[MI 166] Sarah Biffen
Posted: Sun Apr 10, 2022 8:48 pm
il racconto è solo uno spunto ispirato dalla vita di Sarah Biffen. In realtà non si sa molto della sua vita e delle reali vicende che la videro una pittrice affermata e ricercata in quel periodo
Traccia di mezzogiorno: "L'infinito in un granello"
Sarah Biffen
La camicetta era poggiata sul tavolo, Sarah ascoltava sua madre mentre era concentrata a cucire gli ultimi punti sull’orlo. Sbilanciata sulla destra, si destreggiava benissimo: con i denti spinse delicatamente l’ago nella trama del tessuto, poi unì strette le labbra, reclinò indietro la testa, alzò lo sguardo mentre il filo scorreva e incrociò gli occhi della donna davanti a lei. Le lacrime scorrevano lungo le guance avvizzite al sole della campagna: capì in quel momento che sua madre le stava dicendo addio.
— I signori Duke sono brave persone. Sarah, vedrai, starai bene con loro, potrai visitare tutta l’Inghilterra, e poi, vivrai in un circo, sarà bellissimo non credi?.
Sarah non rispose, dischiuse appena la bocca, lasciò cadere l’ago ma il filo le rimase appeso sulle labbra, sua madre lo prese con una mano e con l’altra le carezzò la guancia. La ragazzina avvertì, in un solo istante, tutto il peso che la sua famiglia doveva aver sostenuto per badare a lei durante quei dodici anni. Il suo corpo era alto circa ottanta centimetri, le sue braccia appena abbozzate e le sue gambe perfettamente inutili non erano mai cresciute.
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Polly aprì la porta e il buongiorno le rimase inespresso dietro le fila dei denti; Sarah era sdraiata sul pavimento, sembrava morta. Il catino con l’acqua le sfuggì di mano insieme a un grido.— Signora Duke, Presto! Sarah sta male.
La signora si affrettò allarmata.
— Cosa è successo?
— Io l’ho trovata così, a occhi aperti, ma non mi risponde. Non vuole parlare.
— Avverti mio marito, poi corri a chiamare il dottore. Proprio adesso che stiamo per partire. Questa ragazza ci procurerà delle noie.
Polly scattò via e la donna sollevò Sarah, la rimise a letto e con delicatezza le carezzò la guancia.
— Lo so, io ti capisco. Hai dovuto separarti dalla tua famiglia, ti mancano molto vero?
Sarah continuava a fissare il soffitto. L’espressione assente, il respiro calmo e regolare.
— Sai, anch’io, nella mia vita ho lasciato indietro gli affetti più cari, ma ora la mia famiglia è questa. Tutti quelli che girano l’Inghilterra insieme a noi sono la nostra famiglia e ora anche tu ne fai parte. Sarai un bellissimo elemento di questa macchina meravigliosa; noi portiamo gioia alla gente del paese. Fai uno sforzo per essere con noi, Polly si prenderà cura di te notte e giorno, da ora non resterai mai sola.
Il dottore sentenziò. — La ragazza è affetta da qualche mania derivata dal suo aspetto. Non credo si riprenderà facilmente, vi consiglio di riportarla ai suoi genitori.—
I signori Duke videro sfumare i generosi incassi che sarebbero derivati dall’esibizione di Sarah.
Vederla cucire, scrivere e disegnare erano una meraviglia, per i normodotati abituati a usare mani e piedi: questi, sarebbero stati disposti a pagare un biglietto maggiorato, soltanto per guardarla usare la matita stretta fra i denti o scrivere dediche sui volantini pubblicitari.
Quando suo marito, convinto dal medico, stava per riportarla alla sua famiglia, la signora non volle darsi per vinta. Con suoi argomenti lo convinse a darle ancora una settimana di tempo, sentiva che sarebbe riuscita a sbloccare la bambina.
Ogni mattina continuò a visitare la malata con regolarità, le parlava, le riportava notizie degli animali del circo, degli spettacoli dei pagliacci e di altre cose che non sarebbero nemmeno interessate a Sarah, se avesse voluto ascoltarla.
Più si avvicinava il giorno della partenza e più i preparativi si facevano frenetici: dovevano smontare tutto e percorrere decine di chilometri, prima di poter montare di nuovo la struttura. Un viaggio davvero duro e portarsi dietro quella ragazzina malata, non avrebbe giovato all’umore di tutti. Anche la determinazione della donna stava vacillando.
Una mattina, mentre fervevano i preparativi, tra decine di pacchi e valige, la signora Duke trovò un piccolo oggetto dimenticato, chissà da chi e da quanto.
Era una bambolina, una miniatura di metallo, un lavoro artigianale di rara bellezza. Gli arti della piccola riproduzione potevano essere ripiegati all’indietro e uno scatto faceva uscire dal corpicino quattro piccole ali, in un attimo la bambolina si trasformava in farfalla.
La donna corse da Sarah, la trovò in uno stato pietoso. Aveva la bocca semiaperta e la saliva le colava sul petto, gli occhi erano spenti, inespressivi.
Polly aveva messo gli abiti puliti sul letto e si preparava a farle il bagno. Le due donne si guardarono, in un eloquente silenzio, lei percepì che non c’erano stati miglioramenti.
Con la bambolina stretta nel palmo, si avvicinò a Sarah, si sedette sul bordo del letto e appoggiò la schiena alla testiera.
— Ciao Sarah, ho qualcosa da mostrarti. Aprì il palmo davanti agli occhi della ragazzina che aveva il capo reclinato quasi sul suo avambraccio.
— Guarda, non è meravigliosa? E ora osserva cosa accade se facciamo sparire le sue braccia e le sue gambe, — con un impercettibile clik apparvero le due ali da farfalla. Sarah chiuse la bocca e deglutì.
— Vedi? Quello che conta davvero, non è chi siamo o cosa vedono gli altri in noi. La cosa importante è il meccanismo all’interno. Quello che abbiamo dentro, il nostro talento e le nostre passioni sono la cosa più importante di tutte.
A lei, basta un clik e le spuntano le ali, ma anche tu puoi fare lo stesso, bambina, sei bravissima a disegnare, faremo in modo che tu diventi una professionista, io te lo prometto.
Sarah sbattè le palpebre, abbassò la testa fino a toccare la mano di quella donna così gentile, poi appoggiò le labbra sulla bambolina e pianse.
n.d.a. Sarah Biffen nacque nel 1784 e fu molto fortunata che i genitori non l’abbiano abbandonata in fasce. Lei, aiutata dai Duke, studiò e diventò una miniaturista molto famosa ai suoi tempi. Tirò fuori un carattere forte e generoso. Sprezzante del suo handicap, dipinse fino a poco tempo prima della sua morte.