[MI160] Il talismano
Posted: Sun Dec 12, 2021 6:55 pm
Traccia di mezzogiorno: Un uomo entra in un bar...
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Sta aprendo, spero che non abbia fatto le pulizie stanotte. Se non lo ritrovo, sono morto.
L’odore di varechina e la puzza d’alcool vomitato m’investono, il barista mi viene incontro minaccioso, mi fermo oltre la soglia e sfodero il mio sorriso migliore
— Buongiorno Giacomo, ti abbiamo messo sottosopra il bar ieri vero? Ho perso una cosa e volevo… ma hai già pulito tutto!
— Certo che ho messo a posto, avete davvero esagerato, la prossima volta vi butto fuori dal bar. E poi vorrei sapere chi è quell’imbecille che ha portato un airone nel mio locale, quell’animale ha fatto un disastro. Voglio sapere chi è, tu lo sai?
— No, io ho perso Una scatolina con un laccetto, la portavo al collo, è il mio portafortuna sai…
— Ma io non ho trovato nulla, ora, se non sai chi ha portato quell’uccello qui dentro, ti prego di andartene. Non ho dormito e ho fatto le tre per sistemare, vedete di girare al largo tu e quegli scemi dei tuoi amici.
— Scusami, ma è troppo importante, fammi dare un’occhiata almeno lì, vicino al tavolo deve stavamo seduti io e Alberto.
— Senti, ho passato la scopa dappertutto, ho spolverato e lucidato tutto. Non ho visto nessuna scatolina. Chiedi ai tuoi amici, l’ultimo che ho buttato fuori è Andrea, l’ho visto pigliare qualcosa da sopra il tavolino, prima che lo trascinassi fuori.
— Grazie, lo chiamo subito, fammi un caffè, lo prendo al tavolo.
Speriamo che l’abbia presa lui, conosco Andrea, se ce l’ha si precipiterà a riportarmela. Se non la ritrovo sono spacciato, mio padre mi ammazza, anzi no, sparisco prima che me ne chieda conto.
— Andrea? Ciao, è una questione di vita o di morte. Hai trovato qualcosa che mi appartiene ieri sera? Qui nel bar di Giacomo, intendo.
— E che ne so io, non mi ricordo nemmeno se c’eri anche tu ieri, e io? C’ero io?
— Andrea, fai uno sforzo, cerca di ricordarti, certo, eravamo insieme, qui al bar.
— Ci sentiamo domani, oggi non ci sono.
Non posso aspettare, oggi pomeriggio…
Maledizione, e adesso come faccio? Chi altro potrei chiamare, nessuno sapeva di questa cosa che portavo al collo e spero di non averlo detto a nessuno. Dunque vediamo, i ricordi si fermano a quando sono scivolato a terra, non so nemmeno chi sia stato a portarmi a casa. Eravamo tutti ubriachi persi. Ma forse, come ho fatto a non pensarci prima! Antonio è astemio, lui non tocca alcool, è l’unico che ha visto e può raccontarmi cos’è successo.
— Pronto?
— Antonio, sono Sergio ti disturbo?
— Dopo ieri sera ti preoccupi per una telefonata? Mi hai vomitato sulle scarpe, tentato di buttarmi giù per le scale, e mentre cercavo di aprirti la porta di casa hai cercato di scambiare il prepuzio di tuo nonno con la mia rarissima figurina di Helmut Haller.
— Cosa ho fatto? Tu non hai accettato vero? È che non trovo più la scatolina che lo conteneva, ti ricordi se l’avevo al collo quando sono entrato in casa?
— Accettato? Ma sei scemo? Non so come fai ad andare in giro con quello schifo mummificato adosso. Che avrei dovuto farmene.
— Non so che mi passava per la testa, è chiaro, quello è un ricordo e un portafortuna molto prezioso per la mia famiglia. Stasera devo darlo a mio padre, l’aveva affidato a me, fino al suo ritorno da un viaggio. Che gli racconto stasera? Non riesco a trovarlo da nessuna parte, ti ricordi se l’ho tolto dal collo? Ricordi se l’avevo ancora quando sei andato via?
— Sergio, mi dispiace. Ti abbiamo accompagnato a casa, io e Zebi, lo sai chi è Zebi?
— No, non lo so. Chi è?
— Lo chiamano l’ornitologo, è uno di quelli che è facile che viva in casa con un boa o un coccodrillo o qualche animale esotico.
— Allora è lui che ha portato l’airone alla festa! Giacomo è incazzato nero, meglio non dirglielo.
— Si è lui, e se l’è portato dietro anche quando ti abbiamo riaccompagnato a casa. Tu hai aperto la scatola per farmi vedere che dentro c’era davvero il prepuzio di tuo nonno. Volevi che andassi a casa mia a prendere la mia figurina. Pensavi che io non credessi che dentro ci fosse davvero un prepuzio mummificato. Mi dispiace ma a me ha fatto troppo schifo, ho avuto un sussulto e quella robaccia è volata via, con tutta la scatola
—L’hai raccolto vero? Non l’hai lascito li sul pavimento, devo correre a casa forse è ancora lì.
—Sergio, lascia stare, non ti ho detto tutto. L’airone non gli ha fatto nemmeno toccare terra, L’ha preso al volo, si è mangiato, scatola, laccetto e prepuzio, è andata così.
— Sergio, Sergio, sei ancora lì?
— No, sto andando a comprare un biglietto per la Finlandia, penso di trasferirmi in qualche posto sperduto e rendermi invisibile.
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Il talismano
Sta aprendo, spero che non abbia fatto le pulizie stanotte. Se non lo ritrovo, sono morto.
L’odore di varechina e la puzza d’alcool vomitato m’investono, il barista mi viene incontro minaccioso, mi fermo oltre la soglia e sfodero il mio sorriso migliore
— Buongiorno Giacomo, ti abbiamo messo sottosopra il bar ieri vero? Ho perso una cosa e volevo… ma hai già pulito tutto!
— Certo che ho messo a posto, avete davvero esagerato, la prossima volta vi butto fuori dal bar. E poi vorrei sapere chi è quell’imbecille che ha portato un airone nel mio locale, quell’animale ha fatto un disastro. Voglio sapere chi è, tu lo sai?
— No, io ho perso Una scatolina con un laccetto, la portavo al collo, è il mio portafortuna sai…
— Ma io non ho trovato nulla, ora, se non sai chi ha portato quell’uccello qui dentro, ti prego di andartene. Non ho dormito e ho fatto le tre per sistemare, vedete di girare al largo tu e quegli scemi dei tuoi amici.
— Scusami, ma è troppo importante, fammi dare un’occhiata almeno lì, vicino al tavolo deve stavamo seduti io e Alberto.
— Senti, ho passato la scopa dappertutto, ho spolverato e lucidato tutto. Non ho visto nessuna scatolina. Chiedi ai tuoi amici, l’ultimo che ho buttato fuori è Andrea, l’ho visto pigliare qualcosa da sopra il tavolino, prima che lo trascinassi fuori.
— Grazie, lo chiamo subito, fammi un caffè, lo prendo al tavolo.
Speriamo che l’abbia presa lui, conosco Andrea, se ce l’ha si precipiterà a riportarmela. Se non la ritrovo sono spacciato, mio padre mi ammazza, anzi no, sparisco prima che me ne chieda conto.
— Andrea? Ciao, è una questione di vita o di morte. Hai trovato qualcosa che mi appartiene ieri sera? Qui nel bar di Giacomo, intendo.
— E che ne so io, non mi ricordo nemmeno se c’eri anche tu ieri, e io? C’ero io?
— Andrea, fai uno sforzo, cerca di ricordarti, certo, eravamo insieme, qui al bar.
— Ci sentiamo domani, oggi non ci sono.
Non posso aspettare, oggi pomeriggio…
Maledizione, e adesso come faccio? Chi altro potrei chiamare, nessuno sapeva di questa cosa che portavo al collo e spero di non averlo detto a nessuno. Dunque vediamo, i ricordi si fermano a quando sono scivolato a terra, non so nemmeno chi sia stato a portarmi a casa. Eravamo tutti ubriachi persi. Ma forse, come ho fatto a non pensarci prima! Antonio è astemio, lui non tocca alcool, è l’unico che ha visto e può raccontarmi cos’è successo.
— Pronto?
— Antonio, sono Sergio ti disturbo?
— Dopo ieri sera ti preoccupi per una telefonata? Mi hai vomitato sulle scarpe, tentato di buttarmi giù per le scale, e mentre cercavo di aprirti la porta di casa hai cercato di scambiare il prepuzio di tuo nonno con la mia rarissima figurina di Helmut Haller.
— Cosa ho fatto? Tu non hai accettato vero? È che non trovo più la scatolina che lo conteneva, ti ricordi se l’avevo al collo quando sono entrato in casa?
— Accettato? Ma sei scemo? Non so come fai ad andare in giro con quello schifo mummificato adosso. Che avrei dovuto farmene.
— Non so che mi passava per la testa, è chiaro, quello è un ricordo e un portafortuna molto prezioso per la mia famiglia. Stasera devo darlo a mio padre, l’aveva affidato a me, fino al suo ritorno da un viaggio. Che gli racconto stasera? Non riesco a trovarlo da nessuna parte, ti ricordi se l’ho tolto dal collo? Ricordi se l’avevo ancora quando sei andato via?
— Sergio, mi dispiace. Ti abbiamo accompagnato a casa, io e Zebi, lo sai chi è Zebi?
— No, non lo so. Chi è?
— Lo chiamano l’ornitologo, è uno di quelli che è facile che viva in casa con un boa o un coccodrillo o qualche animale esotico.
— Allora è lui che ha portato l’airone alla festa! Giacomo è incazzato nero, meglio non dirglielo.
— Si è lui, e se l’è portato dietro anche quando ti abbiamo riaccompagnato a casa. Tu hai aperto la scatola per farmi vedere che dentro c’era davvero il prepuzio di tuo nonno. Volevi che andassi a casa mia a prendere la mia figurina. Pensavi che io non credessi che dentro ci fosse davvero un prepuzio mummificato. Mi dispiace ma a me ha fatto troppo schifo, ho avuto un sussulto e quella robaccia è volata via, con tutta la scatola
—L’hai raccolto vero? Non l’hai lascito li sul pavimento, devo correre a casa forse è ancora lì.
—Sergio, lascia stare, non ti ho detto tutto. L’airone non gli ha fatto nemmeno toccare terra, L’ha preso al volo, si è mangiato, scatola, laccetto e prepuzio, è andata così.
— Sergio, Sergio, sei ancora lì?
— No, sto andando a comprare un biglietto per la Finlandia, penso di trasferirmi in qualche posto sperduto e rendermi invisibile.