[MI 165] Un barattolo di latta

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Commento

Traccia di mezzanotte: Luna park 


Con le nuvole basse che riflettevano le luci della città il buio non era così pesto, ma era rischioso avanzare tra le sagome scure di giostre e baracchini. Frank poteva far troppo rumore facendo cadere qualcosa. Anche se chi gli stava dando la caccia erano ancora abbastanza lontano: lo capiva dalla provenienza delle voci. Gli dicevano: "arrenditi!" e "esci fuori con le mani alzate!"
Si nascose dietro a quello che sembrava un generatore; aveva bisogno di qualche secondo per riprendere fiato.  Sedette sopra la borsa ch’era la causa dei suoi guai. Bill aveva detto che nella cassaforte della sala da giochi clandestina ci sarebbero stati tre milioni di dollari; quando avevano preso le mazzette di denaro, avevano capito che erano almeno sei milioni. C’era anche un quaderno, in quella cassaforte, con la copertina nera e gli orecchi raddrizzati con del nastro adesivo. Era stato Bill a dargli una scorsa veloce, a capire di cosa si trattasse e a ficcarlo nella borsa. Frank desiderava che non avesse mai avuto l’idea di fare quella rapina.
Era chiaro che i poliziotti che li avevano inseguiti ed erano riusciti a fermare la loro auto in fuga lungo una strada isolata facevano parte della lista dei corrotti. Ma erano solo in tre, troppo sicuri di loro stessi, e Frank era riuscito a scappare mentre uccidevano a uno a uno i suoi quattro compagni, che non stavano opponendo alcuna resistenza all’arresto.
Frank era giovane, la paura lo aveva trasformato in un fascio di nervi scattanti; i suoi inseguitori erano appesantiti dall’età e facevano fatica a stargli dietro. Pensava di averli seminati, correndo fino a raggiungere quel luna park attraverso il campo che costeggiava la tangenziale. Invece erano riusciti ad arrivare fin lì. 
Il riverbero delle torce era più evidente, ora. Lo era a tal punto che poteva contarle: erano tre, erano distanziate tra di loro ma avanzavano da una parte sola. Scattò in piedi, fulminato da una certezza:  quelli che parlavano ad alta voce e usavano le torce erano gli uomini del bookmaker che erano rimasti con la faccia a terra durante la rapina; gli sbirri corrotti dovevano averli chiamati a rinforzo. 
Tutti insieme gli stavano tendendo una trappola, spingendolo verso una zona in cui sarebbe stato facile identificarlo con i visori notturni. Il luna park era pieno di nascondigli e senza uno straccio di tattica avrebbero impiegato troppo tempo a stanarlo, se fosse rimasto fermo e nascosto. Ma le probabilità, rifletté, restavano a loro favore.
Fece la cosa che gli sembrava la più scaltra da fare: si mosse in direzione delle voci. Ad occhio e croce, pensò, aveva una possibilità su venti di cavarsela.
Gli pareva di distinguere meglio ciò che aveva attorno, Cominciava a rischiarare, mancava poco all'alba.
"Una possibilità su trenta" disse a sé stesso.
Pensò di nascondersi dietro a un posto ovvio. Scelse un baracchino, la cui apertura era coperta da un telo. Immaginò che all’interno vi fossero un bancone e uno scaffale con dei barattoli a cui sparare con un fucile di aria compressa, e gli venne quasi da ridere. Se non avesse trovato il modo di sgusciar via sotto il naso dei suoi inseguitori, avrebbe fatto la fine di uno di quei barattoli che gli piaceva tanto buttar giù quando era bambino. La stessa fine dei suoi complici.
Il fatto che non avesse perso la lucidità per fare quel genere di riflessioni era di per sé un buon segno.
"Una possibilità su dieci" disse a sé stesso.
Nascosto dietro al baracchino, aspettò che uno dei tre avvicinasse. Per un lungo istante pensò di aver fatto l’ultimo azzardo della sua vita. Il penultimo era stato la rapina alla persona sbagliata.
Vide la luce frugare qua e là sul terreno, con poca convinzione.
"Arrenditi, esci fuori!" disse l’uomo all’aria, ripetendo il suo mantra. Era talmente sicuro che i suoi compari avrebbero catturato Frank che non pensava neanche di guardarsi attorno.
"Possibile che ne siano così sicuri?" pensò Frank, dubbioso. Eppure, l’uomo proseguì, superandolo.
Frank restò lì nascosto. Stava facendo giorno. Presto, pensò, il guardiano avrebbe aperto i cancelli, e il luna park si sarebbe riempito di giostrai, di addetti ai bar e ai baracchini, di venditori di palloncini.
Stava sorridendo tra sé, pensando che avrebbe potuto comprarsi anche una giostra, con tutti i soldi che aveva nella borsa, quando sentì una voce:
"Cucù!"
E dopo lo sparo, non sentì nient’altro. Mai più.
Già.

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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Ben scritto, ben organizzato, piacevole da leggere: tanto che mi sarebbe piaciuto fosse un po' più lungo, per poter assaporare, magari, qualche particolare della rapina, delle figure dei complici o dei ricordi del protagonista. Ma il tempo del MI deve fare i conti non solo col racconto in sé: pertanto, a volte, ci si sente costretti a fermarsi prima. 
Ti lascio qui sotto qualche piccola osservazione puntuale. Grazie per aver partecipato e per la lettura, @ilaris.
Ilaris ha scritto: dom mar 27, 2022 9:24 pmAnche se chi gli stava dando la caccia erano ancora abbastanza lontano
Anche se ha valore di plurale, la concordanza del verbo col pronome "chi" va posta comunque al singolare.
Ilaris ha scritto: dom mar 27, 2022 9:24 pmerano tre, erano distanziate tra di loro ma avanzavano
Forse si può omettere il secondo "erano", e aggiungere una virgola prima di "ma".
Ilaris ha scritto: dom mar 27, 2022 9:24 pmAd occhio e croce
Non sono una fan della caccia spietata alla "d" eufonica in presenza di vocali diverse, però ho notato che a volte la ometti. Opterei per l'omogeneità.
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Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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@Domenico S. , @Poeta Zaza , @Ippolita , grazie mille del passaggio e dell'apprezzamento :) 


Ippolita, grazie per gli appunti. 
Ippolita ha scritto:
Anche se ha valore di plurale, la concordanza del verbo col pronome "chi" va posta comunque al singolare.
è un refuso da fretta, ho sostituito all’ultimo momento "gli inseguitori" (che avevo ripetuto troppo spesso nel testo) con "chi gli stava dando la caccia", ma mi sono dimenticata di correggere il verbo...
Già.

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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Ciao @Ilaris 

Sei stata l’unica a scegliere la mia traccia, questo mi piace e ti ringrazio, ma inoltre ho trovato il tuo testo anche ben scritto e congegnato, il che va più che bene.
Volendo avresti potuto scrivere qualche cosina in più, anche se otto cartelle per un giallo non potrebbero rendere appieno, eppure anche in quello che hai scritto risalta l’azione, il pensiero del personaggio, la sua solitudine, il suo fare in un certo senso scanzonato nonostante la posta in gioco sia la sua vita e alla fine infatti ci lascia la pelle.
Confesso, ora si può dire, di aver preso lo spunto da un vecchio giallo di Richard Stark, uno dei pseudonimi di Donald E. Westlake, un grande giallista che scrisse una serie di romanzi su Parker, un antieroe freddo e metodico nel mondo della mala. Nel primo romanzo che lessi con lui protagonista era l’unico superstite di un colpo andato male e nella fuga finiva per nascondersi con il bottino in un luna park chiuso d’inverno, rendendosi ben presto conto che i poliziotti che lo cercavano erano d’accordo con la malavita, tesi a recuperare il suo bottino.
Parker si ingegna, impara a conoscere il luna park durante la notte, mentre è sotto assedio in attesa dell’assalto che gli sarà sferrato all’alba.
In un certo senso lui “diventa” parte del luna park.
Non ti dico come va a finire, ma è davvero avvincente nelle azioni e nelle caratterizzazioni dei vari personaggi, oltre che per l’ottima traduzione in italiano, che riporta uno stile molto particolare, essenziale e asciutto.
Ho sempre desiderato farne una trasposizione ambientata in Italia, ma sono stato assorbito da altri progetti. Volevo vedere se la cosa era fattibile, ma quasi tutti ambientano le storie in USA e va bene anche così.
In un certo senso mi è dispiaciuto che il tuo Frank alla fine muoia. Avrei voluto vederlo girare dentro il luna park chiuso, stretto sotto assedio. Ma hai impostato un buon ritmo d’azione che mi è piaciuto molto.
(ti metto la copertina del libro, caso mai ti interessasse leggerlo.  È lo stesso originale che ho io, ma ci sono ristampe. Il titolo originale è Slay-ground, molto appropriato. In italiano, a significare la sua immedesimazione nel luogo è stato messo Luna-Parker).


Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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@Adel J. Pellitteri  grazie mille dell'aprezzamento :) 

Avrei potuto rileggerlo trecento volte, non mi sarei mai accorta di quel refuso  :lol:

@Alberto Tosciri 

Grazie, sono molto contenta che ti sia piaciuta l'interpretazione della traccia, e grazie anche per avermi fatto sperimentare per la prima volta il genere (a parte un noir che avevo scritto sul WD, sempre per un contest).  Mi sarebbe piaciuto allungare un po' il raccontino, ma non ci sono riuscita, anche se avrei potuto sfruttare qualche ora ancora a disposizione...
Ho trovato la tua edizione su Ebay, usato (chi se ne importa, l'importante è che sia quelo che consigli tu, la traduzione è importante!). Mi arriverà tra 15-20 giorni, poi ti farò sapere  (y)  
Già.

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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Ilaris ha scritto: Ho trovato la tua edizione su Ebay, usato (chi se ne importa, l'importante è che sia quelo che consigli tu, la traduzione è importante!). Mi arriverà tra 15-20 giorni, poi ti farò sapere  (y)
Ah bene... Vedrai che ti appassionerai di quel personaggio  :) 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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@Ilaris Ciao, oggi vorrei postare un racconto, perciò cerco di lasciarti un commento un po' più articolato e spero utile. Ho scelto la tua storia perché, fra quelle dell'ultima tornata del MI, è quella che mi è rimasta più impressa, non tanto per il contenuto (non sono molto appassionato di polizieschi) quanto per la felicità di stile. Da quel che ricordo di quello che ho letto dei tuoi racconti, mi pare uno o due, non è esattamente il tuo campo quello del poliziesco, ma ho notato dedizione, intelligenza e molta flessibilità. Trovo, personalmente, che sia utile "uscire dalla comfort zone" (mi scuso per l'espressione abusata) e scrivere storie seguendo una traccia data da altri, è un ottimo esercizio e mi sembra che tu lo abbia svolto molto bene. Io, per esempio, sono andato fuori traccia, scrivendo una delle mie "solite" storie.
Ilaris ha scritto: Con le nuvole basse che riflettevano le luci della città il buio non era così pesto, ma era rischioso avanzare tra le sagome scure di giostre e baracchini. Frank poteva far troppo rumore facendo cadere qualcosa. Anche se chi gli stava dando la caccia erano ancora abbastanza lontano: lo capiva dalla provenienza delle voci. Gli dicevano: "arrenditi!" e "esci fuori con le mani alzate!"
Allora la descrizione della città è breve incisiva, e ha anche un tocco di bellezza, così come è perfetto l'incipit dal quale capiamo completamente la situazione e che ci proietta immediatamente nella storia.
Ilaris ha scritto: Si nascose dietro a quello che sembrava un generatore; aveva bisogno di qualche secondo per riprendere fiato.  Sedette sopra la borsa ch’era la causa dei suoi guai. Bill aveva detto che nella cassaforte della sala da giochi clandestina ci sarebbero stati tre milioni di dollari; quando avevano preso le mazzette di denaro, avevano capito che erano almeno sei milioni. C’era anche un quaderno, in quella cassaforte, con la copertina nera e gli orecchi raddrizzati con del nastro adesivo. Era stato Bill a dargli una scorsa veloce, a capire di cosa si trattasse e a ficcarlo nella borsa. Frank desiderava che non avesse mai avuto l’idea di fare quella rapina.
Qui appare il classico, intramontabile Macguffin (una borsa piena di verdonI!) e i nomi dei personaggi e in generale la situazione ci proiettano nella dimensione del poliziesco americano, di cui intravedo (in quanto scrivi) una sottile parodia. Forse è una vena ironica che vedo solo io... correggimi pure se sbaglio. Comunque è evidente il tuo divertimento nel comporre questa storia. A volte il divertimento dello scrittore non coincide con quello del lettore, ma in questo caso non sei affatto autoreferenziale, e la storia interessa anche noi che "ascoltiamo." Non è facile trovare un equilibrio fra quello che piace a noi e quello che può interessare al lettore. Io, per esperienza, ho imparato che spesso quando faccio qualcosa che non amo particolarmente rendo un servizio migliore a chi legge.
Ilaris ha scritto: Frank era giovane, la paura lo aveva trasformato in un fascio di nervi scattanti; i suoi inseguitori erano appesantiti dall’età e facevano fatica a stargli dietro. Pensava di averli seminati, correndo fino a raggiungere quel luna park attraverso il campo che costeggiava la tangenziale. Invece erano riusciti ad arrivare fin lì. 
Onestamente, nel leggere, di qui in poi ero diviso: da un lato volevo che Frank ce la facesse, dall'altro volevo anche una dimostrazione di come il crimine non paga. Se posso farti un piccolo appunto, forse manca qualche dettaglio che caratterizzi meglio il protagonista, rendendocelo più simpatico. Magari, se deciderai di revisionare la storia, potrai inserire un flashback, o un tic, o qualcosa che caratterizzi maggiormente il personaggio.
Ilaris ha scritto: Tutti insieme gli stavano tendendo una trappola, spingendolo verso una zona in cui sarebbe stato facile identificarlo con i visori notturni. Il luna park era pieno di nascondigli e senza uno straccio di tattica avrebbero impiegato troppo tempo a stanarlo, se fosse rimasto fermo e nascosto. Ma le probabilità, rifletté, restavano a loro favore.
Fece la cosa che gli sembrava la più scaltra da fare: si mosse in direzione delle voci. Ad occhio e croce, pensò, aveva una possibilità su venti di cavarsela.
Gli pareva di distinguere meglio ciò che aveva attorno, Cominciava a rischiarare, mancava poco all'alba.
Se le psicologie forse non sono molto approfondite, l'azione è chiara e ben ritmata. Ci rendiamo conto benissimo della situazione in cui si trova il protagonista. Sicuramente hai una grande bravura nel descrivere queste situazioni, che spesso, in altri scrittori, trovo confuse. Credo sia un'ottima dote che ti può venire sempre utile: la chiarezza, intendo.

Nel resto del racconto, vediamo l'alternarsi di speranza e disperazione di Frank, fino a un finale che risulta a sorpresa, perché io ero quasi convinto che Frank riuscisse. Perciò il finale anche mi sembra molto indovinato. Certo, non è un twist "esagerato", ma nell'economia della storia ci si sta tutto.

Per concludere, ottima storia, chiara, ben ritmata e accattivante con un perfetto svolgimento del plot e devo dire anche aderenza alla traccia del concorso. L'unica pecca che ho trovato è la mancanza di introspezione psicologica, ma forse non era richiesta per questo genere di storia. Complimenti.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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Ciao @ivalibri , grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuto 


@Ciao Domenico S. 
Domenico S. ha scritto: in generale la situazione ci proiettano nella dimensione del poliziesco americano, di cui intravedo (in quanto scrivi) una sottile parodia. Forse è una vena ironica che vedo solo io... correggimi pure se sbaglio.
Hai visto bene, c'è un pizzico di parodia, ho immaginato il classico gangster dalla faccia cupa che, appena i poliziotti corrotti escono fuori dalla stanza, annota le mazzette scrivendo con la lingua di fuori e facendo gli orecchi al quaderno.

Ti ringrazio davvero, sono contenta che tu abbia apprezzato, e grazie soprattutto per la critica costruttiva. 
Anche @Ippolita  mi ha fatto notare che manca qualcosa che delinei meglio il personaggio. Avevo pensato di aggiungere un flashback subito dopo la parte del baracchino, ma mi sono persa in altri dettagli e mi restava poco tempo per scrivere. Sono lenta.
Dei racconti per il MI scritti sul vecchio WD, nove su dieci hanno ricevuto,  tra le altre, la critica: troppo frettoloso il finale. Anche questo ha un finale sbrigativo, ma a differenza degli altri ci sta tutto (mi ha aiutato il genere, e sono stata furbetta con il "cucù / baam!"). Lo confesso: il fuggitivo è morto solo perché non ho avuto abbastanza tempo per farlo uscire vivo dal luna park :asd: 

Ed è stato meglio così, lavorandoci di più avrei fatto peggio.
I buoni gialli sono belli da leggere e difficili da scrivere, come direbbe Catalano. Se questo racconto è anche solo in piccola parte riuscito,  credo sia perché è molto breve  :lol:
Già.

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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Ciao carissima @Ilaris 

 
Godibile questo tuo racconto all’insegna della suspense crescente.
Un breve “noire” con tutti gli ingredienti che il genere richiede.

A mio gusto, il racconto è scritto con una mano felice, scorrevole nella lettura e
convincente nel soggetto, possiede inoltre una qualità: ovvero, riesce a restare negli argini della storia “gialla” senza cadere nella facile deriva dello stile hard boiled, come facilmente può accadere quando ci si cimenta con certi racconti di questo genere.
Quindi ci sei riuscita seppure l’ambientazione scelta come teatro del racconto sia chiaramente statunitense.

L’unica cosa di cui ho un po’ sentito la mancanza, ma certo molto è dovuta dal penalizzante numero di caratteri a disposizione, è di qualche scena d’azione diretta che coinvolgesse il protagonista: mi pare che l’unica sia quella finale nella quale viene ammazzato.

Per intenderci, avrei visto bene nell’economia generale del racconto, almeno un’altra situazione che vedesse un incoraggiante successo del personaggio.
Chessò, magari prima della scena in cui viene ucciso, un episodio nel quale riesce a sorprendere e neutralizzare uno degli inseguitori: magari sbucandogli alle spalle e stendendolo con una botta in testa senza lasciargli il tempo di emettere neppure un gemito.

Questo evento trionfante, al di là del calcolo (sfavorevole) delle percentuali di cavarsi dall’impiccio, giustificherebbe nel personaggio una concreta speranza di riuscire a sfuggire agli inseguitori.
Creando inoltre nel lettore, la positiva sensazione che la storia possa virare verso un epilogo felice per l'eroe della vicenda.
Quindi aumentando notevolmente tensione e suspense della narrazione, con l'ipotetica promessa di una conclusione rocambolesca che lo veda in salvo con l'ingente bottino, sottratto ladrescamente a gente ben più malavitosa e pericolosa di lui.

A quel punto il “cucù” e la fine miserrima verrebbero maggiormente valorizzate come sorpresa shock che coglie impreparato il lettore in attesa di happy end.

Riuscito direi il disegno psicologico del giovane malvivente, che mostra anche una certa e mal riposta propensione all’ironia e all’ottimismo, sicuramente dovute alla spensieratezza dell’età.
Benedetti ragazzi.

Complimenti e a presto rileggerti.
Un saluto.

Re: [MI 165] Un barattolo di latta

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Ciao @Nightafter 

il tuo commento mi ha fatto molto piacere  :sss:

Nightafter ha scritto: Creando inoltre nel lettore, la positiva sensazione che la storia possa virare verso un epilogo felice per l'eroe della vicenda.

Quindi aumentando notevolmente tensione e suspense della narrazione, con l'ipotetica promessa di una conclusione rocambolesca che lo veda in salvo con l'ingente bottino, sottratto ladrescamente a gente ben più malavitosa e pericolosa di lui.
Condivido al 100%.
Il genere giallo / suspense è micidiale. Richiede molta tecnica. Il lettore non se ne accorge, quando c'è, ma se manca salta all'occhio.
Il poco tempo del MI non è neanche una giustificazione, perché ho partecipato varie volte e dovrei aver imparato a gestirlo meglio (oltretutto
ho usato solo la metà dei caratteri a disposizione). La traccia di @Alberto Tosciri  mi ha ispirato proprio perché, essendo vincolante nello svolgimento e nel genere (io scribacchio tutt'altro), mi ha costretta a spremere le meningi e a capire, per mezzo dei commenti ricevuti, che si deve sempre cercare di fare di meglio, anche quando i nostri limiti sono quelli che sono (purtroppo).

Grazie mille!
Già.
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