[MI166] Bello come il mare
Inviato: dom apr 10, 2022 9:04 pm
Commento all'altrui racconto qui
Traccia di mezzanotte: La strada
Titolo del racconto: Bello come il mare
L'altoparlante annuncia l'arrivo del mio treno. Piego l'aletta della pagina che sto leggendo e chiudo il libro. Salgo sul treno e cerco la mia poltrona, lato finestrino. Usciamo dalla stazione e già la vista del mare sulla mia sinistra scorre rassicurante e maestosa. Tra me e il mare solo degli scogli. Ho la possibilità di assistere a questo spettacolo ogni giorno, al ritorno dal lavoro.
Il treno rallenta e si ferma nella stazione successiva. Un uomo e una donna entrano nel vagone e si sistemano di fronte a me.
“Quanti ne abbiamo oggi? Questo mese scade la rata di abbonamento a Cover, se non sbaglio” dice l'uomo.
“Sì, sì. Io l'ho già pagata!” Risponde la donna “Come si potrebbe fare senza?”
Ridono.
Cover... Cover... Ho già sentito questo nome. Ah, ecco, l'ho visto scritto sul bollettino che stamane Claudio ha posato sul tavolino dell'ingresso. Sì. Sopra le bollette da pagare.
Mi sono trasferita circa un anno fa, qui le persone parlano una lingua diversa dalla mia e molte cose devo ancora impararle e capirle.
Il mare è mosso, la schiuma bianca copre e riscopre gli scogli. Quel movimento culla i miei pensieri. Provengo da un paese senza il mare e non riesco a staccare lo sguardo da quell'immensa distesa d'acqua blu.
Il treno sta per entrare in galleria, appoggio la testa sullo schienale e chiudo gli occhi. Fortunate le persone che vivono qui da sempre - penso - e fortunata anch'io, che ho conosciuto Claudio e ci siamo innamorati. Perché altrimenti chissà se sarei mai venuta qui.
A palpebre chiuse penso a quel tratto di costa che sta per presentarsi oltre la galleria. Mi pregusto la meraviglia di un'insenatura con una piccola spiaggia di sabbia chiara, circondata da pini marittimi. Un piccolo paradiso. Mi trovo a sorridere. Chissà cosa può pensare qualcuno che mi stia guardando adesso. Mi stacco dallo schienale e giro attorno lo sguardo per vedere se qualcuno mi ha sorpresa a sorridere, ma ognuno è occupato per i fatti suoi: chi legge, chi chiacchiera col vicino, chi sonnecchia, chi digita i tasti del telefonino.
La luce aumenta, siamo quasi alla fine della galleria. Mi riappoggio allo schienale e mi volto verso il finestrino. La prossima fermata è la mia, ma fino all'ultimo voglio assaporarmi la vista di questo panorama fantastico. Le chiome dei tre pini, uno, due e tre, la staccionata che ben conosco, gli scogli e... un fiume. Non il mare. Dov'è il mare? Cos'è questo fiume? Al di là del fiume un muro brullo.
“Ma cosa... Ehi!” L'adrenalina mi immobilizza.
Mi accorgo di aver lanciato un grido, mi sento tutti gli sguardi addosso. Devo avere l'espressione parecchio smarrita, perché una donna dal fondo del vagone mi sorride con compassione.
Una ragazza guarda fuori dal finestrino “Problemi di connessione!” Dice con aria di sufficienza.
Un signore si alza. “Se dura troppo, chiederò il rimborso di questa rata. Ah, questa volta, giuro...”
“Io non l'ho ancora pagata, voglio vedere se non pago se hanno il coraggio di esiliarmi” dice un terzo, incrociando le braccia.
“Già. Sarebbe da provarci una volta o l'altra, per vedere come fanno quelli di Cover ad applicare la clausola di esilio, se smettiamo tutti di pagare le rate!” Rincara un giovane che ha tutta l'aria di dire sul serio.
La donna che mi aveva sorriso nel frattempo si è alzata dal suo posto e viene a sedersi accanto a me.
“Nuova di qua?” Mi chiede.
“No, io... Non... Veramente vivo qui. Da un anno.”
La donna sospira. “Tu, Cover...” Aspetta una risposta.
La risposta non le arriva perché il mio mento è giù e non vuole risalire.
“Qualcuno paga Cover per te, allora, sennò non potresti vivere qui.”
“Sì,” riesco finalmente a formulare una frase “immagino di sì.” Mi ricordo del bollettino di stamane. “Il mio compagno, credo.”
“Questa città è di proprietà di Cover, l'azienda che l'ha creata. Ha spalmato ogni cosa con una pellicola su cui proietta delle immagini. E' una tecnologia che serve per dare una veste diversa da quella che hanno le cose effettivamente, più bella, insomma, più consona a ciò che si vorrebbe vedere.”
“Il mio compagno non me ne ha mai parlato...”
“Capisco. Avete mai fatto un viaggio fuori di qui assieme? Voglio dire... Hai mai visto il tuo compagno in un altro posto che non fosse questa città?”
Corrugo la fronte, immagino che prenda la mia risposta come un no.
“Ti consiglio di proporgli di andare in gita fuori da qui. Se non accetta, può essere un problema, voglio dire...”
“Ebbene?” Ruoto il polso per sollecitare la donna a svelarmi la verità, ma mi sa che ho già capito.
“Cover è una pellicola sottile che ricopre oggetti. O anche persone.”
L'altoparlante del treno annuncia la mia fermata. Mi dimentico di ringraziare quella donna che mi porge la mia borsa. Meno male, altrimenti sarei scesa senza.
Con un balzo sono giù dal treno, la stazione sembra quella di sempre. Un display con una scritta blu dice: COVER ON. Probabilmente è stata riattivata la connessione.
Cosa faccio ora? Ho voglia di chiedere spiegazioni a Claudio? Ho voglia di far finta di non sapere, per spingerlo fuori da questa città per vedere com'è il suo vero aspetto?
Raggiungo la biglietteria automatica. Acquisto un biglietto per ritornare al mio paese. È stata una bella illusione. Ora è giusto che finisca.
Traccia di mezzanotte: La strada
Titolo del racconto: Bello come il mare
L'altoparlante annuncia l'arrivo del mio treno. Piego l'aletta della pagina che sto leggendo e chiudo il libro. Salgo sul treno e cerco la mia poltrona, lato finestrino. Usciamo dalla stazione e già la vista del mare sulla mia sinistra scorre rassicurante e maestosa. Tra me e il mare solo degli scogli. Ho la possibilità di assistere a questo spettacolo ogni giorno, al ritorno dal lavoro.
Il treno rallenta e si ferma nella stazione successiva. Un uomo e una donna entrano nel vagone e si sistemano di fronte a me.
“Quanti ne abbiamo oggi? Questo mese scade la rata di abbonamento a Cover, se non sbaglio” dice l'uomo.
“Sì, sì. Io l'ho già pagata!” Risponde la donna “Come si potrebbe fare senza?”
Ridono.
Cover... Cover... Ho già sentito questo nome. Ah, ecco, l'ho visto scritto sul bollettino che stamane Claudio ha posato sul tavolino dell'ingresso. Sì. Sopra le bollette da pagare.
Mi sono trasferita circa un anno fa, qui le persone parlano una lingua diversa dalla mia e molte cose devo ancora impararle e capirle.
Il mare è mosso, la schiuma bianca copre e riscopre gli scogli. Quel movimento culla i miei pensieri. Provengo da un paese senza il mare e non riesco a staccare lo sguardo da quell'immensa distesa d'acqua blu.
Il treno sta per entrare in galleria, appoggio la testa sullo schienale e chiudo gli occhi. Fortunate le persone che vivono qui da sempre - penso - e fortunata anch'io, che ho conosciuto Claudio e ci siamo innamorati. Perché altrimenti chissà se sarei mai venuta qui.
A palpebre chiuse penso a quel tratto di costa che sta per presentarsi oltre la galleria. Mi pregusto la meraviglia di un'insenatura con una piccola spiaggia di sabbia chiara, circondata da pini marittimi. Un piccolo paradiso. Mi trovo a sorridere. Chissà cosa può pensare qualcuno che mi stia guardando adesso. Mi stacco dallo schienale e giro attorno lo sguardo per vedere se qualcuno mi ha sorpresa a sorridere, ma ognuno è occupato per i fatti suoi: chi legge, chi chiacchiera col vicino, chi sonnecchia, chi digita i tasti del telefonino.
La luce aumenta, siamo quasi alla fine della galleria. Mi riappoggio allo schienale e mi volto verso il finestrino. La prossima fermata è la mia, ma fino all'ultimo voglio assaporarmi la vista di questo panorama fantastico. Le chiome dei tre pini, uno, due e tre, la staccionata che ben conosco, gli scogli e... un fiume. Non il mare. Dov'è il mare? Cos'è questo fiume? Al di là del fiume un muro brullo.
“Ma cosa... Ehi!” L'adrenalina mi immobilizza.
Mi accorgo di aver lanciato un grido, mi sento tutti gli sguardi addosso. Devo avere l'espressione parecchio smarrita, perché una donna dal fondo del vagone mi sorride con compassione.
Una ragazza guarda fuori dal finestrino “Problemi di connessione!” Dice con aria di sufficienza.
Un signore si alza. “Se dura troppo, chiederò il rimborso di questa rata. Ah, questa volta, giuro...”
“Io non l'ho ancora pagata, voglio vedere se non pago se hanno il coraggio di esiliarmi” dice un terzo, incrociando le braccia.
“Già. Sarebbe da provarci una volta o l'altra, per vedere come fanno quelli di Cover ad applicare la clausola di esilio, se smettiamo tutti di pagare le rate!” Rincara un giovane che ha tutta l'aria di dire sul serio.
La donna che mi aveva sorriso nel frattempo si è alzata dal suo posto e viene a sedersi accanto a me.
“Nuova di qua?” Mi chiede.
“No, io... Non... Veramente vivo qui. Da un anno.”
La donna sospira. “Tu, Cover...” Aspetta una risposta.
La risposta non le arriva perché il mio mento è giù e non vuole risalire.
“Qualcuno paga Cover per te, allora, sennò non potresti vivere qui.”
“Sì,” riesco finalmente a formulare una frase “immagino di sì.” Mi ricordo del bollettino di stamane. “Il mio compagno, credo.”
“Questa città è di proprietà di Cover, l'azienda che l'ha creata. Ha spalmato ogni cosa con una pellicola su cui proietta delle immagini. E' una tecnologia che serve per dare una veste diversa da quella che hanno le cose effettivamente, più bella, insomma, più consona a ciò che si vorrebbe vedere.”
“Il mio compagno non me ne ha mai parlato...”
“Capisco. Avete mai fatto un viaggio fuori di qui assieme? Voglio dire... Hai mai visto il tuo compagno in un altro posto che non fosse questa città?”
Corrugo la fronte, immagino che prenda la mia risposta come un no.
“Ti consiglio di proporgli di andare in gita fuori da qui. Se non accetta, può essere un problema, voglio dire...”
“Ebbene?” Ruoto il polso per sollecitare la donna a svelarmi la verità, ma mi sa che ho già capito.
“Cover è una pellicola sottile che ricopre oggetti. O anche persone.”
L'altoparlante del treno annuncia la mia fermata. Mi dimentico di ringraziare quella donna che mi porge la mia borsa. Meno male, altrimenti sarei scesa senza.
Con un balzo sono giù dal treno, la stazione sembra quella di sempre. Un display con una scritta blu dice: COVER ON. Probabilmente è stata riattivata la connessione.
Cosa faccio ora? Ho voglia di chiedere spiegazioni a Claudio? Ho voglia di far finta di non sapere, per spingerlo fuori da questa città per vedere com'è il suo vero aspetto?
Raggiungo la biglietteria automatica. Acquisto un biglietto per ritornare al mio paese. È stata una bella illusione. Ora è giusto che finisca.