[MI164] La dichiarazione d'amore

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Traccia di mezzanotte: La prima volta

Commento a "I lupi di Kabul" di Kikki

«Vieni alla casa al lago, domenica?»
La richiesta prese Riccardo alla sprovvista. Non aveva mai visto Ramona in quel modo: sembrava insicura e bisognosa. Si frequentavano da poche settimane — da quando s’era iscritto al circolo tennis, a cui partecipava solo per poterla conoscere — ed i rapporti fra di loro, per quanto cordiali, erano ancora formali, allo stadio iniziale di quella che poteva essere un’amicizia ma che (Riccardo non s’illudeva al riguardo) non sarebbe mai diventa una storia d’amore. Ora lo invitava alla celebre casa al lago degli Scacchi-Ravelsi, la famiglia altolocata da cui proveniva la studentessa di medicina.
«Non sono mai stato al lago, ti confesso.»
«C’è sempre una prima volta» rispose Ramona, sorridendo, tergendosi il bel collo con l’asciugamano che aveva lasciato in un angolo del campo da tennis, vicino al cellulare e a un tubo di palle gialle ancora chiuso. «Non mi dire di no» aggiunse ancora, mostrando, una volta di più, un’insicurezza che il giovane poeta non avrebbe mai potuto sospettare in lei.
«Verrò» rispose Riccardo. 
Ramona sorrise, si ricompose (ritornò “Ramona”) e sgambettò verso le docce, lasciando il poeta perplesso al pensiero di come avrebbe raggiunto la casa (non aveva l’auto) e se potesse permettersi di comprare qualche vestito nuovo, magari una bella camicia, lui che indossava sempre jeans e felpe spiegazzate, e non poteva veramente permettersi neppure il tennis.

«Dici che ci saranno gli altri Scacchi-Ravelsi?» chiese alla sua coinquilina Simona, anche lei studentessa di medicina e studiosissima, tanto che riusciva a conversare e far andare l’evidenziatore del libro mentre parlava con lui.
«So che ha un fratello. Alto, bruno.»
«Mi sentò già in soggezione.»
«Andrà bene.»
«Come ci si veste per andare al lago?» chiese Riccardo, riempiendo lo stesso borsone liso del tennis.
«Cerca di essere te stesso…» rispose Simona, senza smettere di sottolineare. «E…»
«E?»
«Leggile una delle tue poesie.»
«Penserà che sono uno sciocco.»
«Fidati. Alle ragazze piace.»
Riccardo era molto dubbioso su ciò, ma comunque mise nella borsa il suo taccuino, da cui era in ogni caso inseparabile.

In autobus, però, non gli era possibile leggere e scrivere, perché aveva la nausea. Si fece ipnotizzare dall’andamento sinuoso del paesaggio, i monti e le vallate, il contorno del lago e i cespugli di ginestre in fiore che spuntavano ai bordi della strada.

«Riccardo!» disse Ramona, prendendolo per il gomito mentre scendeva dall’autobus, alla fermata al centro del piccolo paese lacustre. «Sono contenta che tu sia qui.»
Le tensioni del ragazzo si dissiparono quando vide che Ramona indossava un semplice piumino e dei jeans. Perché aveva pensato che i suoi vestiti dovessero importare tanto? 
«Ti va se camminiamo fino a casa?» chiese Ramona. Una Ramona diversa da quella del tennis. Forse più rilassata, più a suo agio in quel luogo ameno dove la sua famiglia doveva abitare da generazioni e che doveva amare molto. L’aria era fredda e tagliente, ma in un modo piacevole.
«Certo, camminiamo. La borsa è leggera, non ti preoccupare.»
«Stasera mangiamo polenta e uccellini. Spero ti piaccia. So che non sei molto abituato.»
«Non vedo l’ora.»
«C’è anche mio fratello e un paio di amici loro.»
«I tuoi?»
«Sono rimasti a Pavia. Penso volessero godersi un fine settimana romantico.»
«I tuoi sono innamorati?»
«Moltissimo.»
«Ti invidio. Secondo me, i miei stanno insieme per abitudine.»
«Sicuramente si ameranno anche loro, anche se in modo diverso. Tra un po’ arriva anche Andrea. Lo conosci, no?»
A Riccardo cedette un po’ il cuore. Sapeva che quello studente di matematica, uno che stava in collegio, corteggiava Ramona da tanto. Non pensava di avere molte speranze al suo confronto. Era bello, molto sicuro di sé, adatto a lei. Riccardo pensava un forte senso di confidenza facesse la maggior parte del lavoro, nella vita. Lui pensava di avere una volontà risibile.
«Andrea» rispose, sospirando. «Sì, lo conosco. Simpatico.»
«Un po’ insistente, se chiedi a me. Si è praticamente auto-invitato.»
Riccardo si ringalluzzì. Forse Ramona non pensava poi troppo bene di questo ragazzo. Sembrava felice, invece, di stare con lui.

La casa era molto grande e bella. Ramona gliela mostrò e lo condusse nella sua stanza.
«Ti vuoi riposare?»
«Non sono stanco.»
«Facciamo un giro al lago.»
Il fratello di Ramona e gli amici bevevano birra e giocavano a carte in cucina. Li salutarono brevemente.
«Scusa per mio fratello, è molto maleducato.»
«Perché?»
«Ti ha salutato appena.»
«Era impegnato.»
«È il tipico maschio. Non mi piace tanto. Tu sei diverso da loro» disse Ramona.
«Che intendi dire?»
«Andiamo in garage a prenderle le gerle.»
«Le perle?»
«Ah-ah. Le gerle. Sono cesti in vimini per raccogliere la frutta. Abbiamo degli aranci e dei limoni qui vicino. Ne raccogliamo un po’ per fare le spremute domattina. Se mi viene il genio magari faccio la torta. Faccio ottime torte, che ti credi?»
«Che dovrei credermi?»
«Le mie amiche dicono che sono un maschiaccio, ma le torte mi vengono bene.»
«Va bene. Prendiamo le gerle.»
Si caricarono i cesti in spalla e andarono al frutteto, quello lungo il sentiero che, anziché declinare verso il lago, andava verso il piccolo bosco.
«Qui è pieno di frutta.»
«Una volta la mia famiglia aveva dei mezzadri» disse Ramona. «Ora abbiamo ancora delle persone che le raccolgono, ma se ci pensi non cambia molto, perché la maggior parte se le tengono. Solo che ora la frutta non costa tanto.»
«Credo di capire.»
Riempirono un po’ le ceste, non tanto da appesantirsi. 
«Scendiamo al lago?»
«Certo.»
«La tua prima volta al lago. Sei proprio un ragazzo del sud.»
«Non mi piace tanto essere del sud.»
«No?»
«Non so. Non mi piace tanto essere me stesso. Vorrei essere un’altra persona.»
«Un’altra persona…» disse Ramona, perplessa. «A me piace essere me. Però non sono felice lo stesso. Sento che mi manca qualcosa.»
Sedettero a una panchina di fronte al lago, fermo e argentato. Ramona sbucciò un limone.
«Che fai?»
«Lo mangio.»
«Non ho mai visto nessuno mangiare un limone.»
«A me fanno impazzire.»
«Dammi uno spicchio.»
«Okay.»
Riccardo lo provò. Era troppo aspro. Deglutì a fatica. Si chiese come quella ragazza potesse mangiare qualcosa del genere. Andrea scese verso il lago. Ramona, quando lo vide, si alzò di scatto e lo abbracciò. In quel momento Riccardo capì che non aveva speranze. Ramona lo aveva condotto al lago per confidarsi con lui, ma avrebbe sempre desiderato un uomo come Andrea. Fine della storia.

«Com’è andata?» chiese Simona, sorniona, seduta al tavolo della cucina col libro, vedendolo rientrare.
«Mi sono divertito molto» disse Riccardo. Era vero. Ci si può divertire e soffrire nello stesso frangente.
«Le hai letto una delle tue poesie?»
«No.»
«Non fai mai quello che ti dico.»
«Non sarebbe servito a molto.»
«Ne hai scritto una però?»
«Certo.»
«Fammi sentire.»
«Non è granché.»
«Fammela sentire.»
«Aspetta, prendo il quaderno.»
«Leggimela tu.»
«Perché?»
«Mi piace quando le leggi» disse lei, cominciando ad armeggiare col cellulare.
Riccardo si sedette al divano della loro casa di studenti, vicino al borsone del tennis, da cui prese il quaderno:

Nel frutteto d’arancio indossavi
una polo, e jeans chiari
Riempimmo le gerle
che erano appartenute
ai mezzadri 
della tua famiglia;
solo per divertimento,
un leggera tensione prima del riposo
della sera.
Sulla strada del ritorno ne portai
la maggior parte.
Tu così vicina e distante
che l’anima doleva di quel male
di cui non ho mai conosciuto cura.

«Sarei tentata» disse Simona.
«Di fare cosa?»
«Di mandare il vocale a Ramona.»
«Quale vocale?»
«Quello che ho appena registrato.»
Riccardo arrossì violentemente. Vide la coinquilina, seduta al tavolo della cucina, che lo guardava divertita.
«Io… non ho mai dichiarato a nessuna il mio amore» spiegò.
«C’è sempre una prima volta…» disse Simona, indecise se mandare il vocale, o cancellarlo.
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Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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Ciao @Domenico S.
Un racconto leggero e scorrevole il tuo.
È scritto molto bene, ti segnalo solo qualche piccola inezia che mi pare di aver notato:
Domenico S. ha scritto: Dici che ci saranno gli altri Scacchi-Ravelsi?» chiese alla sua coinquilina Simona, anche lei studentessa di medicina e studiosissima, ta
Prima hai presentato Riccardo come poeta e Ramona come studentessa di medicina. Invecchiamento anche Riccardo è studente di medicina. Non che non si possa essere entrambe le cose ma pensavo che si fossero conosciuti in un altro ambito. Te lo segnalo più che altro perché sono tornata indietro a leggere pensando di aver capito male. 
Domenico S. ha scritto: disse Ramona, prendendolo per il gomito mentre scendeva dall’autobus, alla fermata al
Prenderlo per il gomito mi suona un po' strano. Vuoi dire a braccetto?
Domenico S. ha scritto: Riccardo pensava un forte senso di confidenza facesse la maggior parte del lavoro, nella vita. Lui pensava di avere una
Manca un che  prima di un forte senso. 
Domenico S. ha scritto: Ah-ah. Le gerle. Sono cesti in vimini per raccogliere la frutta. Abbiamo
La risata scritta così la eviterei. Si potrebbe dire: Lei rise: - Le gerle. Gusto personale, ovviamente. 
Domenico S. ha scritto: Se mi viene il genio
Mi pare un'espressione insolita. È dialettale?
Domenico S. ha scritto: Una volta la mia famiglia aveva dei mezzadri» disse Ramona. «Ora abbiamo ancora delle persone che le raccolgono, ma se ci pensi non cambia molto, perché la maggior parte se le tengono. Solo che ora la frutta non costa tanto.»
«Credo di capire
Interessante questo intermezzo sociologico. Si sposa molto bene con la descrizione della differenza sociale tra i due con cui hai intrigante il racconto. Forse è uno dei motivi per cui la storia tra loro non decolla.. chissà, però mi pare che possa essere una chiave interpretativa. 
Domenico S. ha scritto: Nel frutteto d’arancio indossavi
una polo, e jeans chiari
Riempimmo le gerle
che erano appartenute
ai mezzadri 
della tua famiglia;
solo per divertimento,
un leggera tensione prima del riposo
della sera.
Sulla strada del ritorno ne portai
la maggior parte.
Tu così vicina e distante
che l’anima doleva di quel male
di cui non ho mai conosciuto cura.
La poesia è di una semplicità disarmante. Mi piace il messaggio ma non sembra proprio una poesia. È forse voluto?
Domenico S. ha scritto: C’è sempre una prima volta…» disse Simona, indecise se mandare il vocale
Indecisa, forse.
Traccia rispettata alla perfezione con questa doppia prima volta che torna. Bello anche l'inserimento della boa con le ginestre.
Mi sono piaciuti in particolare I personaggi, li ho trovato naturali e spontanei, anche nei dialoghi.
Il finale però mi ha lasciata un poco insoddisfatta, anche se ha il suo perché. 
Una buona prova nel complesso.
Grazie per la lettura. 
A presto

Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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Ciao @Domenico S.  che bello trovarti nel MI.
Ti faccio notare due cosette, via,
Domenico S. ha scritto: Non aveva mai visto Ramona in quel modo: sembrava insicura e bisognosa.
ci racconti uno stato d'animo che non traspare dalla lettura. Lei lo sta invitando al lago, non sembra affatto insicura, dovresti anche mostrarlo.
Domenico S. ha scritto: tergendosi il bel collo con l’asciugamano che aveva lasciato in un angolo del campo da tennis, vicino al cellulare e a un tubo di palle gialle ancora chiuso.
se inserisci dei dettagli e li descrivi minuziosamente, dovrebbero servire alla storia. Hai spostato il mio sguardo verso il cellulare e il tubo di palle: é una distrazione che non serviva.
Domenico S. ha scritto: si ricompose (ritornò “Ramona”)
vedi, anche questo: si ricompose,  io contunuo a immaginare una normale conversazione tra due ragazzi svegli. Dai dialoghi non si capisce il disagio che prova Ramona.
Domenico S. ha scritto: Non pensava di avere molte speranze al suo confronto. Era bello, molto sicuro di sé, adatto a lei. Riccardo pensava un forte senso di confidenza facesse la maggior parte del lavoro, nella vita. Lui pensava di avere una volontà risibile.
Le ripetizioni, ce ne sono anche altre che potrebbero essere evitate.
Domenico S. ha scritto: «Andrea» rispose, sospirando. «Sì, lo conosco. Simpatico.»
Usi molto il gerundio, a volte si può evitare, Guarda:  «Andrea...» sospirò. «Sì, lo conosco. Simpatico.»

Domenico S. ha scritto: Riccardo lo provò. Era troppo aspro. Deglutì a fatica. Si chiese come quella ragazza potesse mangiare qualcosa del genere. Andrea scese verso il lago. Ramona, quando lo vide, si alzò di scatto e lo abbracciò. In quel momento Riccardo capì che non aveva speranze. Ramona lo aveva condotto al lago per confidarsi con lui, ma avrebbe sempre desiderato un uomo come Andrea. Fine della storia.
Qui non tornano i tempi delle azioni: Andrea scese verso il lago, si allontana da lei. Ramona sembra nemmeno accorgersene, perchè dicendo quando lo vide è insito nella frase che lei non lo stava guardando. Si alzò di scatto e lo abbracciò, ma erano distanti; lui sul lago e lei sulla panchina. Almeno due tre passi dovevi farglieli fare: lo raggiunse e lo abbracciò.


Allora, Domenico, ho letto altri tuoi racconti che avevano meno problemi. Forse devi abituarti al limite di caratteri e ai tempi stretti del MI.

La trama è molto semplice, però potrebbe essere l'inizio di un racconto più ampio.  Mancano, nel testo, alcuni dettagli importanti.
1 perchè lui crede che lei lo ha invitato solo per confidarsi? Lei non gli ha svelato niente di intimo.
2 perchè all'inizio Riccardo pensa che Ramona sia insicura? Addirittura bisognosa?
Mi sono piaciute le scene al lago, lei che mangia il limone, Simona che lo registra di nascosto, il carattere di Riccardo: un pò imbranato e ma sveglio e riflessivo. Imbranato perchè, ti ha abbracciato? e dagli un bacio in bocca! No?
Vabbeh, comunque mi è piaciuto, dovresti dargli una possibilità, mica vuoi lasciare  che Simona faccia la dichiarazione al posto di Riccardo?
Un buon racconto alla fine, con delle potenzialità.
 

Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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@Alba359 Ciao, ti ringrazio per aver evidenziato punti di forza e di debolezza del mio piccolo racconto. Come già scritto, forse risente del fatto che i personaggi vivono in un mondo narrativo più ampio, dal quale sono stati "prelevati," ma voi che leggete non potete saperlo! Speravo si riuscisse a "leggere fra le righe," ma ho sbagliato.
Le ripetizioni sono dovute alla fretta. Il gerundio in effetti lo uso parecchio, direi che mi piace, anche se penso sia una carenza stilistica.

E' stato un piacere ritrovarti qui, alla prossima!
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Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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@Domenico S.   :)

Che bello ritrovarti al MI!

Storia di un ragazzo povero invitato per la prima volta a casa dalla ragazza ricca di cui è innamorato, dove la giornata, passata in compagnia di altri amici lo vede, pur nell'amenità del luogo e nel divertirsi, anche a disagio per il divario con lei e il suo sentirsi inadeguato.
Bello il momento in cui vanno con le gerle a raccogliere, loro due soli, le arance nel frutteto di lei. E la sua "dichiarazione".
Riguardo la poesia, per me l'hai "caricata" di spiegazioni. 
Ad esempio, dove hai descritto cosa indossava lei, bastava dicessi: vestivi semplice.
Invece della storia delle gerle, dire: riempimmo le gerle avite.
Domenico S. ha scritto: Nel frutteto d’arancio indossavi
una polo, e jeans chiari
Riempimmo le gerle
che erano appartenute
ai mezzadri 
della tua famiglia;
solo per divertimento,
un leggera tensione prima del riposo
della sera.
Sulla strada del ritorno ne portai
la maggior parte.
Tu così vicina e distante
che l’anima doleva di quel male
di cui non ho mai conosciuto cura.
Tu così vicina e distante
che l'anima doleva di quel male
che non conosce cura.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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Domenico S. ha scritto: ho sempre sentito e usato l'espressione "mi viene il genio", ma non so dove perché ho vissuto sia al nord che al sud e non so se sia di origine dialettale e a questo punto mi piacerebbe scoprirlo... spero qualche utente ci sia di aiuto!
Io conosco l'espressione "andare a genio" che potrebbe suggerire, nel tuo caso: 
Domenico S. ha scritto: Se mi viene il genio magari faccio la torta
Se mi va a genio di cucinare, domani preparo una torta.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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@Poeta Zaza

Ciao! Mi sembra che tu abbia colto il significato della storia, e ti ringrazio per gli utili suggerimenti. In effetti, la poesia può essere rivista, con meno dettagli. L'espressione "mi va a genio" l'ho sentita anch'io, però nel racconto non la uso esattamente in quel senso. Dovrò chiedere ai miei amici e familiari se per caso è una mia invenzione, o esiste ma è solo regionale, ora sono curioso. Grazie per il bel commento!
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Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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@Domenico S.

Domenico, che piacere incontrarti in un MI. Non è una novità che il tuo stile mi piace molto: oltre a essere raffinato, è provvisto, come già una volta mi è capitato di scriverti, di un involontario understatement. Aggiungo che i tuoi racconti (ma anche le tue poesie) hanno su di me un effetto calmante. Strano, ma è così. 
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pme far andare l’evidenziatore del libro mentre parlava con lui.
Se ho ben capito cosa fa, forse scriverei così: "... e a far scorrere sul libro l'evidenziatore".
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pm«Mi sentò già in soggezione.»
Piccolo refuso: "sento".
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pm«C’è sempre una prima volta» rispose Ramona, sorridendo, tergendosi il bel collo con l’asciugamano che aveva lasciato in un angolo del campo da tennis
Il doppio cognome dei proprietari della villa e il campo da tennis, nonché l'amico (Riccardo) meno abbiente (e innamorato) mi ha fatto pensare, di sfuggita, a Il giardino dei Finzi-Contini.
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pm«I tuoi sono innamorati?»
«Moltissimo.»
«Ti invidio. Secondo me, i miei stanno insieme per abitudine.»
«Sicuramente si ameranno anche loro, anche se in modo diverso. 
Un colloquio inusuale e interessante. Gentile la risposta di Ramona.
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pmRiccardo pensava un forte senso di confidenza facesse la maggior parte del lavoro, nella vita. Lui pensava di avere una volontà risibile.
Non mi è chiaro il senso delle righe qui sopra.
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pmUn po’ insistente, se chiedi a me.
"Se chiedi a me" nel senso di "secondo me"?
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pm«Che fai?»
«Lo mangio.»
«Non ho mai visto nessuno mangiare un limone.»
«A me fanno impazzire.»
«Dammi uno spicchio.»
«Okay.»
Devo dire che ho un debole per questo tipo di dialoghi, frequenti nella tua scrittura.
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pmCi si può divertire e soffrire nello stesso frangente.
Oh, verissimo.
Domenico S. ha scritto: dom mar 06, 2022 2:08 pmindecise
Piccolo refuso.

Grazie per essere qui con noi. Un saluto!
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Re: [MI164] La dichiarazione d'amore

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@Ippolita Ciao, grazie per le sottolineature e le correzioni, molto utili. Onestamente per "understatement" io intendo uno scrivere un po' in punta di penna che credo mi sia connaturato, se posso arrivare al punto di un piccolo "auto-elogio" (e sempre ammesso che sia tale...). Sicuramente la storia omaggia direttamente il bel libro di Bassani (oltre che il film di De Sica), sono molto contento che tu lo abbia notato. Sono contento anche ti sia piaciuto il dialogo dei limoni, di cui vado moderatamente fiero. Anche a me fa piacere partecipare al contest.

Alla prossima.
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