[MI163] I passi dietro te
Posted: Sun Feb 20, 2022 7:34 pm
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Traccia di mezzogiorno. Qualcosa di insolito.
Tutti hanno un compagno lungo la strada : a volte invisibile. Dinpal non ne conosce uno di quelli che come lui percorrono ogni giorno il tratto tra il mercato dei fiori a Calcutta sino al Howrah Bridge. Un fiume di carne umana senza una meta precisa e che diventa una marea quando si riversa sulle acque del fiume affluente del Gange. Un unico corpo di nervi, muscoli, ossa, cuore e anima in perfetta sintonia. Un unico odore di sudore che cammina senza potersi fermare, mosso da una forza misteriosa e potente da cui non si può uscire. Chi entra nel fiume di carne umana non può che farsi condurre dal movimento. Dinpal lascia chi sta dietro lui incollarsi al suo corpo e partecipare a quella unione di corpi diseredati verso il bagno di purificazione.
Anche George cammina per le vie di Manhattan secondo il preciso copione ben collaudato della Grande Mela. Dietro alle sue spalle non ha idea chi ci sia. Ne avverte però la presenza.
I passi si confondono, segnano la strada, spostano la polvere, consumano il marciapiede. Una infinità di passi, una infinità di anime in movimento a distanza controllata. Ordinati nel senso e nel ritmo, nei movimenti regolati dalle indicazioni dei semafori. Come un universo stellare regolato da forze ancestrali, che dopo il caos hanno trovato l'equilibrio. E tutto il suono di questi miliardi di passi umani si confondono con il rumore della città che fa da sottofondo sinfonico alla vita di chi vive in questa New York, dove il sogno americano si spegne giorno dopo giorno. Solo le bandiere a stelle e strisce rimangono l'unico baluardo di un sentimento che non si respira più nelle strade.
Anche Paolo quel giorno cammina. Ma i suoi passi sono solitari lungo quella strada che ben conosce. Il silenzio regna lungo le vie del centro, oramai svuotate per l'ora di pausa pranzo. Sono i cinque minuti che percorre a piedi per andare a prendere la macchina, dopo aver chiuso l'ufficio. Sono poche centinaia di metri fatti a piedi con calma, in rigoroso silenzio. Quel vuoto assoluto di rumore che gli serve per riuscire a captare il suono dei passi frettolosi di lei: Lisa.
Paolo indugia, spera con tutto il cuore di poter avvertire il suono di lei provenire da dietro di lui.
Indugia. E poi si ferma. Si volta di spalle e guarda il fondo della strada: nessuno compare.
I ricordi prendono possesso della sua mente.
Due settimane fa, sua moglie Piera, lo aveva chiamato al cellulare per ricordargli di passare all'agenzia viaggi per ritirare dei biglietti d'aereo. Le servivano per una breve vacanza con il loro due figli presso la sua famiglia di origine. “Stai tranquilla amore che passo! Anche se non ne avrei voglia, dato che mi lasci solo per una settimana”.
E per risposta lei lo aveva rimproverato di essergli sempre attaccato alle costole senza dargli respiro. “Lo sai quanto ti amo”, si giustificava ogni volta per questo suo attaccamento morboso.
In quella agenzia Paolo non ci aveva mai messo piede, benché fosse vicino al suo ufficio. L'aveva servito una ragazza di circa vent'anni, bionda, alta, snella, con due occhi color cioccolato e con un sorriso dolce e smagliante.
Preso i biglietti era uscito per tornarsene al suo ufficio. Ma lungo la strada lo aveva assalito una strana sensazione. Come se gli mancasse qualcosa. Si era fermato per controllare cosa mai la testa gli segnalasse. I documenti in tasca vi erano assieme al portafoglio; idem per il cellulare, le chiavi di macchina e di casa. Non mancava proprio nulla: i biglietti d'aereo li aveva in mano. Dopo qualche ora era tornato a casa e quando aveva rivisto Piera aveva realizzato una cosa sconvolgente: il suo cuore non aveva battuto come al solito nel rivederla. Anzi, il suo cuore sembrava agire mosso sotto un impulso nuovo, senza comando alcuno e in piena anarchia.
Col pensiero era tornato su quei quindici minuti passati in quella agenzia e di quella forte sensazione di mancanza a cui non si era dato giustificazione. Al viso di lei, della bionda Lisa, quella che l'aveva servito e consegnato i biglietti d'aereo. Lui le aveva sfiorato la mano inavvertitamente mentre li aveva raccolti. La verità a cui era arrivato lo aveva sconvolto: il suo cuore aveva preso a battere per lei fino a sembrare di scoppiare, toglierli il respiro. “Dio! Mi sono innamorato!”.
Erano stati giorni di malessere come mai aveva passato. Aveva nascosto il suo animo in disordine alla moglie Piera, pensando che mai avrebbe capito. E poi, ancora ricordi, solo ricordi...
Ricordi di quel giorno in cui camminava lungo la strada deserta per l'ora di pausa.
Dietro di lui il rumore felpato di passi che procedevano lenti come il suo camminare in compagnia dei suoi pensieri. L'istinto a fermarsi lo aveva portato a mettersi a lato della strada: aveva pensato che chi stava dietro poteva avere fretta e necessità di superarlo. Ma come i suoi passi cedevano il passo, anche quelli dietro a lui di fermavano. Incuriosito, aveva ripreso a rimettersi in movimento: con circospezione. Per un attimo era stato preso dal sospetto che qualcuno lo seguisse. Aveva accelerato il passo improvvisamente accorgendosi che dietro a lui qualcuno sbatteva pesantemente le suole sul marciapiede. A questo punto si era voltato e visto chi lo seguiva: era lei, Lisa. Preso alla sprovvista l'aveva vista avvicinarsi quasi minacciosa. “ Ma mi vuoi far cadere per terra? Che hai da correre?”, le aveva detto. Lui imbarazzatissimo le aveva chiesto il perché di quella domanda. E ci aveva messo tanta fatica pure a rivolgerle la parola dato che l'emozione di rivederla gli toglieva il fiato. “ Che fai? Mi eviti?”, aveva aggiunto lei in modo che non lasciava spazio a interpretazioni. Paolo aveva capito che anche lei aveva una forte attrazione per lui, e dal suo modo di guardarlo era chiaro. Di fronte a quella situazione aveva provato estasi e terrore assieme.
Avevano rotto poi il ghiaccio chiacchierando del più e del meno e senza lasciarsi andare a frasi esplicite. E poi i ricordi ancora di quei giorni passati con il cuore in subbuglio al pensiero di Lisa, mentre la moglie Piera era fuori con i bambini dai suoi parenti. Il ritrovarsi sulla strada deserta alla solita ora di pausa. Sentirla arrivare dietro di lui annunciata dai suoi frettolosi passi. Sentirsi inseguito e desiderato. Ma poi era arrivato il momento in cui aveva realizzato che non poteva andare avanti. Si era sentito colpevole e aveva affrontato Lisa con la ferocia di chi vuole farsi male, dicendole che niente sarebbe nato tra lui e lei. Per risposta si era preso un “ ma vai al diavolo!”.
Ancora passi su quella strada, in quell'ora solita di pausa. Piera e tornata dalla vacanza e tutto e ritornato quasi come prima. E Paolo sta meditando sulla scelta che ha preso senza pensare alle conseguenze. Non avrebbe immaginato di come può far male il cuore quando qualcuno te lo porta via.
Sa bene che mai più udrà quel frettoloso scalpitare di passi. Lisa adesso va per altre vie ed evita di incontrarlo. Ma lui pensa a quanto gli potrebbero essere di conforto ancora i suoi passi. Adesso si illude ogni volta che avverte qualcuno provenire dal fondo della strada. Ma riconosce che non sono i passi di lei, e presto va via l'emozione di un cuore che ha preso a battere nervoso, e che poi si arrende alla vista dell'ennesimo sconosciuto.
Un altro giorno di passi.
Dietro di noi solo il silenzio.
Lo sconosciuto di turno.
Lungo i fiumi di carne di Calcutta e Manhattan.
Senza domande e ne risposte. E in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.
Traccia di mezzogiorno. Qualcosa di insolito.
Tutti hanno un compagno lungo la strada : a volte invisibile. Dinpal non ne conosce uno di quelli che come lui percorrono ogni giorno il tratto tra il mercato dei fiori a Calcutta sino al Howrah Bridge. Un fiume di carne umana senza una meta precisa e che diventa una marea quando si riversa sulle acque del fiume affluente del Gange. Un unico corpo di nervi, muscoli, ossa, cuore e anima in perfetta sintonia. Un unico odore di sudore che cammina senza potersi fermare, mosso da una forza misteriosa e potente da cui non si può uscire. Chi entra nel fiume di carne umana non può che farsi condurre dal movimento. Dinpal lascia chi sta dietro lui incollarsi al suo corpo e partecipare a quella unione di corpi diseredati verso il bagno di purificazione.
Anche George cammina per le vie di Manhattan secondo il preciso copione ben collaudato della Grande Mela. Dietro alle sue spalle non ha idea chi ci sia. Ne avverte però la presenza.
I passi si confondono, segnano la strada, spostano la polvere, consumano il marciapiede. Una infinità di passi, una infinità di anime in movimento a distanza controllata. Ordinati nel senso e nel ritmo, nei movimenti regolati dalle indicazioni dei semafori. Come un universo stellare regolato da forze ancestrali, che dopo il caos hanno trovato l'equilibrio. E tutto il suono di questi miliardi di passi umani si confondono con il rumore della città che fa da sottofondo sinfonico alla vita di chi vive in questa New York, dove il sogno americano si spegne giorno dopo giorno. Solo le bandiere a stelle e strisce rimangono l'unico baluardo di un sentimento che non si respira più nelle strade.
Anche Paolo quel giorno cammina. Ma i suoi passi sono solitari lungo quella strada che ben conosce. Il silenzio regna lungo le vie del centro, oramai svuotate per l'ora di pausa pranzo. Sono i cinque minuti che percorre a piedi per andare a prendere la macchina, dopo aver chiuso l'ufficio. Sono poche centinaia di metri fatti a piedi con calma, in rigoroso silenzio. Quel vuoto assoluto di rumore che gli serve per riuscire a captare il suono dei passi frettolosi di lei: Lisa.
Paolo indugia, spera con tutto il cuore di poter avvertire il suono di lei provenire da dietro di lui.
Indugia. E poi si ferma. Si volta di spalle e guarda il fondo della strada: nessuno compare.
I ricordi prendono possesso della sua mente.
Due settimane fa, sua moglie Piera, lo aveva chiamato al cellulare per ricordargli di passare all'agenzia viaggi per ritirare dei biglietti d'aereo. Le servivano per una breve vacanza con il loro due figli presso la sua famiglia di origine. “Stai tranquilla amore che passo! Anche se non ne avrei voglia, dato che mi lasci solo per una settimana”.
E per risposta lei lo aveva rimproverato di essergli sempre attaccato alle costole senza dargli respiro. “Lo sai quanto ti amo”, si giustificava ogni volta per questo suo attaccamento morboso.
In quella agenzia Paolo non ci aveva mai messo piede, benché fosse vicino al suo ufficio. L'aveva servito una ragazza di circa vent'anni, bionda, alta, snella, con due occhi color cioccolato e con un sorriso dolce e smagliante.
Preso i biglietti era uscito per tornarsene al suo ufficio. Ma lungo la strada lo aveva assalito una strana sensazione. Come se gli mancasse qualcosa. Si era fermato per controllare cosa mai la testa gli segnalasse. I documenti in tasca vi erano assieme al portafoglio; idem per il cellulare, le chiavi di macchina e di casa. Non mancava proprio nulla: i biglietti d'aereo li aveva in mano. Dopo qualche ora era tornato a casa e quando aveva rivisto Piera aveva realizzato una cosa sconvolgente: il suo cuore non aveva battuto come al solito nel rivederla. Anzi, il suo cuore sembrava agire mosso sotto un impulso nuovo, senza comando alcuno e in piena anarchia.
Col pensiero era tornato su quei quindici minuti passati in quella agenzia e di quella forte sensazione di mancanza a cui non si era dato giustificazione. Al viso di lei, della bionda Lisa, quella che l'aveva servito e consegnato i biglietti d'aereo. Lui le aveva sfiorato la mano inavvertitamente mentre li aveva raccolti. La verità a cui era arrivato lo aveva sconvolto: il suo cuore aveva preso a battere per lei fino a sembrare di scoppiare, toglierli il respiro. “Dio! Mi sono innamorato!”.
Erano stati giorni di malessere come mai aveva passato. Aveva nascosto il suo animo in disordine alla moglie Piera, pensando che mai avrebbe capito. E poi, ancora ricordi, solo ricordi...
Ricordi di quel giorno in cui camminava lungo la strada deserta per l'ora di pausa.
Dietro di lui il rumore felpato di passi che procedevano lenti come il suo camminare in compagnia dei suoi pensieri. L'istinto a fermarsi lo aveva portato a mettersi a lato della strada: aveva pensato che chi stava dietro poteva avere fretta e necessità di superarlo. Ma come i suoi passi cedevano il passo, anche quelli dietro a lui di fermavano. Incuriosito, aveva ripreso a rimettersi in movimento: con circospezione. Per un attimo era stato preso dal sospetto che qualcuno lo seguisse. Aveva accelerato il passo improvvisamente accorgendosi che dietro a lui qualcuno sbatteva pesantemente le suole sul marciapiede. A questo punto si era voltato e visto chi lo seguiva: era lei, Lisa. Preso alla sprovvista l'aveva vista avvicinarsi quasi minacciosa. “ Ma mi vuoi far cadere per terra? Che hai da correre?”, le aveva detto. Lui imbarazzatissimo le aveva chiesto il perché di quella domanda. E ci aveva messo tanta fatica pure a rivolgerle la parola dato che l'emozione di rivederla gli toglieva il fiato. “ Che fai? Mi eviti?”, aveva aggiunto lei in modo che non lasciava spazio a interpretazioni. Paolo aveva capito che anche lei aveva una forte attrazione per lui, e dal suo modo di guardarlo era chiaro. Di fronte a quella situazione aveva provato estasi e terrore assieme.
Avevano rotto poi il ghiaccio chiacchierando del più e del meno e senza lasciarsi andare a frasi esplicite. E poi i ricordi ancora di quei giorni passati con il cuore in subbuglio al pensiero di Lisa, mentre la moglie Piera era fuori con i bambini dai suoi parenti. Il ritrovarsi sulla strada deserta alla solita ora di pausa. Sentirla arrivare dietro di lui annunciata dai suoi frettolosi passi. Sentirsi inseguito e desiderato. Ma poi era arrivato il momento in cui aveva realizzato che non poteva andare avanti. Si era sentito colpevole e aveva affrontato Lisa con la ferocia di chi vuole farsi male, dicendole che niente sarebbe nato tra lui e lei. Per risposta si era preso un “ ma vai al diavolo!”.
Ancora passi su quella strada, in quell'ora solita di pausa. Piera e tornata dalla vacanza e tutto e ritornato quasi come prima. E Paolo sta meditando sulla scelta che ha preso senza pensare alle conseguenze. Non avrebbe immaginato di come può far male il cuore quando qualcuno te lo porta via.
Sa bene che mai più udrà quel frettoloso scalpitare di passi. Lisa adesso va per altre vie ed evita di incontrarlo. Ma lui pensa a quanto gli potrebbero essere di conforto ancora i suoi passi. Adesso si illude ogni volta che avverte qualcuno provenire dal fondo della strada. Ma riconosce che non sono i passi di lei, e presto va via l'emozione di un cuore che ha preso a battere nervoso, e che poi si arrende alla vista dell'ennesimo sconosciuto.
Un altro giorno di passi.
Dietro di noi solo il silenzio.
Lo sconosciuto di turno.
Lungo i fiumi di carne di Calcutta e Manhattan.
Senza domande e ne risposte. E in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.