Ripetizioni

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Commento a "Invisibili" di Luca C.

Le due donne avevano i loro pregiudizi, l’una sull’altra, ma decisero di metterli da parte per il benessere dei rispettivi figli. S’incontrano per un tè pomeridiano, a casa della maggiorente. Tutto era perfettamente pulito, ordinato e di buon gusto, in quella casa. 
«C’è un dettaglio che non riesco a capire» disse la signora elegante, poggiando sul piattino la tazza in porcellana. «Perché non vuole che io paghi sua figlia per le ripetizioni d’inglese?»
La donna più dimessa sospirò. Guardò le sue unghie mangiucchiate e poi quelle bellissime di lei.
«È per via di Barry Lyndon
«Non capisco.»
«È un film. Di un regista che si chiama Kubrick.»
«So chi è Kubrick. Io e mio marito conosciamo il film. Ora che ci penso, è uno dei più belli che abbiamo mai visto.»
«Ecco, io lo odio. Purtroppo, mia figlia lo vide a tredici anni. Da allora, lo ha rivisto duecentosessantasette volte.»
«Le ha contate?»
«Lei lo fa. Ogni volta che lo vede.»
«Una stereotipia, insomma.»
«Lei sa cos’è una stereotipia?»
«Diedi alcuni esami di psicologia, prima di cambiare corso» rispose la signora, sorridendo. La madre della ragazza si sentì sollevata.
«Lei perciò sa cos’è una sindrome di Asperger?»
«Autismo ad alto funzionamento. Certo.»
«Mia figlia ha sviluppato una fissazione per l’Inghilterra e la lingua inglese. In casa pensa e parla solo in inglese. Facciamo fatica a comunicare con lei.»
«Ancora non capisco.»
«Cosa?»
«Perché non vuole che le paghi le ripetizioni?»
«Vede» rispose la donna, stringendo la sciarpa luccicante «in realtà, io spero che suo figlio possa aiutare Benedetta.»
«A comunicare. Certo. Lo farà. E le pagherò le ripetizioni. Ha altro da aggiungere?» rispose, poggiando la tazza sul piattino.

Benedetta salì le scale che portavano all’ingresso della casa di Giorgio. Contò i passi. Tredici scalini.
«Mio figlio l’aspetta nella studio di mio marito. Le porterò il tè e i biscotti fra quarantacinque minuti. Sua madre ha detto che lei lo prende ogni giorno alle cinque.»
Benedetta sorrise. Non rispose. Si recò nello studio da Giorgio. Lui era già lì, col quaderno già aperto, illuminato dalla luce bianca dalla finestra. Nel complesso, era un ragazzo tranquillo, che andava bene a scuola. Aveva soltanto difficoltà in inglese.
Benedetta si sedette di fronte. Prese dallo zaino un vecchio iPod e le cuffie e cominciò ad ascoltare la colonna sonora di Barry Lyndon.
«Vuoi vedere il libro?» chiese Giorgio. «Stiamo facendo la parte sul cyberbullismo.»
Benedetta sorrise. Tolse le cuffie. Rispose, in perfetto inglese:
«Non capisco cosa stai dicendo
Giorgio si spazientì un poco. Anche il suo professore voleva che parlassero sempre in inglese. Ma, come poteva parlarlo, se prima nessuno glielo insegnava a dovere?
Provò a mettere insieme qualche parola, ma la suo conoscenza del vocabolario era povera e la grammatica era carente. Ricordò che la madre gli aveva detto che Benedetta era “speciale.” Di sforzarsi un poco, per farsi capire.
«L’esercizio. Fare l’esercizio.»
«Molto bene» rispose Benedetta, sempre in inglese. «A che pagina
Giorgio capì che voleva vedere il libro. Glielo mostrò. Benedetta lesse l’esercizio con perfetta pronuncia.
«Uao» fece Giorgio, in italiano. «Tu sai veramente bene l’inglese. Anche meglio del mio professore, forse.»
«Non capisco quello che stai dicendo» rispose Benedetta. 
«Fa niente. Facciamo che svolgo l’esercizio e poi me lo correggi.»
Benedetta sorrise, ma era chiaro che ormai non capiva appieno quando qualcuno le parlava in italiano. Ricominciò ad ascoltare la musica.
«Non è male» disse Giorgio, mentre lavorava. «La musica che ascolti. La sento, dalla cuffie. Forse è a volume troppo alto. Lo dico per le tue orecchie.»
Benedetta sorrise. 
Giorgio finì il compito. Glielo consegnò. Disse:
«Ora mi fai sentire la musica?»
«Io non capisco quello che hai…»
Giorgio riprovò in inglese.
«Ehm. La musica. Ascoltare
Benedetta sorrise. Gli passò le cuffie e l’iPod. 
«Schubert…» lesse il ragazzo, istantaneamente rapito dal secondo movimento del secondo trio per pianoforte. Benedetta correre il compito con una penna rossa.
«Qui dice che hai ascoltato questa musica duecentosessantotto volte…» disse Giorgio, leggendo sul vecchio schermino dell’iPod. Notò anche che era l’unico album contenuto nell’intero archivio.
Alle cinque, puntuale, arrivò la madre col tè e i biscotti. Benedetta aveva appena finito di correggere il compito. Il figlio si avvicinò alla madre e le disse qualcosa nell’orecchio. La donna sorrise. 
«Nessun problema» rispose. Gli diede la carta di credito.
Mentre Benedetta mangiava i biscotti e beveva il tè, Giorgio andò al computer del padre, sullo store di musica, e collegò l’iPod. Quindi, lo restituì a Benedetta.
«Un regalo.»
«Please
«A gift» disse Giorgio, molto contento d’aver ricordato subito la parola inglese per “regalo.” Benedetta gli riconsegnò il suo esercizio corretto. Il ragazzo si mise le mani fra i capelli. Aveva sbagliato quasi tutto. Come sarebbe mai arrivato alla perfetta conoscenza che Benedetta aveva della lingua inglese? Mai l’obiettivo gli era sembrato più distante. 
«Ti ho regalato un album di Schubert» disse, sempre abbastanza sconsolato. «Pensavo che forse avevi voglia di cambiare. Un poco, non tanto.»
«Non capisco quello che stai dicendo» rispose, in inglese, l’insegnante di ripetizioni.
«Fa niente» risponde Giorgio, sospirando, vedendo il suo compito, pensando a quanto aveva ancora da imparare, prima di giungere a una buona padronanza. 
Il tè si raffreddava nelle tazze e la luce della finestra era diventata gialla, come accade a una certa ora della sera, e illuminava e ombreggiava il volto spigoloso della ragazza, sottolineando uno stato d’animo d’irrequietezza che forse Giorgio riusciva a comprendere. Anche lui, a volte, provava quel suo stesso desiderio di perfezione. Così umano, così fragile.

Schubert, Trio n.2, op.100, andante con moto
https://www.youtube.com/watch?v=nioKJNp8ADE
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Ripetizioni

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@Domenico S. ciao, passo per un commento per cui postare al MI: a proposito, ci sarai? :D

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Le due donne avevano i loro pregiudizi, l’una sull’altra, ma decisero di metterli da parte per il benessere dei rispettivi figli. S’incontrano per un tè pomeridiano, a casa della maggiorente. Tutto era perfettamente pulito, ordinato e di buon gusto, in quella casa. 
«C’è un dettaglio che non riesco a capire» disse la signora elegante, poggiando sul piattino la tazza in porcellana. «Perché non vuole che io paghi sua figlia per le ripetizioni d’inglese?»
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L'inizio svela già il tema delle ripetizioni. Si coglie l'ambientazione della casa di lei e l'idea dell'elemento borghese a livello culturale ed economico.
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La donna più dimessa sospirò. Guardò le sue unghie mangiucchiate e poi quelle bellissime di lei.
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Qui metti in evidenza la differenza a livello economico in modo marcato. Già la questione borghese era evidente.
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«Le ha contate?»
«Lei lo fa. Ogni volta che lo vede.»
«Una stereotipia, insomma.»
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si comincia a delineare la problematica di Benedetta
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«Lei perciò sa cos’è una sindrome di Asperger?»
«Autismo ad alto funzionamento. Certo.»
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il genio abbonda in queste persone... comincio a capire i possibili scenari..
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«Mia figlia ha sviluppato una fissazione per l’Inghilterra e la lingua inglese. In casa pensa e parla solo in inglese. Facciamo fatica a comunicare con lei.»
«Ancora non capisco.»
«Cosa?»
«Perché non vuole che le paghi le ripetizioni?»
«Vede» rispose la donna, stringendo la sciarpa luccicante «in realtà, io spero che suo figlio possa aiutare Benedetta.»
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la trama prende corpo: un genio autistico a confronto con un studente che appare l'ideale allo scopo della madre di Benedetta
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Benedetta salì le scale che portavano all’ingresso della casa di Giorgio. Contò i passi. Tredici scalini.
«Mio figlio l’aspetta nella studio di mio marito. Le porterò il tè e i biscotti fra quarantacinque minuti. Sua madre ha detto che lei lo prende ogni giorno alle cinque.»
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piccolo refuso...
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«Non capisco cosa stai dicendo
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cominciano i problemi di comunicazione tra i due..
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Giorgio si spazientì un poco.
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però sembra un tipo molto paziente... i giovani lo sono... e poi penso che la musica sia un ottimo mezzo di comunicazione
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Provò a mettere insieme qualche parola, ma la suo conoscenza del vocabolario era povera e la grammatica era carente. Ricordò che la madre gli aveva
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piccolo refuso...
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Benedetta sorrise, ma era chiaro che ormai non capiva appieno quando qualcuno le parlava in italiano. Ricominciò ad ascoltare la musica.
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qui ho dovuto tagliare un po! chiarisci delle cose che lo sono già! @Edu mani di forbice direbbe zak zak... :P
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Benedetta sorrise. Gli passò le cuffie e l’iPod. 
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questo passo  di lei è l'avvio al dialogo con lui: è una manifestazione di fiducia oltre che di apertura... Giorgio ha fatto breccia in lei..
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«Schubert…» lesse il ragazzo, istantaneamente rapito dal secondo movimento del secondo trio per pianoforte. Benedetta correre il compito con una penna rossa.
«Qui dice che hai ascoltato questa musica duecentosessantotto volte…» disse Giorgio, leggendo sul vecchio schermino dell’iPod. Notò anche che era l’unico album contenuto nell’intero archivio.
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qui ti faccio alcune osservazioni:  Giorgio può conoscere il " secondo movimento"?  Volevi dire corregge il compito?   e poi: che lei abbia letto Barry Lindon tante volte mi spiazza questo aver ascoltato solo il pezzo di Schubert altrettante volte... non capisco l'attinenza, a meno che, nel film, ci sia questo pezzo... andrò a vedere perché non lo so...
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«Un regalo.»
«Please?
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questo passo adesso lo compie Giorgio verso il tentativo di instaurare un dialogo con Benedetta..
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«Ti ho regalato un album di Schubert» disse, sempre abbastanza sconsolato. «Pensavo che forse avevi voglia di cambiare. Un poco, non tanto.»
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«Non capisco quello che stai dicendo» rispose, in inglese, l’insegnante di ripetizioni.
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La strada è ancora lunga per Giorgio... :love:
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Il tè si raffreddava nelle tazze e la luce della finestra era diventata gialla, come accade a una certa ora della sera, e illuminava e ombreggiava il volto spigoloso della ragazza, sottolineando uno stato d’animo d’irrequietezza che forse Giorgio riusciva a comprendere. Anche lui, a volte, provava quel suo stesso desiderio di perfezione. Così umano, così fragile.
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in definitiva direi che la storia è buona. Tratti un argomento tanto usato quando si mette  a confronto la vita interiore di due persone tanto diverse ma che sono comunque portate a capirsi, nonostante le difficoltà e comunque, anche i pochi risultati... dovrei dire che il risultato che il ragazzo non ottiene è dato dal sol fatto che questo si ottiene durante una vita intera. Certo con poche ripetizioni questo non lo si poteva ottenere, ma di certo, Giorgio, ha ottenuto almeno un piccolo ma grande risultato. aver fatto breccia il lei.  Al netto di qualcosa da aggiustare il racconto è ottimo...considerato che a te, piace tanto la poesia... che in qualche modo si avverte nelle tue corde anche in questo racconto... ciao a presto (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Ripetizioni

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@bestseller2020 Ciao, ti ringrazio il puntuale e utilissimo commento al mio racconto. Benedetta ascolta il pezzo di Schubert perché fa parte della colonna sonora di Barry Lyndon. A un certo punto del racconto, mi pare, riporto che l'unico album contenuto dal suo vecchio iPod è proprio la colonna sonora del film. Immagino che Giorgio legga quello che sta ascoltando (il secondo movimento, mi sembra, del secondo trio per piano di Schubert) leggendolo sull'iPod. Questo però forse non risulta molto chiaramente. Cercherò però di rendere la cosa più chiara. Sicuramente il racconto va molto risistemato, comunque, io trovo per esempio che il finale non sia granché efficace. Mi chiedevo inoltre se non dovessi "spezzare" l'unica lezione di ripetizioni i più lezioni, in modo che la conoscenza fra i due protagonisti accada più gradualmente e, perciò, realisticamente.

Grazie ancora, alla prossima!
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Re: Ripetizioni

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Domenico S. ha scritto: casa della maggiorente.
Ciao @Domenico S. ,
ti lascio qualche appunto, poi, come sempre, valuta tu se ti è utile o meno :)
Qui c'è un refuso: maggiorenne, non maggiorente
Domenico S. ha scritto: è uno dei più belli che abbiamo mai visto
non c'è niente di sbagliato, qui, ma, secondo me, sarebbe più naturale: è uno dei nostri film preferiti.
Domenico S. ha scritto: poggiando la tazza sul piattino.
Allora, finito di leggere il primo paragrafo, trovo che i dialoghi siano molto ben scritti. Scorrevoli, realistici, hanno un ottimo ritmo, bravo. Mi chiedo però perché non hai approfondito la questione del film di Kubrik, o meglio, della stereotipia. C'è solo un accenno. Da lettore, mi sarebbe piaciuto se mi dicessi qualcosa in più in merito a questo disturbo.
Domenico S. ha scritto: nella studio di mio marito
refuso, nello. Inoltre, non specificherei "di mio marito". Non serve.
Domenico S. ha scritto: Lui era già lì, col quaderno già aperto
eviterei la ripetizione di "già".
Domenico S. ha scritto: Ma, come poteva parlarlo,
via la prima virgola.
Domenico S. ha scritto: Benedetta correre il compito
refuso, corresse.
Domenico S. ha scritto: risponde Giorgio
rispose, terrei tutto al passato remoto.


Al di là di questi piccoli refusi e di quanto ho scritto sopra, il racconto mi è piaciuto molto. I personaggi sono ben caratterizzati. Inoltre, trovo che l'espediente narrativo sia molto bello, funziona bene. Bella l'idea della fissa per l'inglese (più che una fissa, un'ossessione), ti permette di connotare molto bene il personaggio di Benedetta senza necessità di descrizioni ulteriori, bravo! 
Il ritmo è buono, la storia in sé è sfumata, ma in racconti come questo credo che la c.d. trama sia la cosa meno importante.
Bello, piaciuto molto
Ciao

Re: Ripetizioni

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Domenico S. ha scritto: La donna più dimessa sospirò. Guardò le sue unghie mangiucchiate e poi quelle bellissime di lei.
Mi verrebbe da fare una precisazione: credo che il fatto di mangiarsi le unghie corrisponda più a un fattore emotivo, legato a una situazione di ansia o stress, mentre dalla tua descrizione sembrerebbe più un dislivello sociale.
Domenico S. ha scritto: «È per via di Barry Lyndon
«Non capisco.»
«È un film. Di un regista che si chiama Kubrick.»
«So chi è Kubrick. Io e mio marito conosciamo il film. Ora che ci penso, è uno dei più belli che abbiamo mai visto.»
«Ecco, io lo odio. Purtroppo, mia figlia lo vide a tredici anni. Da allora, lo ha rivisto duecentosessantasette volte.»
Immagino che si tratti di una ragazza veramente speciale. Un film stupendo ma piuttosto impegnativo, anche solo per la lunghezza. Se lo proponessi a dei ragazzini di oggi non so cosa mi direbbero...
Domenico S. ha scritto: «Le ha contate?»
«Lei lo fa. Ogni volta che lo vede.»
«Una stereotipia, insomma.»
«Lei sa cos’è una stereotipia?»
«Diedi alcuni esami di psicologia, prima di cambiare corso» rispose la signora, sorridendo. La madre della ragazza si sentì sollevata.
La signora, anche se ha dato qualche esame di psicologia, credo abbia azzardato a chiamarla stereotipia. Ma forse era voluto.
Domenico S. ha scritto: Lei perciò sa cos’è una sindrome di Asperger?»
«Autismo ad alto funzionamento. Certo.»
Forse mi sbaglio ma mi sembra di vedere qualcosa di incoerente nella signora: sa bene cos'è la sindrome di Asperger, però confonde il contare tante volte con una stereotipia, che credo sia più legata a un aspetto comportamentale, un gesto compiuto in maniera ripetitiva senza un apparente motivo, comune negli autistici. Forse quella di Benedetta può essere più paragonabile a una ossessione o fissazione per la conta?
Domenico S. ha scritto: «Mio figlio l’aspetta nella studio di mio marito. Le porterò il tè e i biscotti fra quarantacinque minuti. Sua madre ha detto che lei lo prende ogni giorno alle cinque.»
Particolare l'uso del lei tra le signore e verso il figlio, quasi d'altri tempi. In effetti fino ad ora non è ben chiaro il tipo di rapporto tra le parti: se di amicizia o di superficiale conoscenza.
Domenico S. ha scritto: Benedetta sorrise. Tolse le cuffie. Rispose, in perfetto inglese:
«Non capisco cosa stai dicendo
Giorgio si spazientì un poco. Anche il suo professore voleva che parlassero sempre in inglese. Ma, come poteva parlarlo, se prima nessuno glielo insegnava a dovere?
Provò a mettere insieme qualche parola, ma la suo conoscenza del vocabolario era povera e la grammatica era carente. Ricordò che la madre gli aveva detto che Benedetta era “speciale.” Di sforzarsi un poco, per farsi capire.
«L’esercizio. Fare l’esercizio.»
«Molto bene» rispose Benedetta, sempre in inglese. «A che pagina
Secondo me poteva starci bene far parlare Benedetta con le scritte lette in inglese e magari fare la traduzione fra parentesi, nel caso. A livello di impatto visivo è più chiaro, mi riesco a immaginare meglio il personaggio. Sicuramente ci avrai pensato e probabilmente rientra in una scelta di gusto personale.
Domenico S. ha scritto: «Uao» fece Giorgio, in italiano.
Non male questa!

Ciao @Domenico S. una storia originale dove metti in evidenza quell'irrazionale genialità che riguarda le persone afflitte dalla sindrome di Asperger (non tutte, sia chiaro). Raccontata con delicatezza, nel rapporto tenero fra i due ragazzi; meno, sembra, fra le mamme. La stessa che ho colto in altri tuoi racconti. I dialoghi sono molto efficaci e chiari, e non c'è stato bisogno di citare la fonte in molti casi, come hai fatto. Personalmente apprezzo.
Verosimile anche la "passione" per la musica colta della ragazza e Kubrick, dettata da una sensibilità particolare.
Anche il finale, riflessivo, mi è piaciuto.
Alla prossima.

Re: Ripetizioni

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@m.q.s. Ciao, ti ringrazio per aver letto il racconto e per le correzioni e i suggerimenti. Sono contento che nel complesso ti sia piaciuto, sicuramente userò i tuoi suggerimenti.
@
@Kasimiro 
Ciao, ti ringrazio per l'utile commento! La signora confonde stereotipia e fissazione per colpa mia, pensavo di essere documentato a sufficienza, ma ho commesso un errore. Avevo pensato di inserire i dialoghi in inglese, ma non volevo innervosire i lettori che non parlano quella lingua. Poi ho pensato di mettere i doppi dialoghi, come suggerisci tu, ma non ero convinto del tutto. Ci penserò su. Sono contento che il racconto ti sia piaciuto. Grazie mille.
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Re: Ripetizioni

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Bentrovato, @Domenico S.   :)

Parlando di Ripetizioni, a proposito, mi scuso in anticipo se in qualche osservazione ripeterò quanto detto da chi mi ha preceduta.
ma preferisco commentare senza essere influenzata da altri commenti.
Domenico S. ha scritto: Le due donne avevano i loro pregiudizi, l’una sull’altra, ma un giorno decisero di metterli da parte per il benessere dei rispettivi figli. S’incontrano S'incontrarono per un tè pomeridiano, a casa della maggiorente. Tutto era perfettamente pulito, ordinato e di buon gusto, in quella casa. 
Quel presente non è portato avanti nell'episodio, contestualizzando, quindi lo reputo un refuso. 
Inoltre, saltando dalla premessa all'episodio, ti consiglio di andare a capo con la frase: S'incontrarono eccetera.
Domenico S. ha scritto: sab feb 05, 2022 11:11 am«C’è un dettaglio che non riesco a capire» disse la signora elegante, poggiando sul piattino la tazza in porcellana. «Perché
Questo passato remoto mi conferma che quel "S'incontrano" di cui sopra non ci andava. Tutta la narrazione è al passato.
Domenico S. ha scritto: sab feb 05, 2022 11:11 amLui era già lì, col quaderno già aperto
Due "già" ravvicinati sono eccessivi.
Domenico S. ha scritto: sab feb 05, 2022 11:11 amBenedetta si sedette di fronte.
Benedetta gli si sedette di fronte. 
oppure
Benedetta si sedette di fronte a lui.
Domenico S. ha scritto: sab feb 05, 2022 11:11 amBenedetta correre corresse il compito con una penna rossa.
Domenico S. ha scritto: sab feb 05, 2022 11:11 am«Fa niente» risponde rispose Giorgio, sospirando, vedendo il suo compito, 
Ora, Domenico, ci sono cose che non mi rendono chiara la narrazione.
La protagonista ha la sindrome di Asperger, d'accordo. Compulsiva, logica e ripetitiva com'è, che cos'è, però, che la spinge a privilegiare quel film, quel "Barry Lyndon" rispetto ad altri? Capirei se vedesse sempre "Forrest Gump" (o forse neanche quello perché Benedetta può non riconoscere il suo stato in un'altra persona). Non capisco, perdona la mia ignoranza, ma io ho letto solo la trama di quel film, e non ho visto parallelismi, salvo la condizione economica svantaggiata di partenza del protagonista, l'ambientazione inglese, la lingua e la musica. Ma perché quel film in particolare?

Ecco, io sono rimasta spiazzata, da lettrice ignara della connessione.
Forse, potevi far capire qualcosa di più dal dialogo tra le due madri.

A rileggerti, @Domenico S.   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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