[MI164] In lotta per Eden
Posted: Sun Mar 06, 2022 11:07 pm
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Traccia di mezzogiorno: Il segreto
Traccia di mezzogiorno: Il segreto
In lotta per Eden
20 minuti fa.
Il cicalio di un messaggio in entrata sorprese Drey.
Si affrettò verso la tuta da combattimento, premette un pulsante e la stanza si riempì del fruscio di scariche statiche.
Una voce metallica gracchiò concitata:
–…non seguire… ripeto… non seguire uomo… tuta. Pericolo… destino Eden…
Un’altra serie di scariche d’energia statica, poi silenzio.
Drey fissò il comunicatore perplesso, e lo sconcerto crebbe perché il sistema non potè tracciare da chi provenisse quel messaggio.
Ma sulla Bestet II era una cosa impossibile. Qui tutto era monitorato e codificato: lui lo sapeva bene perché era un comandante della Forza di Sicurezza.
La perplessità divenne preoccupazione.
Si chiese se i terroristi del Fronte Indipendentista Spazio Terra fossero riusciti ad aggirare i controlli. Forse quel messaggio non era destinato a lui e gli era arrivato per un caso fortuito.
Scosse il capo e si avvicinò alla vetrata, sulla città avvolta dalle tenebre.
Il suo alloggio era nella poppa dell’astronave e davanti a esso si estendeva il chilometro di abitazioni, strade e parchi che accoglieva gli abitati di quell’arca, la seconda delle tre che cinquant’anni prima erano partite dal Portale 1.3.2 in diverse direzioni. Ciascuna col suo viaggio di mezzo secolo da percorrere.
Drey aveva trent’anni e della Terra, da cui gli anziani provenivano, non aveva sentito altro che racconti. Distava 75 anni/luce e la Bestet II aveva raggiunto al massimo metà di quella velocità. Eppure, se tutto procedeva come da programma, tra tre giorni terresti tutti loro sarebbero stati scaldati dall'agognato Sole: grazie al Portale 1.3.2.2 che avevano assemblato e che stava per entrare in funzione.
Era così che procedeva l’espansione dell’umanità. I viaggi da un Portale all’altro erano pressoché istantanei, ma questi andavano costruiti. Quindi navi-arca viaggiavano a metà velocità della luce per cinquant’anni a partire dal Portale più remoto.
Gli equipaggi assemblavano un nuovo Portale e, non appena attivo, astronavi più moderne arrivavano per proseguire il viaggio o colonizzare i pianeti come quello trovato da loro: Eden.
“Ma quei fanatici del FIST mirano a distruggere il Portale e insediarsi su Eden tagliando ogni legame con la Terra…” si disse e, come se il pensiero prendesse sostanza, una figura in tuta da combattimento volò davanti ai suoi occhi. Scendeva verso la città.
… non seguire uomo… tuta, dunque il messaggio si riferiva a una persona vera. Ma perché ammoniva di non seguirla? Citava Eden e un pericolo.
Doveva scoprire cosa stesse accadendo.
Drey s’infilò rapido nella sua tuta e salì sul tetto per iniziare l’inseguimento.
15 minuti fa.
Drey se ne stava nascosto dietro un parapetto. Dall’alto della sua postazione osservava la preda, anch’essa ferma per spiare qualcosa.
Era brava.
In quei pochi minuti aveva temuto più volte d’esser stato notato. Aveva dovuto ricorrere a tutta la sua abilità: l’avversario non era un terrorista che si era impadronito della tuta, ma un soldato vero.
Il sospetto che il FIST si fosse infiltrato nelle Forze di Difesa era giusto. Quei bastardi avevano boicottato senza successo la costruzione del Portale e adesso alzavano il tiro con infiltrati nell’esercito.
–Merda!– esclamò, abbassandosi dietro al parapetto. Il suo bersaglio si era voltato di scatto verso di lui; pensava di aver fatto in tempo a non essere scoperto, ma era mancato veramente poco: –È davvero in gamba…
Alzò lo sguardo.
Sopra di lui, oltre la volta trasparente che racchiudeva la città, svettava l’immenso anello del Portale: l’unico legame con il resto dell’umanità.
“Non ve lo lascerò distruggere”.
A denti stretti si riaffacciò, ma del terrorista non v’era traccia.
Con un’imprecazione, balzò dove si era trovato.
S’acquattò a spiare.
A lungo cercò e temette d’averlo perduto, finché non lo vide, proprio sotto un murales inneggiante il FIST.
La soddisfazione fu breve, perché lo trafisse la sensazione d’essere a sua volta osservato.
Si voltò di scatto verso il tetto da cui era sceso e percepì un movimento. Un istante, ma non ebbe dubbi: qualcuno lo seguiva.
Adesso gli avversari erano due.
10 minuti fa.
Drey piegò il polso e il pugnale laser si spense, ritraendosi nel dorso dell’avambraccio.
Ai suoi piedi giacevano due assalitori. Era difficile vederli perché i loro schermi camaleonte funzionavano ancora, ma non gli interessavano, non erano importanti.
Quello che contava era che la sua preda sapeva d’essere inseguita e aveva mandato quei due per fermarlo.
Doveva raggiungerla il più rapidamente possibile e al contempo seminare il terrorista che lo pedinava. Sbarazzarsene in fretta.
Fece un passo e… l’universo svanì.
La sensazione di un attimo, ma fu come se ogni cosa evaporasse per tornare subito al proprio posto. Era già successo una volta, pochi minuti prima, e si era detto che era un abbaglio, ma ora non poteva più ingannarsi: era sicuramente parte del piano del FIST.
Solo che non aveva idea di cosa tramassero e non osava chiamare rinforzi perché non sapeva quanti infiltrati ci fossero: era riuscito a vedere l’inseguitore e anche lui indossava una tuta da combattimento.
Era solo, e il Portale era in pericolo.
Alzò nuovamente lo sguardo all'anello nel vuoto e fu fortunato, perché vide la sua preda fluttuare all’esterno, in direzione del centro di controllo del Portale.
Drey s’avviò verso l’uscita stagna più vicina.
Doveva sbrigarsi, ma prima occorreva sistemare il suo inseguitore. Non poteva farsi incastrare tra due fuochi.
Così, quando vide due ceffi avvicinarsi, decise di usarli come la sua preda aveva fatto con lui. Sapeva che non avevano possibilità contro un soldato, ma gli bastava guadagnare tempo per dileguarsi e li convinse pagandoli lautamente.
Li lasciò mentre già attivavano gli schermi camaleonte per sorprendere il nemico.
5 minuti fa.
Dentro al centro di controllo del Portale i cadaveri non si contavano. Drey avanzò cauto, con entrambi i coltelli laser attivati. L’atmosfera era fuoriuscita da fori nella struttura, e dovette tenere il casco usato per la traversata nel vuoto.
Si arrestò dietro un angolo e sbirciò oltre. Un solo corpo. Un soldato.
Fece per avvicinarsi quando una porta si aprì dall’altro lato della stanza e ne uscì la sua preda.
Non poteva vederne il volto perché rinchiuso dal casco, ma vide che era un comandante suo pari.
Sentì odio per quel tradimento.
S’avvicino cauto mentre l’altro si piegava sul cadavere e, giunto alle sue spalle, lo trafisse senza esitazione.
Poi, per un istante, il mondo nuovamente svanì.
Percepì che la sorgente era oltre la porta da cui era uscita la sua vittima e si precipitò oltre essa. Sperava ancora di sventare il piano del FIST, ma trovò solo uno dei loro affiliati che piangeva disperato.
–Abbiamo sbagliato…– ripeteva in continuazione fissando uno schermo.
Lo spintonò via e guardò anche lui.
Ora.
Drey uscì intontito dalla stanza di comando. Incredulo che quei folli avessero architettato un piano simile.
Avevano lanciato un impulso temporale attraverso il Portale.
Volevano buttare indietro di venti minuti, in un loop continuo, tutto ciò che lo percorreva: così, nessuna nave sarebbe mai potuta arrivare lì da loro, ribalzando indietro all’infinito.
Ma l’impulso si era diffuso anche oltre il Portale e lo spazio nella sua portata riviveva di continuo gli ultimi venti minuti.
Lui compreso.
Anziché due cadaveri, ne trovò solo uno: il suo non c’era più, spazzato indietro prima che morisse.
Ecco cosa accadeva quando il mondo spariva: erano le onde temporali.
Cadde in ginocchio. Sapeva che tra poco sé stesso lo avrebbe trafitto, e sapeva che il messaggio che aveva registrato da dentro la stanza era inutile. Sarebbe scivolato indietro di venti minuti e lo avrebbe spinto a inseguire sé stesso, che a sua volta…. e a sua volta…
Finalmente il pugnale lo trafisse e stramazzò a terra.
Poi, per un istante, il mondo nuovamente svanì e…
20 minuti fa
Il cicalio di un messaggio in entrata sorprese Drey.
Si affrettò verso la tuta da combattimento, premette un pulsante e la stanza si riempì del fruscio di scariche statiche…
Il cicalio di un messaggio in entrata sorprese Drey.
Si affrettò verso la tuta da combattimento, premette un pulsante e la stanza si riempì del fruscio di scariche statiche.
Una voce metallica gracchiò concitata:
–…non seguire… ripeto… non seguire uomo… tuta. Pericolo… destino Eden…
Un’altra serie di scariche d’energia statica, poi silenzio.
Drey fissò il comunicatore perplesso, e lo sconcerto crebbe perché il sistema non potè tracciare da chi provenisse quel messaggio.
Ma sulla Bestet II era una cosa impossibile. Qui tutto era monitorato e codificato: lui lo sapeva bene perché era un comandante della Forza di Sicurezza.
La perplessità divenne preoccupazione.
Si chiese se i terroristi del Fronte Indipendentista Spazio Terra fossero riusciti ad aggirare i controlli. Forse quel messaggio non era destinato a lui e gli era arrivato per un caso fortuito.
Scosse il capo e si avvicinò alla vetrata, sulla città avvolta dalle tenebre.
Il suo alloggio era nella poppa dell’astronave e davanti a esso si estendeva il chilometro di abitazioni, strade e parchi che accoglieva gli abitati di quell’arca, la seconda delle tre che cinquant’anni prima erano partite dal Portale 1.3.2 in diverse direzioni. Ciascuna col suo viaggio di mezzo secolo da percorrere.
Drey aveva trent’anni e della Terra, da cui gli anziani provenivano, non aveva sentito altro che racconti. Distava 75 anni/luce e la Bestet II aveva raggiunto al massimo metà di quella velocità. Eppure, se tutto procedeva come da programma, tra tre giorni terresti tutti loro sarebbero stati scaldati dall'agognato Sole: grazie al Portale 1.3.2.2 che avevano assemblato e che stava per entrare in funzione.
Era così che procedeva l’espansione dell’umanità. I viaggi da un Portale all’altro erano pressoché istantanei, ma questi andavano costruiti. Quindi navi-arca viaggiavano a metà velocità della luce per cinquant’anni a partire dal Portale più remoto.
Gli equipaggi assemblavano un nuovo Portale e, non appena attivo, astronavi più moderne arrivavano per proseguire il viaggio o colonizzare i pianeti come quello trovato da loro: Eden.
“Ma quei fanatici del FIST mirano a distruggere il Portale e insediarsi su Eden tagliando ogni legame con la Terra…” si disse e, come se il pensiero prendesse sostanza, una figura in tuta da combattimento volò davanti ai suoi occhi. Scendeva verso la città.
… non seguire uomo… tuta, dunque il messaggio si riferiva a una persona vera. Ma perché ammoniva di non seguirla? Citava Eden e un pericolo.
Doveva scoprire cosa stesse accadendo.
Drey s’infilò rapido nella sua tuta e salì sul tetto per iniziare l’inseguimento.
15 minuti fa.
Drey se ne stava nascosto dietro un parapetto. Dall’alto della sua postazione osservava la preda, anch’essa ferma per spiare qualcosa.
Era brava.
In quei pochi minuti aveva temuto più volte d’esser stato notato. Aveva dovuto ricorrere a tutta la sua abilità: l’avversario non era un terrorista che si era impadronito della tuta, ma un soldato vero.
Il sospetto che il FIST si fosse infiltrato nelle Forze di Difesa era giusto. Quei bastardi avevano boicottato senza successo la costruzione del Portale e adesso alzavano il tiro con infiltrati nell’esercito.
–Merda!– esclamò, abbassandosi dietro al parapetto. Il suo bersaglio si era voltato di scatto verso di lui; pensava di aver fatto in tempo a non essere scoperto, ma era mancato veramente poco: –È davvero in gamba…
Alzò lo sguardo.
Sopra di lui, oltre la volta trasparente che racchiudeva la città, svettava l’immenso anello del Portale: l’unico legame con il resto dell’umanità.
“Non ve lo lascerò distruggere”.
A denti stretti si riaffacciò, ma del terrorista non v’era traccia.
Con un’imprecazione, balzò dove si era trovato.
S’acquattò a spiare.
A lungo cercò e temette d’averlo perduto, finché non lo vide, proprio sotto un murales inneggiante il FIST.
La soddisfazione fu breve, perché lo trafisse la sensazione d’essere a sua volta osservato.
Si voltò di scatto verso il tetto da cui era sceso e percepì un movimento. Un istante, ma non ebbe dubbi: qualcuno lo seguiva.
Adesso gli avversari erano due.
10 minuti fa.
Drey piegò il polso e il pugnale laser si spense, ritraendosi nel dorso dell’avambraccio.
Ai suoi piedi giacevano due assalitori. Era difficile vederli perché i loro schermi camaleonte funzionavano ancora, ma non gli interessavano, non erano importanti.
Quello che contava era che la sua preda sapeva d’essere inseguita e aveva mandato quei due per fermarlo.
Doveva raggiungerla il più rapidamente possibile e al contempo seminare il terrorista che lo pedinava. Sbarazzarsene in fretta.
Fece un passo e… l’universo svanì.
La sensazione di un attimo, ma fu come se ogni cosa evaporasse per tornare subito al proprio posto. Era già successo una volta, pochi minuti prima, e si era detto che era un abbaglio, ma ora non poteva più ingannarsi: era sicuramente parte del piano del FIST.
Solo che non aveva idea di cosa tramassero e non osava chiamare rinforzi perché non sapeva quanti infiltrati ci fossero: era riuscito a vedere l’inseguitore e anche lui indossava una tuta da combattimento.
Era solo, e il Portale era in pericolo.
Alzò nuovamente lo sguardo all'anello nel vuoto e fu fortunato, perché vide la sua preda fluttuare all’esterno, in direzione del centro di controllo del Portale.
Drey s’avviò verso l’uscita stagna più vicina.
Doveva sbrigarsi, ma prima occorreva sistemare il suo inseguitore. Non poteva farsi incastrare tra due fuochi.
Così, quando vide due ceffi avvicinarsi, decise di usarli come la sua preda aveva fatto con lui. Sapeva che non avevano possibilità contro un soldato, ma gli bastava guadagnare tempo per dileguarsi e li convinse pagandoli lautamente.
Li lasciò mentre già attivavano gli schermi camaleonte per sorprendere il nemico.
5 minuti fa.
Dentro al centro di controllo del Portale i cadaveri non si contavano. Drey avanzò cauto, con entrambi i coltelli laser attivati. L’atmosfera era fuoriuscita da fori nella struttura, e dovette tenere il casco usato per la traversata nel vuoto.
Si arrestò dietro un angolo e sbirciò oltre. Un solo corpo. Un soldato.
Fece per avvicinarsi quando una porta si aprì dall’altro lato della stanza e ne uscì la sua preda.
Non poteva vederne il volto perché rinchiuso dal casco, ma vide che era un comandante suo pari.
Sentì odio per quel tradimento.
S’avvicino cauto mentre l’altro si piegava sul cadavere e, giunto alle sue spalle, lo trafisse senza esitazione.
Poi, per un istante, il mondo nuovamente svanì.
Percepì che la sorgente era oltre la porta da cui era uscita la sua vittima e si precipitò oltre essa. Sperava ancora di sventare il piano del FIST, ma trovò solo uno dei loro affiliati che piangeva disperato.
–Abbiamo sbagliato…– ripeteva in continuazione fissando uno schermo.
Lo spintonò via e guardò anche lui.
Ora.
Drey uscì intontito dalla stanza di comando. Incredulo che quei folli avessero architettato un piano simile.
Avevano lanciato un impulso temporale attraverso il Portale.
Volevano buttare indietro di venti minuti, in un loop continuo, tutto ciò che lo percorreva: così, nessuna nave sarebbe mai potuta arrivare lì da loro, ribalzando indietro all’infinito.
Ma l’impulso si era diffuso anche oltre il Portale e lo spazio nella sua portata riviveva di continuo gli ultimi venti minuti.
Lui compreso.
Anziché due cadaveri, ne trovò solo uno: il suo non c’era più, spazzato indietro prima che morisse.
Ecco cosa accadeva quando il mondo spariva: erano le onde temporali.
Cadde in ginocchio. Sapeva che tra poco sé stesso lo avrebbe trafitto, e sapeva che il messaggio che aveva registrato da dentro la stanza era inutile. Sarebbe scivolato indietro di venti minuti e lo avrebbe spinto a inseguire sé stesso, che a sua volta…. e a sua volta…
Finalmente il pugnale lo trafisse e stramazzò a terra.
Poi, per un istante, il mondo nuovamente svanì e…
20 minuti fa
Il cicalio di un messaggio in entrata sorprese Drey.
Si affrettò verso la tuta da combattimento, premette un pulsante e la stanza si riempì del fruscio di scariche statiche…