[MI 166] La strada verso casa
Posted: Sun Apr 10, 2022 9:16 pm
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Traccia di mezzanotte: la strada
Il rientro verso casa era per Carlo uno dei momenti più attesi della giornata. Dalla fermata della corriera doveva percorrere un sentiero, che si inoltrava nel bosco, per circa mezz'ora prima di giungere alla sua casa si pietra. La primavera lo distraeva con le tante attrazioni che offriva la natura, e lui si perdeva a osservare fiori, uccellini, a volte dei caprioli, ma soprattutto gli insetti. Ogni volta che ne incontrava uno lo guardava con curiosità, immaginando come potesse essere se fosse stato a grandezza d'uomo. Lui con la passione dei supereroi, fantasticava di assistere all'avvento dell'uomo farfalla che salvava le persone trasportandole sulle sue gigantesche ali, o al cervo volante che, con le sue tenaglie, non c'era nulla che non potesse distruggere. Ma ce n'era uno in particolare che destava la sua curiosità: il millepiedi, buffo e armonico con la sua andatura sincronizzata.
Camminando con la testa per aria, sempre alla ricerca del suo insetto preferito, si ritrovò a terra d'improvviso. Quasi si strozzò: un filo di nylon, invisibile, era stato teso all'altezza del collo. Notò poi che non si trattava di un solo filo ma di tanti, che andavano a restringersi in maniera concentrica verso un centro, quasi fosse una gigantesca ragnatela, anzi lo era: “Allora esiste davvero l'uomo ragno!” proclamò. Ma vide otto gigantesche zampe che si muovevano con agilità su quei fili e fu pervaso da un senso di inquietudine.
Il suo vero desiderio sarebbe stato quello di incontrare un supereroe con i poteri di un millepiedi. Ma quali poteri?
La conformazione del ragno, non a caso, ne avrebbe tanti: la velocità, la tela appiccicosa, la letalità del suo veleno, anche se in alcuni posti è considerato un gustoso stuzzichino fritto. Carlo rimase colpito da un altro particolare: il ragno gigante, seppur agile, portava un enorme fardello sulle spalle: “Stai traslocando?” gli domandò.
“No, dentro questa sacca ci sono i miei 1500 piccolini.”
“Non ci credo.”
“Li vuoi vedere?”
“No grazie.”
“Comunque è arrivata l'ora che prendano la propria strada, eccoli.”
Una valanga di minuscoli ragnetti (minuscoli per la mamma, ma paragonandoli a Carlo, ognuno era grande come una noce) si riversò nel raggio di metri coprendo ogni cosa, anche Carlo.
“E pensare che soffro di aracnofobia!”
“Si dice anche che portiamo fortuna.” disse la grande mamma ragno.”
“Alle mosche direi di no.”
“Perché, tu le mosche le adotti come animali da compagnia?”
“Ma che c'entra!”
“Sai cosa ti dico?”
“No.”
“Che mi è venuta fame e potresti diventare un buon ripieno rinsecchito dentro un gomitolo di seta.”
“Ritiro tutto quello che ho detto.”
“Troppo tardi.”
Ma con sorpresa il suo desiderio si materializzò... all'orizzonte apparve lui, diverso da come se lo sarebbe immaginato, ma era lui senz'altro, o forse erano loro? Un corpo unico formato da altrettanti attaccati l'uno all'altro, dalle sembianze umane, con centinaia di zampette che sbucavano dai lati: il brucoman.
“Ahia è già la centesima volta che mi dai un calcio nei talloni!”
“Sei tu che rallenti, dobbiamo essere sincronizzati.”
“Lo so, ma se quello davanti rallenta devo rallentare anch'io. Quindi vedi di farlo anche tu.”
“Io non rallento” rispose quello davanti “È il terreno che è sconnesso, perché non guidate voi? Sarò felice di chiudere la fila!”
“Lo farei volentieri, ma siamo saldati l'uno all'altro”
“Vorrei proprio sapere a chi è venuta un'idea del genere: un supereroe più inutile di questo non lo avevo mai visto prima.”
“Non è vero! Avete spaventato un ragnaccio che voleva farmi secco!” rispose Carlo.
“Già! Su quello non avevo dubbi: facciamo solo spavento.”
“Io credo che il nostro stato sia una punizione divina. Ricordate di aver fatto qualcosa di male?” partì una voce dal mezzo.
“Di male?”
“Già!”
“Io non ricordo”
“Ma quale punizione!” intervenne Carlo “Siete una benedizione. Vi trovo io un senso alla vostra esistenza”
“Si?”
“Certo, per esempio...senza di voi non ci sarebbe...”
“Non ci sarebbe?”
“Stato...”
“Stato?”
“Mm...nessuno con così tanti piedi!”
“Però! Che scoperta!” rispose un altro.”
“Ma non è strano avere mille piedi e neanche una mano?” disse ancora quello nel mezzo.
“È vero! Che fine hanno fatto le nostre mani?”
“Ma che domande! Sono diventate dei piedi, non ci voleva molto a capirlo.”
“Ecco, ora avranno ragione se ci dicono che facciamole le cose coi piedi.”
“Quindi tra mani e piedi non c'è più nessuna differenza?”
“Ma chi se ne frega di questo. Piuttosto la mia testa mi sembra saldata nel culo di quello davanti.”
“Anche la mia”
“Anche la mia”
“Anche la mia...”
“Ma quanti siete?” disse Carlo.
“Sei bravo in matematica? Conta i piedi, fai diviso quattro e scoprirai quanti siamo.”
Carlo contò una volta, due, poi ricontò di nuovo e di nuovo. Alla fine proclamò: “119 piedi!”
“Mmm c'è qualcosa che non va.”
“Perché'”
“A qualcuno manca un piede. Riconta bene.”
“Ancora? No!”
“Aspetta! Non ce n'è bisogno” partì una voce piangente.”
“Ehi! Che succede?”
“Hai contato giusto. Ho perso io una gamba.”
“Oh! Ma come è successo?”
“In Vietnam.”
“Ma non dire cavolate. Siamo nel 2022 in Abruzzo!”
“Mi sembrava strano anche a me. Allora forse devo averlo sognato. Meno male!”
“Sì, però qui una gamba manca davvero!”
Poi si sentì singhiozzare verso il fondo.
“Quel maledetto pirata della strada!”
“Non disperarti, siamo un corpo unico. Non ne hai più bisogno, una gamba in più o in meno non fa nessuna differenza” rispose una voce dietro.
“Sapete cosa vi dico? Mi sono rotto! Me ne vado!” seguì un altro. E il grande brucone fluttuante si spezzò. Una parte del corpo si staccò, sfilò quel che era la testa dai bassifondi di quello davanti, si stiracchiò e ritornò in posizione eretta,
“Ma allora: si può fare!” rispose quello subito dietro, che anch'egli riuscì a ricomporsi, scatenando un effetto domino: tutti, in men che si dica, si ritrovarono singoli corpi indipendenti, come in origine. Solo un piccolo particolare differiva dallo stato iniziale: “Dobbiamo rimanere con quattro piedi?”
“Non si può pretendere tutto!”
“Miracolo! Mi è ricresciuta la gamba! Ora ne ho quattro!”
“Miracolo un cavolo, ti sei preso la mia!”
“Io non ho fatto niente, si è attaccata da sola”
“Per forza, dopo tanto frignare, per pietà si è trasferita. Ma io non mi lamento, anzi, ne approfitterò per chiedere la pensione d'invalidità”
“Il solito opportunista”
“Basta litigare! State distruggendo il mio sogno!” li fermò Carlo.
“Beh, se questa era la tua aspirazione, sei messo male!”
“Ma come ti permetti di rispondere così a una persona che ha espresso uno dei desideri più belli che possano esistere. Dimentichi, caro signore, quello che ha detto questo soggetto.”
“Cosa sarei?”
“Sono stato anche troppo generoso.”
“Va bene, vado a piangere e a darmi in pasto al ragno gigante, così mi avrete sulla coscienza.”
“No, non farlo.”
“Sì, lo faccio.”
“No, non farlo.”
“Sì, lo faccio.”
“Ma cosa dite! Magari lo facesse!”
“Io mi devo fare uno shampoo, per prima cosa. Quello davanti a me, non vi dico...”
“Cosa vorresti insinuare?” rispose quello che stava davanti.
Le discussioni si protrassero per lungo tempo, mentre a Carlo stava passando l'interesse per quell'essere multipiedato, anzi, era quasi inquietato.
Nel frattempo si era accorto che i suoi piedi si erano appiccicati al terreno. Si chinò per verificare che cosa fosse successo e in un istante: “Sbang!” Gli arrivò una testata nel di dietro.
“Ma che cavolo fai!”
“Come nuovo arrivato, hai l'onore di essere la testa.”
Carlo si voltò lentamente, con apprensione...e vide la lunga colonna saldata dietro di lui. Le sue mani che non erano più mani...e partì di slancio senza farsi pregare. “Ehi, la dietro, cercate di tenere il mio passo.”
“Dove si va?”
“Non so, ma questo profumino di brace, mi fa venire voglia di indagare...”
“Ottima idea.”
“Ho come una sensazione di essere stato moltissimi anni fa da queste parti. A proposito, piacere, Carlo.”
“Piacere, Roberto.”
“Anche tu al rientro dal lavoro?”
“Sì.”
“Cosa fai di bello?”
“Niente di interessante.”
“Oh, siamo in due.”
Traccia di mezzanotte: la strada
Il rientro verso casa era per Carlo uno dei momenti più attesi della giornata. Dalla fermata della corriera doveva percorrere un sentiero, che si inoltrava nel bosco, per circa mezz'ora prima di giungere alla sua casa si pietra. La primavera lo distraeva con le tante attrazioni che offriva la natura, e lui si perdeva a osservare fiori, uccellini, a volte dei caprioli, ma soprattutto gli insetti. Ogni volta che ne incontrava uno lo guardava con curiosità, immaginando come potesse essere se fosse stato a grandezza d'uomo. Lui con la passione dei supereroi, fantasticava di assistere all'avvento dell'uomo farfalla che salvava le persone trasportandole sulle sue gigantesche ali, o al cervo volante che, con le sue tenaglie, non c'era nulla che non potesse distruggere. Ma ce n'era uno in particolare che destava la sua curiosità: il millepiedi, buffo e armonico con la sua andatura sincronizzata.
Camminando con la testa per aria, sempre alla ricerca del suo insetto preferito, si ritrovò a terra d'improvviso. Quasi si strozzò: un filo di nylon, invisibile, era stato teso all'altezza del collo. Notò poi che non si trattava di un solo filo ma di tanti, che andavano a restringersi in maniera concentrica verso un centro, quasi fosse una gigantesca ragnatela, anzi lo era: “Allora esiste davvero l'uomo ragno!” proclamò. Ma vide otto gigantesche zampe che si muovevano con agilità su quei fili e fu pervaso da un senso di inquietudine.
Il suo vero desiderio sarebbe stato quello di incontrare un supereroe con i poteri di un millepiedi. Ma quali poteri?
La conformazione del ragno, non a caso, ne avrebbe tanti: la velocità, la tela appiccicosa, la letalità del suo veleno, anche se in alcuni posti è considerato un gustoso stuzzichino fritto. Carlo rimase colpito da un altro particolare: il ragno gigante, seppur agile, portava un enorme fardello sulle spalle: “Stai traslocando?” gli domandò.
“No, dentro questa sacca ci sono i miei 1500 piccolini.”
“Non ci credo.”
“Li vuoi vedere?”
“No grazie.”
“Comunque è arrivata l'ora che prendano la propria strada, eccoli.”
Una valanga di minuscoli ragnetti (minuscoli per la mamma, ma paragonandoli a Carlo, ognuno era grande come una noce) si riversò nel raggio di metri coprendo ogni cosa, anche Carlo.
“E pensare che soffro di aracnofobia!”
“Si dice anche che portiamo fortuna.” disse la grande mamma ragno.”
“Alle mosche direi di no.”
“Perché, tu le mosche le adotti come animali da compagnia?”
“Ma che c'entra!”
“Sai cosa ti dico?”
“No.”
“Che mi è venuta fame e potresti diventare un buon ripieno rinsecchito dentro un gomitolo di seta.”
“Ritiro tutto quello che ho detto.”
“Troppo tardi.”
Ma con sorpresa il suo desiderio si materializzò... all'orizzonte apparve lui, diverso da come se lo sarebbe immaginato, ma era lui senz'altro, o forse erano loro? Un corpo unico formato da altrettanti attaccati l'uno all'altro, dalle sembianze umane, con centinaia di zampette che sbucavano dai lati: il brucoman.
“Ahia è già la centesima volta che mi dai un calcio nei talloni!”
“Sei tu che rallenti, dobbiamo essere sincronizzati.”
“Lo so, ma se quello davanti rallenta devo rallentare anch'io. Quindi vedi di farlo anche tu.”
“Io non rallento” rispose quello davanti “È il terreno che è sconnesso, perché non guidate voi? Sarò felice di chiudere la fila!”
“Lo farei volentieri, ma siamo saldati l'uno all'altro”
“Vorrei proprio sapere a chi è venuta un'idea del genere: un supereroe più inutile di questo non lo avevo mai visto prima.”
“Non è vero! Avete spaventato un ragnaccio che voleva farmi secco!” rispose Carlo.
“Già! Su quello non avevo dubbi: facciamo solo spavento.”
“Io credo che il nostro stato sia una punizione divina. Ricordate di aver fatto qualcosa di male?” partì una voce dal mezzo.
“Di male?”
“Già!”
“Io non ricordo”
“Ma quale punizione!” intervenne Carlo “Siete una benedizione. Vi trovo io un senso alla vostra esistenza”
“Si?”
“Certo, per esempio...senza di voi non ci sarebbe...”
“Non ci sarebbe?”
“Stato...”
“Stato?”
“Mm...nessuno con così tanti piedi!”
“Però! Che scoperta!” rispose un altro.”
“Ma non è strano avere mille piedi e neanche una mano?” disse ancora quello nel mezzo.
“È vero! Che fine hanno fatto le nostre mani?”
“Ma che domande! Sono diventate dei piedi, non ci voleva molto a capirlo.”
“Ecco, ora avranno ragione se ci dicono che facciamole le cose coi piedi.”
“Quindi tra mani e piedi non c'è più nessuna differenza?”
“Ma chi se ne frega di questo. Piuttosto la mia testa mi sembra saldata nel culo di quello davanti.”
“Anche la mia”
“Anche la mia”
“Anche la mia...”
“Ma quanti siete?” disse Carlo.
“Sei bravo in matematica? Conta i piedi, fai diviso quattro e scoprirai quanti siamo.”
Carlo contò una volta, due, poi ricontò di nuovo e di nuovo. Alla fine proclamò: “119 piedi!”
“Mmm c'è qualcosa che non va.”
“Perché'”
“A qualcuno manca un piede. Riconta bene.”
“Ancora? No!”
“Aspetta! Non ce n'è bisogno” partì una voce piangente.”
“Ehi! Che succede?”
“Hai contato giusto. Ho perso io una gamba.”
“Oh! Ma come è successo?”
“In Vietnam.”
“Ma non dire cavolate. Siamo nel 2022 in Abruzzo!”
“Mi sembrava strano anche a me. Allora forse devo averlo sognato. Meno male!”
“Sì, però qui una gamba manca davvero!”
Poi si sentì singhiozzare verso il fondo.
“Quel maledetto pirata della strada!”
“Non disperarti, siamo un corpo unico. Non ne hai più bisogno, una gamba in più o in meno non fa nessuna differenza” rispose una voce dietro.
“Sapete cosa vi dico? Mi sono rotto! Me ne vado!” seguì un altro. E il grande brucone fluttuante si spezzò. Una parte del corpo si staccò, sfilò quel che era la testa dai bassifondi di quello davanti, si stiracchiò e ritornò in posizione eretta,
“Ma allora: si può fare!” rispose quello subito dietro, che anch'egli riuscì a ricomporsi, scatenando un effetto domino: tutti, in men che si dica, si ritrovarono singoli corpi indipendenti, come in origine. Solo un piccolo particolare differiva dallo stato iniziale: “Dobbiamo rimanere con quattro piedi?”
“Non si può pretendere tutto!”
“Miracolo! Mi è ricresciuta la gamba! Ora ne ho quattro!”
“Miracolo un cavolo, ti sei preso la mia!”
“Io non ho fatto niente, si è attaccata da sola”
“Per forza, dopo tanto frignare, per pietà si è trasferita. Ma io non mi lamento, anzi, ne approfitterò per chiedere la pensione d'invalidità”
“Il solito opportunista”
“Basta litigare! State distruggendo il mio sogno!” li fermò Carlo.
“Beh, se questa era la tua aspirazione, sei messo male!”
“Ma come ti permetti di rispondere così a una persona che ha espresso uno dei desideri più belli che possano esistere. Dimentichi, caro signore, quello che ha detto questo soggetto.”
“Cosa sarei?”
“Sono stato anche troppo generoso.”
“Va bene, vado a piangere e a darmi in pasto al ragno gigante, così mi avrete sulla coscienza.”
“No, non farlo.”
“Sì, lo faccio.”
“No, non farlo.”
“Sì, lo faccio.”
“Ma cosa dite! Magari lo facesse!”
“Io mi devo fare uno shampoo, per prima cosa. Quello davanti a me, non vi dico...”
“Cosa vorresti insinuare?” rispose quello che stava davanti.
Le discussioni si protrassero per lungo tempo, mentre a Carlo stava passando l'interesse per quell'essere multipiedato, anzi, era quasi inquietato.
Nel frattempo si era accorto che i suoi piedi si erano appiccicati al terreno. Si chinò per verificare che cosa fosse successo e in un istante: “Sbang!” Gli arrivò una testata nel di dietro.
“Ma che cavolo fai!”
“Come nuovo arrivato, hai l'onore di essere la testa.”
Carlo si voltò lentamente, con apprensione...e vide la lunga colonna saldata dietro di lui. Le sue mani che non erano più mani...e partì di slancio senza farsi pregare. “Ehi, la dietro, cercate di tenere il mio passo.”
“Dove si va?”
“Non so, ma questo profumino di brace, mi fa venire voglia di indagare...”
“Ottima idea.”
“Ho come una sensazione di essere stato moltissimi anni fa da queste parti. A proposito, piacere, Carlo.”
“Piacere, Roberto.”
“Anche tu al rientro dal lavoro?”
“Sì.”
“Cosa fai di bello?”
“Niente di interessante.”
“Oh, siamo in due.”