[MI 166] Sarah Biffen

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il racconto è solo uno spunto ispirato dalla vita di Sarah Biffen. In realtà non si sa molto della sua vita e delle reali  vicende che la videro una pittrice affermata e ricercata in quel periodo
Traccia di mezzogiorno: "L'infinito in un granello"
Sarah Biffen


La camicetta era poggiata sul tavolo, Sarah ascoltava sua madre mentre era concentrata a cucire gli ultimi punti sull’orlo. Sbilanciata sulla destra, si destreggiava benissimo: con i denti spinse delicatamente l’ago nella trama del tessuto, poi unì strette le labbra, reclinò indietro la testa, alzò lo sguardo mentre il filo scorreva e incrociò gli occhi della donna davanti a lei. Le lacrime scorrevano lungo le guance avvizzite al sole della campagna: capì in quel momento che sua madre le stava dicendo addio.
— I signori Duke sono brave persone. Sarah, vedrai, starai bene con loro, potrai visitare tutta l’Inghilterra, e poi, vivrai in un circo, sarà bellissimo non credi?.
Sarah non rispose, dischiuse appena la bocca, lasciò cadere l’ago ma il filo le rimase appeso sulle labbra, sua madre lo prese con una mano e con l’altra le carezzò la guancia.  La ragazzina avvertì, in un solo istante, tutto il peso che la sua famiglia doveva aver sostenuto per badare a lei durante quei dodici anni. Il suo corpo era alto circa ottanta centimetri, le sue braccia appena abbozzate e le sue gambe perfettamente inutili non erano mai cresciute.
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Polly aprì la porta e il buongiorno le rimase inespresso dietro le fila dei denti; Sarah era sdraiata sul pavimento, sembrava morta. Il catino con l’acqua le sfuggì di mano insieme a un grido.
— Signora Duke, Presto! Sarah sta male.
La signora si affrettò allarmata.
— Cosa è successo?
— Io l’ho trovata così, a occhi aperti, ma non mi risponde. Non vuole parlare.
— Avverti mio marito, poi corri a chiamare il dottore. Proprio adesso che stiamo per partire. Questa ragazza ci procurerà delle noie.
Polly scattò via e la donna sollevò Sarah, la rimise a letto e con delicatezza le carezzò la guancia.
— Lo so, io ti capisco. Hai dovuto separarti dalla tua famiglia, ti mancano molto vero?
Sarah continuava a fissare il soffitto. L’espressione assente, il respiro calmo e regolare.
— Sai, anch’io, nella mia vita ho lasciato indietro gli affetti più cari, ma ora la mia famiglia è questa. Tutti quelli che girano l’Inghilterra insieme a noi sono la nostra famiglia e ora anche tu ne fai parte. Sarai un bellissimo elemento di questa macchina meravigliosa; noi portiamo gioia alla gente del paese. Fai uno sforzo per essere con noi, Polly si prenderà cura di te notte e giorno, da ora non resterai mai sola.

Il dottore sentenziò.La ragazza è affetta da qualche mania derivata dal suo aspetto. Non credo si riprenderà facilmente, vi consiglio di riportarla ai suoi genitori.—
I signori Duke videro sfumare i generosi incassi che sarebbero derivati dall’esibizione di Sarah.
Vederla cucire, scrivere e disegnare erano una meraviglia, per i normodotati abituati a usare mani e piedi: questi, sarebbero stati disposti a pagare un biglietto maggiorato, soltanto per guardarla usare la matita stretta fra i denti o scrivere dediche sui volantini pubblicitari.
Quando suo marito, convinto dal medico, stava per riportarla alla sua famiglia, la signora non volle darsi per vinta. Con suoi argomenti lo convinse a darle ancora una settimana di tempo, sentiva che sarebbe riuscita a sbloccare la bambina.
Ogni mattina continuò a visitare la malata con regolarità, le parlava, le riportava notizie degli animali del circo, degli spettacoli dei pagliacci e di altre cose che non sarebbero nemmeno interessate a Sarah, se avesse voluto ascoltarla.
Più si avvicinava il giorno della partenza e più i preparativi si facevano frenetici: dovevano smontare tutto e percorrere decine di chilometri, prima di poter montare di nuovo la struttura. Un viaggio davvero duro e portarsi dietro quella ragazzina malata, non avrebbe giovato all’umore di tutti. Anche la determinazione della donna stava vacillando.
Una mattina, mentre fervevano i preparativi, tra decine di pacchi e valige, la signora Duke trovò un piccolo oggetto dimenticato, chissà da chi e da quanto.
Era una bambolina, una miniatura di metallo, un lavoro artigianale di rara bellezza. Gli arti della piccola riproduzione potevano essere ripiegati all’indietro e uno scatto faceva uscire dal corpicino quattro piccole ali, in un attimo la bambolina si trasformava in farfalla.
La donna corse da Sarah, la trovò in uno stato pietoso. Aveva la bocca semiaperta e la saliva le colava sul petto, gli occhi erano spenti, inespressivi.
Polly aveva messo gli abiti puliti sul letto e si preparava a farle il bagno. Le due donne si guardarono, in un eloquente silenzio, lei percepì che non c’erano stati miglioramenti.
Con la bambolina stretta nel palmo, si avvicinò a Sarah, si sedette sul bordo del letto e appoggiò la schiena alla testiera.
— Ciao Sarah, ho qualcosa da mostrarti. Aprì il palmo davanti agli occhi della ragazzina che aveva il capo reclinato quasi sul suo avambraccio.
— Guarda, non è meravigliosa? E ora osserva cosa accade se facciamo sparire le sue braccia e le sue gambe, — con un impercettibile clik apparvero le due ali da farfalla. Sarah chiuse la bocca e deglutì.
— Vedi? Quello che conta davvero, non è chi siamo o cosa vedono gli altri in noi. La cosa importante è il meccanismo all’interno. Quello che abbiamo dentro, il nostro talento e le nostre passioni sono la cosa più importante di tutte.
A lei, basta un clik e le spuntano le ali, ma anche tu puoi fare lo stesso, bambina, sei bravissima a disegnare, faremo in modo che tu diventi una professionista, io te lo prometto.
Sarah sbattè le palpebre, abbassò la testa fino a toccare la mano di quella donna così gentile, poi appoggiò le labbra sulla bambolina e pianse.

n.d.aSarah Biffen nacque nel 1784 e fu molto fortunata che i genitori non l’abbiano abbandonata in fasce. Lei, aiutata dai Duke, studiò e diventò una miniaturista molto famosa ai suoi tempi. Tirò fuori un carattere forte e generoso. Sprezzante del suo handicap, dipinse fino a poco tempo prima della sua morte.

Re: [MI 166] Sarah Biffen

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Ciao @Alba359
Hai scritto un bel racconto sentito e coinvolgente. E ti ringrazio per avermi fatto conoscere la storia di questa donna che non conoscevo. 
Il racconto è ben scritto e ben orchestrato. Concordo con Domenico che si possono migliorare i dialoghi che in alcuni punti risultano poco naturali e un po' didascalici, per lo meno a mio parere. 
Alba359 ha scritto: Vedi? Quello che conta davvero, non è chi siamo o cosa vedono gli altri in noi. La cosa importante è il meccanismo all’interno. Quello che abbiamo dentro, il nostro talento e le nostre passioni sono la cosa più importante di tutte.
A lei, basta un clik e le spuntano le ali, ma anche tu puoi fare lo stesso, bambina, sei bravissima a disegnare, faremo in modo che tu diventi una professionista, io te lo prometto
Ad esempio in questa parte. Io forse la eliminerei perché spiega qualcosa che già è chiaro per chi legge e non la trovo necessaria, oppure la scriverei in modo che non appaia come una spiegazione diretta.
Mi è piaciuto come hai sviluppato la traccia, hai scelto una storia in cui ciò che è piccolo, Sarah e le sue difficoltà e la bambolina con il suo meccanismo, racchiudono qualcosa di molto grande. 
Grazie per la lettura!

Re: [MI 166] Sarah Biffen

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Alba359 ha scritto: La camicetta era poggiata sul tavolo, Sarah ascoltava sua madre mentre era concentrata a cucire gli ultimi punti sull’orlo. Sbilanciata sulla destra, si destreggiava benissimo: con i denti spinse delicatamente l’ago nella trama del tessuto, poi unì strette le labbra, reclinò indietro la testa, alzò lo sguardo mentre il filo scorreva e incrociò gli occhi della donna davanti a lei. Le lacrime scorrevano lungo le guance avvizzite al sole della campagna: capì in quel momento che sua madre le stava dicendo addio.
Bellissimo questo inizio @Alba359, c'è già dentro tutto!
Deliziosa storia. Bella l'idea della miniatura in metallo. Forse poteva  essere meno spiegato il messaggio finale, si intuisce bene. Ma ci sta tutto comunque. Molto adatto anche a una lettura per ragazzi.
Anch'io non conoscevo la storia, grazie.

Re: [MI 166] Sarah Biffen

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Ciao @Alba359, piacere di leggerti, mi hai emozionato.
Hai descritto con delicatezza situazioni scabrose e difficili, senza omettere, rendendole semplici e profonde. Hai avuto la capacità di affrontare un tema che poteva scadere nella commiserazione e l'hai capovolto sprigionando forza e speranza. Davvero complimenti!

Il racconto ha anche un valore in più, che è tratto da una storia vera e hai contribuito a farcela conoscere. Grazie. Hai reso un bell'omaggio a una donna che ha avuto coraggio e determinazione ammirabili.

Solo qualche refuso soprattutto nella punteggiatura, che ti riporto di seguito (anche se sicuramente l'avrai già visto tu, perché si comprende che ti destreggi molto bene nella scrittura).
Alba359 ha scritto: potrai visitare tutta l’Inghilterra, e poi, vivrai in un circo, sarà bellissimo non credi?.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]potrai visitare tutta l’Inghilterra, e poi vivrai in un circo. Sarà bellissimo, non credi?[/font]
Alba359 ha scritto: Vederla cucire, scrivere e disegnare erano una meraviglia, per i normodotati abituati a usare mani e piedi
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Vederla cucire, scrivere e disegnare era una meraviglia, per i normodotati abituati a usare mani e piedi[/font]

Alba359 ha scritto: questi, sarebbero stati disposti a pagare un biglietto maggiorato
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]questi sarebbero stati disposti a pagare un biglietto maggiorato[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][/font]
Alba359 ha scritto: Un viaggio davvero duro e portarsi dietro quella ragazzina malata, non avrebbe giovato all’umore di tutti.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Un viaggio davvero duro, e portarsi dietro quella ragazzina malata non avrebbe giovato all’umore di tutti.[/font][/font][/font]

Alba359 ha scritto: A lei, basta un clik e le spuntano le ali
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]A lei basta un clik e le spuntano le ali[/font][/font]

Infine sulla struttura: è ben congegnata, la sequenza delle scene logica e naturale.
Una scrittura chiara e piacevole. Ho apprezzato i dialoghi, per nulla artificiosi.

Insomma, il tuo racconto mi è piaciuto molto.

Re: [MI 166] Sarah Biffen

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@Adel J. Pellitteri  @Poeta Zaza  @Kasimiro  @ivalibri  e @Domenico S.  
Grazie per aver letto e apprezzato il mio racconto. La storia di Sarah, quella vera, è davvero straordinaria, un po' come quella di Alex Zanardi. Due persone che sono il simbolo della forza di volontà e della determinazione.

@Otta, grazie anche a te!
Riguardo ai dialoghi forse hai ragione, la punteggiatura è il mio cruccio più grande.

L'ultima parte, @Kasimiro,  potevo davvero, scriverla meno spiegata. Bastava solo l'immagine della bambolina, gli arti che spariscono all'interno del corpicino e via era fatta!

Curiosità: l'oggetto artigianale di rara bellezza è un'invenzione, ma l'ispirazione mi è venuta da un giocattoto che esiste davvero.

Re: [MI 166] Sarah Biffen

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ciao @Alba359. Passo per un commento per poi postare il mio pezzo. A parte che te lo dovevo, ma come sai, non ho potuto partecipare.

La camicetta era poggiata sul tavolo. Sarah ascoltava sua madre mentre era concentrata a cucire gli ultimi punti sull’orlo. Sbilanciata sulla destra, si destreggiava benissimo: con i denti spinse delicatamente l’ago nella trama del tessuto, poi unì strette le labbra, reclinò indietro la testa, alzò lo sguardo mentre il filo scorreva e incrociò gli occhi della donna davanti a lei. Le lacrime scorrevano lungo le guance avvizzite al sole della campagna: capì in quel momento che sua madre le stava dicendo addio.
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Forse un punto dopo "sul tavolo"?  Forse " le stava dando l'addio"? Vedi te se puoi trovarle utili. Vero è che la madre parla, ma se era a riguardo del suo destino, non serviva evidenziare la lacrima come manifestazione dell'addio. Diversamente ragionando, una lacrima è più rivelatrice e quindi " dando" mi pare più efficace.
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— I signori Duke sono brave persone. Sarah, vedrai, starai bene con loro, potrai visitare tutta l’Inghilterra, e poi, vivrai in un circo, sarà bellissimo non credi?.
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Questa del circo mi ricorda un altro tuo lavoro. Lo ricordo un racconto pieno di fantastiche immagini e fuochi d'artificio... ti ricordi?
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Polly aprì la porta e il buongiorno le rimase inespresso dietro le fila dei denti; Sarah era sdraiata sul pavimento, sembrava morta. Il catino con l’acqua le sfuggì di mano insieme a un grido.

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— Sai, anch’io, nella mia vita ho lasciato indietro gli affetti più cari, ma ora la mia famiglia è questa. Tutti quelli che girano l’Inghilterra insieme a noi sono la nostra famiglia e ora anche tu ne fai parte. Sarai un bellissimo elemento di questa macchina meravigliosa; noi portiamo gioia alla gente del paese. Fai uno sforzo per essere con noi, Polly si prenderà cura di te notte e giorno, da ora non resterai mai sola.
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Un bel spaccato della vita degli artisti di strada. Certo che oggi l'idea di circo è quella che assistiamo quando vediamo i nostri politici. nell'epoca che descrivi, in questa storia vera, il circo era un'attrazione popolare che catturava l'immaginario collettivo.
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Il dottore sentenziò.La ragazza è affetta da qualche mania derivata dal suo aspetto. Non credo si riprenderà facilmente, vi consiglio di riportarla ai suoi genitori.—
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Ogni mattina continuò a visitare la malata con regolarità, le parlava, le riportava notizie degli animali del circo, degli spettacoli dei pagliacci e di altre cose che non sarebbero nemmeno interessate a Sarah, se avesse voluto ascoltarla.
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Più si avvicinava il giorno della partenza e più i preparativi si facevano frenetici: dovevano smontare tutto e percorrere decine di chilometri, prima di poter montare di nuovo la struttura. Un viaggio davvero duro e portarsi dietro quella ragazzina malata, non avrebbe giovato all’umore di tutti. Anche la determinazione della donna stava vacillando.
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Dopo questi passaggi mi accorgo che la trama è troppo incentrata su questo stato di assenza al limite del vegetativo.
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Era una bambolina, una miniatura di metallo, un lavoro artigianale di rara bellezza. Gli arti della piccola riproduzione potevano essere ripiegati all’indietro e uno scatto faceva uscire dal corpicino quattro piccole ali, in un attimo la bambolina si trasformava in farfalla.
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Questo fatto dà una scossa al racconto. Però svia un po da quello che saranno le vere arti di Sarah. Per un momento penso a quelle ali e alla possibilità di fare di lei una funambula  con tanto di ali e niente braccia. Una sorta di fenomeno da baraccone.
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La donna corse da Sarah, la trovò in uno stato pietoso. Aveva la bocca semiaperta e la saliva le colava sul petto, gli occhi erano spenti, inespressivi.
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idem. 
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Sarah sbattè le palpebre, abbassò la testa fino a toccare la mano di quella donna così gentile, poi appoggiò le labbra sulla bambolina e pianse.

n.d.aSarah Biffen nacque nel 1784 e fu molto fortunata che i genitori non l’abbiano abbandonata in fasce. Lei, aiutata dai Duke, studiò e diventò una miniaturista molto famosa ai suoi tempi. Tirò fuori un carattere forte e generoso. Sprezzante del suo handicap, dipinse fino a poco tempo prima della sua morte.
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Ecco che salta fuori la vera arte. Non un fenomeno da baraccone ma una vera artista. In conclusione dico che amo le storie vere della gente che riescono a riscattarsi e imporsi nonostante le difficoltà della vita.  Io invece più che rivedere i dialoghi, ne eliminerei un po, per lasciare spazio al tema della vita da circo e sulle condizioni sociali in cui dovevano vivere chi aveva certi handicap. Ciao a rileggerti. :sss:
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