[CN2021/R] Il mio Babbo Natale segreto
Posted: Thu Jan 06, 2022 3:00 pm
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Traccia n. 2
Non aveva mai ricevuto una lettera e quando se la trovò davanti, appena lesse l'intestazione la appallottolò e la fece volare dalla finestra.
Il signore, del quale non si sapeva il nome, viveva in una baracca di legno e lamiera lungo la ferrovia, in una zona di orti abbandonati infestati da rovi. Usciva poco ma quando succedeva non si poteva non notarlo: una folta e irsuta barba bianca che arrivava fino alla pancia, accompagnata da un odorino che non era di lavanda.
Adele era affascinata da quella casetta a pochi passi dalla sua. Dalle pareti partivano dei fili sui quali erano appollaiate piccole galline dal piumaggio che sembrava un ricamo giapponese. Un giorno provò ad avvicinarsi con delle briciole sulla mano e delicatamente queste becchettarono provocandole un piacevole solletico.
Per lei doveva essere senz'altro Babbo Natale: grossi pacchi stazionavano sempre davanti alla sua porta e girava con un carrello per la spesa con all'interno cianfrusaglie di ogni tipo. La bambina era convinta che lo facesse per nascondere i regali e che avesse cambiato mezzo di trasporto per non farsi riconoscere: aveva scoperto un segreto e non voleva rivelarlo a nessuno.
Tutto il vicinato guardava Adele con tenerezza, con quegli occhiali con due grosse e spesse lenti. Provavano lo stesso sentimento anche per la mamma che accudiva la figlia amorevolmente come fosse sempre la sua piccolina. Piccolina Adele lo era, anzi minuta: due manine da bambola lisce come la porcellana e morbide come il velluto. Il viso solcato da minuscole rughe e due piccole fessure come occhi.
All'anagrafe, 52 anni; all'apparenza, un'eterna bambina.
Babbo Natale era sempre nei suoi pensieri, anche d'estate. In quei periodi di calura lo vedeva riposare sotto il ponte del fiume, al fresco. Ma non lo diceva a nessuno.
Attendeva con ansia la risposta alla sua letterina che non arrivava, ma era dotata di pazienza infinita e avrebbe aspettato, come sempre gli succedeva nella vita.
“Mamma, Babbo Natale non mi ha risposto.”
“In questo periodo ha molto da fare...vedrai che si farà sentire presto” rispose la mamma, ripetendo la stessa frase da più di una settimana. Un giorno Adele si fermò davanti al suo ingresso e decise che non se ne sarebbe andata fino a quando non lo avrebbe incontrato. E l'occasione arrivò.
Il barbuto non era dotato di buone maniere e si rivolse con tono severo alla bambina: “Vattene a casa tua, non c'è niente da guardare qui.”
“Lo so che sei Babbo Natale, non lo dirò a nessuno, non ti preoccupare.”
“Ah sì? Beh, quest'anno niente regali, questo mondo è uno schifo.”
“Ma neanche ai bambini?”
“Hai mai visto Babbo Natale fare un regalo a un adulto?”
“Non so, ho 52 anni, cosa sono?”
Il signore rimase di stucco; poi, ancora perplesso, provò a rispondere cercando di fare un confronto: “Abbiamo quasi la stessa età ma sono molto più vecchio.”
“Perché?”
Ebbe un'altra pausa.
“È faticoso e logorante portare i pacchi per il mondo.”
“Ma non ti aiutano le renne?”
“Già, le renne... ma non vivono in eterno.”
“No?”
“Come ti chiami?”
“Adele. Quindi la mia letterina?”
“Quale letterina?”
“È vero, come puoi ricordarti, ne riceverai a milioni.”
“Devo darti una brutta notizia: non sono Babbo Natale.”
“Lo so che è un segreto e non vuoi che si sappia, ma ti ho visto sfrecciare con il carrello pieno di pacchi e dolciumi.”
“Mmm... non dirlo a nessuno, mi raccomando.”
“No, stai sicuro. Come si fa a diventare Babbo Natale?”
“Lo vuoi proprio sapere?”
“Sì!”
“Bisogna essere nati poveri, pieni di disgrazie e non aver ricevuto mai un regalo nella vita.”
“Oh! Ma quanti siete?”
“Tantissimi: appena giri l'angolo c'è un Babbo Natale in attesa. Ce ne sono alcuni che ti vogliono dare anche tanti soldini...è per merito loro che sono diventato anch'io così.”
“Ecco perché riuscite ad accontentare tutti i bambini. Ma non avevi detto che bisognava essere poveri per diventare Babbo Natale?”
“Certo, si è poveri anche con tanti soldi.”
“È vero! Come il povero zio Adelmo, lo chiamava così la mamma, sempre solo. È morto in una casa con tante stanze e una grande piscina nel parco con l'acqua verde.”
“Mamma, oggi sono andata a trovare Babbo Natale.”
“Veramente! Cosa ti ha detto?”
“Che sono tantissimi, per questo riescono a fare i regali a tutti. Ha anche delle galline bellissime!”
“Ci credo. Le galline, a quanto se ne dica, sono affettuose e intelligenti. Ricordo che quand'eri “piccolina” abitavamo in una casa in campagna e le correvi dietro: finiva sempre che poi ti seguivano loro e si facevano coccolare e accarezzare.”
“Non me le ricordo.”
“Già, era tanto tempo fa... ma è ora di cenare, domani devi andare a “scuola” e dobbiamo svegliarci presto.”
La mattina seguente dal finestrino del pulmino Adele assistette a una scena che non avrebbe voluto vedere: la casa di Babbo Natale la stavano demolendo con una ruspa. Rincasata un po' rattristata notò una scatola con un fiocco davanti alla porta di casa. La portò dentro felice e eccitata.
“Mamma, è arrivato Babbo Natale!”
“Strano, non è ancora la notte della vigilia...”
Attaccato al pacco vi era un biglietto, Adele lo aprì e sopra vi era scritto:
Cara Adele
sto traslocando
prendile con te
sono sicuro che ne avrai cura
Babbo Natale
Dalla scatola uscirono quattro splendide piccole galline che iniziarono a svolazzare terrorizzate per la casa: una tirò giù il servizio di cognac del matrimonio della mamma; un'altra fece cadere il barattolo dei corn flakes sparpagliandoli a terra; la terza corse all'impazzata chiocciando senza pausa, fino a quando infilò metà corpo in uno stivale per proseguire la corsa ancora più furiosa; mentre l'ultima si appollaiò sul lampadario di cristallo e da lì cacherellò sulla tavola imbandita.
Madre e figlia osservarono la scena senza parole, immobili.
Tornata la calma le piccole galline si avvicinarono ad Adele e si posarono sul suo grembo per essere accarezzate.
“Questa sì che è una vera sorpresissima!” disse Adele.
“Direi di sì. Avrei anch'io una bella sorpresa” rispose la mamma avvicinandosi alla figlia con scopa e paletta.
Traccia n. 2
Non aveva mai ricevuto una lettera e quando se la trovò davanti, appena lesse l'intestazione la appallottolò e la fece volare dalla finestra.
Il signore, del quale non si sapeva il nome, viveva in una baracca di legno e lamiera lungo la ferrovia, in una zona di orti abbandonati infestati da rovi. Usciva poco ma quando succedeva non si poteva non notarlo: una folta e irsuta barba bianca che arrivava fino alla pancia, accompagnata da un odorino che non era di lavanda.
Adele era affascinata da quella casetta a pochi passi dalla sua. Dalle pareti partivano dei fili sui quali erano appollaiate piccole galline dal piumaggio che sembrava un ricamo giapponese. Un giorno provò ad avvicinarsi con delle briciole sulla mano e delicatamente queste becchettarono provocandole un piacevole solletico.
Per lei doveva essere senz'altro Babbo Natale: grossi pacchi stazionavano sempre davanti alla sua porta e girava con un carrello per la spesa con all'interno cianfrusaglie di ogni tipo. La bambina era convinta che lo facesse per nascondere i regali e che avesse cambiato mezzo di trasporto per non farsi riconoscere: aveva scoperto un segreto e non voleva rivelarlo a nessuno.
Tutto il vicinato guardava Adele con tenerezza, con quegli occhiali con due grosse e spesse lenti. Provavano lo stesso sentimento anche per la mamma che accudiva la figlia amorevolmente come fosse sempre la sua piccolina. Piccolina Adele lo era, anzi minuta: due manine da bambola lisce come la porcellana e morbide come il velluto. Il viso solcato da minuscole rughe e due piccole fessure come occhi.
All'anagrafe, 52 anni; all'apparenza, un'eterna bambina.
Babbo Natale era sempre nei suoi pensieri, anche d'estate. In quei periodi di calura lo vedeva riposare sotto il ponte del fiume, al fresco. Ma non lo diceva a nessuno.
Attendeva con ansia la risposta alla sua letterina che non arrivava, ma era dotata di pazienza infinita e avrebbe aspettato, come sempre gli succedeva nella vita.
“Mamma, Babbo Natale non mi ha risposto.”
“In questo periodo ha molto da fare...vedrai che si farà sentire presto” rispose la mamma, ripetendo la stessa frase da più di una settimana. Un giorno Adele si fermò davanti al suo ingresso e decise che non se ne sarebbe andata fino a quando non lo avrebbe incontrato. E l'occasione arrivò.
Il barbuto non era dotato di buone maniere e si rivolse con tono severo alla bambina: “Vattene a casa tua, non c'è niente da guardare qui.”
“Lo so che sei Babbo Natale, non lo dirò a nessuno, non ti preoccupare.”
“Ah sì? Beh, quest'anno niente regali, questo mondo è uno schifo.”
“Ma neanche ai bambini?”
“Hai mai visto Babbo Natale fare un regalo a un adulto?”
“Non so, ho 52 anni, cosa sono?”
Il signore rimase di stucco; poi, ancora perplesso, provò a rispondere cercando di fare un confronto: “Abbiamo quasi la stessa età ma sono molto più vecchio.”
“Perché?”
Ebbe un'altra pausa.
“È faticoso e logorante portare i pacchi per il mondo.”
“Ma non ti aiutano le renne?”
“Già, le renne... ma non vivono in eterno.”
“No?”
“Come ti chiami?”
“Adele. Quindi la mia letterina?”
“Quale letterina?”
“È vero, come puoi ricordarti, ne riceverai a milioni.”
“Devo darti una brutta notizia: non sono Babbo Natale.”
“Lo so che è un segreto e non vuoi che si sappia, ma ti ho visto sfrecciare con il carrello pieno di pacchi e dolciumi.”
“Mmm... non dirlo a nessuno, mi raccomando.”
“No, stai sicuro. Come si fa a diventare Babbo Natale?”
“Lo vuoi proprio sapere?”
“Sì!”
“Bisogna essere nati poveri, pieni di disgrazie e non aver ricevuto mai un regalo nella vita.”
“Oh! Ma quanti siete?”
“Tantissimi: appena giri l'angolo c'è un Babbo Natale in attesa. Ce ne sono alcuni che ti vogliono dare anche tanti soldini...è per merito loro che sono diventato anch'io così.”
“Ecco perché riuscite ad accontentare tutti i bambini. Ma non avevi detto che bisognava essere poveri per diventare Babbo Natale?”
“Certo, si è poveri anche con tanti soldi.”
“È vero! Come il povero zio Adelmo, lo chiamava così la mamma, sempre solo. È morto in una casa con tante stanze e una grande piscina nel parco con l'acqua verde.”
“Mamma, oggi sono andata a trovare Babbo Natale.”
“Veramente! Cosa ti ha detto?”
“Che sono tantissimi, per questo riescono a fare i regali a tutti. Ha anche delle galline bellissime!”
“Ci credo. Le galline, a quanto se ne dica, sono affettuose e intelligenti. Ricordo che quand'eri “piccolina” abitavamo in una casa in campagna e le correvi dietro: finiva sempre che poi ti seguivano loro e si facevano coccolare e accarezzare.”
“Non me le ricordo.”
“Già, era tanto tempo fa... ma è ora di cenare, domani devi andare a “scuola” e dobbiamo svegliarci presto.”
La mattina seguente dal finestrino del pulmino Adele assistette a una scena che non avrebbe voluto vedere: la casa di Babbo Natale la stavano demolendo con una ruspa. Rincasata un po' rattristata notò una scatola con un fiocco davanti alla porta di casa. La portò dentro felice e eccitata.
“Mamma, è arrivato Babbo Natale!”
“Strano, non è ancora la notte della vigilia...”
Attaccato al pacco vi era un biglietto, Adele lo aprì e sopra vi era scritto:
Cara Adele
sto traslocando
prendile con te
sono sicuro che ne avrai cura
Babbo Natale
Dalla scatola uscirono quattro splendide piccole galline che iniziarono a svolazzare terrorizzate per la casa: una tirò giù il servizio di cognac del matrimonio della mamma; un'altra fece cadere il barattolo dei corn flakes sparpagliandoli a terra; la terza corse all'impazzata chiocciando senza pausa, fino a quando infilò metà corpo in uno stivale per proseguire la corsa ancora più furiosa; mentre l'ultima si appollaiò sul lampadario di cristallo e da lì cacherellò sulla tavola imbandita.
Madre e figlia osservarono la scena senza parole, immobili.
Tornata la calma le piccole galline si avvicinarono ad Adele e si posarono sul suo grembo per essere accarezzate.
“Questa sì che è una vera sorpresissima!” disse Adele.
“Direi di sì. Avrei anch'io una bella sorpresa” rispose la mamma avvicinandosi alla figlia con scopa e paletta.