[MI162] Il senno di Poi
Posted: Sun Feb 06, 2022 7:28 pm
Traccia di mezzanotte: Debolezze e virtù.
[MI162] Il senno di Poi
[MI162] Il senno di Poi
Significo
il senso della vita.
Catartico
lo slancio di sollievo.
Fatidico
come qualunque un giorno.
il senso della vita.
Catartico
lo slancio di sollievo.
Fatidico
come qualunque un giorno.
Abbandonato in fasce in una chiesa, avrebbe dovuto chiamarsi Pio Trovato, nelle intenzioni delle suore.
Per un errore, venne registrato all’Anagrafe come Poi Trovato. E così poi rimase.
Ma il colpevole mezzemaniche dell’Anagrafe non lo adottò. Del resto, come lui, non lo fece un sacco di gente, poi.
Perché, nella campagna del novecento, una bocca in più da sfamare si prendeva se di buona costituzione fisica, e il piccolo era gracile e cagionevole di salute. In più (e anche l’occhio vuole la sua parte) era brutto e non cercava la compagnia degli altri, anche perché finivano sempre per prenderlo in giro.
“Giochi, Poi? Giochi poi?”
Le prime volte non capiva se lo chiamavano per giocare, e se doveva entrare in partita subito o dopo…
Quando tirava le sue conclusioni su una faccenda finita, gli altri si strizzavano l’occhio e si dicevano che il senno di Poi era prevedibile, e per lui era la peggiore offesa.
Bastava il senno di prima, sarebbe bastato. La colpa era del suo senno se era conosciuto “a posteriori”!
Le risse, nel collegio maschile, erano frequenti, ma Poi sapeva schivare un attacco irruente e frontale, in cui avrebbe avuto la peggio, con una finta e un passo indietro, a corpo inclinato, mentre il suo avversario incontrava il vuoto: sgusciava via senza essere sfiorato.
Certo, in un orfanotrofio hai già da badare ai tuoi sensi di perdita per metterti a fare amicizia o a confortare
un altro essere tuo pari.
C’era una cosa su tutte che gli faceva bene: lo stupore del sapere, le risposte ai suoi perché.
A scuola era selettivo. Imparava le cose che lo stupivano.
A Scienze, aveva chiesto al prof come facevano gli uccelli a volare, visto che, a occhio, il loro peso doveva essere difficile da sollevare.
- Te lo spiego, Trovato. Per volare, le ossa non devono essere pesanti come quelle di un animale terrestre. Pertanto, ecco che le ossa degli uccelli pesano poco perché… sono cave e vuote.
Un’altra volta, dopo avere scoperto come gli anelli del tronco di un albero e delle corna di uno stambecco dicano entrambi l’età del soggetto, si chiese:
- E abbiamo anche noi degli anelli da contare sul cuore per le prove che lo ispessiscono?
O anelli che circondano il cervello con tutte le conoscenze che contano?
Poi cresceva senza amici. Era anche una scelta: a che pro avvicinarsi a qualcuno che poi va altrove e non lo vedrai mai più? I primi anni, soprattutto, invidiava i piccoli che venivano scelti e la rabbia di chi crede di avere subito un’ingiustizia montava, insieme alla paura del futuro e alla convinzione di non essere attrezzato a farcela. Cosa potrà fare da grande?
Di una noia incredibile. Finché Poi Trovato, l’interno di più lungo corso, interviene.
Facendo violenza a se stesso, nel timore di un rifiuto annichilente per la sua autostima, si sente chiedere con voce chiara e ferma:
- Posso condurre questo corso io la prossima volta?
Il docente, sorpreso, acconsente per evitare di andare fuori tema con la faccenda della motivazione, ed è presente a seguire l’esordio di Poi.
Che sale in cattedra, in tutti i sensi, cambiando finanche l’espressione del viso.
Così esordisce:
- Noi sappiamo per esperienza che, se si ha la marea a favore, di solito si ha il vento contrario. Di rado riesci ad avere due positività su due insieme. -
- Salvo che la seconda non sia da virus. - interviene Esposito, che si è preso la “spagnola” l’anno prima.
Una salva di risate spezza la tensione di Poi.
- E sapete quanti tipi di strade esistono? No, non lo so neanch’io, ma ne ho viste tante tante e posso provare a parlarvene.
Strade che sbagliano e ti portano a sboccare in un corso e ricorso del centro storico. Strade che vogliono svoltare solo a destra, perché lì c’era una volta un angolo, dopo la fontana.
Strade che si inerpicano senza marciapiedi e le auto sopra ti seguono a tuo passo d’uomo; prima della cima rallentano per vedere la tua figura scendere normalmente piano piano e non di colpo, che vorrebbe dire
che la discesa è a rotta di collo per l’uomo e rischio cappottamento per l’auto. Strade a senso unico che vanno e non tornano mai: vicoli stretti, chiusi… Dicci, Donato. -
- Se non le calpestiamo mai non facciamo andirivieni e loro si chiudono in se stesse. - dice questi, guardandosi in giro con un sorriso guardingo.
La platea abbozza il ricambio di un cauto sorriso e sembra che si sciolga nello scambio di battute dall’ironia surreale e sottotraccia.
- Dove hai trovato questa ironia? - gli chiede il Direttore.
Poi risponde:
- Sa che ho avuto i miei problemi col “senno di poi” ma anche Poi, io stesso, ho cercato il mio.
Ho letto l’Ariosto, e il suo Orlando furioso.
Ho sognato che correvo con Astolfo, in un ambiente lunare, e, mentre lui cercava il senno di Orlando, del mio non c’era traccia. -
- Vuol dire che non l’hai perduto. Cerca cos’altro ti può mancare - mi ha detto il mio compagno.
Poi, mi ha strizzato l’occhio, indicandomela: era la mia ironia. Che ho dissepolto. -
L’ironia
è uno sguardo di sguincio
ai problemi saliti di grado
che coglie la sostanza del vano
e l’assunto reale distorto.
Col sorriso del senno di prima.
Adesso, il direttore gli batte la mano sulla spalla:
- È una gran bella virtù, quella dell’ironia, e dell’autoironia. Bravo! Credo, Poi Trovato, che tu abbia poi trovato cosa fare da grande. Qui, perché questo corso sarà tuo. -
Per un errore, venne registrato all’Anagrafe come Poi Trovato. E così poi rimase.
Ma il colpevole mezzemaniche dell’Anagrafe non lo adottò. Del resto, come lui, non lo fece un sacco di gente, poi.
Perché, nella campagna del novecento, una bocca in più da sfamare si prendeva se di buona costituzione fisica, e il piccolo era gracile e cagionevole di salute. In più (e anche l’occhio vuole la sua parte) era brutto e non cercava la compagnia degli altri, anche perché finivano sempre per prenderlo in giro.
“Giochi, Poi? Giochi poi?”
Le prime volte non capiva se lo chiamavano per giocare, e se doveva entrare in partita subito o dopo…
Quando tirava le sue conclusioni su una faccenda finita, gli altri si strizzavano l’occhio e si dicevano che il senno di Poi era prevedibile, e per lui era la peggiore offesa.
Bastava il senno di prima, sarebbe bastato. La colpa era del suo senno se era conosciuto “a posteriori”!
Le risse, nel collegio maschile, erano frequenti, ma Poi sapeva schivare un attacco irruente e frontale, in cui avrebbe avuto la peggio, con una finta e un passo indietro, a corpo inclinato, mentre il suo avversario incontrava il vuoto: sgusciava via senza essere sfiorato.
Certo, in un orfanotrofio hai già da badare ai tuoi sensi di perdita per metterti a fare amicizia o a confortare
un altro essere tuo pari.
C’era una cosa su tutte che gli faceva bene: lo stupore del sapere, le risposte ai suoi perché.
A scuola era selettivo. Imparava le cose che lo stupivano.
A Scienze, aveva chiesto al prof come facevano gli uccelli a volare, visto che, a occhio, il loro peso doveva essere difficile da sollevare.
- Te lo spiego, Trovato. Per volare, le ossa non devono essere pesanti come quelle di un animale terrestre. Pertanto, ecco che le ossa degli uccelli pesano poco perché… sono cave e vuote.
Un’altra volta, dopo avere scoperto come gli anelli del tronco di un albero e delle corna di uno stambecco dicano entrambi l’età del soggetto, si chiese:
- E abbiamo anche noi degli anelli da contare sul cuore per le prove che lo ispessiscono?
O anelli che circondano il cervello con tutte le conoscenze che contano?
Poi cresceva senza amici. Era anche una scelta: a che pro avvicinarsi a qualcuno che poi va altrove e non lo vedrai mai più? I primi anni, soprattutto, invidiava i piccoli che venivano scelti e la rabbia di chi crede di avere subito un’ingiustizia montava, insieme alla paura del futuro e alla convinzione di non essere attrezzato a farcela. Cosa potrà fare da grande?
***
Un giorno, il Direttore di turno decide di istituire dei corsi di motivazione psicologica che tiene lui stesso.Di una noia incredibile. Finché Poi Trovato, l’interno di più lungo corso, interviene.
Facendo violenza a se stesso, nel timore di un rifiuto annichilente per la sua autostima, si sente chiedere con voce chiara e ferma:
- Posso condurre questo corso io la prossima volta?
Il docente, sorpreso, acconsente per evitare di andare fuori tema con la faccenda della motivazione, ed è presente a seguire l’esordio di Poi.
Che sale in cattedra, in tutti i sensi, cambiando finanche l’espressione del viso.
Così esordisce:
- Noi sappiamo per esperienza che, se si ha la marea a favore, di solito si ha il vento contrario. Di rado riesci ad avere due positività su due insieme. -
- Salvo che la seconda non sia da virus. - interviene Esposito, che si è preso la “spagnola” l’anno prima.
Una salva di risate spezza la tensione di Poi.
- E sapete quanti tipi di strade esistono? No, non lo so neanch’io, ma ne ho viste tante tante e posso provare a parlarvene.
Strade che sbagliano e ti portano a sboccare in un corso e ricorso del centro storico. Strade che vogliono svoltare solo a destra, perché lì c’era una volta un angolo, dopo la fontana.
Strade che si inerpicano senza marciapiedi e le auto sopra ti seguono a tuo passo d’uomo; prima della cima rallentano per vedere la tua figura scendere normalmente piano piano e non di colpo, che vorrebbe dire
che la discesa è a rotta di collo per l’uomo e rischio cappottamento per l’auto. Strade a senso unico che vanno e non tornano mai: vicoli stretti, chiusi… Dicci, Donato. -
- Se non le calpestiamo mai non facciamo andirivieni e loro si chiudono in se stesse. - dice questi, guardandosi in giro con un sorriso guardingo.
La platea abbozza il ricambio di un cauto sorriso e sembra che si sciolga nello scambio di battute dall’ironia surreale e sottotraccia.
- Dove hai trovato questa ironia? - gli chiede il Direttore.
Poi risponde:
- Sa che ho avuto i miei problemi col “senno di poi” ma anche Poi, io stesso, ho cercato il mio.
Ho letto l’Ariosto, e il suo Orlando furioso.
Ho sognato che correvo con Astolfo, in un ambiente lunare, e, mentre lui cercava il senno di Orlando, del mio non c’era traccia. -
- Vuol dire che non l’hai perduto. Cerca cos’altro ti può mancare - mi ha detto il mio compagno.
Poi, mi ha strizzato l’occhio, indicandomela: era la mia ironia. Che ho dissepolto. -
L’ironia
è uno sguardo di sguincio
ai problemi saliti di grado
che coglie la sostanza del vano
e l’assunto reale distorto.
Col sorriso del senno di prima.
Adesso, il direttore gli batte la mano sulla spalla:
- È una gran bella virtù, quella dell’ironia, e dell’autoironia. Bravo! Credo, Poi Trovato, che tu abbia poi trovato cosa fare da grande. Qui, perché questo corso sarà tuo. -