[MI 165] Un barattolo di latta
Posted: Sun Mar 27, 2022 9:24 pm
Commento
Traccia di mezzanotte: Luna park
Con le nuvole basse che riflettevano le luci della città il buio non era così pesto, ma era rischioso avanzare tra le sagome scure di giostre e baracchini. Frank poteva far troppo rumore facendo cadere qualcosa. Anche se chi gli stava dando la caccia erano ancora abbastanza lontano: lo capiva dalla provenienza delle voci. Gli dicevano: "arrenditi!" e "esci fuori con le mani alzate!"
Si nascose dietro a quello che sembrava un generatore; aveva bisogno di qualche secondo per riprendere fiato. Sedette sopra la borsa ch’era la causa dei suoi guai. Bill aveva detto che nella cassaforte della sala da giochi clandestina ci sarebbero stati tre milioni di dollari; quando avevano preso le mazzette di denaro, avevano capito che erano almeno sei milioni. C’era anche un quaderno, in quella cassaforte, con la copertina nera e gli orecchi raddrizzati con del nastro adesivo. Era stato Bill a dargli una scorsa veloce, a capire di cosa si trattasse e a ficcarlo nella borsa. Frank desiderava che non avesse mai avuto l’idea di fare quella rapina.
Era chiaro che i poliziotti che li avevano inseguiti ed erano riusciti a fermare la loro auto in fuga lungo una strada isolata facevano parte della lista dei corrotti. Ma erano solo in tre, troppo sicuri di loro stessi, e Frank era riuscito a scappare mentre uccidevano a uno a uno i suoi quattro compagni, che non stavano opponendo alcuna resistenza all’arresto.
Frank era giovane, la paura lo aveva trasformato in un fascio di nervi scattanti; i suoi inseguitori erano appesantiti dall’età e facevano fatica a stargli dietro. Pensava di averli seminati, correndo fino a raggiungere quel luna park attraverso il campo che costeggiava la tangenziale. Invece erano riusciti ad arrivare fin lì.
Il riverbero delle torce era più evidente, ora. Lo era a tal punto che poteva contarle: erano tre, erano distanziate tra di loro ma avanzavano da una parte sola. Scattò in piedi, fulminato da una certezza: quelli che parlavano ad alta voce e usavano le torce erano gli uomini del bookmaker che erano rimasti con la faccia a terra durante la rapina; gli sbirri corrotti dovevano averli chiamati a rinforzo.
Tutti insieme gli stavano tendendo una trappola, spingendolo verso una zona in cui sarebbe stato facile identificarlo con i visori notturni. Il luna park era pieno di nascondigli e senza uno straccio di tattica avrebbero impiegato troppo tempo a stanarlo, se fosse rimasto fermo e nascosto. Ma le probabilità, rifletté, restavano a loro favore.
Fece la cosa che gli sembrava la più scaltra da fare: si mosse in direzione delle voci. Ad occhio e croce, pensò, aveva una possibilità su venti di cavarsela.
Gli pareva di distinguere meglio ciò che aveva attorno, Cominciava a rischiarare, mancava poco all'alba.
"Una possibilità su trenta" disse a sé stesso.
Pensò di nascondersi dietro a un posto ovvio. Scelse un baracchino, la cui apertura era coperta da un telo. Immaginò che all’interno vi fossero un bancone e uno scaffale con dei barattoli a cui sparare con un fucile di aria compressa, e gli venne quasi da ridere. Se non avesse trovato il modo di sgusciar via sotto il naso dei suoi inseguitori, avrebbe fatto la fine di uno di quei barattoli che gli piaceva tanto buttar giù quando era bambino. La stessa fine dei suoi complici.
Il fatto che non avesse perso la lucidità per fare quel genere di riflessioni era di per sé un buon segno.
"Una possibilità su dieci" disse a sé stesso.
Nascosto dietro al baracchino, aspettò che uno dei tre avvicinasse. Per un lungo istante pensò di aver fatto l’ultimo azzardo della sua vita. Il penultimo era stato la rapina alla persona sbagliata.
Vide la luce frugare qua e là sul terreno, con poca convinzione.
"Arrenditi, esci fuori!" disse l’uomo all’aria, ripetendo il suo mantra. Era talmente sicuro che i suoi compari avrebbero catturato Frank che non pensava neanche di guardarsi attorno.
"Possibile che ne siano così sicuri?" pensò Frank, dubbioso. Eppure, l’uomo proseguì, superandolo.
Frank restò lì nascosto. Stava facendo giorno. Presto, pensò, il guardiano avrebbe aperto i cancelli, e il luna park si sarebbe riempito di giostrai, di addetti ai bar e ai baracchini, di venditori di palloncini.
Stava sorridendo tra sé, pensando che avrebbe potuto comprarsi anche una giostra, con tutti i soldi che aveva nella borsa, quando sentì una voce:
"Cucù!"
E dopo lo sparo, non sentì nient’altro. Mai più.
Traccia di mezzanotte: Luna park
Con le nuvole basse che riflettevano le luci della città il buio non era così pesto, ma era rischioso avanzare tra le sagome scure di giostre e baracchini. Frank poteva far troppo rumore facendo cadere qualcosa. Anche se chi gli stava dando la caccia erano ancora abbastanza lontano: lo capiva dalla provenienza delle voci. Gli dicevano: "arrenditi!" e "esci fuori con le mani alzate!"
Si nascose dietro a quello che sembrava un generatore; aveva bisogno di qualche secondo per riprendere fiato. Sedette sopra la borsa ch’era la causa dei suoi guai. Bill aveva detto che nella cassaforte della sala da giochi clandestina ci sarebbero stati tre milioni di dollari; quando avevano preso le mazzette di denaro, avevano capito che erano almeno sei milioni. C’era anche un quaderno, in quella cassaforte, con la copertina nera e gli orecchi raddrizzati con del nastro adesivo. Era stato Bill a dargli una scorsa veloce, a capire di cosa si trattasse e a ficcarlo nella borsa. Frank desiderava che non avesse mai avuto l’idea di fare quella rapina.
Era chiaro che i poliziotti che li avevano inseguiti ed erano riusciti a fermare la loro auto in fuga lungo una strada isolata facevano parte della lista dei corrotti. Ma erano solo in tre, troppo sicuri di loro stessi, e Frank era riuscito a scappare mentre uccidevano a uno a uno i suoi quattro compagni, che non stavano opponendo alcuna resistenza all’arresto.
Frank era giovane, la paura lo aveva trasformato in un fascio di nervi scattanti; i suoi inseguitori erano appesantiti dall’età e facevano fatica a stargli dietro. Pensava di averli seminati, correndo fino a raggiungere quel luna park attraverso il campo che costeggiava la tangenziale. Invece erano riusciti ad arrivare fin lì.
Il riverbero delle torce era più evidente, ora. Lo era a tal punto che poteva contarle: erano tre, erano distanziate tra di loro ma avanzavano da una parte sola. Scattò in piedi, fulminato da una certezza: quelli che parlavano ad alta voce e usavano le torce erano gli uomini del bookmaker che erano rimasti con la faccia a terra durante la rapina; gli sbirri corrotti dovevano averli chiamati a rinforzo.
Tutti insieme gli stavano tendendo una trappola, spingendolo verso una zona in cui sarebbe stato facile identificarlo con i visori notturni. Il luna park era pieno di nascondigli e senza uno straccio di tattica avrebbero impiegato troppo tempo a stanarlo, se fosse rimasto fermo e nascosto. Ma le probabilità, rifletté, restavano a loro favore.
Fece la cosa che gli sembrava la più scaltra da fare: si mosse in direzione delle voci. Ad occhio e croce, pensò, aveva una possibilità su venti di cavarsela.
Gli pareva di distinguere meglio ciò che aveva attorno, Cominciava a rischiarare, mancava poco all'alba.
"Una possibilità su trenta" disse a sé stesso.
Pensò di nascondersi dietro a un posto ovvio. Scelse un baracchino, la cui apertura era coperta da un telo. Immaginò che all’interno vi fossero un bancone e uno scaffale con dei barattoli a cui sparare con un fucile di aria compressa, e gli venne quasi da ridere. Se non avesse trovato il modo di sgusciar via sotto il naso dei suoi inseguitori, avrebbe fatto la fine di uno di quei barattoli che gli piaceva tanto buttar giù quando era bambino. La stessa fine dei suoi complici.
Il fatto che non avesse perso la lucidità per fare quel genere di riflessioni era di per sé un buon segno.
"Una possibilità su dieci" disse a sé stesso.
Nascosto dietro al baracchino, aspettò che uno dei tre avvicinasse. Per un lungo istante pensò di aver fatto l’ultimo azzardo della sua vita. Il penultimo era stato la rapina alla persona sbagliata.
Vide la luce frugare qua e là sul terreno, con poca convinzione.
"Arrenditi, esci fuori!" disse l’uomo all’aria, ripetendo il suo mantra. Era talmente sicuro che i suoi compari avrebbero catturato Frank che non pensava neanche di guardarsi attorno.
"Possibile che ne siano così sicuri?" pensò Frank, dubbioso. Eppure, l’uomo proseguì, superandolo.
Frank restò lì nascosto. Stava facendo giorno. Presto, pensò, il guardiano avrebbe aperto i cancelli, e il luna park si sarebbe riempito di giostrai, di addetti ai bar e ai baracchini, di venditori di palloncini.
Stava sorridendo tra sé, pensando che avrebbe potuto comprarsi anche una giostra, con tutti i soldi che aveva nella borsa, quando sentì una voce:
"Cucù!"
E dopo lo sparo, non sentì nient’altro. Mai più.