[MI 162] Raffaele spacca robe e il mercatino di strane cose
Posted: Sun Feb 06, 2022 11:24 pm
viewtopic.php?p=29231#p29231
Traccia di mezzanotte: debolezze e virtù
"Non ci si comporta male" ripeteva Raffaele più volte durante la giornata.
Aveva la particolare abitudine di spaccare ogni tanto qualcosa: a calci la porta, una sedia per terra o altri oggetti contro il muro: “Non ci si comporta male” continuava con un sorrisino rivolto al suo interlocutore.
“Immagino che non volevi farlo apposta” diceva Massimo, come se non lo conoscesse.
“Invece l'ho fatto apposta, volutamente, proprio, sì,” rispondeva con lo sguardo di sfida e sempre quel sorrisino stampato.”
Suo fratellone ci provava sempre, con la speranza di ricevere una risposta diversa: “Continua pure, fracassa tutto quello che vuoi.”
“No, non si fa! Perché non si fa? Bisogna comportarsi bene. Mi spieghi perché non si fa?”
“No!” rispose secco Massimo e uscì di casa.
Attaccò con il pianoforte: Bach. Quello era sacro, lo strumento; lo lucidava con un panno di lana e nulla poteva valere di più. Le sue dita affusolate scorrevano armoniose: frutto di almeno cinque ore al giorno di studio, che a volte potevano raddoppiare. Uno studio metodico, ossessivo, ma soprattutto autodidatta; iniziato per caso guardando un video di Glenn Gould.
Rimase colpito, prima che dalla musica, dal trasporto emotivo del pianista, dalla mimica e dal movimento delle sue labbra che, quasi sussurrando, accompagnavano lo scorrere delle mani. Ne analizzava tasto per tasto, a rallentatore, i movimenti sulla tastiera. Una dote speciale. E dopo una suonata non era rara una spaccata.
Gli capitava anche per strada: lanciare un'arancia presa dal banco del fruttivendolo contro una macchina o versare a terra il vino di un calice poggiato sul tavolino all'ora dell'aperitivo, scatenando nell'avventore, se andava bene, male parole.
L'intelligenza sembrava sprecata, sembrava, ma il dono della musica no. Si propose Massimo, come investitore di tempo e passione. Lo portò in esibizione in una chiesetta sconsacrata di periferia: venticinque posti a sedere che dall'emozione sembravano tutti pieni, più altrettanti attaccati al soffitto e altri alle pareti come magneti. Ma nella realtà erano tre: suo fratello, un amico e un amico dell'amico. Massimo filmava e in diretta sui social locali mandava, che in breve divennero nazionali e internazionali.
New York, Sidney, Johannesburg, il successo non cambiò di una virgola l'animo del ragazzo e la sua storia finì su tutti i giornali.
Le sue sfuriate non erano mai rivolte alle persone; la sua rabbia si scagliava solo contro oggetti, mai di alto valore, anche se la preoccupazione rimaneva sempre, anzi il terrore, soprattutto per chi non lo conosceva, considerato il suo metro e novanta e la robusta corporatura.
Capitò in un curioso mercatino d'artigianato dove la sua fama era nota, quella distruttrice: “Alla larga!” diceva un venditore di orrende bomboniere glitterate. Ma troppo tardi: due angioletti si ritrovarono amputati delle loro ali.
Partirono una serie di ingiurie alle quali Raffaele rispose: “Possiamo riattaccarle con la colla!”
“Tutte le volte la stessa storia! Devi sempre rompere le mie cose?”
“Non è una grande perdita; tieni, te le ripago io, ma lascialo un po' in pace” disse la signora del banchetto di fianco che faceva ai ferri sciarpe per cani.
“No! Non bastano due delfini; devi aggiungere anche due coccodrilli e due orsetti!”
“Prendi pure tutto il sacchetto, basta che la smetti”.
Chiamarono l'ambulanza e quando giunse sul luogo, il dottore si rivolse al venditore di statuette: “Stia tranquillo, salga con noi e andrà tutto bene”
“Non sono io, ma quel disgraziato che dovete prendere”
“Chi?”
Raffaele si era volatilizzato.
“Ehi, non te le mangiare tutte, fanno male ai denti” disse un tizio di un altro banchetto che vendeva modellini di barche fatti con vecchie scarpe.”
“Quali, questi denti?” si sfilò una dentiera completa delle due arcate che faceva battere con il movimento della mano”
“Però! Potresti far parte di una band di samba” gli rispose l'artista di scarpevelieri.
“Molto originali, queste scarpe, si possono indossare?” chiese un passante.
“Certo! E sono anche molto utili.”
“Per che cosa?”
“Per camminare sulle acque!”
Di fronte, isolato, c'era un banchetto con un bella scritta in vista: abiti usati; si faceva però fatica ad avvicinarsi, poiché un penetrante fetore aleggiava là intorno. Giuseppe, meticolosamente suddivideva il vestiario in varie ceste segnalandone l'uso dopo l'ultimo lavaggio: un giorno, due giorni, una settimana, un mese. Qualcuno provò a fargli notare quel sottile odore da clochard, ma lui rispondeva: “Sono coerente e non voglio prendere in giro nessuno”.
Una ragazza magra e slanciata faceva gioielli con verdura essiccata; un cartello per attirare clientela segnalava: “Gioielli biodegradabili e biodigeribili, quando non li vorrete più indossare con una spaghettata li potrete mangiare.”
Detto fatto: a fianco, Adamo, con fornello e padella pronto a preparare sughetti per chi dell'acquisto si fosse all'istante pentito. Il successo non mancò tra i senzatetto che affamati furono saziati e per di più vestiti con i capi vintage, dopo averli lavati alla lavanderia a gettoni di fianco.
Arturo era il re della carta velina, la inamidava e realizzava lampade, piatti, tavoli, sedie, valigie, automobili e case, per piccole principesse.
Tommaso scolpiva il legno ed aveva un'idea fissa: creare un guardaroba per Pinocchio
Jack il poeta, inattivo da anni, seduto su un tappetino elemosinava ispirazione. Una fila perenne davanti a lui sostava per prestargli consiglio senza effetto sortire, ma dando vita a una nuova preoccupante schiera di poeti.
Teresa regalava bolle di sapone; appena create le spruzzava con una bomboletta composta da una sostanza resinosa che ne manteneva la forma.
“Cozze di montagna! Cozze di montagna! Capesante! Vongole! Frutti di mare!” urlava Alfonso, con in mano dei fossili marini raccolti sugli appennini. Il suo figliolo intratteneva i passanti con una pianola posta al centro della piazzetta del mercato con la quale si cimentava in scombinate inascoltabili melodie. Quel suono non sfuggì a Raffaele, che nel frattempo si era perso a leggere gli ingredienti di scatolame di un Market di prodotti asiatici lì vicino.
Notò la pianola e chiese al bambino se poteva provarla. Un oggetto di plastica con diversi tasti rotti e un suono stonato da Bontempi anni ottanta, ma che al tocco di Raffaele, per magia, si trasformò in uno Steinway a coda. Partì un mirabile allegro di Bach e Jack ebbe un sussulto, riconobbe il prodigio di fama mondiale; si alzò dalla posizione a gambe incrociate per ammirarlo da vicino, e il suo taccuino riprese vita dopo anni di attesa. Mary offrì a tutti le sue torte dietetiche: senza burro, senza uova, senza latte, senza zucchero, senza lievito; delle mattonelle, ma che inzuppate nelle tisane di vari fiori che metteva a disposizione, dopo mezz'ora, risultavano anche gradevoli.
Egisto, venditore di profumi, inaugurò il suo nuovo prodotto: essenza di futuro roseo.
Raffaele suonava con le labbra che accompagnavano la musica alla Gould; tutti intorno ad ascoltare in religioso silenzio, in un'atmosfera sospesa, familiare; qualcuno si teneva per mano. All'improvviso un'assordante sirena: era Jimmy, produttore di suoni. Raffaele interruppe il concerto e si diresse minaccioso verso il signore, alla ricerca dello strumento che emetteva quel fastidioso suono.
Ma Jimmy era senza banchetto, seduto su una sedia con un microfono, un piccolo amplificatore e la sua voce che imitava suoni di ogni genere.
Raffaele lo osservò, puntò i suoi occhi scintillanti sull'altoparlante... per poi deviarli sullo sguardo di Jimmy, e fu molto soddisfatto di sentire di non dovere fare nulla.
Traccia di mezzanotte: debolezze e virtù
"Non ci si comporta male" ripeteva Raffaele più volte durante la giornata.
Aveva la particolare abitudine di spaccare ogni tanto qualcosa: a calci la porta, una sedia per terra o altri oggetti contro il muro: “Non ci si comporta male” continuava con un sorrisino rivolto al suo interlocutore.
“Immagino che non volevi farlo apposta” diceva Massimo, come se non lo conoscesse.
“Invece l'ho fatto apposta, volutamente, proprio, sì,” rispondeva con lo sguardo di sfida e sempre quel sorrisino stampato.”
Suo fratellone ci provava sempre, con la speranza di ricevere una risposta diversa: “Continua pure, fracassa tutto quello che vuoi.”
“No, non si fa! Perché non si fa? Bisogna comportarsi bene. Mi spieghi perché non si fa?”
“No!” rispose secco Massimo e uscì di casa.
Attaccò con il pianoforte: Bach. Quello era sacro, lo strumento; lo lucidava con un panno di lana e nulla poteva valere di più. Le sue dita affusolate scorrevano armoniose: frutto di almeno cinque ore al giorno di studio, che a volte potevano raddoppiare. Uno studio metodico, ossessivo, ma soprattutto autodidatta; iniziato per caso guardando un video di Glenn Gould.
Rimase colpito, prima che dalla musica, dal trasporto emotivo del pianista, dalla mimica e dal movimento delle sue labbra che, quasi sussurrando, accompagnavano lo scorrere delle mani. Ne analizzava tasto per tasto, a rallentatore, i movimenti sulla tastiera. Una dote speciale. E dopo una suonata non era rara una spaccata.
Gli capitava anche per strada: lanciare un'arancia presa dal banco del fruttivendolo contro una macchina o versare a terra il vino di un calice poggiato sul tavolino all'ora dell'aperitivo, scatenando nell'avventore, se andava bene, male parole.
L'intelligenza sembrava sprecata, sembrava, ma il dono della musica no. Si propose Massimo, come investitore di tempo e passione. Lo portò in esibizione in una chiesetta sconsacrata di periferia: venticinque posti a sedere che dall'emozione sembravano tutti pieni, più altrettanti attaccati al soffitto e altri alle pareti come magneti. Ma nella realtà erano tre: suo fratello, un amico e un amico dell'amico. Massimo filmava e in diretta sui social locali mandava, che in breve divennero nazionali e internazionali.
New York, Sidney, Johannesburg, il successo non cambiò di una virgola l'animo del ragazzo e la sua storia finì su tutti i giornali.
Le sue sfuriate non erano mai rivolte alle persone; la sua rabbia si scagliava solo contro oggetti, mai di alto valore, anche se la preoccupazione rimaneva sempre, anzi il terrore, soprattutto per chi non lo conosceva, considerato il suo metro e novanta e la robusta corporatura.
Capitò in un curioso mercatino d'artigianato dove la sua fama era nota, quella distruttrice: “Alla larga!” diceva un venditore di orrende bomboniere glitterate. Ma troppo tardi: due angioletti si ritrovarono amputati delle loro ali.
Partirono una serie di ingiurie alle quali Raffaele rispose: “Possiamo riattaccarle con la colla!”
“Tutte le volte la stessa storia! Devi sempre rompere le mie cose?”
“Non è una grande perdita; tieni, te le ripago io, ma lascialo un po' in pace” disse la signora del banchetto di fianco che faceva ai ferri sciarpe per cani.
“No! Non bastano due delfini; devi aggiungere anche due coccodrilli e due orsetti!”
“Prendi pure tutto il sacchetto, basta che la smetti”.
Chiamarono l'ambulanza e quando giunse sul luogo, il dottore si rivolse al venditore di statuette: “Stia tranquillo, salga con noi e andrà tutto bene”
“Non sono io, ma quel disgraziato che dovete prendere”
“Chi?”
Raffaele si era volatilizzato.
“Ehi, non te le mangiare tutte, fanno male ai denti” disse un tizio di un altro banchetto che vendeva modellini di barche fatti con vecchie scarpe.”
“Quali, questi denti?” si sfilò una dentiera completa delle due arcate che faceva battere con il movimento della mano”
“Però! Potresti far parte di una band di samba” gli rispose l'artista di scarpevelieri.
“Molto originali, queste scarpe, si possono indossare?” chiese un passante.
“Certo! E sono anche molto utili.”
“Per che cosa?”
“Per camminare sulle acque!”
Di fronte, isolato, c'era un banchetto con un bella scritta in vista: abiti usati; si faceva però fatica ad avvicinarsi, poiché un penetrante fetore aleggiava là intorno. Giuseppe, meticolosamente suddivideva il vestiario in varie ceste segnalandone l'uso dopo l'ultimo lavaggio: un giorno, due giorni, una settimana, un mese. Qualcuno provò a fargli notare quel sottile odore da clochard, ma lui rispondeva: “Sono coerente e non voglio prendere in giro nessuno”.
Una ragazza magra e slanciata faceva gioielli con verdura essiccata; un cartello per attirare clientela segnalava: “Gioielli biodegradabili e biodigeribili, quando non li vorrete più indossare con una spaghettata li potrete mangiare.”
Detto fatto: a fianco, Adamo, con fornello e padella pronto a preparare sughetti per chi dell'acquisto si fosse all'istante pentito. Il successo non mancò tra i senzatetto che affamati furono saziati e per di più vestiti con i capi vintage, dopo averli lavati alla lavanderia a gettoni di fianco.
Arturo era il re della carta velina, la inamidava e realizzava lampade, piatti, tavoli, sedie, valigie, automobili e case, per piccole principesse.
Tommaso scolpiva il legno ed aveva un'idea fissa: creare un guardaroba per Pinocchio
Jack il poeta, inattivo da anni, seduto su un tappetino elemosinava ispirazione. Una fila perenne davanti a lui sostava per prestargli consiglio senza effetto sortire, ma dando vita a una nuova preoccupante schiera di poeti.
Teresa regalava bolle di sapone; appena create le spruzzava con una bomboletta composta da una sostanza resinosa che ne manteneva la forma.
“Cozze di montagna! Cozze di montagna! Capesante! Vongole! Frutti di mare!” urlava Alfonso, con in mano dei fossili marini raccolti sugli appennini. Il suo figliolo intratteneva i passanti con una pianola posta al centro della piazzetta del mercato con la quale si cimentava in scombinate inascoltabili melodie. Quel suono non sfuggì a Raffaele, che nel frattempo si era perso a leggere gli ingredienti di scatolame di un Market di prodotti asiatici lì vicino.
Notò la pianola e chiese al bambino se poteva provarla. Un oggetto di plastica con diversi tasti rotti e un suono stonato da Bontempi anni ottanta, ma che al tocco di Raffaele, per magia, si trasformò in uno Steinway a coda. Partì un mirabile allegro di Bach e Jack ebbe un sussulto, riconobbe il prodigio di fama mondiale; si alzò dalla posizione a gambe incrociate per ammirarlo da vicino, e il suo taccuino riprese vita dopo anni di attesa. Mary offrì a tutti le sue torte dietetiche: senza burro, senza uova, senza latte, senza zucchero, senza lievito; delle mattonelle, ma che inzuppate nelle tisane di vari fiori che metteva a disposizione, dopo mezz'ora, risultavano anche gradevoli.
Egisto, venditore di profumi, inaugurò il suo nuovo prodotto: essenza di futuro roseo.
Raffaele suonava con le labbra che accompagnavano la musica alla Gould; tutti intorno ad ascoltare in religioso silenzio, in un'atmosfera sospesa, familiare; qualcuno si teneva per mano. All'improvviso un'assordante sirena: era Jimmy, produttore di suoni. Raffaele interruppe il concerto e si diresse minaccioso verso il signore, alla ricerca dello strumento che emetteva quel fastidioso suono.
Ma Jimmy era senza banchetto, seduto su una sedia con un microfono, un piccolo amplificatore e la sua voce che imitava suoni di ogni genere.
Raffaele lo osservò, puntò i suoi occhi scintillanti sull'altoparlante... per poi deviarli sullo sguardo di Jimmy, e fu molto soddisfatto di sentire di non dovere fare nulla.