[MI162] Vivere come Janis Joplin
Posted: Sun Feb 06, 2022 7:33 pm
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Traccia di Mezzogiorno: Lei
Sulla litoranea vi è un gran movimento di mezzi meccanici. Le ruspe avanzano sull'arenile sotto gli occhi incuriositi di alcuni passanti. C'è chi appare soddisfatto quando il primo casotto di legno si accartoccia sotto il peso della pesante benna. “Era ora di finirla con questa sconcio in riva al mare, baracche per le vacanze di gente rozza e maleducata, che vanno a fare i bisogni in giro per gli arenili e tra gli stessi casotti”. Forse è una punta d'invidia quella che muove tali pensieri. D'altronde, con appena 300.000 lire di canone comunale si poteva avere la casa al mare. La mancanza di corrente elettrica e di acqua faceva della vita del casottista, una sorta di vita al naturale senza pretese, a contatto del mare notte e giorno, migliore di altre soluzioni come il campeggio. La stagione estiva iniziava già ad aprile e terminava a settembre inoltrato, quando le spiagge si spopolavano. Non mancavano le feste e i pranzi organizzati a ferragosto, con gli immancabili tornei di calcio a squadre. E la piccola Patrizia, detta Patty, era cresciuta dentro questa realtà. Diceva sempre che si era accorta di diventare grande quando le erano comparsi i primi peli sul pube, dato che girava nuda in spiaggia quando non c'era nessuno, nonostante la madre la sgridasse. Ma lei era già a quella età una ribelle e amante della natura. I momenti più belli erano quelli in cui poteva fare pipì in piedi di fronte al mare in piena libertà. I suoi genitori che avevano la concessione sul mare di Ostia, dopo l'acquisto di una vera casa al mare, l'avevano lasciato a lei, oramai maggiorenne e incline a portarsi appresso uno stuolo di amici chiassosi e bevitori di ogni sorta di liquido al limite dell'infiammabile.
Anche Patty, ora venticinquenne, osserva i casotti andare giù uno alla volta e pensa ai suoi cinque amici con cui si era data appuntamento sull'arenile per bloccare la demolizione, ma che data l'ora, mai arriveranno: “Traditori infami, fin quando c'è stato da divertirsi andava bene”.
Disillusione e delusione l'accompagnano, mentre girandosi di spalle si avvia per l'ultima volta verso il suo adorato casotto. Le sue zeppe affondano sulla sabbia resa scura dalla passata mareggiata di novembre del giorno prima. Patty ora si ritrova lì, di fronte a esso. Le pareti fatte a tavole orizzontali pitturate di bianco. Le finestrelle con le persiane colorate di un blu intenso.
Le scritte variopinte fatte a bomboletta spray dai suoi amici che rendono quella sorta di ritrovo per sbandati e non. E poi, la sua poltrona di pelle posta sul terrazzo coperto, buona per tutte le occasioni. Già! Patty ricorda ancora cosa tutto non ci ha fatto lì sopra.
Rassegnata, si è seduta su di essa: di fronte a lei il mare di questo 10 novembre 1970. “ Maledetto sindaco! Adesso che demolisci i nostri casotti ci potrai speculare dando in concessione l'arenile agli stabilimenti”.
Com'è foriera di pensieri la risacca di quelle onde che stanche, ma forti, s'infrangono sulla battigia, smuovendo l'animo e i ricordi di Patty sulla sua gioventù. Il fuoco che arde sulla spiaggia nelle sere d'estate, tutti gli amici a cantare dietro gli accordi della chitarra di Mario. Erano tutti amici di liceo, con cui condivideva la libertà, la spensieratezza, idee politiche, l'amore libero e tanta buona erba. Quella non mancò mai nel periodo in cui si era unito al gruppo anche due militari americani di stanza alla base navale, e i quali avevano a disposizione, attraverso i contatti di alcuni di loro in Vietnam, dell'hashish di ottima qualità.
Patty ripensa a quelle notti di musica al ritmo di “come on come on and take another little piece of my heart nov, baby.!”. Quanto si sentiva affascinata da Janis Joplin. Per questa passione si era iscritta a canto e appena era stata notata era finita per cantare i suoi pezzi nei pub romani accompagnata dal gruppo con cui collaborava. Aveva la stessa voce roca ma possente. La voglia di gridare ed esternare la rabbia che aveva dentro. Aveva la stessa ribellione a ogni forma di imposizione che provenisse dai governi. Era per l'amore libero, la sperimentazione di droghe, culture mistiche: per la Beat generation .
Anche lei era caduta in una vita sregolata e senza progetti: le voleva assomigliare in tutto. Aveva preso ad andare in giro a cantare con un gruppo di amici con cui divideva ricavi, stupefacenti e letto. Inutili le lacrime di sua madre: non erano servite a farla cambiare strada. Questa invece era cambiata il giorno in cui si era ritrovata senza voce durante una esibizione. Aveva cercato di sforzare la voce sino al punto di accusare un dolore acuto. Portata in ospedale il responso dei medici era stato implacabile: tumore alle corde vocali; la sua carriera era terminata lì. Non le era rimasto che sei mesi di terapia con cui si era ristabilita, ma che l'avevano costretta a lasciare il gruppo, riprendendo a frequentare gli amici di sempre. Ma la vita non era più come prima.
Già! A ottobre è morta di overdose la sua Janis Joplin e tale perdita la sta facendo riflettere. Lei non può gettare via la sua vita in quel modo. Intanto il rumore delle ruspe che si avvicinano la distoglie dai pensieri. Alcuni operai la invitano ad andare via. Patty si è sollevata per l'ultima volta dalla sua poltrona vista mare e si è allontanata quanto serve per assistere al crollo del suo casotto; la cui caduta rovinosa le appare come quella che è stata la sua vita. Ma nonostante il fallimento, il suo cuore lo ha spezzato per darlo a tante persone in condivisione: questo le ha insegnato Janis.
Voglio che tu ti smuova, smuova, smuova, smuova e lo prenda
Prendilo!
Prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore, tesoro!
Oh, oh, rompilo!
Rompi un altro po' il mio cuore adesso, caro, sì, sì, sì
oh, oh, prendi!
Prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore, tesoro
Lo sai, puoi averlo se ti fa sentire meglio.
Peace of my heart. Janis Joplin.
Traccia di Mezzogiorno: Lei
Sulla litoranea vi è un gran movimento di mezzi meccanici. Le ruspe avanzano sull'arenile sotto gli occhi incuriositi di alcuni passanti. C'è chi appare soddisfatto quando il primo casotto di legno si accartoccia sotto il peso della pesante benna. “Era ora di finirla con questa sconcio in riva al mare, baracche per le vacanze di gente rozza e maleducata, che vanno a fare i bisogni in giro per gli arenili e tra gli stessi casotti”. Forse è una punta d'invidia quella che muove tali pensieri. D'altronde, con appena 300.000 lire di canone comunale si poteva avere la casa al mare. La mancanza di corrente elettrica e di acqua faceva della vita del casottista, una sorta di vita al naturale senza pretese, a contatto del mare notte e giorno, migliore di altre soluzioni come il campeggio. La stagione estiva iniziava già ad aprile e terminava a settembre inoltrato, quando le spiagge si spopolavano. Non mancavano le feste e i pranzi organizzati a ferragosto, con gli immancabili tornei di calcio a squadre. E la piccola Patrizia, detta Patty, era cresciuta dentro questa realtà. Diceva sempre che si era accorta di diventare grande quando le erano comparsi i primi peli sul pube, dato che girava nuda in spiaggia quando non c'era nessuno, nonostante la madre la sgridasse. Ma lei era già a quella età una ribelle e amante della natura. I momenti più belli erano quelli in cui poteva fare pipì in piedi di fronte al mare in piena libertà. I suoi genitori che avevano la concessione sul mare di Ostia, dopo l'acquisto di una vera casa al mare, l'avevano lasciato a lei, oramai maggiorenne e incline a portarsi appresso uno stuolo di amici chiassosi e bevitori di ogni sorta di liquido al limite dell'infiammabile.
Anche Patty, ora venticinquenne, osserva i casotti andare giù uno alla volta e pensa ai suoi cinque amici con cui si era data appuntamento sull'arenile per bloccare la demolizione, ma che data l'ora, mai arriveranno: “Traditori infami, fin quando c'è stato da divertirsi andava bene”.
Disillusione e delusione l'accompagnano, mentre girandosi di spalle si avvia per l'ultima volta verso il suo adorato casotto. Le sue zeppe affondano sulla sabbia resa scura dalla passata mareggiata di novembre del giorno prima. Patty ora si ritrova lì, di fronte a esso. Le pareti fatte a tavole orizzontali pitturate di bianco. Le finestrelle con le persiane colorate di un blu intenso.
Le scritte variopinte fatte a bomboletta spray dai suoi amici che rendono quella sorta di ritrovo per sbandati e non. E poi, la sua poltrona di pelle posta sul terrazzo coperto, buona per tutte le occasioni. Già! Patty ricorda ancora cosa tutto non ci ha fatto lì sopra.
Rassegnata, si è seduta su di essa: di fronte a lei il mare di questo 10 novembre 1970. “ Maledetto sindaco! Adesso che demolisci i nostri casotti ci potrai speculare dando in concessione l'arenile agli stabilimenti”.
Com'è foriera di pensieri la risacca di quelle onde che stanche, ma forti, s'infrangono sulla battigia, smuovendo l'animo e i ricordi di Patty sulla sua gioventù. Il fuoco che arde sulla spiaggia nelle sere d'estate, tutti gli amici a cantare dietro gli accordi della chitarra di Mario. Erano tutti amici di liceo, con cui condivideva la libertà, la spensieratezza, idee politiche, l'amore libero e tanta buona erba. Quella non mancò mai nel periodo in cui si era unito al gruppo anche due militari americani di stanza alla base navale, e i quali avevano a disposizione, attraverso i contatti di alcuni di loro in Vietnam, dell'hashish di ottima qualità.
Patty ripensa a quelle notti di musica al ritmo di “come on come on and take another little piece of my heart nov, baby.!”. Quanto si sentiva affascinata da Janis Joplin. Per questa passione si era iscritta a canto e appena era stata notata era finita per cantare i suoi pezzi nei pub romani accompagnata dal gruppo con cui collaborava. Aveva la stessa voce roca ma possente. La voglia di gridare ed esternare la rabbia che aveva dentro. Aveva la stessa ribellione a ogni forma di imposizione che provenisse dai governi. Era per l'amore libero, la sperimentazione di droghe, culture mistiche: per la Beat generation .
Anche lei era caduta in una vita sregolata e senza progetti: le voleva assomigliare in tutto. Aveva preso ad andare in giro a cantare con un gruppo di amici con cui divideva ricavi, stupefacenti e letto. Inutili le lacrime di sua madre: non erano servite a farla cambiare strada. Questa invece era cambiata il giorno in cui si era ritrovata senza voce durante una esibizione. Aveva cercato di sforzare la voce sino al punto di accusare un dolore acuto. Portata in ospedale il responso dei medici era stato implacabile: tumore alle corde vocali; la sua carriera era terminata lì. Non le era rimasto che sei mesi di terapia con cui si era ristabilita, ma che l'avevano costretta a lasciare il gruppo, riprendendo a frequentare gli amici di sempre. Ma la vita non era più come prima.
Già! A ottobre è morta di overdose la sua Janis Joplin e tale perdita la sta facendo riflettere. Lei non può gettare via la sua vita in quel modo. Intanto il rumore delle ruspe che si avvicinano la distoglie dai pensieri. Alcuni operai la invitano ad andare via. Patty si è sollevata per l'ultima volta dalla sua poltrona vista mare e si è allontanata quanto serve per assistere al crollo del suo casotto; la cui caduta rovinosa le appare come quella che è stata la sua vita. Ma nonostante il fallimento, il suo cuore lo ha spezzato per darlo a tante persone in condivisione: questo le ha insegnato Janis.
Voglio che tu ti smuova, smuova, smuova, smuova e lo prenda
Prendilo!
Prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore, tesoro!
Oh, oh, rompilo!
Rompi un altro po' il mio cuore adesso, caro, sì, sì, sì
oh, oh, prendi!
Prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore, tesoro
Lo sai, puoi averlo se ti fa sentire meglio.
Peace of my heart. Janis Joplin.