Il primo duello
Posted: Sat Dec 18, 2021 2:50 am
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Il primo duello
“Così, guarda” disse a gran voce Axel.
Prese il coltello e lo conficcò dentro al collo di un cervo morente. Poi con tutta la forza che aveva in corpo tagliò la gola dell’animale da parte a parte. Un taglio preciso, sicuro, nonostante fosse solo un ragazzino.
Axel prese l’animale dalle corna e lo bloccò in quella posizione, con la gola aperta, accompagnando i suoi ultimi spasmi.
Il piccolo Mark stava osservando la scena con occhi curiosi; si avvicinò così tanto alla gola del cervo che uno zampillo di sangue lo colpì vicino all’occhio, facendolo sobbalzare.
“Reggi anche tu” urlò Axel, facendo segno al fratellino.
Mark si gettò d’istinto sul ventre dell’animale, e iniziò a stringerlo a più non posso. Pareva più un abbraccio che un placcaggio.
Axel sorrise mentre vide quella scena buffa.
Nel frattempo l’animale versò a terra tutto il suo sangue e smise di dimenarsi.
“Mark! MARK!” urlò Axel, per farsi udire dal fratellino.
Appena Mark si voltò, Axel si fece scuro in volto, accompagnò le sue parole con alcuni gesti e disse: “Non mi senti più, vero?”
Il piccolo rifletté alcuni secondi, poi scrollò la testa.
Axel rimase immobile, non disse niente, poi inspirò profondamente e invitò il fratellino a prendere il coltello dalla sua mano.
Mark prese il coltello ancora caldo di sangue e aspettò.
Il giovane Axel si armò di un’insolita pazienza quel pomeriggio. Mostrò al piccolo tutto quello che sapeva sull’arte del coltello e sull’arte della caccia. Gli indicò i punti più adatti per effettuare le incisioni e accompagnò ogni taglio di Mark con la sua mano.
Quella fu la prima volta che Axel comunicò solo attraverso i gesti.
Un mese dopo
Il primo duello era da risolvere alla vecchia maniera. Secondo le regole della Montagna Nera. Regole antiche, perse nei secoli come il vento che tagliava ogni santo giorno la Montagna.
Ai piedi della Grande Quercia vi erano una cinquantina di persone, tra bambini, donne, anziani e uomini. Formavano un cerchio organizzato di sguardi. Erano parte della sfida, poiché tutti nella Montagna erano legati dallo stesso sangue.
Non stava però a loro combattere, in quella mattina grigia.
Axel si era appena tolto di dosso le pelli sporche che lo vestivano. Rimase nudo, ricoperto solo da alcuni tatuaggi rossastri.
Avanzò verso l’anziano Sacerdote, che reggeva due coltellacci da cucina, ossidati dal tempo.
Il vecchio tese entrambe le braccia ad Axel e aprì le mani, lasciando la presa sui coltelli.
Il giovane raccolse le due armi, le guardò e le strinse forte. Poi alzò gli occhi; il suo volto pareva impassibile, ma traspariva un senso di angoscia dalle sue labbra.
Non era facile per Axel guardare il fratellino dall’altra parte dell’arena.
Il sacerdote ruppe il silenzio e a gran voce disse: “Secondo le antiche leggi della Montagna, siamo qui riuniti per assistere al primo duello di Mark della tribù di mezzo.”
Il piccolo Mark non riusciva più a trattenere la paura. Una lacrima gli solcò la guancia, scese delicata come una goccia di rugiada scende su di un fiore.
“Noi siamo gli alberi della Montagna, con radici salde e profonde. Qui i venti sono impietosi ed è fin troppo facile essere spezzati dalla furia della Dea. Noi siamo come lei ci vuole, affinché ci nutra come figli. La nostra memoria nasce con questa terra: la nostra vera madre, generosa e cinica.”
Axel si posizionò al centro dell’arena, come un soldato, e si mise a fissare alcuni ciottoli davanti a lui.
“Perfino la quercia più imponente della Montagna è nata da un piccolo germoglio. Ma quel piccolo germoglio era forte e sano. Crebbe in fretta e resistette al vento gelido e alla pioggia incessante. Così divenne sempre più robusto, sempre più forte, sempre più grande. Fino a diventare la nostra Grande Quercia, che veglia sul nostro popolo da secoli.”
Il sacerdote fece cenno al piccolo Mark di raggiungere il centro dell’arena.
“Voi pensate che un germoglio debole possa mai diventare la Grande Quercia?”
Oramai le lacrime del bimbo si persero tra la pioggia, che cominciava a battere sempre più.
“È giunto il momento di mettere alla prova il germoglio.”
Mark avanzò zoppicante verso il fratello.
Era nudo e disarmato, era fragile e spaventato. Ma non staccò neanche per un secondo gli occhi da Axel. Voleva guardare oltre quello sguardo di ghiaccio, voleva capire per davvero cosa provasse il fratello in quel momento.
Axel posò a fatica lo sguardo sul piccolo. Quanto erano pesanti i suoi occhi in quel momento.
Il cielo si fece nero, la pioggia divenne tempesta e la terra si fece melma.
Axel gettò uno dei suoi due coltelli a pochi passi dal fratellino.
Il coltello si tuffò nel pantano e Mark si precipitò a cercarlo in quel paciugo.
Lo trovò, lo raccolse in tutta fretta e lo puntò dritto in direzione del fratello. Ma quel coltello non stava fermo, era troppa la tensione nel braccino di Mark.
Axel alzò leggermente la mano che impugnava l’altro coltello, quel tanto che basta per poterla guardare un po’.
Poi alzò lo sguardo verso Mark e infine gettò lontano anche l’ultimo coltello che gli era rimasto.
“È contro le antiche regole! Riprendi subito la tua arma!” ordinò il Sacerdote.
Un lampo squarciò il cielo e si abbatté rumoroso contro la Grande Quercia, spezzandola in due come fosse di cartapesta.
Tutti si voltarono sconvolti verso la Grande Quercia morente.
Tutti, eccetto i due fratelli al centro dell’arena, l’uno a pochi passi dall’altro.
Axel, fissando il piccolo Mark, esclamò con voce ferma: “Queste sono le mie regole, Sacerdote. Ma non vi preoccupate, il sangue bagnerà comunque la Montagna”.
Il primo duello
“Così, guarda” disse a gran voce Axel.
Prese il coltello e lo conficcò dentro al collo di un cervo morente. Poi con tutta la forza che aveva in corpo tagliò la gola dell’animale da parte a parte. Un taglio preciso, sicuro, nonostante fosse solo un ragazzino.
Axel prese l’animale dalle corna e lo bloccò in quella posizione, con la gola aperta, accompagnando i suoi ultimi spasmi.
Il piccolo Mark stava osservando la scena con occhi curiosi; si avvicinò così tanto alla gola del cervo che uno zampillo di sangue lo colpì vicino all’occhio, facendolo sobbalzare.
“Reggi anche tu” urlò Axel, facendo segno al fratellino.
Mark si gettò d’istinto sul ventre dell’animale, e iniziò a stringerlo a più non posso. Pareva più un abbraccio che un placcaggio.
Axel sorrise mentre vide quella scena buffa.
Nel frattempo l’animale versò a terra tutto il suo sangue e smise di dimenarsi.
“Mark! MARK!” urlò Axel, per farsi udire dal fratellino.
Appena Mark si voltò, Axel si fece scuro in volto, accompagnò le sue parole con alcuni gesti e disse: “Non mi senti più, vero?”
Il piccolo rifletté alcuni secondi, poi scrollò la testa.
Axel rimase immobile, non disse niente, poi inspirò profondamente e invitò il fratellino a prendere il coltello dalla sua mano.
Mark prese il coltello ancora caldo di sangue e aspettò.
Il giovane Axel si armò di un’insolita pazienza quel pomeriggio. Mostrò al piccolo tutto quello che sapeva sull’arte del coltello e sull’arte della caccia. Gli indicò i punti più adatti per effettuare le incisioni e accompagnò ogni taglio di Mark con la sua mano.
Quella fu la prima volta che Axel comunicò solo attraverso i gesti.
Un mese dopo
Il primo duello era da risolvere alla vecchia maniera. Secondo le regole della Montagna Nera. Regole antiche, perse nei secoli come il vento che tagliava ogni santo giorno la Montagna.
Ai piedi della Grande Quercia vi erano una cinquantina di persone, tra bambini, donne, anziani e uomini. Formavano un cerchio organizzato di sguardi. Erano parte della sfida, poiché tutti nella Montagna erano legati dallo stesso sangue.
Non stava però a loro combattere, in quella mattina grigia.
Axel si era appena tolto di dosso le pelli sporche che lo vestivano. Rimase nudo, ricoperto solo da alcuni tatuaggi rossastri.
Avanzò verso l’anziano Sacerdote, che reggeva due coltellacci da cucina, ossidati dal tempo.
Il vecchio tese entrambe le braccia ad Axel e aprì le mani, lasciando la presa sui coltelli.
Il giovane raccolse le due armi, le guardò e le strinse forte. Poi alzò gli occhi; il suo volto pareva impassibile, ma traspariva un senso di angoscia dalle sue labbra.
Non era facile per Axel guardare il fratellino dall’altra parte dell’arena.
Il sacerdote ruppe il silenzio e a gran voce disse: “Secondo le antiche leggi della Montagna, siamo qui riuniti per assistere al primo duello di Mark della tribù di mezzo.”
Il piccolo Mark non riusciva più a trattenere la paura. Una lacrima gli solcò la guancia, scese delicata come una goccia di rugiada scende su di un fiore.
“Noi siamo gli alberi della Montagna, con radici salde e profonde. Qui i venti sono impietosi ed è fin troppo facile essere spezzati dalla furia della Dea. Noi siamo come lei ci vuole, affinché ci nutra come figli. La nostra memoria nasce con questa terra: la nostra vera madre, generosa e cinica.”
Axel si posizionò al centro dell’arena, come un soldato, e si mise a fissare alcuni ciottoli davanti a lui.
“Perfino la quercia più imponente della Montagna è nata da un piccolo germoglio. Ma quel piccolo germoglio era forte e sano. Crebbe in fretta e resistette al vento gelido e alla pioggia incessante. Così divenne sempre più robusto, sempre più forte, sempre più grande. Fino a diventare la nostra Grande Quercia, che veglia sul nostro popolo da secoli.”
Il sacerdote fece cenno al piccolo Mark di raggiungere il centro dell’arena.
“Voi pensate che un germoglio debole possa mai diventare la Grande Quercia?”
Oramai le lacrime del bimbo si persero tra la pioggia, che cominciava a battere sempre più.
“È giunto il momento di mettere alla prova il germoglio.”
Mark avanzò zoppicante verso il fratello.
Era nudo e disarmato, era fragile e spaventato. Ma non staccò neanche per un secondo gli occhi da Axel. Voleva guardare oltre quello sguardo di ghiaccio, voleva capire per davvero cosa provasse il fratello in quel momento.
Axel posò a fatica lo sguardo sul piccolo. Quanto erano pesanti i suoi occhi in quel momento.
Il cielo si fece nero, la pioggia divenne tempesta e la terra si fece melma.
Axel gettò uno dei suoi due coltelli a pochi passi dal fratellino.
Il coltello si tuffò nel pantano e Mark si precipitò a cercarlo in quel paciugo.
Lo trovò, lo raccolse in tutta fretta e lo puntò dritto in direzione del fratello. Ma quel coltello non stava fermo, era troppa la tensione nel braccino di Mark.
Axel alzò leggermente la mano che impugnava l’altro coltello, quel tanto che basta per poterla guardare un po’.
Poi alzò lo sguardo verso Mark e infine gettò lontano anche l’ultimo coltello che gli era rimasto.
“È contro le antiche regole! Riprendi subito la tua arma!” ordinò il Sacerdote.
Un lampo squarciò il cielo e si abbatté rumoroso contro la Grande Quercia, spezzandola in due come fosse di cartapesta.
Tutti si voltarono sconvolti verso la Grande Quercia morente.
Tutti, eccetto i due fratelli al centro dell’arena, l’uno a pochi passi dall’altro.
Axel, fissando il piccolo Mark, esclamò con voce ferma: “Queste sono le mie regole, Sacerdote. Ma non vi preoccupate, il sangue bagnerà comunque la Montagna”.