[MI165] L'insolito passatempo
Posted: Sun Mar 27, 2022 11:51 pm
Commento: https://www.costruttoridimondi.org/forum/viewtopic.php?p=31973#p31973
Traccia di mezzogiorno: Le scarpe
Il sole era da poco sorto. Il parco era per lo più vuoto, ma poche persone erano presenti: c'era chi prendeva una boccata di aria fresca, chi non rinunciava alla sua corsa mattutina, chi prima del lavoro amava passeggiare, e altri che avevano i loro personali motivi. Su una panchina, con vesti stracciate e la barba incolta, un uomo dormiva. Aveva un pezzo di cartone indosso che egli usava come coperta, e vicino, per terra, in una scatola vi era quel poco che era riuscito a racimolare e che sarebbe stato il suo spuntino. Una coppia di corridori passò proprio mentre quell'uomo si svegliò: vide i loro sguardi biechi e si innervosì. "Come ti ripaga la vita!", disse l'uomo tra sé e sbuffò. Poi sentì che qualcuno gli toccava i piedi. Per un po' rimase passivo. "Ora è il colmo", disse tra sé, "non ho niente, e un ladro mi ruba anche le scarpe, quel poco che mi rimane!". "Rubare?", fu la voce di un uomo che sentì. "Sto soltanto controllando". "Controllare cosa?", gli chiese il barbone che si alzò di scatto, mentre vide quell'uomo che barcollava. "Un attimo, non ho finito". Era un giovane dall'aspetto bizzarro, dai capelli neri e una barbetta in volto. Era vestito elegantemente con una giacchetta nera. Egli prese dalla tasca un taccuino e una penna. "Interessante", disse lui, "hai una scarpa sportiva a destra numero 42 e uno scarpone in pelle di camoscio numero 44 a sinistra, che però è il piede destro, mezzo scassato". Mentre parlava scriveva quelle informazioni. "Ma tu chi sei? Cosa vuoi? Lo vedi che sono un morto di fame?", gli disse il barbone. "Io, niente, voglio soltanto capire che scarpe indossa la gente", gli rispose l'altro. "Ognuno ha i suoi passatempi, questo è il mio". Poi prese un portafogli. Il barbone sbuffò: "No, non fare il solito sdolcinato, io non chiedo l'elemosina a nessuno". Quell'uomo nonostante prese una moneta e gliela lanciò schioccando le dita e, senza dire nient'altro, se ne andò. Il povero barbone in cuor suo comunque sperava che gli avesse dato tanto, quanto bastava per comprare un po' di pane. Invece si ritrovò tra le mani una monetina da cinque centesimi.
Quell'uomo camminava per il parco con sguardo basso, adocchiando della gente che passava le varie scarpe. Prima osservò le scarpaccie di un vecchietto, poi le calzature con il tacco di una ragazza in attesa di prendere l'autobus, e così via riempiendo i fogli di quel suo taccuino. Si ritrovò infine a correre insieme ad un corridore. "Chiedo scusa", gli chiese, "che numero di scarpe porti? A me sembra 39, hai un piede piccolo?". Il corridore si girò solo per vedere chi fosse ma non lo pensò, e deviò a destra. L'uomo, che non guardava altrove, si ritrovò a sbattere contro un albero e cadde. Si rialzò e si scosse la polvere. "Non ci voleva", disse lui, "ero vestito così bene!". La sfortuna lo colpì ancora: sentì delle gocce d'acqua. Guardò il cielo e una goccia gli cadde in un occhio e lo accecò. Sopraggiunse proprio quello che egli non voleva: la pioggia. "Ora sono fregato", disse tra sé, "non ho l'ombrello!".
Egli tuttavia poco dopo un ombrello lo vide, e subito ci si precipitò sotto. "Ehi!", disse un signore, un po' grassoccio e con in testa un cappello, mentre una donna gridò. "Ma chi sei? Hai fatto prendere uno spavento a me e mia moglie!", gli disse lui. "Vai via!", gli disse la donna. "Piove", disse l'altro, "grazie che ci sei tu a coprirmi, altrimenti mi sarei bagnato. A proposito, sono interessanti le vostre scarpe, che numero indossate? Che modello sono?". L'uomo disse sottovoce una cosa alla donna. Poi rispose all'altro: "Ti va se ne parliamo altrove? Stavo andando a lavoro, che ne pensi di venire con me?". "D'accordo", gli disse lui. Uscirono dal parco e superarono la strada. Si fermarono presso un edificio dove l'uomo salutò la moglie che prese un'altra via, lasciandole l'ombrello, e poco dopo insieme all'altro varcò una porta.
Il barbone si era ritrovato a vedere la scena, che avvenne vicino la panchina dove era ancora seduto. "Ha trovato qualcuno con cui condividere il suo interesse", pensò tra sé. Poi osservò la moneta. Vi era qualcosa di strano sul retro: non sembrava la solita immagine che vi era sulle monete da cinque centesimi e c'era qualcosa fuori posto. Gli venne in mente quanto gli disse una volta un uomo d'affari: "Alcune monete hanno errori di conio e valgono migliaia di euro piuttosto che il loro valore". Il barbone tutto contento volle andare da lui, che sapeva lavorasse in un ufficio non lontano, usando il cartone per coprirsi dalla pioggia. Uscì dal parco e superò la strada. Poi passò davanti la porta dell'edificio dove quel bizzarro uomo era entrato insieme a quel signore con il cappello. Vi era una targa con su scritto: "Psichiatra". Il barbone la vide e scoppiò a ridere.
Traccia di mezzogiorno: Le scarpe
Il sole era da poco sorto. Il parco era per lo più vuoto, ma poche persone erano presenti: c'era chi prendeva una boccata di aria fresca, chi non rinunciava alla sua corsa mattutina, chi prima del lavoro amava passeggiare, e altri che avevano i loro personali motivi. Su una panchina, con vesti stracciate e la barba incolta, un uomo dormiva. Aveva un pezzo di cartone indosso che egli usava come coperta, e vicino, per terra, in una scatola vi era quel poco che era riuscito a racimolare e che sarebbe stato il suo spuntino. Una coppia di corridori passò proprio mentre quell'uomo si svegliò: vide i loro sguardi biechi e si innervosì. "Come ti ripaga la vita!", disse l'uomo tra sé e sbuffò. Poi sentì che qualcuno gli toccava i piedi. Per un po' rimase passivo. "Ora è il colmo", disse tra sé, "non ho niente, e un ladro mi ruba anche le scarpe, quel poco che mi rimane!". "Rubare?", fu la voce di un uomo che sentì. "Sto soltanto controllando". "Controllare cosa?", gli chiese il barbone che si alzò di scatto, mentre vide quell'uomo che barcollava. "Un attimo, non ho finito". Era un giovane dall'aspetto bizzarro, dai capelli neri e una barbetta in volto. Era vestito elegantemente con una giacchetta nera. Egli prese dalla tasca un taccuino e una penna. "Interessante", disse lui, "hai una scarpa sportiva a destra numero 42 e uno scarpone in pelle di camoscio numero 44 a sinistra, che però è il piede destro, mezzo scassato". Mentre parlava scriveva quelle informazioni. "Ma tu chi sei? Cosa vuoi? Lo vedi che sono un morto di fame?", gli disse il barbone. "Io, niente, voglio soltanto capire che scarpe indossa la gente", gli rispose l'altro. "Ognuno ha i suoi passatempi, questo è il mio". Poi prese un portafogli. Il barbone sbuffò: "No, non fare il solito sdolcinato, io non chiedo l'elemosina a nessuno". Quell'uomo nonostante prese una moneta e gliela lanciò schioccando le dita e, senza dire nient'altro, se ne andò. Il povero barbone in cuor suo comunque sperava che gli avesse dato tanto, quanto bastava per comprare un po' di pane. Invece si ritrovò tra le mani una monetina da cinque centesimi.
Quell'uomo camminava per il parco con sguardo basso, adocchiando della gente che passava le varie scarpe. Prima osservò le scarpaccie di un vecchietto, poi le calzature con il tacco di una ragazza in attesa di prendere l'autobus, e così via riempiendo i fogli di quel suo taccuino. Si ritrovò infine a correre insieme ad un corridore. "Chiedo scusa", gli chiese, "che numero di scarpe porti? A me sembra 39, hai un piede piccolo?". Il corridore si girò solo per vedere chi fosse ma non lo pensò, e deviò a destra. L'uomo, che non guardava altrove, si ritrovò a sbattere contro un albero e cadde. Si rialzò e si scosse la polvere. "Non ci voleva", disse lui, "ero vestito così bene!". La sfortuna lo colpì ancora: sentì delle gocce d'acqua. Guardò il cielo e una goccia gli cadde in un occhio e lo accecò. Sopraggiunse proprio quello che egli non voleva: la pioggia. "Ora sono fregato", disse tra sé, "non ho l'ombrello!".
Egli tuttavia poco dopo un ombrello lo vide, e subito ci si precipitò sotto. "Ehi!", disse un signore, un po' grassoccio e con in testa un cappello, mentre una donna gridò. "Ma chi sei? Hai fatto prendere uno spavento a me e mia moglie!", gli disse lui. "Vai via!", gli disse la donna. "Piove", disse l'altro, "grazie che ci sei tu a coprirmi, altrimenti mi sarei bagnato. A proposito, sono interessanti le vostre scarpe, che numero indossate? Che modello sono?". L'uomo disse sottovoce una cosa alla donna. Poi rispose all'altro: "Ti va se ne parliamo altrove? Stavo andando a lavoro, che ne pensi di venire con me?". "D'accordo", gli disse lui. Uscirono dal parco e superarono la strada. Si fermarono presso un edificio dove l'uomo salutò la moglie che prese un'altra via, lasciandole l'ombrello, e poco dopo insieme all'altro varcò una porta.
Il barbone si era ritrovato a vedere la scena, che avvenne vicino la panchina dove era ancora seduto. "Ha trovato qualcuno con cui condividere il suo interesse", pensò tra sé. Poi osservò la moneta. Vi era qualcosa di strano sul retro: non sembrava la solita immagine che vi era sulle monete da cinque centesimi e c'era qualcosa fuori posto. Gli venne in mente quanto gli disse una volta un uomo d'affari: "Alcune monete hanno errori di conio e valgono migliaia di euro piuttosto che il loro valore". Il barbone tutto contento volle andare da lui, che sapeva lavorasse in un ufficio non lontano, usando il cartone per coprirsi dalla pioggia. Uscì dal parco e superò la strada. Poi passò davanti la porta dell'edificio dove quel bizzarro uomo era entrato insieme a quel signore con il cappello. Vi era una targa con su scritto: "Psichiatra". Il barbone la vide e scoppiò a ridere.