[MI 159] Nessun rimorso
Posted: Sun Nov 28, 2021 11:19 pm
Commento
Traccia di mezzogiorno: il debito.
Devo scrivere tutto, per non dimenticarlo.
Che caldo. Che schifo di caldo. Più ci pensavo, più non riuscivo a capire come facessero gli altri attorno a me. Eppure sembrava che si stessero divertendo tutti, senza eccezioni. Per me era tutta una tortura. Odio stare in mezzo alla gente, tanto che non vado mai in un centro commerciale nel fine settimana, giusto per dire. Odio la musica a tutto volume; che poi, come fai a chiamare musica questa roba? A me piace giusto la classica, ma come sottofondo, tipo quella che senti nella sala d'attesa del dentista. Ma per quello che stavo per fare era la soluzione più adatta. Nessuno mi conosceva, non mi avrebbero rintracciato e, se fossi stato veloce a sufficienza, mi sarei potuto dileguare senza ostacoli.
Ho già detto che faceva caldo?
Dovevo ancora entrare nell'autodromo, e già mi sentivo sciogliere. Avevo scelto una maglietta bianca, il più possibile comune, per confondermi meglio nella folla, invece spiccavo come una pecora nera al contrario. Erano tutti vestiti di nero, tutti, maledizione.
Tra il pubblico ho visto anche una famiglia, inverosimile. Il padre aveva due cerchi di pittura nera attorno agli occhi, che lo facevano somigliare a un panda con la barba. La madre, santo cielo, con quel vestito di pizzo nero, doveva essere uscita da un racconto di fate demoniache. Il bambino era il peggio, così piccolo, biondo e innocente, nel suo bel passeggino nero...
No, nessuno di loro andava bene per portare a termine il mio piano.
Ma io dico, hai un figlio? Portalo in un parco acquatico, al cinema, piazzalo davanti a un cartone animato, non dentro un autodromo a metà luglio, a un concerto di pazzi capelloni. Poi ti cresce delinquente, e chissà perché. Ecco, come quei quattro ragazzetti che erano davanti a me, pochi metri sulla destra. A parte i capelli lunghi, la cosa peggiore erano tutti quei braccialetti pieni di punte che gli coprivano gli avambracci fino ai gomiti. Per non parlare degli stivali, neri anche quelli, che facevano sudare solo a guardarli. Criminali, l'avevano scritto in faccia.
Comunque, no, nemmeno loro andavano bene.
Mi allontanai dalla famigliola e dai quattro diciottenni. Alla mia destra, decine di metri più avanti, qualcosa si agitava in direzione del palco. Mentre mi spostavo, guardai nella direzione da cui proveniva il rumore, che potrei definire come un incrocio fra una lavatrice piena di pietre e lo stridere di una barra di metallo sulla lavagna. Tre depravati a torso nudo, con il petto imbrattato di sangue e un palo su cui era infilzata una testa di maiale si agitavano fra il tripudio degli indemoniati.
Nemmeno loro andavano bene, per me erano dei perfetti sconosciuti, ma troppo in vista.
Mi spostai ancora e, per calmarmi, canticchiai una vecchia filastrocca che parlava di un topolino comprato per due soldi a una certa fiera. La conosce? Ero arrivato alla strofa del toro che beve l'acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone, quando scelsi la mia vittima.
Non era né alta né bassa, non indossava niente di diverso dagli altri indemoniati, nero da capo a piedi, puzzolente come tutti gli altri. Rideva e saltava come quelli attorno a lui, e io l'ho odiato per un attimo. Bastavano pochi passi e sarebbe stato mio. Mi frugai nella tasca destra e tirai fuori il laccio. Era l'unica arma che avevo potuto prendere con me per eludere i controlli all'ingresso. Bastava avvicinarsi ancora un po', fino a sentire il suo sudore, e agire in fretta. Erano tutti troppo impegnati a berciare e saltare, a spruzzarsi birra sui braccialetti appuntiti. Prima che se ne accorgessero, sarebbe finito tutto e io mi sarei tolto questo peso.
Attaccai fra me e me la penultima strofa della filastrocca, quella dell'angelo della morte. Poi, all'improvviso, l'asfalto ruvido e bollente si confuse con il cielo.
- Ehi, tutto bene? Vuoi una mano?
Ecco perché non l'ho ucciso. Come fai a uccidere uno che, quando svieni perché ti è venuto un colpo di calore, chiama i soccorsi, rimane con te e ti distrae mentre ti fanno una flebo per idratarti?
Sì, ho paura degli aghi, tra l'altro.
Lasci perdere, lei non può capire.
Non pagherò mai il mio debito. Faccia pure quello che vuole, ma ho vinto io.