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[MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Sun Mar 06, 2022 9:18 pm
by Alberto Tosciri
Traccia di mezzogiorno: Il segreto.
commento: viewtopic.php?p=30713#p30713

Alla fine degli anni Cinquanta, come ogni settimana la corriera che veniva dalla città si fermò nel paese di Luggestra.  Scese un uomo anziano, vestito con un  abito stazzonato e una valigia di cartone. Nessuno sembrava conoscerlo.  Davanti al bar di zio Gonario alcuni vecchi bevevano una birra fresca, seduti ai tavoli all’esterno sotto un portico.
Lo sconosciuto li guardò, girò le spalle e si avviò  lungo la strada che costeggiava la chiesa, perdendosi dentro il paese. Zio Carmine sonnecchiava appoggiato a un muretto vicino al bar, con un pezzo di sigaro fra le labbra, la brace accesa dentro la bocca, come usavano tutti i reduci della Grande Guerra.
Socchiuse i suoi occhi grigi e seguì con lo sguardo lo sconosciuto. Sospirò e disse piano, come a sé stesso —Mi pare s’anda de Antioglu de Pilimu buon’anima. Torrau este.
(Mi sembra la camminata di Antioco figlio di Pilimu buon’anima. È tornato).
 
Era cominciata una quarantina d’anni prima, sul finire della Grande Guerra. A Luggestra si sentiva quest’aria, ma c’era poco da far festa, con tanti suoi giovani partiti al fronte e molti caduti. Oltre ai lavori nei campi dava da vivere una cava di pietra scavata in una montagna, posta all'inizio di una pianura sotto il paese, digradante al mare. Antioglu aveva quindici anni e andava a lavorare con i suoi paesani.
Non riusciva a capire chi fossero quella dozzina di uomini silenziosi che lavoravano con loro, vestiti di avanzi di divise azzurro cenere, sempre accompagnati da un gruppo di soldati e qualche carabiniere.
—Quelli, prigionieri sono— gli aveva detto qualcuno.
—Ma come?
—Sono austriaci. Nemici. Il governo li manda a lavorare con noi e li paga la giornata.
Un giorno, nel momento d’intervallo per mangiare Antioglu si avvicinò a loro con una brocca.
—Volete pricciolu?
I prigionieri guardarono in silenzio. Uno di loro, poco più grande di Antioglu  chiese —Cosa è?
—Vino nuovo mischiato con acqua. Per la sete. Non ubriaca.
Il prigioniero tradusse agli altri che accettarono la brocca e bevvero avidamente a turno.
—Come ti chiami?— chiese il prigioniero.
Antioglu disse il suo nome. —Io Ludwig— disse il prigioniero sorridendo.
Un carabiniere lì vicino si accese una sigaretta guardando cupo, in silenzio.
Un giorno Antioglu andò a pescare anguille nella foce di un fiume vicino al mare, posto vicino a terreni che suo padre aveva. Chiese a sua sorella Jubannedda, di poco più piccola, di accompagnarlo e montarono entrambi su Strja, la loro cavalla. Antioglu non era un pescatore, disdegnava l’acqua e pescava all’antica, pestando con una pietra le radici bianche di un’erba, su lucchittu e gettando il succo lattiginoso nell’acqua; le anguille impazzivano e saltavano fuori, facendosi acchiappare dentro un canestro. Jubannedda si bagnava i piedi divertita un poco più avanti, con la gonna alzata. Poi si mise a urlare. Antioglu si voltò  e la vide immobile con la gonna sollevata intorno a lei come una cupola sull’acqua. Le corse incontro, il fiume era basso. La prese per le spalle e la trascinò a riva. Si accorse che Jubannedda lasciava sotto di sé una sottile scia di sangue che andava a unirsi all’acqua come un serpentello. Antioglu non capiva perché la sorella gli dicesse di allontanarsi da lei.
—Vattene! Non toccarmi! Vattene!
Antioglu concluse che stava male e avvicinò la cavalla per tornare a casa. A stento Jubannedda gli permise d’aiutarla a salire reggendole un piede, ma notò che non si mise a cavalcioni come un uomo, com’era solita fare,  ma di traverso, come fanno tutte le donne. Quando Antioglu fece per salire anche lui a cavallo Jubannedda lo cacciò, ingiungendogli di camminare a piedi reggendo le briglia.
E così tornarono in paese. Alle prime case Jubannedda si mise il fazzoletto in testa, chiudendo la sua bocca dentro i lembi annodati. Delle donne videro, si avvicinarono e una prese le briglia della cavalla, guidandola fino a casa loro. Chiamarono Annedda, la madre di Antioglu,  insieme entrarono in casa, lasciando fuori il ragazzo che non capiva. Poi uscì suo padre, Pilimu.
—Ma niente, niente— disse al figlio accendendosi una sigaretta. —Cose di donne. Non preoccuparti.
 
Un giorno Antioglu vide due prigionieri che zappavano la vigna con suo padre e chiese il perché.
—Al comune hanno dato il permesso che si poteva chiedere il loro aiuto, basta dare la paga di bracciante.  Prendi una zappa anche tu, così facciamo quattro filari alla volta.
Antioglu vide che uno dei prigionieri era quel Ludwig il quale lo riconobbe e gli sorrise.
Suo padre, oltre a pagargli la giornata li invitò a pranzo, con il permesso dei carabinieri.
Fu un pranzo molto strano, perché solo Ludwig sapeva parlare un po’ d’italiano, l’altro no. Ma mangiavano e bevevano di buon appetito e sorridevano.
Gli austriaci circolavano quasi liberamente nel paese,
Ludwig faceva spesso dei lavori anche nei campi e  veniva a casa loro invitato a pranzo.
Un giorno portò dei fiori di campo che regalò alla moglie di Pilimu e a Jubannedda.
Antioglu si accorse subito che i fiori di Jubannedda erano più belli e profumati, con in mezzo anche spighe di grano dorato, come gioielli d’oro. Jubannedda li accettò sorridendo e diventando rossa. E Antioglu non era contento. Un giorno Pilimu venne a casa con un giornale, lo aprì e indicò un angolo di pagina dicendo —Bachisiu dal fronte ci manda saluti assieme ad altri paesani. Bachisiu sta scritto qui, me lo ha detto il maresciallo!— Pilimu era felice e anche sua moglie.
Antioglu guardò sua sorella che aveva lo sguardo perso  e sussultava ad ogni rumore che veniva fuori dalla porta. Aspettava che venisse Ludwig? Perché?
Passò ancora del tempo e si avvicinava la festa della santa Patrona in quell’agosto del 1918.
—… e il maresciallo ha dato il permesso per la festa— diceva Pilimu a sua moglie.
—Quale permesso?— chiese Antioglu che aveva sentito le ultime parole.
—Gli abbiamo chiesto che Ludovico— così chiamava Ludwig— possa portare la santa al posto di Bachisiu,  mettendosi come portatore per un piccolo tratto.
—Ma che bisogno c’è?
—È di buon augurio. Così Bachisiu  ritorna dalla guerra.
—Ma Bachisiu spara a Ludwig se lo vede!  Perché Ludwig deve portare la santa al posto suo?
Il padre e la madre non seppero rispondergli e Antioglu se ne andò arrabbiato. Credeva di aver capito ormai. Ludwig, al quale aveva offerto pricciolu, voleva Jubannedda, si sarebbero sposati. Ma era troppo! 
E poi Antioglu cosa avrebbe fatto in casa da solo se Bachisiu non fosse più tornato? Come avrebbe potuto vivere senza avere Jubannedda vicina? Un suo amico gli aveva spiegato cosa voleva dire quel sangue che Jubannedda aveva perso nel fiume e da quel giorno Antioglu non era più riuscito a dormire.
—Anche Maria, la madre di nostro signore lasciò il tempio per quel sangue…— gli disse don Fitoriu esitante, in confessione.
—Ma Jubannedda non deve andarsene mai!— aveva urlato Antioglu.
Venne il giorno della festa,  Antioglu si nascose nel fienile poco prima di andare in chiesa, mentre i suoi genitori e Jubannedda si preparavano.
Vide venire i carabinieri a casa, bussare alla porta.  Suo padre, col vestito della festa aprì. I carabinieri scattarono sull’attenti portando la mano sul berretto e consegnandogli un foglio. La madre si mise a urlare. Antioglu corse a casa.
Bachisiu era eroicamente caduto al fronte.
Antioglu prese il fucile del padre e uscì, con Jubannedda che gli correva dietro urlando, con i capelli al vento. Incontrarono Ludwig mentre andava alla processione. Antioglu sollevò il fucile, Jubannedda si mise davanti.
—No! Aspetto un figlio da lui! Pietà!
Antioglu sparò. Prima Jubannedda e poi Ludwig.
 
Erano passati quarant’anni. Ma il sangue versato nel fiume della vita non scorre mai invano, nel bene e nel male e  non si può  dimenticare.
 
 
 
 

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Mon Mar 07, 2022 10:04 pm
by Albascura
Io amo i tuoi racconti @Alberto Tosciri 
In ottomila caratteri sai trasmettere mondi lontani e immagini bellissime:
Alberto Tosciri wrote: la brace accesa dentro la bocca,
Quando si fa la guardia di notte?
Alberto Tosciri wrote: Zio Carmine sonnecchiava appoggiato a un muretto vicino al bar, con un pezzo di sigaro fra le labbra, la brace accesa dentro la bocca, come usavano tutti i reduci della Grande Guerra.
Socchiuse i suoi occhi grigi e seguì con lo sguardo lo sconosciuto. Sospirò e disse piano, come a sé stesso —Mi pare s’anda de Antioglu de Pilimu buon’anima. Torrau este.
ecco una di quelle immagini. Avevo già paragonato qualcosa di tuo ai film di Sergio Leone vero? Ecco l'hai fatto di nuovo.
Alberto Tosciri wrote: Alle prime case Jubannedda si mise il fazzoletto in testa, chiudendo la sua bocca dentro i lembi annodati.
Bella anche questa
Alberto Tosciri wrote: Antioglu sparò. Prima Jubannedda e poi Ludwig.
Un finale spietato come la vita.
Complimenti e grazie per aver condiviso questo bellissimo racconto.

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Mon Mar 07, 2022 10:11 pm
by Poeta Zaza
Alberto Tosciri wrote: Luggestra.
È un paese sardo, vero? Perché c'è la lucertola del luogo che si crogiola al sole, in un tempo immoto e fra tensioni ancestrali e mancanza di orizzonti.
L'hai inventato bene.
È un racconto terribile sul chiudersi nel proprio particolare e sull'amare perfino una sorella in funzione del proprio futuro e non del suo.

Complimenti, Alberto, e grazie di esserci!  :)

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Tue Mar 08, 2022 1:21 am
by Alberto Tosciri
Alba359 wrote: Io amo i tuoi racconti @Alberto Tosciri 
Oh... ma grazie @Alba359 
sono molto contento, quasi quasi mi sembra di essere importante... 
Alberto Tosciri wrote: la brace accesa dentro la bocca,
Alba359 wrote: Quando si fa la guardia di notte?
Sì esatto, non tutti lo sanno. Nella 1^ guerra mondiale i soldati che facevano la guardia di notte, dietro trincee od osservatori, impararono a fumare il sigaro con la brace dentro la bocca, Se avessero fumato normalmente, sempre di notte, quel puntino luminoso sarebbe stato un bersaglio micidiale per i cecchini austriaci. Da bambino e da ragazzino ho conosciuto dei vecchietti, reduci della Grande Guerra, che fumavano il sigaro ancora in questo modo.
Alba359 wrote: Avevo già paragonato qualcosa di tuo ai film di Sergio Leone vero? Ecco l'hai fatto di nuovo.
Sai, Sergio Leone è uno dei miei registi preferiti. Ci sarebbe da scrivere racconti e  libri per ogni sequenza e ambientazione dei suoi film, con le musiche di Morricone. 
Alba359 wrote: Alle prime case Jubannedda si mise il fazzoletto in testa, chiudendo la sua bocca dentro i lembi annodati.

Bella anche questa
È una scena alla quale tenevo, avrei voluto descriverla più accuratamente ma ho dovuto tagliare. Quando Jubannedda va al fiume con il fratello è ancora una bambina, cavalca come un maschiaccio e ha i capelli al vento. Al ritorno è diventata donna, cavalca come una donna, di traverso sulla sella, e si copre pudicamente il capo e la bocca con il fazzoletto. Il fratello non capisce niente, ma le altre donne del paese sì.
Alba359 wrote:
Un finale spietato come la vita.
La traccia prevedeva una morte... mi è dispiaciuto però... Tra l'altro questa storia, molto ristretta, fa parte della trama di qualcosa che sto scrivendo, forse un romanzo nelle intenzioni, dove non muore nessuno se non Bachisiu il fratello di Jubannedda e Antioglu al fronte, senza comparire mai nel romanzo, viene soltanto nominato e ricordato.
Grazie ancora @Alba359 

Poeta Zaza wrote:
È un paese sardo, vero? Perché c'è la lucertola del luogo che si crogiola al sole, in un tempo immoto e fra tensioni ancestrali e mancanza di orizzonti.
L'hai inventato bene.
Sì Luggestra è un nome inventato, cioè vuol dire lucertola in italiano ma come paese non esiste che io sappia. Quando ambiento in Sardegna uso sempre nomi inventati ma con radici sarde e su toponimi locali ben circoscritti e riconoscibili. Lo stesso faccio, quasi sempre, con nomi e cognomi.
Mi sento più libero.
Grazie per l'apprezzamento @Poeta Zaza

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Tue Mar 08, 2022 10:57 am
by Almissima
Non posso dire alto che complimenti!
Un racconto violento e vero, mi é piaciuto moltissimo.

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Tue Mar 08, 2022 6:05 pm
by Alberto Tosciri
Grazie @Almissima 

Contento che il racconto ti sia piaciuto.

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Tue Mar 08, 2022 8:38 pm
by ivalibri
Ciao @Alberto Tosciri
Anche questa volta ci hai regalato un bellissimo racconto. Atmosfere suggestive e arcane per una storia che colpisce. 
Non mi aspettavo un finale così tragico, anche se la traccia richiedeva un assassinio. Leggendo avevo l'impressione che ci sarebbe stato un epilogo meno crudele. Ciò non toglie che il racconto sia comunque molto bello.
Sono contenta che tu abbia partecipato al MI.
A presto 

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Wed Mar 09, 2022 4:55 pm
by Alberto Tosciri
Grazie dell'apprezzamento  @ivalibri 
Sì, finale troppo tragico in effetti... Nella versione molto più lunga che ho scritto non finisce così, qui ho adattato qualcosa per la boa inserita nella traccia. 

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Wed Mar 09, 2022 7:53 pm
by bestseller2020
@Alberto Tosciri ciao... la prima cosa che mi viene da dire è la figura del carabiniere. Nel 1915 era già passato quasi un secolo esatto dalla istituzione dell'arma dei carabinieri che  fu per decreto Regio nel 1814( subito dopo la restaurazione). Sai che io posseggo una copia di quel decreto Regio originale del Re di Sardegna- di Cipro e di Gerusalemme- che venne stampato in pergamena e messo insieme a tutti i decreti Regi che venivano mandati ai Prefetti. Un'altra cosa è la figura di Antiogu: un perfetto balentes... in effetti non mi meraviglierei se la storia fosse vera perché nell'omicidio d'onore ci poteva capitare anche una sorella che aveva disonorato la famiglia. Mi mostri uno spaccato della nostra terra che ben conosco ma che assopito dai tempi che stiamo vivendo viene nuovamente fuori aizzato da questo racconto. Insomma, che dire? ho notato un certo nervosismo quando cerchi di mettere in ordine sequenziale i fatti. Metti molta carne al fuoco e ti sarebbe servito ancora più spazio. So bene che sei un diesel e hai bisogno di lunghe rincorse.. :P sempre in pista... aiò!!!
ahh!! dimenticavo di dirti una cosa sul piriciolu ... oggi si usa il prosecco  :D ciao 

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Wed Mar 09, 2022 9:09 pm
by Alberto Tosciri
Grazie @bestseller2020 
M'inviti a festa quando parli di Carabinieri... Conosco tutta la loro storia, l'ho respirata fin da piccolo, mio padre era Carabiniere e ho vissuto moltissimi anni dentro una caserma dell'Arma, negli alloggi riservati ai militari sottufficiali  e graduati con famiglia. Non riesco a immaginare un'infanzia diversa, perché è stata molto bella per me anche se, ripensandoci, per mio carattere l'ho vissuta in maniera totale, eccessiva, come tutte le mie esperienze. Tra l'altro anche mio nonno materno era Carabiniere, negli anni Venti del secolo scorso e anche un mio zio, figlio di mia bisnonna, che combatté nella Grande Guerra e tornò a casa per morire di spagnola...
Per me è molto facile scrivere di storie con Carabinieri, ma solo se sono ambientate al massimo sino alla fine degli anni Settanta del buon secolo scorso, quando mio padre andò in pensione. Dopo mi viene male, per una miriade di motivi... e quando vedo le fiction odierne di storie di carabinieri che mi sembrano appendici del grande fratello vip  con attori e  attrici  che indossano la divisa a sfottò, cambio canale...
Ti invidio per quella copia originale del Regio decreto di istituzione dell'Arma... Un vero cimelio.

In quanto ad Antioglu, più che un balente lo vedrei come un ottuso, ancorato dal suo modo di vivere ristretto solo al suo mondo, incapace di aprirsi, forse geloso a suo modo, possessivo, vendicativo. Oggi non avrebbe senso un ragazzo così e sarebbe affidato ai servizi sociali, cosa che non gli avrei augurato.

Ho messo molta carne al fuoco, hai ragione, avevo bisogno di più spazio, ma già questa storia ha innumerevoli cartelle nel pc e appunti nei quadernoni, se mai riuscirò a rivederla... Qui ne ho dovuto fare un condensato e non finisce con l'omicidio.

Il prosecco non è che mi piaccia tanto e su pricciolu o piricciolu...  a seconda del posto, non lo fanno quasi più. In effetti si aggiunge acqua al mosto appena travasato del vino nuovo, ma ai tempi passati ne ho assaggiati di davvero buoni... ci mettevano poca acqua... :D

Ciao... ;)

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Wed Mar 09, 2022 10:32 pm
by L'illusoillusore
@Alberto Tosciri che bel racconto!
Quando parli della tua terra riesci ad aggiungere una dose superiore di emozione al colore del tuo stile.
In questo caso lo hai fatto in maniera magistrale nella prima parte, poi, penso per la mannaia degli 8.000, mi sembra di percepire più frettolosità, con un finale bello sì, ma un poco sbrigativo. Forse in una revisione si potrebbe sforbiciare questa parte:
  wrote:
Suo padre, oltre a pagargli la giornata li invitò a pranzo, con il permesso dei carabinieri.
Fu un pranzo molto strano, perché solo Ludwig sapeva parlare un po’ d’italiano, l’altro no. Ma mangiavano e bevevano di buon appetito e sorridevano.
Gli austriaci circolavano quasi liberamente nel paese,
e cercare più patos alla fine?

Ecco alcune ulteriori riflessioni che ti lascio, nel caso ti possano dare spunti:
Alberto Tosciri wrote: A Luggestra si sentiva quest’aria, ma c’era poco da far festa...
Non ho capito "quest'aria" quale sia.
Alberto Tosciri wrote: una cava di pietra scavata in una montagna, posta all'inizio di una pianura sotto il paese, digradante al mare.
uhmm... mi confonde un po' questa descrizione, forse basta eliminare "posta all'inizio di una pianura sotto il paese" e la frase diventa più incisiva?
Alberto Tosciri wrote:
Un giorno, nel momento d’intervallo per mangiare Antioglu si avvicinò a loro con una brocca.
—Volete pricciolu?
I prigionieri guardarono in silenzio. Uno di loro, poco più grande di Antioglu  chiese —Cosa è?
—Vino nuovo mischiato con acqua. Per la sete. Non ubriaca.
Il prigioniero tradusse agli altri che accettarono la brocca e bevvero avidamente a turno.
—Come ti chiami?— chiese il prigioniero.
Antioglu disse il suo nome. —Io Ludwig— disse il prigioniero sorridendo.
B-E-L-L-I-S-S-I-M-O-!
Alberto Tosciri wrote: Strja, la loro cavalla.
Uso questa frase per esprimere una sensazione che ho avuto durante la lettura: forse hai ripetuto troppe volte i nomi. Per i miei gusti il ritmo diventa un po' macchinoso e un uso di pronomi e sostantivi alternativi lo allevierebbe. Ad esempio "sorella" per Jubannedda (magari in sardo per non perderne la forza)?
Alberto Tosciri wrote: regalò alla moglie di Pilimu
Tanti nomi, dicevo, tranne quello della madre del protagonista. Interessante risvolto psicologico (sappiamo perfino quello della cavalla :-)  )
Alberto Tosciri wrote: Bachisiu dal fronte ci manda saluti
Qui mi son detto: "Ma chi cavolo è Bachisiu"?
Alberto Tosciri wrote: Ma Bachisiu spara a Ludwig se lo vede!  Perché Ludwig deve portare la santa al posto suo?
Esempio della ridondanza dei nomi: forse il secondo Ludwing è eliminabile?
Alberto Tosciri wrote:
La madre si mise a urlare. Antioglu corse a casa.
Bachisiu era eroicamente caduto al fronte.
Qui ho capito che Bachisiu era il fratello!

Ok, è più o meno tutto quel che mi ha colpito.
Mi rendo conto che la parte delle "pulci" sembra prevalente, ma non è così!
Sono suggerimenti di dettaglio in un racconto davvero bello!

A rileggerti!

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Fri Mar 11, 2022 7:28 am
by ITG
Racconto ben scritto, come sempre. 
È un piacere ritrovarti @Alberto Tosciri

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Fri Mar 11, 2022 11:34 pm
by Ippolita
Alberto Tosciri wrote: Sospirò e disse piano, come a sé stesso —Mi pare s’anda de Antioglu de Pilimu buon’anima. Torrau este.
Incredibile. Ricordo che aneddoti simili a questo li raccontava un'anziana contadina calabrese.
Alberto Tosciri wrote: Antioglu non era un pescatore, disdegnava l’acqua e pescava all’antica, pestando con una pietra le radici bianche di un’erba, su lucchittu e gettando il succo lattiginoso nell’acqua; le anguille impazzivano e saltavano fuori
Nei tuoi racconti s'imparano sempre cose nuove e interessanti, Alberto.
Alberto Tosciri wrote:
Vattene! Non toccarmi! Vattene!
Segue una narrazione molto bella e ben articolata.
Alberto Tosciri wrote: —Ma Bachisiu spara a Ludwig se lo vede!  Perché Ludwig deve portare la santa al posto suo?
Rendi benissimo la costernazione e la rabbia di Antioglu. 
Alberto Tosciri wrote: Antioglu si accorse subito che i fiori di Jubannedda erano più belli e profumati, con in mezzo anche spighe di grano dorato, come gioielli d’oro.
Affascinante descrizione.
Alberto Tosciri wrote: Ma il sangue versato nel fiume della vita non scorre mai invano, nel bene e nel male e  non si può  dimenticare.
Sempre coinvolgenti i tuoi racconti, @Alberto Tosciri, e ricchi di spunti di riflessione. Grazie! 

Re: [MI 164] Sangue nel fiume

Posted: Sat Mar 12, 2022 4:03 pm
by Alberto Tosciri
Ciao @L'illusoillusore 
Grazie.
Hai ragione che quando parlo della mia terra, talvolta, vado un po' oltre. Frutto di ricordi, di storie passate. Sai, quegli amori per la terra un po' particolari, nel mio caso questo amore non sempre è stato reciproco a dire il vero... Gioco anche sul fatto che essendo una terra e una storia sconosciuta, coma la Malesia di Salgari, possa suscitare curiosità.
L wrote:
Non ho capito "quest'aria" quale sia.
Sì, vero. Nella frase precedente ho scritto ce la Grande Guerra era sul finire, poi dopo il punto ho messo che si sentiva quest'aria, della fine della guerra imminente intendevo. Però hai ragione, il pensiero non è molto chiaro.
L wrote:
uhmm... mi confonde un po' questa descrizione, forse basta eliminare "posta all'inizio di una pianura sotto il paese" e la frase diventa più incisiva?
Giusta notazione, la frase risulta più pertinente. Concorso sul fatto di aver poi messo troppi nomi e poi tralasciato quello della madre di Antioglu e Jubannedda e di non aver specificato bene subito che Bachisiu era loro fratello partito per il fronte, lo si capisce alla fine.
Apporterò delle modifiche grazie ai tuoi suggerimenti, ti ringrazio tanto.

Ciao @ITG  e grazie. Ben ritrovato anche a te!   :)

Grazie @Ippolita  sempre molto gentile nel commentare quello che scrivo. Sono contento che il racconto ti sia piaciuto.