[MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Traccia di mezzogiorno: Le scarpe

[MI165] Il sassolino e le sue scarpe

Il posto l’avevano chiamato “Sasso” e i suoi abitanti sassolini.
Non era la prima volta che i suoi conterranei lo visitavano, e con sempre migliori mezzi di trasporto. Per Terrino era la prima volta, e si trattava di un viaggio premio scolastico.
Aveva sentito parlare di Sasso, e ne aveva visto a casa sua, sul luminol-riproduttore, in diretta, i panorami e gli usi e costumi degli abitanti.  Soprattutto, aveva visto agire i sassolini, muoversi, e relazionarsi tra di loro, diversi di colore e di ambiente.
Ne aveva osservati di tutti i tipi: giovani, vecchi, uomini e donne, con lingue e inflessioni diverse, per dire le stesse cose, e pianti e risa, per una gamma di emozioni, così chiamate in millanta gradazioni.
Strano a dirsi, al suo paese c’era una lingua sì, che permetteva di capirne qualsiasi altra, ma quelle “emozioni” erano solo una parola imparata e mai compresa, per Terrino e i suoi. Nella sua famiglia, nella sua terra, non esistevano. Loro vivevano ”senza”. Così gli aveva detto sua madre e il padre aveva rincarato: “La nostra razza è superiore: non per niente noi andiamo da loro per diporto e esplorazione, mentre loro non sanno neppure come scavalcare il loro sistema solare.”
Gli abitanti del Sasso potevano essere arretrati,  retrogradi e ignoranti, ma il fatto delle emozioni lo intrigava, e lui aveva ben chiaro il suo obiettivo: un coetaneo, maschio come lui, per cominciare, così sarebbe stato più facile fare un parallelo di vita, di esperienze. E farsi spiegare.

Eccolo arrivato sul posto, che è così come glielo avevano prefigurato. Di strano, sente un formicolio dentro di sé che gli giunge nuovo. 
Se deve andare a cercare un ricordo di esperienze simili, trova solo lo spazio piramidale col vertice in basso in cui si infila a scuola con la protesi mentale durante le interrogazioni, quando annaspa a salire cercando le risposte. A differenza di quello, adesso lui sa che non troverà le risposte in lui, in cose studiate o vissute. Dovrà chiederle al sassolino sconosciuto: il suo idioma lo conosce già, di massima.

Eccolo, il sassolino-persona: nelle sue propaggini terminali c’è una leggera diversità con quelle degli altri che glielo fa scegliere tra mille.
Sa come attirarlo nella sua sfera di influenza. Gli appare accanto nelle sembianze di un sosia e lo calamita a sé.

“Wow” è la prima parola intraducibile che quello pronuncia. 
Terrino crede sia il suo nome:
“Ciao, Wow, io sono Terrino. Piacere. Ti ho scelto per farmi il tuo doppio, ma dentro tu sei un altro da me e dovremmo scambiarci la figura che siamo.”
“Non so se sei imbastito positivo o negativo…” risponde l’altro.
“Capisco il tuo sconcerto ma sappi che nessuno ci vede adesso che sei con me”.
“Non mi piove in testa. Ho tanto di ombrello, io." (E lo agita.) "Se ti sei messo nelle mie scarpe, non ci hai camminato… Ah ah... hai una scarpa blu e una marrone! Acc…” s’interrompe il sassolino, arrossendo di colpo.
Terrino non si capacita di come il coetaneo abbia cambiato colore. Sa che ci sono sassolini bianchi, neri, gialli, ma che da bianchi diventino rossi non l’aveva mai sentito dire.
“Penso che non andrò a scuola oggi. Capisco perché prima mi babbiavano già da lontano…”
“Ah! Non lo fai perché sei con me adesso?”
“Scialla, Terrino. Tranquillo. Mi sembri uno sgammato, positivo. Non strafare.”
“Ricominciamo, vuoi? Dimmi perché sei diventato rosso.”
“Per la fanga, le scarpe diverse. Dormo con mio fratello. Lui va alle elementari, e io alle medie, per cui mi sveglio prima di lui e non devo fare rumore a  prepararmi e devo vedere solo col lumino. Ho due paia di scarpe invernali sotto il letto. Indovina di che colore sono? Stamane ho preso la destra e la sinistra a caso e per caso non sono uguali… Capito mi hai? Tu non diventi rosso quando sei in imbarazzo? Per la vergogna?”
“Noi della nostra Terra non sbagliamo mai, se non da giovani, quando andiamo a scuola appunto per imparare. Una volta cresciuti, siamo tutti bravi uguali, non sbagliamo niente, continuiamo a crescere in bravura, progettando, creando cose nuove e visitando altri mondi come il vostro “Sasso”. Ma emozioni come voi che piangete, ridete o arrossite no, noi non le abbiamo...” sospira l'alieno.

“Dici Terra al tuo pianeta mentre io chiamo Terra il mio. E se i terrini come te non hanno emozioni, che vita è mai la vostra? Tutti uguali? Ma che divertimento c’è? Ma devo essere flippato io a credere di essere sveglio… Non ci fossero le mie scarpe a provarlo…”
“Voglio imparare le tue emozioni. Me le insegni?”
“Non ne sono capace. Posso solo provare a spiegarti perché non le conoscete. Forse.”
L'altro fa il tentativo di piegare le labbra in un sorriso simile a quello che vede davanti a lui: “Dimmelo, Wow.”
“Uso le parole di mio padre, che una volta mi ha detto:
C’è in ciascuno di noi una cosa che si chiama coscienza, ed è la cosa più personale che esista.
Ci auto-giudichiamo con lei, in base al rispetto dei valori importanti nella vita che ci hanno trasmesso.
Le emozioni sono il linguaggio della coscienza. Sono comuni a tutti, ma ciascuno ne usa nella misura che crede e, soprattutto, le mostra o non le mostra agli altri.”
“Ma perché  dalle mie parti non ci sono, secondo te?”
“Nella tua Terra, devono avere omologato la coscienza. Se è appiattita per tutti, non c’è emozione che possa esaltarsi o sprofondare. Scialla, non fare quella faccia… posso cannare, sbagliarmi di brutto. E poi, più importante di tutto, comunque tu ce l’hai la coscienza, e la puoi risvegliare da solo, lei e le tue emozioni insieme.”
Terrino si copre la faccia con le mani e si lascia cadere per terra. Wow si mette al suo livello e con premura gli separa le mani, gli accarezza la guancia. Mentre il sassolino terrestre gli sorride con gli occhi, una lacrima sconosciuta riga il volto dell’alieno.
Ultima modifica di Poeta Zaza il dom mar 27, 2022 6:48 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Ciao @Poeta Zaza,
Un racconto tenero, perfetto per bambini e ragazzi.
Poeta Zaza ha scritto: Aveva sentito parlare di Sasso, e ne aveva visto a casa sua, sul luminol-riproduttore, in diretta, i panorami e gli usi e costumi degli abitanti.  Soprattutto, aveva visto agire i sassolini, muoversi, e relazionarsi tra di loro, diversi di colore e di ambiente.
Qui si comincia a intuire la natura del protagonista. Il luminal-riproduttore si riesce a immaginare e rende bene l'idea. 
Poeta Zaza ha scritto: Loro vivevano ”senza”.
Qui forse non sono necessarie le virgolette.
Poeta Zaza ha scritto: La nostra razza è superiore: non per niente noi andiamo da loro per diporto e esplorazione, mentre loro non sanno neppure come scavalcare il loro sistema solare.”
A questo punto la situazione è chiara. Mi è piaciuto come si svela poco a poco di chi si tratta.
Poeta Zaza ha scritto: Di strano, sente un formicolio dentro di sé che gli giunge nuovo. 
Ma allora qualche emozione la sente anche lui?
Poeta Zaza ha scritto: Se deve andare a cercare un ricordo di esperienze simili, trova solo lo spazio piramidale col vertice in basso in cui si infila a scuola con la protesi mentale durante le interrogazioni, quando annaspa a salire cercando le risposte
Questa frase è un po' contorta da capire.
Poeta Zaza ha scritto: Ciao, Wow, io sono Terrino. Piacere. Ti ho scelto per farmi il tuo doppio, ma dentro tu sei un altro da me e dovremmo scambiarci la figura che siamo.”
“Non so se sei imbastito positivo o negativo…”
Anche qui ho fatto un po' fatica a capire.
Poeta Zaza ha scritto: Capisco il tuo sconcerto ma sappi che nessuno ci vede adesso che sei con me”.
“Non mi piove in testa. Ho tanto di ombrello, io." (E lo agita.) "Se ti sei messo nelle mie scarpe, non ci hai camminato… Ah ah... hai una sc
Questa parte anche mi risulta poco chiara. Non capisco chi è che parla e cosa vuole dire. Forse quella dell' ombrello è una battuta? Ma non l'ho capita.
Bella invece l'idea delle scarpe diverse!
Poeta Zaza ha scritto: Capisco perché prima mi babbiavano già da lontano…”
Quindi siamo in Sicilia?
Poeta Zaza ha scritto: Mi sembri uno sgammato, positivo.
Credo si dica sgamato.
Poeta Zaza ha scritto: Lui va alle elementari, e io alle medie, per cui mi sveglio prima di lui e non devo fare rumore
Però dovrebbero avere numeri di scarpa diversi. Metterei che sono fratelli con meno anni di differenza oppure gemelli, altrimenti si sarebbe accorto prima dell'errore. 
Bello il finale e, soprattutto, il titolo con il suo gioco di parole.
Mi piace anche come hai cercato di rendere un linguaggio giovanile, ma forse è un po' troppo calcato. Magari lo alleggerirei un pochino  per renderlo più naturale. 
Al netto di qualche parte poco chiara, almeno per me, mi è parso un buon racconto, simpatico e leggero.
A presto!

Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Un fantasy delizioso. Bava, per il liuaggio a chi hai fatto ricorso? Nipoti? I dialoghi calzano a pennello. Simpaticissimo e non lontano dalla realtà, esiste un gruppo di studiosi che sta considerando la programmazione dell'umanità 2 che prevede la gestione delle emozioni a comando. Follia! Tu bravissima.
Grazie, cara @Adel J. Pellitteri  :) Le tue parole mi fanno arrossire di piacere.  :arrossire:

Per il linguaggio, ho cercato sul Web e ho trovato anche la spiegazione di qualche parola che ho colto dai miei nipoti, sì.  ;)
Dici che il mio fantasy tocchi qualcosa di futuribile sullo studio sulle emozioni a comando?  :aka:

Non c'è fine al peggio che dobbiamo vedere? 
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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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ivalibri ha scritto: Ma allora qualche emozione la sente anche lui?
Sì. Ho pensato che, adolescente ancora plasmabile, in un ambiente diverso da quello dove si reprimono le emozioni, queste possono riaffiorare, anche se il protagonista non le riconosce, all'inizio.
ivalibri ha scritto: Questa parte anche mi risulta poco chiara. Non capisco chi è che parla e cosa vuole dire. Forse quella dell' ombrello è una battuta? Ma non l'ho capito
Riassumendo (forse dovevo fare unglossario):
- imbastito positivo o negativo: ubriaco sì o no;
- non mi piove in testa: non sono mica scemo;
- babbiare è prendere in giro in tutta Italia;
- sgammato: tipo sveglio (credo tu ti confonda con le voci del verbo sgamare che significa sorprendere, cogliere in fallo qualcuno)
ivalibri ha scritto: Però dovrebbero avere numeri di scarpa diversi. Metterei che sono fratelli con meno anni di differenza oppure gemelli, altrimenti si sarebbe accorto prima dell'errore. 
Poeta Zaza ha scritto: Ho due paia di scarpe invernali sotto il letto. Indovina di che colore sono? Stamane ho preso la destra e la sinistra a caso e per caso non sono uguali…
Tutte e due le paia di scarpe sono solo sue, e le tiene sotto il suo letto.
ivalibri ha scritto: Bello il finale e, soprattutto, il titolo con il suo gioco di parole.
Mi piace anche come hai cercato di rendere un linguaggio giovanile, ma forse è un po' troppo calcato. Magari lo alleggerirei un pochino  per renderlo più naturale. 
Al netto di qualche parte poco chiara, almeno per me, mi è parso un buon racconto, simpatico e leggero.
A presto!
Grazie mille del tuo passaggio e del tuo apprezzamento, cara @ivalibri   :)

Hai ragione sul fatto che ho calcato un po' troppo col linguaggio giovanile. 
Mi hai anche consentito di precisare un po' di cose.  :)
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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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A volte quando passo in biblioteca faccio una puntatina nell'area fiabe. Adoro i libri di fiabe dei più piccoli, dove le parole sono accompagnate da illustrazioni. Leggendo la tua fiaba me la sono immaginata tra illustrazioni colorate, con Sassolino che si guarda vergognoso le scarpe di diverso colore e Terrino che guarda stupito il rossore di Sassolino. Bell'immagine.

Sul linguaggio giovanile ho delle carenze, lo ammetto, e ho capito quei termini solo grazie al tuo dizionario d'accompagnamento del post precedente!  :libro: Comunque anche senza la spiegazione dei termini il racconto è godibile ugualmente.
Poeta Zaza ha scritto:  (E lo agita.) 
Io non avrei usato la parentesi. In generale le parentesi danno il senso di interrompere il flusso del discorso, mi pare.


Carina l'idea dell'alieno che vuole imparare le emozioni.
“Uso le parole di mio padre, che una volta mi ha detto: C’è in ciascuno di noi una cosa che si chiama coscienza, ed è la cosa più personale che esista. Ci auto-giudichiamo con lei, in base al rispetto dei valori importanti nella vita che ci hanno trasmesso. Le emozioni sono il linguaggio della coscienza. Sono comuni a tutti, ma ciascuno ne usa nella misura che crede e, soprattutto, le mostra o non le mostra agli altri.” ha scritto:
Suggerirei una cosa: per spiegare cosa sono le emozioni, farei esprimere Sassolino con le sue parole spontanee e non con quelle del padre, codificate dal mondo degli adulti, che mi paiono un po' troppo retoriche. Secondo me renderebbero meglio delle frasi semplici e magari un po' naif, magari infarcite di metafore buffe, come sanno fare i bambini.

Mi piace che la storia sveli una morale, come nelle migliori fiabe (Secondo me, eh! Perché non tutte lo fanno)

Struttura logica, scrittura fluida, dialoghi spontanei.


Cara @Poeta Zaza , mi è piaciuto!

Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Ciao @Poeta Zaza 

Alcuni passaggi sono delle chicche:
Poeta Zaza ha scritto: “Wow” è la prima parola intraducibile che quello pronuncia. 
Terrino crede sia il suo nome:
“Ciao, Wow, io sono Terrino. Piacere. Ti ho scelto per farmi il tuo doppio, ma dentro tu sei un altro da me e dovremmo scambiarci la figura che siamo.”
La frase (volutamente contorta, credo) è perfetta per il personaggio

Racconto piacevole, ben scritto :) 
Già.

Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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@Otta  Wow! Mi hai dato ottimi suggerimenti. Grazie mille!  :)

Soprattutto qui:
Otta ha scritto: Leggendo la tua fiaba me la sono immaginata tra illustrazioni colorate, con Sassolino che si guarda vergognoso le scarpe di diverso colore e Terrino che guarda stupito il rossore di Sassolino. Bell'immagine.
Se mai dovessi ampliare e pubblicare questo racconto, sarebbe proprio la copertina che vorrei vedere.   :libro:

Anche perché il piccolo terrestre è proprio per la "diversità" che è stato scelto dall'alieno:
Poeta Zaza ha scritto: Eccolo, il sassolino-persona: nelle sue propaggini terminali c’è una leggera diversità con quelle degli altri che glielo fa scegliere tra mille.
Questo, con la faccenda delle emozioni, è il fulcro e il messaggio della mia fiaba. Che tu hai colto anche visivamente in modo perfetto.  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Ilaris ha scritto: Ciao @Poeta Zaza 

Alcuni passaggi sono delle chicche:

La frase (volutamente contorta, credo) è perfetta per il personaggio

Racconto piacevole, ben scritto :) 
Temevo che la frase che hai citato fosse troppo involuta, anche se volutamente contorta per spiegare per intero il concetto. 
Sono lieta, pertanto, dell'impressione che ti ha fatto.  :si:

Grazie delle tue parole, cara @Ilaris   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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@Poeta Zaza 
Bello questo incontro fra Terre diverse, l'alieno mi ha fatto venire in mente il dottor Spock di Star Trek; cioè, non l'ho mai seguito molto, ma  se non mi sbaglio so che è questo personaggio dominato dalla razionalità. Comunque, certe espressioni mi sono sembrate molto azzeccate, come: 
Poeta Zaza ha scritto:  in millanta gradazioni.
Comunque il racconto mi è sembrato ben articolato e con dialoghi efficaci. Anche il fatto che la Terra venga chiamata Sasso (sarà perché qui vicino c'è Sasso Marconi, che appunto per brevità viene chiamato Sasso, come immagino capiti un po' ovunque) mi fa pensare che questo incontro possa succedere ovunque. Una storia a metà fra fantascienza e favola, che secondo me esprime bene il tuo garbo nel descrivere il mondo.  :)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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pale star ha scritto: @Poeta Zaza 
Bello questo incontro fra Terre diverse, l'alieno mi ha fatto venire in mente il dottor Spock di Star Trek; cioè, non l'ho mai seguito molto, ma  se non mi sbaglio so che è questo personaggio dominato dalla razionalità. Comunque, certe espressioni mi sono sembrate molto azzeccate, come:  Comunque il racconto mi è sembrato ben articolato e con dialoghi efficaci. Anche il fatto che la Terra venga chiamata Sasso (sarà perché qui vicino c'è Sasso Marconi, che appunto per brevità viene chiamato Sasso, come immagino capiti un po' ovunque) mi fa pensare che questo incontro possa succedere ovunque. Una storia a metà fra fantascienza e favola, che secondo me esprime bene il tuo garbo nel descrivere il mondo.  :)
Bello il tuo commento, grazie, cara @pale star   :)
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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Carissima, eccomi al tuo racconto. 
Dunque: non mi ha convinta, e le ragioni sono sempre quelle di cui abbiamo avuto modo di chiacchierare più volte qui, nel nostro forum. 
Viene presentato come una favola, ma esso contiene delle "astrusità" che, a mio personalissimo parere, mal si adattano a una mente infantile. Né si può dire che sia una favola per adulti, essendo il tema, quello della "lettura" delle emozioni, più consono a un pubblico non smaliziato. Diciamo che, per essere letto, compreso e amato dai bambini, il tuo racconto dovrebbe, a mio parere, "srotolarsi" con più morbidezza; i dialoghi dovrebbero essere più ampi e lenti, le descrizioni meno asciutte, meno "elettriche". 
Non giova, inoltre, alla narrazione, la sequenza didascalica in cui si "spiegano" le emozioni. Oltre che del tutto inverosimile in bocca a un bambino, quelle righe, sempre a mio parere, irrigidiscono il fluire dei pensieri e lo rendono "sintetico". 
Il finale, invece, è tenero e grazioso: sul "la" di questo, rivedrei tutto il racconto. Esso, al netto della traccia, non centrata, è ricco di simpatiche potenzialità. 
Un saluto, @Poeta Zaza, e grazie. 
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmIl posto l’avevano chiamato “Sasso” e i suoi abitanti sassolini.
Il nome degli abitanti sarebbe più corretto scriverlo in maiuscolo a ogni occorrenza.
Poeta Zaza ha scritto: così chiamate in millanta gradazioni.
È vero che si tratta di una favola, ma "millanta" è termine a mio avviso esageratamente obsoleto.
Poeta Zaza ha scritto: Terrino
Avrei scelto per il piccolo alieno un nome diverso: non nego che all'inizio la somiglianza col termine "Terra" mi ha confusa.
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmnon per niente noi andiamo da loro per diporto e esplorazione, mentre loro non sanno neppure come scavalcare il loro sistema solare.”
Proverei a sostituire almeno una ripetizione di "loro".
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmtrova solo lo spazio piramidale col vertice in basso in cui si infila a scuola con la protesi mentale durante le interrogazioni, quando annaspa a salire cercando le risposte. 
Che idea carina (seppur non semplice da intuire).
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmTi ho scelto per farmi il tuo doppio, ma dentro tu sei un altro da me e dovremmo scambiarci la figura che siamo.”
“Non so se sei imbastito positivo o negativo…” risponde l’altro.
Il dialogo tra "bambini" mi sembra troppo contratto, e in verità non chiarissimo.
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmCapisco il tuo sconcerto ma sappi che nessuno ci vede adesso che sei con me”.
“Non mi piove in testa. Ho tanto di ombrello, io." (E lo agita.) "Se ti sei messo nelle mie scarpe, non ci hai camminato… Ah ah... hai una scarpa blu e una marrone! Acc…” s’interrompe il sassolino, arrossendo di colpo.
Quindi anche l'alieno ha le scarpe di colore diverso? Non mi è chiaro, inoltre, l'accenno alla pioggia.
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmCapisco perché prima mi babbiavano già da lontano…”
“Ah! Non lo fai perché sei con me adesso?”
“Scialla, Terrino. Tranquillo. Mi sembri uno sgammato, positivo. Non strafare.”
"Babbiare" è un verbo che non conoscevo. Essendo una favola, il lessico e la costruzione continuano a sembrarmi troppo difficili per i piccoli fruitori.
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmC’è in ciascuno di noi una cosa che si chiama coscienza, ed è la cosa più personale che esista.
Ci auto-giudichiamo con lei, in base al rispetto dei valori importanti nella vita che ci hanno trasmesso.
Le emozioni sono il linguaggio della coscienza. Sono comuni a tutti, ma ciascuno ne usa nella misura che crede e, soprattutto, le mostra o non le mostra agli altri.”
Forse sarebbe stato preferibile che Terrino spiegasse la questione a parole sue, invece che dire a memoria le parole del padre: l'effetto è eccessivamente didascalico, a mio avviso.
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 27, 2022 6:41 pmTerrino si copre la faccia con le mani e si lascia cadere per terra. Wow si mette al suo livello e con premura gli separa le mani, gli accarezza la guancia. Mentre il sassolino terrestre gli sorride con gli occhi, una lacrima sconosciuta riga il volto dell’alieno.
Il finale è molto grazioso e spontaneo.
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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Ippolitaarissima, eccomi al tuo racconto. 
Dunque: non mi ha convinta, e le ragioni sono sempre quelle di cui abbiamo avuto modo di chiacchierare più volte qui, nel nostro forum. 
Viene presentato come una favola, ma esso contiene delle "astrusità" che, a mio personalissimo parere, mal si adattano a una mente infantile. Né si può dire che sia una favola per adulti, essendo il tema, quello della "lettura" delle emozioni, più consono a un pubblico non smaliziato. Diciamo che, per essere letto, compreso e amato dai bambini, il tuo racconto dovrebbe, a mio parere, "srotolarsi" con più morbidezza; i dialoghi dovrebbero essere più ampi e lenti, le descrizioni meno asciutte, meno "elettriche". 
Non giova, inoltre, alla narrazione, la sequenza didascalica in cui si "spiegano" le emozioni. Oltre che del tutto inverosimile in bocca a un bambino, quelle righe, sempre a mio parere, irrigidiscono il fluire dei pensieri e lo rendono "sintetico". 
Il finale, invece, è tenero e grazioso: sul "la" di questo, rivedrei tutto il racconto. Esso, al netto della traccia, non centrata, è ricco di simpatiche potenzialità. 
Un saluto, @Poeta Zaza, e grazie. 
Cara @Ippolita  :) 

Ti ringrazio delle tue osservazioni, che mi danno da riflettere, e delle note che condivido in parte (ad esempio, se gli abitanti dell'Inghilterra li chiamiamo inglesi, perché dovrei mettere la maiuscola iniziale agli abitanti del pianeta Sasso? Tra l'altro, noi siamo terrestri, non Terrestri, ero?  ;)

Mi preme dirti una cosa, a proposito della traccia non rispettata, che tu, da giudice, hai dichiarato essere, e che io rispetto. (y) 
E capisco il tuo punto di vista.      


Ma volevo spiegarti il mio.  :si:
Nel racconto, tu hai richiesto che "le scarpe, in senso fisico, ne siano parte integrante".
Ebbene, le scarpe spaiate, nel mio racconto, hanno fatto scegliere Wow da Terrino tra mille coetanei qui:
Poeta Zaza ha scritto: Eccolo, il sassolino-persona: nelle sue propaggini terminali c’è una leggera diversità con quelle degli altri che glielo fa scegliere tra mille.
 e le scarpe spaiate, rappresentazione della "diversità", secondo me erano parte integrante, il fulcro e il messaggio della mia fiaba, insieme con le emozioni. Ne ero convinta, e così sono andata a costruire la mia idea.
Perché l'aggettivo "integrante" significa "fondamentale" e il suo contrario "accessorio".
Le scarpe spaiate di Wow io le ho ritenute fondamentali, al servizio del mio racconto.



Grazie ancora del tuo commento, cara amica.  :)
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Re: [MI165] Il sassolino e le sue scarpe

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Poeta Zaza ha scritto: (ad esempio, se gli abitanti dell'Inghilterra li chiamiamo inglesi, perché dovrei mettere la maiuscola iniziale agli abitanti del pianeta Sasso? 
@Poeta Zaza

Secondo me la maiuscola sarebbe utile soprattutto per distinguere visivamente i "sassolini" che stanno per terra, vale a dire la ghiaia, dal "nome proprio" che gli alieni conferiscono ai terrestri. So che riguardo alla questione vi è alternanza, ma io preferisco sempre distinguere l'etnico plurale, che scrivo regolarmente con la maiuscola, quindi gli "Inglesi" per continuare col tuo esempio, dall'aggettivo, sempre in minuscolo. Ti copio in proposito le osservazioni di Luca Serianni della Crusca: "Per i nomi di popoli (o etnici) bisogna distinguere: la minuscola è oggi obbligatoria se si tratta di aggettivi («le strade francesi»), decisamente preferita in riferimento a un singolo individuo («il greco aveva conservato fino allora un silenzio pregnante» P. Levi), mentre si alterna con la maiuscola nel plurale («e sì che i tedeschi non li batte nessuno in nulla» Fenoglio / «i Tedeschi lo avevano preso in seguito alla spiata di un qualche delatore» Morante).
Poeta Zaza ha scritto: ven apr 01, 2022 7:25 pmMa volevo spiegarti il mio.  :si:
Nel racconto, tu hai richiesto che "le scarpe, in senso fisico, ne siano parte integrante".
Ebbene, le scarpe spaiate, nel mio racconto, hanno fatto scegliere Wow da Terrino tra mille coetanei qui:

 e le scarpe spaiate, rappresentazione della "diversità", secondo me erano parte integrante, il fulcro e il messaggio della mia fiaba, insieme con le emozioni. Ne ero convinta, e così sono andata a costruire la mia idea.
Mai e poi mai avrei compreso che le "propaggini terminali" costituissero le scarpe: l'ho inteso come un modo vagamente contorto per intendere braccia e gambe del bimbo terrestre. Anche se le scarpe, in questo modo, appaiono un po' più che soltanto nominate, non arrivano comunque a strappare alle "emozioni" il ruolo preponderante che quest'ultime hanno nel racconto.
Il fatto, inoltre, che a un lettore (attento, come io credo di essere) non balzi subito agli occhi quel particolare, mi conferma del fatto che nel narrare sarebbe utile cercare di porsi in modo meno enigmatico. 
Poeta Zaza ha scritto: ven apr 01, 2022 7:25 pmPerché l'aggettivo "integrante" significa "fondamentale" e il suo contrario "accessorio".
Le scarpe spaiate di Wow io le ho ritenute fondamentali, al servizio del mio racconto.
Nell'economia del racconto la funzione delle "scarpe" continua a non sembrarmi fondamentale, bensì accessoria: le scarpe spaiate forniscono a mio avviso soltanto l'"aggancio", che si potrebbe sostituire con qualsiasi altra cosa senza che il senso del racconto, unicamente finalizzato a comprendere la natura e l'uso delle "emozioni", cambi di una virgola. 
Sempre piacevoli e costruttivi i nostri scambi, Mariangela. Per questo e per la stima che mi riservi, ti abbraccio e ti ringrazio.
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