[MI164] Ortensie
Posted: Sun Mar 06, 2022 3:44 pm
traccia di mezzanotte: la prima volta
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Le ortensie sono fiori complessi. Non si capisce come facciano a diventare così tondi senza alcuna costrizione.
Stanotte ha piovuto. Il sole scalda la terra umida. Gli effluvi della salvia, del basilico e dei fiori di lillà profumano l’aria. Si sente anche una nota di gelsomino.
Come tutte le mattine si siede a fare colazione in giardino. La sua poltroncina preferita di fianco al tavolino in finto rattan. Tutto molto comodo ed elegante.
Sono trent’anni ormai che inizia la giornata così.
Prima di bere un sorso di caffè, si accende una sigaretta. È incredibile come il profumo dei fiori sia più forte del fumo.
Questa mattina riflette sul fatto che non sa più cosa si significhi essere innamorati. Si ricorda perfettamente cosa voglia dir provare dolore, entusiasmo, delusione, ma quella sensazione che fa alzare gli occhi verso un'altra persona proprio non se la ricorda più.
Osserva la linea netta dell’ombra delle sue gambe sull’erba. Da un lato il verde è denso e chiaro, dall’altra ci sono ancora alcune gocce di rugiada che brillano.
Spegne la sigaretta, appoggia le mani ai braccioli e ad occhi chiusi inspira piano.
Il sole sulle gambe le sembra quello di Riccione. Sente una lieve brezza che parla di mare e grasse nuvole solitarie nel cielo. Sembra ci sia salsedine nell’aria, impossibile lì fra le montagne, ma il garrito del gabbiano è vero, sono quelli del fiume che passa sotto casa.
All’improvviso si ricorda della sua preoccupazione ragazzina: portava l’apparecchio per i denti, un vecchio modello che incapsulava ogni singolo dente, con un filo di ferro che veniva teso fino a far male. A tredici anni si chiedeva cosa sarebbe successo se avesse baciato qualcuno in quello stato, si sarebbe agganciato a qualcosa nella bocca dell’altro?
Sorride a quei pensieri di ragazzina, ma continua a ricordare, forse a fantasticare su quello che successe dopo.
Poco prima dell’esame di terza media il dentista le libera il sorriso. Sente anche adesso il sollievo di allora. Esce dallo studio come se fosse una star, sorridendo a tutto il mondo con i denti bianchi e diritti. Si sente bellissima ed è molto felice di partire così per le vacanze.
Mentre pensa alla gioia della partenza le mani si contraggono leggermente, come se stesse davvero tenendo la maniglia del treno per aiutarsi a salire. Suda anche leggermente, così come faceva negli scompartimenti dove l’aria condizionata era una parola priva di significato. Davanti ai suoi occhi interiori scorrono le immagini della pianura, le rotaie, una linea diritta verso il mare.
E poi all’improvviso Riccione, con i turisti, le voci, la stazione, il taxi, lei e sua mamma nella hall dell’albergo. Una puntata in camera per mettersi il costume e scappare in spiaggia a vedere se ci sono ancora i suoi amici degli anni precedenti.
Ci sono tutti e ce ne sono anche di nuovi. Tutti seduti al bar a succhiare ghiaccioli con i piedi sporchi di sabbia. Avrebbe passato quattro settimane da sogno.
Come al solito viene presa in giro per la pelle chiara, ma quell’anno sembra che gli scherzi siano un pochino più provocatori. C’è anche un ragazzo nuovo, più grande, ha 15 anni ed è molto silenzioso. Al sole gli occhi paiono gialli e la bocca è strana, le labbra sembrano callose.
Non è più nella sua poltroncina, adesso passeggia per le strade di Riccione. Il ragazzo nuovo al suo fianco le racconta che viene da Mirandola, che suona il corno e che lui a scuola non ci va più: fa il fruttivendolo con suo padre e per questo poteva anche permettersi di andare in vacanza. Le offre il gelato e lei si emoziona come se di colpo fosse cresciuta di qualche anno.
Lui finge di ignorarla, ma la studia da lontano e appena si avvicina un altro ragazzo compare al suo fianco senza dire nulla.
Alla mattina quando guarda giù dal balcone della sua camera, lo vede in strada che l’aspetta fuori dall’albergo per accompagnarla in spiaggia. Le porta la borsa con dentro i libri. Lui le spiega la passione per la musica e non capisce la passione di lei per i romanzi.
Passano tre settimane di batticuore, di confidenze con le amiche, di informazioni scabrose su come si fa cosa, a soprattutto quando si fa qualcosa. Lei è confusa. Le piace che lui la rispetti, ma allo stesso tempo vorrebbe avere la certezza di piacergli.
Mancano pochi giorni al rientro a casa e lui la prende per mano. Invece di dirigersi verso la spiaggia la porta verso i cespugli di ortensie di fianco all’albergo.
“Hai visto che fiori belli e complicati?” le dice “Un po’ come te.”
Sono appena le nove e non c’è in giro ancora nessuno mentre lui china il viso verso di lei. Le labbra si appoggiano le une sulle altre, lui le apre un poco e con una punta di lingua si fa strada. Lei pensa di morire seduta stante, che le labbra sono morbide nonostante il callo del corno, si sente le gambe cedere e mentre fa i conti con un mare di nuove sensazioni, non può fare a meno di pensare che ha dato il suo primo meraviglioso bacio al gusto di brooklyn alla menta.
È un bacio eterno, di quelli che fermano il tempo. Lui le appoggia una mano sul petto “Hai il cuore impazzito.” Per fortuna sono abbracciati, lei non avrebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, si vergogna di quello che prova, che vorrebbe essere baciata ancora e ancora.
Seduta ad occhi chiusi nel suo giardino si sofferma su quel preciso momento. Non si ricorda come ci si sente ad essere innamorati, ma non c’è dubbio che conosca benissimo la sensazione della passione innocente e acerba.
Molti baci dopo, è in treno con sua mamma sulla via verso casa. Il cuore è pesante. Ha il ragazzo e già non lo vedrà più fino alla prossima estate. Non sa che a Natale gli scriverà una lettera per lasciarlo, perché le storie a distanza non funzionano. Non sa nemmeno che inizierà il liceo più sicura di sé, perché piace a qualcuno.
Proprio mentre superano la stazione di Mirandola la madre le chiede: “Hai delle novità da raccontarmi su questa vacanza?”
Lei nega con indifferenza.
“Allora cosa ho visto dal balcone della camera? Cosa stavi facendo con quel ragazzo fra le ortensie?”
Mette a fuoco sua madre e per la prima volta si sente adulta: “Sono affari miei.”
Il sole la abbaglia mentre si accende la seconda sigaretta della giornata. Finisce il caffè e pensa che non ha nessuna importanza sapere come ci si sente da innamorati, conta avere un cuore pronto ad emozionarsi e delle ortensie da guardare.
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Le ortensie sono fiori complessi. Non si capisce come facciano a diventare così tondi senza alcuna costrizione.
Stanotte ha piovuto. Il sole scalda la terra umida. Gli effluvi della salvia, del basilico e dei fiori di lillà profumano l’aria. Si sente anche una nota di gelsomino.
Come tutte le mattine si siede a fare colazione in giardino. La sua poltroncina preferita di fianco al tavolino in finto rattan. Tutto molto comodo ed elegante.
Sono trent’anni ormai che inizia la giornata così.
Prima di bere un sorso di caffè, si accende una sigaretta. È incredibile come il profumo dei fiori sia più forte del fumo.
Questa mattina riflette sul fatto che non sa più cosa si significhi essere innamorati. Si ricorda perfettamente cosa voglia dir provare dolore, entusiasmo, delusione, ma quella sensazione che fa alzare gli occhi verso un'altra persona proprio non se la ricorda più.
Osserva la linea netta dell’ombra delle sue gambe sull’erba. Da un lato il verde è denso e chiaro, dall’altra ci sono ancora alcune gocce di rugiada che brillano.
Spegne la sigaretta, appoggia le mani ai braccioli e ad occhi chiusi inspira piano.
Il sole sulle gambe le sembra quello di Riccione. Sente una lieve brezza che parla di mare e grasse nuvole solitarie nel cielo. Sembra ci sia salsedine nell’aria, impossibile lì fra le montagne, ma il garrito del gabbiano è vero, sono quelli del fiume che passa sotto casa.
All’improvviso si ricorda della sua preoccupazione ragazzina: portava l’apparecchio per i denti, un vecchio modello che incapsulava ogni singolo dente, con un filo di ferro che veniva teso fino a far male. A tredici anni si chiedeva cosa sarebbe successo se avesse baciato qualcuno in quello stato, si sarebbe agganciato a qualcosa nella bocca dell’altro?
Sorride a quei pensieri di ragazzina, ma continua a ricordare, forse a fantasticare su quello che successe dopo.
Poco prima dell’esame di terza media il dentista le libera il sorriso. Sente anche adesso il sollievo di allora. Esce dallo studio come se fosse una star, sorridendo a tutto il mondo con i denti bianchi e diritti. Si sente bellissima ed è molto felice di partire così per le vacanze.
Mentre pensa alla gioia della partenza le mani si contraggono leggermente, come se stesse davvero tenendo la maniglia del treno per aiutarsi a salire. Suda anche leggermente, così come faceva negli scompartimenti dove l’aria condizionata era una parola priva di significato. Davanti ai suoi occhi interiori scorrono le immagini della pianura, le rotaie, una linea diritta verso il mare.
E poi all’improvviso Riccione, con i turisti, le voci, la stazione, il taxi, lei e sua mamma nella hall dell’albergo. Una puntata in camera per mettersi il costume e scappare in spiaggia a vedere se ci sono ancora i suoi amici degli anni precedenti.
Ci sono tutti e ce ne sono anche di nuovi. Tutti seduti al bar a succhiare ghiaccioli con i piedi sporchi di sabbia. Avrebbe passato quattro settimane da sogno.
Come al solito viene presa in giro per la pelle chiara, ma quell’anno sembra che gli scherzi siano un pochino più provocatori. C’è anche un ragazzo nuovo, più grande, ha 15 anni ed è molto silenzioso. Al sole gli occhi paiono gialli e la bocca è strana, le labbra sembrano callose.
Non è più nella sua poltroncina, adesso passeggia per le strade di Riccione. Il ragazzo nuovo al suo fianco le racconta che viene da Mirandola, che suona il corno e che lui a scuola non ci va più: fa il fruttivendolo con suo padre e per questo poteva anche permettersi di andare in vacanza. Le offre il gelato e lei si emoziona come se di colpo fosse cresciuta di qualche anno.
Lui finge di ignorarla, ma la studia da lontano e appena si avvicina un altro ragazzo compare al suo fianco senza dire nulla.
Alla mattina quando guarda giù dal balcone della sua camera, lo vede in strada che l’aspetta fuori dall’albergo per accompagnarla in spiaggia. Le porta la borsa con dentro i libri. Lui le spiega la passione per la musica e non capisce la passione di lei per i romanzi.
Passano tre settimane di batticuore, di confidenze con le amiche, di informazioni scabrose su come si fa cosa, a soprattutto quando si fa qualcosa. Lei è confusa. Le piace che lui la rispetti, ma allo stesso tempo vorrebbe avere la certezza di piacergli.
Mancano pochi giorni al rientro a casa e lui la prende per mano. Invece di dirigersi verso la spiaggia la porta verso i cespugli di ortensie di fianco all’albergo.
“Hai visto che fiori belli e complicati?” le dice “Un po’ come te.”
Sono appena le nove e non c’è in giro ancora nessuno mentre lui china il viso verso di lei. Le labbra si appoggiano le une sulle altre, lui le apre un poco e con una punta di lingua si fa strada. Lei pensa di morire seduta stante, che le labbra sono morbide nonostante il callo del corno, si sente le gambe cedere e mentre fa i conti con un mare di nuove sensazioni, non può fare a meno di pensare che ha dato il suo primo meraviglioso bacio al gusto di brooklyn alla menta.
È un bacio eterno, di quelli che fermano il tempo. Lui le appoggia una mano sul petto “Hai il cuore impazzito.” Per fortuna sono abbracciati, lei non avrebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, si vergogna di quello che prova, che vorrebbe essere baciata ancora e ancora.
Seduta ad occhi chiusi nel suo giardino si sofferma su quel preciso momento. Non si ricorda come ci si sente ad essere innamorati, ma non c’è dubbio che conosca benissimo la sensazione della passione innocente e acerba.
Molti baci dopo, è in treno con sua mamma sulla via verso casa. Il cuore è pesante. Ha il ragazzo e già non lo vedrà più fino alla prossima estate. Non sa che a Natale gli scriverà una lettera per lasciarlo, perché le storie a distanza non funzionano. Non sa nemmeno che inizierà il liceo più sicura di sé, perché piace a qualcuno.
Proprio mentre superano la stazione di Mirandola la madre le chiede: “Hai delle novità da raccontarmi su questa vacanza?”
Lei nega con indifferenza.
“Allora cosa ho visto dal balcone della camera? Cosa stavi facendo con quel ragazzo fra le ortensie?”
Mette a fuoco sua madre e per la prima volta si sente adulta: “Sono affari miei.”
Il sole la abbaglia mentre si accende la seconda sigaretta della giornata. Finisce il caffè e pensa che non ha nessuna importanza sapere come ci si sente da innamorati, conta avere un cuore pronto ad emozionarsi e delle ortensie da guardare.