[MI167] L'importante nella vita
Posted: Sun Apr 24, 2022 8:29 pm
Traccia di mezzanotte: La perdita
L'importante non è quello che potresti perdere ma quello che puoi ritrovare.
Come pure non è importante non fare errori ma avere la forza nelle gambe per rialzarti.
Non sbagliare è impossibile. Qualcuno prima di me, tanti secoli or sono, affermò che siamo in questa terra per imparare. Da qui ne conseguo che l'errore è insito nella nostra vita; fa parte del gioco. A ogni errore però vi è una perdita di qual cosa. Hai giocato male la partita? Ecco! L'hai persa.
Hai giocato in borsa i tuoi risparmi in fondi speculativi e sei finito per perdere tutto.
Oppure hai perso tua moglie che ti ha lasciato, in quanto sei un ubriacone, e non sei stato capace di darle tranquillità. Sono fin troppe le cose che puoi perdere a causa tua, ma a volte, a seconda del tipo di persona che sei, puoi non avere colpe: sei incappato in una disgrazia, non te la sei cercata. A queste perdite gratuite io sono abbonato. Ricordo bene che sin da piccolo dovetti fare i conti con la mancanza di tante cose: una famiglia, l'infanzia, l'innocenza. Di certo non ebbi colpe per meritarmi la totale privazione della libertà; cosa mai avrei potuto fare a soli cinque anni.
Però la necessità aguzza l'ingegno, ed è un istinto anch'esso insito nell'uomo. Per sostituire la mancanza d'affetto presi a inventarmi storie fantastiche. Io ero sempre il protagonista e tante persone ruotavano attorno al mio universo. Ogni notte me ne raccontavo una e come era dolce addormentarsi cullato dalle mie avventure amorose. Che ridere: già pensavo all'amore. Sono stato uno scrittore rosa per necessità sin da piccolo.
Quindi la regola che imparai è che non è importante quello che non hai ma è come sostituirlo.
Un'altra regola fu quella di fare buon uso delle cose. Ricordo che mi mancavano tanto i giocattoli e sognavo spesso di giocare con la pistola da cowboy. Con un tappo di bottiglia facevo la mia stella da sceriffo, appuntandola sulla maglia attraverso un pezzetto di legno incastrato all'interno del tappo. Ma il mio sogno finiva sempre male. Questa appena la puntavo per giocare all'uomo della legge (quanto mi piaceva essere dalla parte giusta) mi si disfaceva tra le mani o diventava un orribile ortaggio che tanto odiavo trovare nella minestra: la melanzana. Si vede che non fu destino che ne avessi una per giocare: pistola giocattolo, s'intende. Che strano: non c'è uomo che sia stato bambino senza averne desiderato una per giocare o dei soldatini. L'uomo è nato pistolero, soldato? Mi domando. L'uomo è nato per distruggere e il fare e rifare, disfare e rifare è anch'esso insito nel suo DNA?. Meno male che giocai con qualcosa di più istruttivo di una pistola. Fui un abile modellatore della plastilina e del famoso das: chi non se lo ricorda quella pasta modellabile grigia di colore che neanche sporcava le mani? Però prediligevo la prima per via dei suoi colori e del fatto che a fine lavoro, ed esserti preso un bel “bravissimo” dalla maestra, potevi disfare e riutilizzare per fare una cosa diversa, nuova. Anche con i Lego potevi fare e disfare. Strano: tutti amavamo fare con i mattoncini la nostra casa per poi avere il gusto di distruggerla. Ritorno alla questione della distruzione insita in noi. Certo che poi ne facevamo un'altra, magari anche più bella, ma non senza pensare di disfarla per rifarla. Fare, disfare, distruggere per ricostruire.
Ma poi sono diventato grande e ho capito che una famiglia non è una cosa che puoi fare e disfare.
I rapporti umani non sono come i lavori fatti con la plastilina o i Lego. Quando questi si rompono non si possono ricostruire. La regola si è ribaltata e oggi vige quella del “fare e non disfare”.
Non c'è niente che puoi plasmare a tuo piacimento, cambiarne la forma. Non ricordo bene chi fu a dire “ La vita non è difficile, il difficile è forgiarla”: forse Vassily Grosmann. Quindi non posso che attenermi alla regola aurea che sono io che devo essere modellabile rispetto alla non plasmabilità della vita. Le regole per stare nel mondo dei grandi già le avevo imparate e mai avrei pensato che le gravi perdite della mia vita mi sarebbero arrivate a causa del prossimo. Ecco il fattore che manda a gambe all'aria la regola del fare e non disfare: la disgrazia. Questa arrivò vent'anni fa e non fu come un fulmine a ciel sereno. Ma non fu neanche come un evento improvviso. Fu come se il piccolo seme della disgrazia fosse stato seminato dentro alle nostre vite e giorno dopo giorno, questo fosse cresciuto a dismisura sino a rivelarsi drammaticamente infestante. Messo radici profonde, cresciuto nel tronco, nella sua massa di rami e foglie: invadere e togliere la luce del sole alle nostre vite. Il fattore umano nella perdita della serenità: un altro fattore che sfugge alla regola. Già! Prima parlavo del prossimo. Quello a cui ti affidi con fiducia per risolvere un problema di salute e che invece ti distrugge nel corpo e nella mente irrimediabilmente. Domanda: è peggio un cane per dottore o un dottore cane? Vent'anni di emergenze sanitarie in cui ho visto la vita di mia moglie spegnersi lentamente e svanire dagli occhi dei miei due ragazzi la gioia dell'adolescenza. Anni alle prese con un sistema sanitario corrotto e abominevole, spalleggiato da un sistema giudiziario altrettanto corrotto e abominevole, dove gli avvocati sono il grimaldello per scardinare i tuoi diritti di giustizia. Ne siamo usciti tutti con le ossa rotte e distrutti economicamente. Costretti a mandare giù una ingiustizia come una purga medioevale. Quella costituita da litri e litri di schifezze rivoltanti, ingurgitate con violenza attraverso un imbuto conficcato nella gola. Ma ci siamo rialzati da terra grazie alla forza delle nostre gambe.
La più grande e straziante perdita della mia vita: la mia umanità. Adesso sono un mostro assetato di sangue. Covo la vendetta. In aggiunta ho scoperto che a ogni cosa che perdi te ne trovi un'altra che mai avresti pensato di ritrovarti dentro al cuore. Come un ospite si è insediato in casa tua e rivendica di appartenere alla tua famiglia rivendicando il ruolo di equilibrare quel che rimane della tua vita. Perché un equilibrio ci deve essere tra sofferenza e rabbia, quella che ti porterebbe alla pazzia se non fosse moderata. Ho conosciuto alla fine questo ospite: si chiama Odio. Questo mi ha preso per mano e mi consola. Mi fa reagire agli incubi della notte. Mi fa alzare di scatto dal letto alla mattina al grido “maledetti! Vi odio”. Questo è ciò che mi sorregge da tutte le cose che ho perduto e che mai potrò ritrovare. L'odio in sostituzione della perdita della giustizia. La fede in Dio in sostituzione di un equo giudizio. E tra le poche cose che sono riuscito a salvare vi è l'unità della mia famiglia: ecco una delle cose importanti nella vita. I miei ragazzi hanno imparato la regola della sostituzione della “perdita” allargando la visione del loro orizzonte. Vanno a parlare dal psicologo per demonizzare il trauma della loro adolescenza per tutto quello che hanno visto. Io cerco sempre di ricordare a loro la regola del “fare e non disfare”.
E oggi che vedo che troppi uomini credono che il paese che governano sia come una costruzione fatta di tasselli di plastica colorata che puoi fare e disfare, distruggere e ricostruire. A queste persone che credono che per la gente la vita sia solo un casa e niente altro. E che i rapporti umani siano cosa di poco conto, o magari anch'essi soggetti alla regola del fare e disfare alla stregua dei lego. A queste persone vorrei tanto parlare delle regole nella mia vita.
L'importante non è quello che potresti perdere ma quello che puoi ritrovare.
Come pure non è importante non fare errori ma avere la forza nelle gambe per rialzarti.
Non sbagliare è impossibile. Qualcuno prima di me, tanti secoli or sono, affermò che siamo in questa terra per imparare. Da qui ne conseguo che l'errore è insito nella nostra vita; fa parte del gioco. A ogni errore però vi è una perdita di qual cosa. Hai giocato male la partita? Ecco! L'hai persa.
Hai giocato in borsa i tuoi risparmi in fondi speculativi e sei finito per perdere tutto.
Oppure hai perso tua moglie che ti ha lasciato, in quanto sei un ubriacone, e non sei stato capace di darle tranquillità. Sono fin troppe le cose che puoi perdere a causa tua, ma a volte, a seconda del tipo di persona che sei, puoi non avere colpe: sei incappato in una disgrazia, non te la sei cercata. A queste perdite gratuite io sono abbonato. Ricordo bene che sin da piccolo dovetti fare i conti con la mancanza di tante cose: una famiglia, l'infanzia, l'innocenza. Di certo non ebbi colpe per meritarmi la totale privazione della libertà; cosa mai avrei potuto fare a soli cinque anni.
Però la necessità aguzza l'ingegno, ed è un istinto anch'esso insito nell'uomo. Per sostituire la mancanza d'affetto presi a inventarmi storie fantastiche. Io ero sempre il protagonista e tante persone ruotavano attorno al mio universo. Ogni notte me ne raccontavo una e come era dolce addormentarsi cullato dalle mie avventure amorose. Che ridere: già pensavo all'amore. Sono stato uno scrittore rosa per necessità sin da piccolo.
Quindi la regola che imparai è che non è importante quello che non hai ma è come sostituirlo.
Un'altra regola fu quella di fare buon uso delle cose. Ricordo che mi mancavano tanto i giocattoli e sognavo spesso di giocare con la pistola da cowboy. Con un tappo di bottiglia facevo la mia stella da sceriffo, appuntandola sulla maglia attraverso un pezzetto di legno incastrato all'interno del tappo. Ma il mio sogno finiva sempre male. Questa appena la puntavo per giocare all'uomo della legge (quanto mi piaceva essere dalla parte giusta) mi si disfaceva tra le mani o diventava un orribile ortaggio che tanto odiavo trovare nella minestra: la melanzana. Si vede che non fu destino che ne avessi una per giocare: pistola giocattolo, s'intende. Che strano: non c'è uomo che sia stato bambino senza averne desiderato una per giocare o dei soldatini. L'uomo è nato pistolero, soldato? Mi domando. L'uomo è nato per distruggere e il fare e rifare, disfare e rifare è anch'esso insito nel suo DNA?. Meno male che giocai con qualcosa di più istruttivo di una pistola. Fui un abile modellatore della plastilina e del famoso das: chi non se lo ricorda quella pasta modellabile grigia di colore che neanche sporcava le mani? Però prediligevo la prima per via dei suoi colori e del fatto che a fine lavoro, ed esserti preso un bel “bravissimo” dalla maestra, potevi disfare e riutilizzare per fare una cosa diversa, nuova. Anche con i Lego potevi fare e disfare. Strano: tutti amavamo fare con i mattoncini la nostra casa per poi avere il gusto di distruggerla. Ritorno alla questione della distruzione insita in noi. Certo che poi ne facevamo un'altra, magari anche più bella, ma non senza pensare di disfarla per rifarla. Fare, disfare, distruggere per ricostruire.
Ma poi sono diventato grande e ho capito che una famiglia non è una cosa che puoi fare e disfare.
I rapporti umani non sono come i lavori fatti con la plastilina o i Lego. Quando questi si rompono non si possono ricostruire. La regola si è ribaltata e oggi vige quella del “fare e non disfare”.
Non c'è niente che puoi plasmare a tuo piacimento, cambiarne la forma. Non ricordo bene chi fu a dire “ La vita non è difficile, il difficile è forgiarla”: forse Vassily Grosmann. Quindi non posso che attenermi alla regola aurea che sono io che devo essere modellabile rispetto alla non plasmabilità della vita. Le regole per stare nel mondo dei grandi già le avevo imparate e mai avrei pensato che le gravi perdite della mia vita mi sarebbero arrivate a causa del prossimo. Ecco il fattore che manda a gambe all'aria la regola del fare e non disfare: la disgrazia. Questa arrivò vent'anni fa e non fu come un fulmine a ciel sereno. Ma non fu neanche come un evento improvviso. Fu come se il piccolo seme della disgrazia fosse stato seminato dentro alle nostre vite e giorno dopo giorno, questo fosse cresciuto a dismisura sino a rivelarsi drammaticamente infestante. Messo radici profonde, cresciuto nel tronco, nella sua massa di rami e foglie: invadere e togliere la luce del sole alle nostre vite. Il fattore umano nella perdita della serenità: un altro fattore che sfugge alla regola. Già! Prima parlavo del prossimo. Quello a cui ti affidi con fiducia per risolvere un problema di salute e che invece ti distrugge nel corpo e nella mente irrimediabilmente. Domanda: è peggio un cane per dottore o un dottore cane? Vent'anni di emergenze sanitarie in cui ho visto la vita di mia moglie spegnersi lentamente e svanire dagli occhi dei miei due ragazzi la gioia dell'adolescenza. Anni alle prese con un sistema sanitario corrotto e abominevole, spalleggiato da un sistema giudiziario altrettanto corrotto e abominevole, dove gli avvocati sono il grimaldello per scardinare i tuoi diritti di giustizia. Ne siamo usciti tutti con le ossa rotte e distrutti economicamente. Costretti a mandare giù una ingiustizia come una purga medioevale. Quella costituita da litri e litri di schifezze rivoltanti, ingurgitate con violenza attraverso un imbuto conficcato nella gola. Ma ci siamo rialzati da terra grazie alla forza delle nostre gambe.
La più grande e straziante perdita della mia vita: la mia umanità. Adesso sono un mostro assetato di sangue. Covo la vendetta. In aggiunta ho scoperto che a ogni cosa che perdi te ne trovi un'altra che mai avresti pensato di ritrovarti dentro al cuore. Come un ospite si è insediato in casa tua e rivendica di appartenere alla tua famiglia rivendicando il ruolo di equilibrare quel che rimane della tua vita. Perché un equilibrio ci deve essere tra sofferenza e rabbia, quella che ti porterebbe alla pazzia se non fosse moderata. Ho conosciuto alla fine questo ospite: si chiama Odio. Questo mi ha preso per mano e mi consola. Mi fa reagire agli incubi della notte. Mi fa alzare di scatto dal letto alla mattina al grido “maledetti! Vi odio”. Questo è ciò che mi sorregge da tutte le cose che ho perduto e che mai potrò ritrovare. L'odio in sostituzione della perdita della giustizia. La fede in Dio in sostituzione di un equo giudizio. E tra le poche cose che sono riuscito a salvare vi è l'unità della mia famiglia: ecco una delle cose importanti nella vita. I miei ragazzi hanno imparato la regola della sostituzione della “perdita” allargando la visione del loro orizzonte. Vanno a parlare dal psicologo per demonizzare il trauma della loro adolescenza per tutto quello che hanno visto. Io cerco sempre di ricordare a loro la regola del “fare e non disfare”.
E oggi che vedo che troppi uomini credono che il paese che governano sia come una costruzione fatta di tasselli di plastica colorata che puoi fare e disfare, distruggere e ricostruire. A queste persone che credono che per la gente la vita sia solo un casa e niente altro. E che i rapporti umani siano cosa di poco conto, o magari anch'essi soggetti alla regola del fare e disfare alla stregua dei lego. A queste persone vorrei tanto parlare delle regole nella mia vita.