mondo, potevano fare tutto quello che volevano e non lo fecero nel rispetto di qualcosa che ritenevano superiore.
Avrei voluto fare risaltare la terribilità e la bellezza di questo pensiero, di questo comportamento.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Alberto Tosciri ha scritto: dom apr 24, 2022 9:24 pmErano ancora convinti che le cose un giorno si sarebbero messe a posto, ma forse non ci credevano più.
Se erano convinti ci credevano!
Alberto Tosciri ha scritto: dom apr 24, 2022 9:24 pm
Un giorno Samuele, scavalcando un masso in mezzo alla foresta si trovò faccia a faccia con un giovane carabiniere.
Manca la virgola dopo "foresta" per chiudere l'inciso.
Alberto Tosciri ha scritto: dom apr 24, 2022 9:24 pmNiente per cui vivere, nemmeno la vendetta, nemmeno la libertà.
Questa sarebbe stata una poesia migliore dei due versi che hai scelto.
Anche mettendola su tre versi, e facendone l'epilogo, così:

Niente per cui vivere
Nemmeno la vendetta
Nemmeno la libertà.

Bravo, @Alberto Tosciri   :)

Hai declinato la traccia su una storia vera, e sulla perdita come morte dell'amata.
C'è la trasgressione, il delitto, la fuga dalle responsabilità, l'amore, la sofferenza e l'addio.
Dopo questo, la Solitudine si erge a compagna dell'inafferrabile bandito.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Ciao @Alberto Tosciri anch'io ho intuito che si potesse trattare di una storia vera appartenente alla tua bellissima terra. Poi però citi il Piave con tutta la tragedia legata a quei luoghi e a quel periodo.
Alberto Tosciri ha scritto: I carabinieri asserirono che prese la rincorsa e saltò una siepe di fichidindia,
Forse mentre pensavi al Veneto non potevi fare a meno di pensare anche alla tua terra...
Alberto Tosciri ha scritto: E lui non era un uomo cattivo, credeva in Dio, sapeva leggere e scrivere, cosa insolita per un contadino di uno dei luoghi p...
Credo che il binomio "uomo buono/credente in Dio" nei tempi moderni non è più molto veritiero, ammesso che lo sia stato in tempi passati. Se penso a mafiosi come Riina o Provenzano che tenevano santini sul comodino. O per giungere ai giorni nostri in cui Putin presenzia in prima fila la messa Pasquale Ortodossa.

Come sempre i tuoi racconti sono una miniera di scoperte di tradizioni e di aneddoti legati a culture passate e presenti che leggo sempre con piacere.
Per un attimo i due innamorati mi hanno ricordato altri due celebri: Garibaldi e Anita, nel loro periodo di latitanza nelle paludi di Comacchio, dove lei muore febbricitante tra le braccia di lui.
Alla prossima

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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@Alberto Tosciri

Caro Alberto, devo dire che nella narrazione romanzata di eventi storici sei un vero asso: crei racconti ricchi di pathos e fascino, nei quali il lettore si immerge con naturalezza e grande interesse. Questo racconto, in particolare, possiede un bellissimo ritmo veloce, "nervoso", che mi è parso azzeccatissimo e mi è piaciuto davvero tanto. Molto bravo, complimenti.
Grazie e un saluto. 
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI 167] Solitudine mia compagna

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Ciao@Poeta Zaza  e grazie per il commento.
Hai perfettamente  ragione sulla poesia, bruttissima,  :D non è una poesia; mi sono sforzato a trovare un filo logico ma non l'ho trovato nemmeno io è più che altro una forzatura.
Molto meglio le parole che hai individuato tu.

Grazie @Kasimiro 
Hai ragione cito il Piave per la guerra, poi però a fine guerra
Alberto Tosciri ha scritto:
rimase al fronte sino alla fine della guerra.
Tornò a casa come un eroe, pensava di avere tutti i diritti, ma si scontrò con uomini gelosi delle sue gesta e del suo amore per Marisangela.
Le fichidindia compaiono quando Samuele torna a casa,  in Sardegna, quando viene falsamente accusato e poi fugge dai carabinieri.
Nemmeno io credo
Kasimiro ha scritto: Credo che il binomio "uomo buono/credente in Dio" nei tempi moderni non è più molto veritiero, ammesso che lo sia stato in tempi passati. Se penso a mafiosi come Riina o Provenzano che tenevano santini sul comodino. O per giungere ai giorni nostri in cui Putin presenzia in prima fila la messa Pasquale Ortodossa.
Samuele è un bandito, ma comunque ha il timore di Dio, pur non ostentando crocifissi o immagini.
Nei tempi passati, come ho accennato in un commento più sopra, tutti credevano in Dio, buoni e cattivi e avevano un arcano timore della sua giustizia, che sapevano di non poter evitare.
Oggi evidentemente la legge divina è scaduta nei termini e c'è tana libera per tutti.
Su Putin non mi dilungo, sai amo la letteratura russa  classica e moderna e potrei suscitare il panico...
In quanto all'uso della religione per combattere... ti lascio il trailer di un film misconosciuto, quando un frate italiano, Marco d'Aviano incitò i polacchi l'11 settembre 1683 a respingere i  musulmani che assediavano Vienna e che se l'avessero presa avrebbero  poi invaso l'Europa.
Gli occidentali non ne sanno più nulla, la storia non si deve studiare per ovvi motivi... ma i musulmani, che la storia la studiano,  non hanno mai dimenticato quell'11 settembre...


Grazie @Ippolita 
Io prediligo il racconto storico: fin da bambino ho letto  non so più quanti romanzi di varie ambientazioni storiche e lì mi sono in un certo senso formato, trovandolo molto congeniale a quello che volevo illustrare. Dico sempre poi che 8000 caratteri non sono mai sufficienti  :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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